Capitolo Primo: Ricordi offuscati
“Non riesco a vedere niente…”
Mi guardai attorno nell’oscurità. Le mie braccia e le mie gambe erano legate, i
miei occhi coperti da un nastro scuro, tanto scuro da
non lasciarmi intravedere nulla. Faceva freddo, molto
freddo, stavo congelando. Mi trascinai come potevo verso sinistra, andando a
sbattere presto contro una parete, anch’essa molto fredda. Provai allora a
strisciare a destra, ma ottenni lo stesso risultato. Provai anche con le altre
due direzioni, ma niente da fare, ero chiuso in un ciò che mi pareva una
piccola stanza oscura, stretta e dal soffitto basso, tanto da non potermi
alzare in piedi senza sbattere la testa, dovevo restare chinato mentre cercavo
una via di fuga.
Udii un suono. Cacciai ogni pensiero e mi affidai solo
sul mio udito, dovevo capire da dove proveniva quel suono. Mi parve di sentire
delle voci, maschili per lo più. Parlavano con un tono molto basso, profondo,
oscuro e misterioso.
Un lieve rumore ticchettava sempre più forte verso di me,
dei passi. Sentì un rumore, come una porta aprire cigolando piano. Delle fredde
mani mi presero per il braccio e strattonandomi mi
tirarono fuori dal mio esilio gettandomi a terra. Quelle mani erano forti,
fredde e convinte, come se sapessero cosa dovevano fare, come se facessero la
stessa cosa ormai da anni ed anni.
-Fratelli, in dono agli Angeli ecco a voi un giovane
ragazzo vergine. O Angeli, prendetelo in segno di benvenuto nella nostra
congregazione.-
“Che succede…?” Ricevetti un
calcio nello stomaco, tutt’altro che lieve e delicato. Continuavo a ricevere
colpi, in pochi minuti svenni.
-Fermatevi!- Un urlo squarciò il silenzio della grande
sala, maestosa e regale, addornata da tende pregiate
e con al centro una tavola imbandita.
A rompere la silenziosa “punizione divina” fu colei che
sembrava una giovane ragazza. Gli occhi azzurri risplendevano di decisione,
mentre i capelli di un bianco innaturale le ricadevano sulle spalle fino a
ricoprire l’intera schiena. Si alzò dalla sedia pregiata e, con fare
bambinesco, ma al contempo molto maturo si oppose al Grande Sacerdote.
-Non capisco perché dobbiate farlo soffrire tanto! Che vi
ha fatto di male quel povero ragazzo?-
-Karol. Sai bene che non
ammetto repliche. Gli Angeli desiderano questo, il rito è fondato su questo,
non intend…-
-Sommo
sono arcistufa di tutta questa storia del rito e cianciaglie varie, se non intendete omettere questa parte
del rito annullerò la possibilità di richiamare gli Angeli!-
Silenzio. Tutti nella sala si erano zittiti ormai, la
paura di non poter più ricorrere agli Angeli in quei tempi era molto forte
ormai.
Cominciò a camminare in cerchio con le mani dietro la
schiena. –Negli antichi testi è riportato che gli Angeli aiuteranno gli esseri
umani solo alla condizione che venga loro data una
buona ragione per farlo, ma non mi pare che donare esseri umani innocenti sia
una ragione valida! Se non la smetterete con questi sacrifici io mi metterò in comunicazione con gli Angeli e straccerò il
contratto tra i due regni!-
Nella congregazione era risaputo, vi era un Angelo a fare
da “spia”, eppure nessuno aveva mai scoperto chi fosse questa talpa…
-Per amor del cielo Karol! Non dirlo nemmeno! Sai che
siamo in crisi, un aiuto dagli Angeli ci farebbe più che comodo!-
-Fai silenzio! In qualità di
Parallelo io convoco l’Angelo Kusari!-
Alcune persone bisbigliavano, altre invece si guardavano
attorno sperando che nulla accadesse. Si sentì un ramo spezzarsi e il silenzio
diventò sovrano tra la gente. Dal soffitto si lanciò una giovane ragazza dai
capelli nero fumo con il viso puntato verso terra, gli occhi coperti da una
lieve frangia anch’essa nera.
-Mi hai chiamata, Kael?-
-Ben tornata sorella Kusari-
La mora girò la testa verso gli spettatori, che indietreggiavano appena la vedevano voltarsi verso di loro.
-Questi umani infedeli con le loro menzogne hanno
macchiato di rosso la vita di molte genti attirando l’odio e la paura dei loro
concittadini-
-Accetto il mio incarico sorella Kael.-
L’Angelo alzò allora il viso mostrando gli occhi iniettati
di rosso, cremisi, il colore del sange.
-Udite le mie parole, sporchi umani. Avete un’ora di
tempo per scappare, tutti coloro che non ne saranno in
grado periranno all’interno di questa stanza… Che si
dia il via alle danze!-
Alzò le braccia in aria facendo risuonare le catene
ferrate che le giravano intorno ai polsi legati tra loro. Le porte e le
finestre si chiusero, il tavolo si abbassò andando a unirsi al pavimento, quasi
sciogliendosi. Kusari salì ancora una volta sul
soffitto con un balzo, sedendosi sul pregiato lampadario di cristalli. La
giovane ragazza dai capelli bianchi invece, Karol prese in braccio il giovane e
corse sotto il lampadario, dove Kusari l’aiutò a salire.
-Vuoi salvarlo?-
-Sì, voglio portarlo dal Signore, sono certa che lo accetterà
a braccia aperte tra voi Angeli-
-Sei a conoscenza che non ci possono esseri Angeli di
sesso maschile Kael, al massimo lo accetteranno come
parallelo, come portatore sano.-
-Lo so bene sorella… Ma voglio
provarci, quindi ti prego, portalo con te dagli Angeli, io aspetterò la tua
risposta nel nostro punto di incontro-
-Bene, recati là alla prossima pioggia, ti aspetterò-
-Ricevuto.-
Note dell’autrice di me:
Halo Halo!
Allora,
ricapitoliamo un pochino ok? ^^
Questo era il primo
capitolo di Angel’s Labirinth,
spero vi sia piaciuto, in caso contrario… Beh
decidete voi! ò3ò
Vi prego di
correggermi se ho scritto il titolo sbagliato xD
Ho scritto questo
coso sabato pomeriggio, poco prima di scoprire che è uscito un videogioco che
aspettavo da molto, indi non scriverò il prossimo capitolo finchè
il mio cuore non si sarà messo in pace ottenendo quel videogame!
Poi… Vi aspetto tra le righe del prossimo
capitolo per indagare nel più profondo degli abissi.
Anteprima:
Può l’amnesia umana
portare a zero la vita di qualcuno fino a farlo diventare l’opposto del vero se
stesso? Lo scopriremo nel secondo capitolo!
-Capitolo Due,
Smemorino-