l'altalena
Kimihiro Watanuki alle prese coi propri pensieri su un altalena del
parco. Di una delle scene ho utilizzato il modo in cui si era svolta
nell'anime e non nel manga. Miao a tutti.
La storia partecipa all'Halloween Party di FanWorld.it col prompt
"Suono di catene" e
quel fantasmino che ricorda un po' l'Urlo di Munch. (Ma questo forse
solo a me)
L'altalena
In silenzio, Kimihiro Watanuki ascoltava il cigolio dell'altalena.
Si era seduto su quella stessa altalena la prima volta in cui aveva
visto il nonno di Doumeki, quando l'esorcista l'aveva salvato e Yuko
gli aveva parlato dell'acquisto dei sogni.
Lei sedeva là, affianco a lui, su quell'altalena ora vuota. Sorrideva
come al solito.
Ora erano settimane che la strega era sparita dal negozio.
La catena cigolava, avanti e indietro.
Si era seduto su quelle altalene anche la notte di San Valentino,
quando si era fermato a parlare con la Zashikiwarashi e lei aveva
rubato l'anima di Doumeki.
Ricordava ancora il suono di quelle catene quando si era lanciato in
ginocchio al fianco del ragazzo, il cuore a mille nel vederlo
accasciarsi a terra. Poi era arrivata lei e aveva fatto una delle sue
solite battute, prima di aiutarlo ancora una volta.
Era passato molto tempo da allora.
Il vento si alzò ancora una volta, scuotendo le chiome degli alberi,
facendo muovere l'altalena vuota affianco a lui.
Quel cigolio sembrava quasi un pianto.
Watanuki lasciò che le mani scivolassero lungo le catene, sentendo
l'umidità della notte su di esse, il freddo che quasi gli entrava fin
dentro le mani.
Si scoprì a pensare alla stranezza di ritrovarsi in un parco di notte e
non essere stato ancora attaccato da uno spirito.
Di colpo il cigolio cessò ed il ragazzo sollevò lo sguardo.
Davanti a lui c'era Doumeki, una mano su una delle catene, lo sguardo
impenetrabile fisso su di lui.
Watanuki non riusciva mai a capire a cosa gli passasse per la mente ma
in quel momento non aveva nemmeno la forza di urlare o di arrabbiarsi.
Lentamente il suo sguardo tornò nuovamente a terra, sulla ghiaia
luccicante di brina.
Il custode del tempio si mosse e per un attimo le catene ebbero un
fremito, mentre prendeva posto sull'altalena libera.
Tra i due si protrasse il silenzio: non c'era bisogno di parole,
Doumeki era rimasto al suo fianco mentre scopriva di non ricordare più
niente della sua famiglia e del suo passato, era stato con lui anche
quando lentamente aveva deciso di continuare a vivere, di stringersi
tenacemente alla propria esistenza. Quel ragazzo poteva letteralmente
vedere dai suoi occhi. Non c'era bisogno di parlare per spiegare quel
che provava ora che quel che era stata per lui quasi una madre era
sparita.
Ora che sembrava non essere stata nient'altro che un illusione. Ma non
poteva esserlo, non poteva proprio dacché anche Doumeki ne conservava
il ricordo.
Quell'arciere non l'aveva mai abbandonato a se stesso e finalmente
iniziava a fidarsi di lui con tutto se stesso. Avrebbe cercato di non
farlo preoccupare oltre, così magari si sarebbe assicurato che non
finisse per sparire anche lui.
Le catene ripresero a cigolare quando Doumeki iniziò a muovere il
proprio peso, dondolando avanti e indietro con calma, osservando il
cielo.
Stranamente, le catene non sembravano più piangere.
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