Guernica
Nick:
iaia (13d08c81).
Titolo storia: Guernica.
Lettera/numero scelti: F/4.
Personaggi/Pairing: Shikamaru, Temari. ShikaTema.
Genere: Azione, Guerra, Drammatico.
Rating: Giallo.
Avvertimenti: Alternative
Universe, One-shot, Non Per Stomaci Delicati.
Note dell'autore: Amo
incondizionatamente la "Guernica" di Picasso e nel momento in cui ho
visto che mi era capitato proprio quel quadro sono impazzita dalla
gioia. L'aforisma poi, è dolce-amaro e perfettamente adatto
alla perdita dovuta ad una guerra. Quindi perché non
ambientarla
proprio durante il bombardamento da cui prende spunto il quadro? Per
scegliere la coppia ho dovuto riflettere bene, la frase parlava
apertamente di una lei che mancava. Alla fine la citazione delle nuvole
ad inizio frase mi ha fatto propendere per la ShikaTema. Il quadro
è ripreso nella descrizione che fa Shikamaru della piazza
del
mercato dopo il bombardamento.
*Mendokuse significa scocciatura in giapponese ed è
utilizzato da Shikamaru.
Guernica.
«
In ogni nuvola, in ogni albero, nell'aria della notte e nell'aspetto
di ogni oggetto durante il giorno, io sono circondato dalla sua
immagine! I più comuni visi di donna o uomo, i miei stessi
lineamenti,
si fanno gioco di me con il loro ricordarla. Il mondo intero
è per me
una terribile collezione di cimeli che mi ricordano che lei
è esistita
e che io l'ho persa! ».
Mura
di solido cemento si ergevano dove in passato c'erano basse case di
mattoni rossi. Quello che un tempo aveva chiamato casa non esisteva
più, solo un enorme vuoto allo stomaco per ricordargli
quell'assenza.
Guernica, ridente
cittadina dei paesi baschi, non esisteva più; almeno non
come la ricordava, senza di Lei.
Erano
passati tanti anni dall'ultima volta che aveva messo piede in quel
luogo, esattamente dal 26 Aprile del 1937, il giorno in cui sul
Villaggio si era abbattuto il primo, potentissimo, bombardamento aereo
a tappeto da parte dell'aviazione tedesca.
Lo stesso giorno in cui aveva perso Lei.
Osservò le nuvole, come amava tanto fare un tempo; avevano
una
strana forma a cespuglio, terribilmente somigliante alla pettinatura
che era solita portare quando non voleva che i capelli le ricadessero
sul volto.
Poi lo scorse.
Un angolo di paradiso, immaginò.
Dietro la piazza principale della città, si ergevano i resti
dell'antica Guernica.
Fece un passo all'interno dei ruderi e prepotenti gli tornarono alla
mente i ricordi di quel giorno, come una terribile collezione di cimeli
atti a ricordargli che lei era esistita.
- Ti muovi o no, Testa
d'Ananas? -
Temari, stupenda come suo solito, volteggiava per le strade velocemente.
Avevano appena dato l'ennesimo allarme aereo, pregando i negozianti del
mercato di chiudere i banchi per sicurezza.
Era un tiepido Lunedì pomeriggio di Aprile, con il sole
caldo
nel cielo ed un lieve venticello che smuoveva gli abiti leggeri.
Shikamaru, ricercatore appena laureato in Fisica
all'Università
Basca, si trovava insieme alla sua compagna e futura moglie, Temari,
nella loro città natale.
Aveva chiesto un permesso al Professore per cui lavorava per andare a
trovare la famiglia e ne aveva approfittato per passare qualche
giorno anche con lei.
- Mendokuse*. Non capisco cos'hai tanto da correre. -
Sbuffò scocciato. Temari era un vero uragano, troppo
coinvolgente per i suoi gusti. Forse, si era innamorato proprio per
questo motivo di quella rumorosa seccatura.
La vide voltarsi ed incenerirlo con lo sguardo.
- Primo: smettila di parlare Giapponese solo perché tua
madre
viene da lì. Odio non sapere cosa mi stai dicendo. Secondo:
ti
ricordo che per colpa di qualcuno - lo fissò irritata - non
abbiamo fatto la spesa Sabato pomeriggio ed ora in casa non
c'è
più niente da mangiare. -
Sorrise, ricordando il motivo per cui non fossero usciti quel giorno.
Dopo tanto tempo lontani, si erano finalmente rincontrati ed ovviamente
qualsiasi cosa che non fosse 'loro' era passata in secondo piano.
Sbuffò ed allungò il passo per starle dietro.
Erano appena arrivati sulla piazza del mercato, dove tutti si
affaccendavano tranquillamente nel riporre la merce per allontanarsi
poi fino al cessato allarme, quando un rumore sordo attirò
la
sua attenzione.
Guardò verso il cielo, come fecero anche i negozianti ed i
clienti ritardatari.
In lontananza, vide avvicinarsi velocemente un puntino. Questo, ben
presto, prese le sembianze di un aereo della LuftWaffe ed accanto a lui
ce n'erano altri.
Dopo un primo attimo di smarrimento, afferrò per un braccio
Temari iniziando a correre verso il rifugio più vicino al
luogo
in cui si trovavano.
- Fermati, Shikamaru. C'è gente che va aiutata. -
Si voltò verso la donna. Era ammirato dalla risolutezza che
aveva percepito nelle sue parole, ma non poteva permetterle di correre
rischi.
- Sei una seccatura. Pensa a te stessa una volta tanto. -
Dire una frase del genere al Presidente del Comitato per i Rifugi della
Città era avventato, ma non aveva intenzione di lasciarla
tornare indietro.
Nel frattempo, il rumore dei motori degli aerei si faceva sempre
più vicino. Frastornante.
Lei lo fissava con astio malcelato. Un ordine nel suo sguardo turchese,
occhi che gli chiedevano di lasciarla andare.
- Se hai così tanta paura, Nara, corri al rifugio. Io resto
qui. -
La sua mente elaborò l'informazione con un paio di secondi.
Furono troppi.
Improvvisamente, un boato squarciò l'aria intorno a loro e
la
terra tremò forte sbilanciandoli, facendoli rovinare a terra.
- E' iniziato. -
C'era panico in quelle parole e si sorprese che queste fossero
sopraggiunte dalla bocca scaltra della donna che amava.
Prese la sua decisione velocemente, mentre si rialzavano entrambi. Una
seconda esplosione risuonò lontana.
- Andiamo. -
La prese per mano ed iniziarono a correre nella direzione opposta al
rifugio, verso il mercato.
Nel momento stesso in cui dalla stradina che stavano percorrendo si
affacciarono sulla piazza, si bloccarono immobili osservando la macabra
scena che gli si presentava davanti.
La prima bomba era stata sganciata proprio in quel luogo.
Rimase inebetito ad osservare il fuoco divampare per i banchi, le
persone intrappolate tra le macerie, gli animali agonizzanti
schiacciati dai rottami.
Vide una donna, ricordava di averla incontrata già altre
volte,
stringere disperata tra le mani una bambina. I sopravvissuti correvano
frenetici cercando riparo; chi aveva qualcuno che era rimasto ferito,
tentava di aiutarlo.
Un cadavere, proprio davanti a loro, lo colpì con la sua
aria
trasognata. Tra le mani un pallido fiore, quasi una speranza per il
futuro incerto.
Fu Temari la prima a riprendersi.
Corse subito in soccorso di quelle persone, la maggior parte delle
quali conoscevano da tempo. La sua mente razionale non
riuscì a
capacitarsi dell'accaduto e continuava a gridare al massacro.
Nel frattempo numerosi altri rombi e terremoti si susseguivano ogni
qual volta un nuovo ordigno veniva lasciato scivolare sulla
città.
Si affrettò a raggiungere Temari, per evitare di perderla di
vista in quel caos. Un terrore cieco lo attanagliava, senza lasciargli
libero il respiro.
Chissà se le loro famiglie si erano messe in salvo in tempo;
se
la loro casa, quella che aveva visto l'inizio della loro storia e tutti
i momenti felici che avevano vissuto, era già stata rasa al
suolo.
- Non stare lì imbambolato, Testa d'Ananas. Vai fino a quel
carro, ci sono persone bloccate dalle ruote. Datti una mossa. -
Annuì. Avrebbe voluto avvicinarsi per lasciarle un bacio
prima
di doversi allontanare, ma lei non glielo avrebbe permesso.
Corse, facendo attenzione ai detriti e ai focolai d'incendio,
svicolando dagli impedimenti che si trovavano sul terreno.
Quando l'ennesima bomba raggiunse il suolo di quella piazza, aveva
appena recuperato una ragazzina che era rimasta incastrata sotto il
veicolo. La tenne stretta a sé, per attutire il rumore
assordante della deflagrazione.
L'onda d'urto li fece sbalzare qualche metro più avanti.
Solo nel momento in cui riprese coscienza del suo corpo, una paura
ancora più grande lo fece alzare di scatto.
L'esplosione era avvenuta nel punto esatto in cui si trovava prima, e
dove doveva esserci ancora Temari.
Stirò al massimo i muscoli delle gambe in una corsa
disperata,
incurante del fumo ancora forte che lo faceva tossire incessantemente,
o delle macerie che lo facevano incespicare sui suoi passi.
Solo nel momento in cui arrivò davanti al bancone che era
servito da riparo alla ragazza, si fermò.
Questo, difatti, non esisteva più. Al suo posto, cenere e
rimasugli di ciò che prima poteva essere definito 'vita'.
Non ci volle molto per localizzare Temari. A qualche metro di distanza
giaceva il suo corpo dilaniato, il sangue reso rosato dalla polvere di
calce derivata dal crollo della casa accanto a lei.
Non si era reso conto di una lacrima che aveva solcato il
suo
viso, almeno finché questa non raggiunse il collo
solleticandogli la
pelle.
Toccò lievemente un masso poco distante, poi si
voltò verso la persona che lo aveva accompagnato in quel
luogo.
Shiho era lì, nel suo vestitino leggero lungo fino alle
caviglie. Lo sguardo triste.
Quella era la ragazzina che aveva salvato quel giorno; rimasta orfana
durante il bombardamento, aveva deciso di portarla via con
sé
per darle un futuro migliore o come costante monito di ciò
che
era accaduto.
Nel suo viso, ogni volta che lo osservava oltre la spessa montatura
degli occhiali, rivedeva Lei. E questo faceva male.
La consapevolezza che Lei fosse esistita e che l'aveva persa
per sempre.
Note dell'Autore:
Questa storia ha partecipato al Contest 1Number&1Letter. E'
passato molto tempo da quando sono usciti i giudizi e ho dovuto
rileggerli ora per ricordare come era andatoXD
In ogni caso, questa è una storia sentita. Ho adorato e
tuttora adoro quel quadro, tanto da decidere di abbandonare l'impresa
di andare al Prado per tuffarmi nell'unico giorno libero prima della
partenza da Madrid, all'interno del Reina Sofia per andarlo a vedere.
Posso assicurare che dal vivo è ancora più
impressionante e terrificante che dalle foto che si trovano in giro!
Detto questo vi saluto, sperando che la storia vi sia piaciuta. A
presto, iaia.
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