L'altalena

di Arwen88
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l'altalena

Kimihiro Watanuki alle prese coi propri pensieri su un altalena del parco. Di una delle scene ho utilizzato il modo in cui si era svolta nell'anime e non nel manga. Miao a tutti.
La storia partecipa all'Halloween Party di FanWorld.it col prompt "Suono di catene" e quel fantasmino che ricorda un po' l'Urlo di Munch. (Ma questo forse solo a me)




L'altalena







In silenzio, Kimihiro Watanuki ascoltava il cigolio dell'altalena.
Si era seduto su quella stessa altalena la prima volta in cui aveva visto il nonno di Doumeki, quando l'esorcista l'aveva salvato e Yuko gli aveva parlato dell'acquisto dei sogni.
Lei sedeva là, affianco a lui, su quell'altalena ora vuota. Sorrideva come al solito.
Ora erano settimane che la strega era sparita dal negozio.

La catena cigolava, avanti e indietro.

Si era seduto su quelle altalene anche la notte di San Valentino, quando si era fermato a parlare con la Zashikiwarashi e lei aveva rubato l'anima di Doumeki.
Ricordava ancora il suono di quelle catene quando si era lanciato in ginocchio al fianco del ragazzo, il cuore a mille nel vederlo accasciarsi a terra. Poi era arrivata lei e aveva fatto una delle sue solite battute, prima di aiutarlo ancora una volta.
Era passato molto tempo da allora.

Il vento si alzò ancora una volta, scuotendo le chiome degli alberi, facendo muovere l'altalena vuota affianco a lui.
Quel cigolio sembrava quasi un pianto.
Watanuki lasciò che le mani scivolassero lungo le catene, sentendo l'umidità della notte su di esse, il freddo che quasi gli entrava fin dentro le mani.
Si scoprì a pensare alla stranezza di ritrovarsi in un parco di notte e non essere stato ancora attaccato da uno spirito.
Di colpo il cigolio cessò ed il ragazzo sollevò lo sguardo.

Davanti a lui c'era Doumeki, una mano su una delle catene, lo sguardo impenetrabile fisso su di lui.
Watanuki non riusciva mai a capire a cosa gli passasse per la mente ma in quel momento non aveva nemmeno la forza di urlare o di arrabbiarsi.
Lentamente il suo sguardo tornò nuovamente a terra, sulla ghiaia luccicante di brina.
Il custode del tempio si mosse e per un attimo le catene ebbero un fremito, mentre prendeva posto sull'altalena libera.
Tra i due si protrasse il silenzio: non c'era bisogno di parole, Doumeki era rimasto al suo fianco mentre scopriva di non ricordare più niente della sua famiglia e del suo passato, era stato con lui anche quando lentamente aveva deciso di continuare a vivere, di stringersi tenacemente alla propria esistenza. Quel ragazzo poteva letteralmente vedere dai suoi occhi. Non c'era bisogno di parlare per spiegare quel che provava ora che quel che era stata per lui quasi una madre era sparita.
Ora che sembrava non essere stata nient'altro che un illusione. Ma non poteva esserlo, non poteva proprio dacché anche Doumeki ne conservava il ricordo.
Quell'arciere non l'aveva mai abbandonato a se stesso e finalmente iniziava a fidarsi di lui con tutto se stesso. Avrebbe cercato di non farlo preoccupare oltre, così magari si sarebbe assicurato che non finisse per sparire anche lui.
Le catene ripresero a cigolare quando Doumeki iniziò a muovere il proprio peso, dondolando avanti e indietro con calma, osservando il cielo.
Stranamente, le catene non sembravano più piangere.









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