My star
My Star
È
un pomeriggio di ottobre e sto leggendo un libro di Tolstoj, nella mia
casetta a Bergamo, sul divanetto in camera mia; quando inizio a sentire
lo scroscio della pioggia.
Subito
comincio a dispiacermi: ciò vuol dire che questa notte non
sarà la tipica sera dal cielo limpido, che adoro.
Vado nel
salotto, dove c’è un’ampia vetrata e riesco a vedere
meglio il cielo che è completamente coperto da un nuvolone
nero.
Io inizio
a brontolare e pregare che la tempesta si trasformi in cielo limpido e
che la mia stellina risorga; prima che la mattina sia troppo
vicina, da coprirla!
Mio fratello Marco, mi guarda come se fossi pazza e ridacchia…
Io sbuffo e torno al piano superiore, nella mia stanza.
Torno a leggere, ma non sono concentrata; penso a qualche anno fa.
Io e
nonno Maurizio uscivamo nel giardino di casa sua nel pomeriggio e
piantavamo la tenda. Qualche ora dopo, aiutavo nonna Angela a preparare
la torta al cioccolato che mi piaceva tanto e, di quanto in quanto,
mangiavo un po' d’impasto. Poi preparavamo un cesto con dentro un
po' di torta, panini e un grappolo d’uva e ci accampavamo.
Guardavamo le stelle, e stavamo particolarmente attenti alla nostra
costellazione preferita, che da casa del nonno di vedeva davvero bene:
quella di Auriga. Io ero attratta dall’astro più luminosa
di quella costellazione, lo consideravo “la mia stella”, il
suo nome è Copola.
Nonno è morto tre anni fa, il giorno in cui dovevamo fare la nostra prima uscita per vedere le stelle.
Proprio
qualche sera prima, mi aveva chiesto di continuare a vedere le stelle
anche se lui fosse morto; lì avrei sempre trovato le risposte
che cercavo.
Ormai, da più di tre anni, quando il cielo è nuvolo prego che diventi limpido per farmi vedere Copola.
Ma quando
il cielo è sereno, mi metto sul balcone, con una copertina in
pile e chiedo consigli alle stelle; prima di andare a coricarmi esprimo
un desiderio:
Essere ascoltata dal nonno.
|