Coconut Skins

di GirlWithTheGun
(/viewuser.php?uid=84843)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Delle tue ossessioni, quella che più mi spaventava era tutta circoscritta al Tempo. Il tempo, il tempo è contagioso, mi dicevi, e avevi quello sguardo disperato, spiritato, come se te lo vedessi scorrere davanti, scappare, come se lo volessi inseguire ma sapessi di non poterlo afferrare, riconquistare. Dicevi “amore mi sento invecchiare ogni minuto”, invecchiare, e avevi meno anni di una guerra. E quelle tue frasi mi facevano terrore perché erano troppo sincere, troppo poco buone, per uno come me che ha sprecato i tre quarti della sua vita ad aspettare, ad aspettarti, a esitare e poi prenderti quando era già tardi, quando il tempo era diventato per davvero crudele, quando aveva una fretta spropositata di mollarci, tutti e due. Soprattutto tu, che ti eri ostinata a perseguitarlo con le parole per anni, scongiurando, esorcizzando, ridendo. Nel nostro ultimo inverno d’amore che è stato invece lunghissimo, come un letargo, passato fra coperte e piumoni e il tuo odore di pelle inviolata dal graffio gelido della neve. Anche se la adoravi, la neve, e come ti colorava le guance, perché ti faceva sentire più bella. E lo eri davvero, mentre pattinavi urlando, sghignazzando per scacciare via l’imbarazzo di movimenti che credevi goffi e invece a me sembravano perfetti. Se fossi stata un po’ meno chiassosa e bella, forse non ti avrei mai vista. Se non mi avessi fermato, quell’ottobre di pioggia, e non mi avessi fatto toccare il tempo che scorreva tra di noi, portandosi via le nostre silenziose possibilità di vivere, forse adesso non mi sentirei appassire anch’io. Qualche mese fa passavi insistentemente davanti agli specchi e, nel pieno della notte, mi facevi vedere le tue rughe immaginarie, attorno agli occhi, me le facevi sfiorare ed io sentivo solo il tuo viso sotto le mie dita, e non vedevo ancora che stavi morendo. A volte ti aspetto sveglio sul divano, aspetto di vederti passare per il corridoio con i piedi nudi, ma tu non arrivi mai: mi ricordi che il tuo tempo poi se n’è andato, sul serio. Anche se nel tuo tempo io ti ho tenuto la mano, e ti ho fatto vedere come potevo piangere, essere debole, ti ho cercato l’anima e l’ho scoperta, e sono stato dentro di te. Mi sembra ancora assurdo, perché il tempo in effetti non esiste. E se non esiste allora potresti tornare indietro da me. E se non esiste allora potremmo non essere mai esistiti nemmeno noi due.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

Ispirazione ballerina e inutile. E’ come un appunto: mi sto ricordando che vorrò scrivere una storia lunga, su questa trama. Prima o poi.

Coconut Skins è una canzone di Damien Rice.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=584625