Amici d'infanzia

di Maharet
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Marco c’era sempre stato. Per quanto si sforzasse di tornare indietro con la memoria nessuna tappa importante della sua vita era stata affrontata senza di lui. In ogni foto sbucavano i suoi occhi scuri, quei riccioli ribelli che era riuscito a domare soltanto tagliandoli quasi a zero, il sorriso enorme e contagioso con cui affrontava la vita. E poi c’era lei, Sara. La solita coda di cavallo legata stretta stretta dietro alla nuca, gli occhiali che le scivolavano sul naso e gli occhi sempre un po’ lucidi e sgranati. Soprattutto quando c’era Marco. Soprattutto PER Marco.

Non era stato sempre così in realtà. C’era stato un periodo lontano in cui avevano dormito insieme senza imbarazzo, si era rotolata con lui sull’erba senza che mani invisibili le premessero sullo sterno impedendole di respirare. Poi, un giorno l’aveva guardato, e tutto era cambiato. A tradimento, senza nessun preludio. Aveva guardato quegli occhi scuri e aveva desiderato con tutta se stessa che guardassero solo lei. E tutto si era rovinato.

Oh, non subito. Ci erano voluti anni. Ma l’imbarazzo si era infilato a poco a poco nei suoi gesti, nelle sue parole…tra di loro. E poi la freddezza, unica fuga possibile per non morire di dolore la prima volta che l’aveva visto abbracciato ad una ragazza. Il gelo, quando le aveva confessato di essersi innamorato. Tra di loro, sui loro cuori. Irrimediabilmente.

Ricordava la prima volta che aveva visto Sara. Una bambina piccola piccola, con gli occhioni da cucciolo bisognoso d’affetto e la coda di cavallo legata con un nastro rosa. In tanti anni non ricordava di averla mai vista con i capelli sciolti. Lo fissava dall’altro lato della cancellata, indicando silenziosamente la palla che era rotolata nel suo giardino. Marco l’aveva raccolta, e gliel’aveva lanciata. Ed era iniziata la loro amicizia. Poi, senza preavviso, Sara era cambiata. Si era allontanata a poco a poco, silenziosamente, fissandolo con quegli occhi ogni giorno più distanti dietro le lenti spesse. Aveva fatto qualche tentativo per fermare il distacco. Aveva provato a parlarle di sé, dei suoi sentimenti, di quella ragazza della 1C che aveva un sorriso così dolce…E Sara, la sua amica da sempre, l’aveva guardato come se fosse una strana specie di rettile e aveva sibilato un ‘sono felice per te’ che era stato come uno schiaffo. Avrebbe potuto parlarle. Avrebbe voluto capire cosa stava succedendo tra di loro. Avrebbe dovuto dire qualcosa. Invece l’aveva salutata ed era andato via. E anche l’ultimo filo che li univa si era spezzato.





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