I
grieve.
La
stanza era nella penombra e il fuoco crepitava nel camino,
scaldandole le gambe e la coperta che Ginny le aveva poggiato sul
grembo prima di andarsene a letto, baciandole una guancia e salutando
con calore Sirius, Remus e Tonks che stavano chiacchierando poco
più
in là intorno a un tavolino.
Molly
sorrise al pensiero di come la figlia fosse cresciuta e di come anche
Sirius ne avesse tessuto le lodi poco prima, anche se il fatto che
fosse Sirius ad apprezzarla era in parte fonte di inquietudine.
Eppure
anche lui si era mostrato così caloroso nel volerli tutti
lì a
Natale che lei non aveva potuto fare a meno di lasciarsi contagiare
dal suo entusiasmo, e ciò le aveva dato un'altra dose di
dubbi su
quell'uomo così contorto.
Quell'estate
aveva avuto modo di conoscerlo meglio, di scoprire che sapeva essere
ai limiti della maleducazione quando si trattava della sua casa,
della sua famiglia e del suo elfo, che era impossibilmente lunatico,
che era burbero e che spesso beveva un bicchiere di troppo. Ma aveva
anche visto il modo in cui guardava Harry, il modo in cui era
improvvisamente diventato più ospitale all'arrivo del
figlioccio, il
modo in cui sorrideva ai suoi figli e complottava chissà
quali
diavolerie coi gemelli, che lo adoravano, il modo in cui sapeva
essere genuinamente felice come un bambino per le cose più
piccole,
almeno quanto poteva imbronciarsi o diventare gelido se non
accontentato. Era come un adolescente nel corpo di un trentaseienne,
e in un certo senso lo era, perché aveva solo ventun'anni
quando la
sua vita era finita, cancellata da Azkaban, e soltanto ora stava
avendo la possibilità di crescere trovandosi accanto ad
altri
adulti.
Molly
da una parte ancora si sentiva in colpa per quell'orribile commento
sul suo non essere stato presente, perché Sirius era
riuscito a
lasciare Azkaban dopo tredici anni di prigionia solo per salvare
Harry dalla minaccia di Pettigrew e non era certo colpa sua se il
ragazzo era cresciuto con quegli orribili Dursley, ma d'altra parte
lei considerava Harry come uno dei suoi figli e si era ritrovata
immersa nelle morti e sparizioni già quindici anni prima, e
non
voleva che lui facesse la fine di Fabian e Gideon, eroe ma morto nel
fiore degli anni. Preferiva che “il bambino
sopravvissuto”
restasse all'oscuro di tutto, non c'era alcun bisogno di mettere
altri pesi sulle sue spalle, e invece Sirius, che era chiaramente
attratto dal pericolo quanto i gemelli lo erano dagli scherzi, non si
curava della pressione a cui tutti lo stavano sottoponendo e a lei
non sembrava neppure il più adatto ad educare un
adolescente,
considerato che Harry sembrava già più maturo di
lui.
Non
riusciva a capire Sirius, era questo il problema. Non riusciva a
fidarsi perché non riusciva a capire cosa gli passasse per
la testa,
come mai Harry, Fred, George e persino Ginny fossero così
incantati
da lui; come Remus, che invece era un uomo con la testa sulle spalle,
fosse così comprensivo con lui. Certo, erano cresciuti
assieme, però
proprio per questo avrebbe dovuto provare a impedirgli di fare
sciocchezze come ubriacarsi o fare i capricci perché odiava
Kreacher.
La
risata bassa di Remus attirò la sua attenzione e si
voltò a
guardarli, seduti a tavola con una bottiglia ormai vuota davanti a
loro, Tonks che aveva una mano sul viso e soffocava le risa, coi
capelli rosso fuoco che la facevano sembrare una di famiglia, Sirius
che, per una volta completamente rilassato forse grazie ai drink e
alla presenza di entrambi i suoi più cari amici, sorrideva
in modo
diverso dal solito e le permetteva di intuire la bellezza
prematuramente sfiorita nascosta dietro la sua trascuratezza, e Remus
che scuoteva la testa con aria rassegnata.
«Era
impossibile.» disse quest'ultimo, e poi guardò
verso di lei e
sorrise con aria di scusa, «Ti abbiamo svegliata?»
«Non
dormivo, non preoccuparti.» si affrettò a dire
lei, sentendosi
improvvisamente di troppo.
«Non
riesci a farlo senza Arthur?» domandò Tonks, con
poco tatto ma con
cuore, il viso che si faceva comprensivo.
«Non
sono abituata.» mormorò lei, «Dopo tanti
anni... Ma non voglio
interrompervi il divertimento, andrò in camera.»
Tutti
e tre protestarono, compreso Sirius.
«Puoi
restare quanto vuoi, Molly, non ci stiamo dicendo certo segreti! Se
ti trovi bene in quella poltrona, e posso capirlo, resta
lì.»
«In
un certo senso era un segreto.» commentò Remus
casualmente e i tre
sghignazzarono assieme. Molly aggrottò la fronte.
«Oh,
parlavamo di James.», lo sguardo di Sirius si era fatto
guardingo,
quasi si aspettasse che lei dicesse ancora qualcosa in proposito,
«Avventure a Hogwarts, sai com'è.»
«Immagino
foste delle pesti.» disse lei, sorprendendo entrambi. Aveva
parlato
in tono spontaneamente affettuoso, pensando ai gemelli, e alla fine
Sirius rise.
«Sì,
credo ci si potesse definire tali. La cara Minerva avrebbe
apprezzato.»
«Ma
c'era anche Remus di mezzo, non credere all'innocenza del suo faccino
ingenuo.» ridacchiò Tonks e Remus cercò
di sembrare indignato,
senza riuscirci minimamente. Lei pensò per un momento che
fossero
una bella coppia, poi ricordò l'età e la
condizione di Remus, che
non le sembrava si concedesse di avvicinarsi facilmente alle persone.
«Beh,
non che Lily non ci marciasse sopra... al suo bel faccino.»
precisò
Sirius, divertito, «Tutta la storia del Prefetto e
Caposcuola...
Alla fine era pessima quanto noi, se non di più! Almeno noi
ammettevamo le nostre colpe!»
«Se
lei non si faceva beccare era perché era più
furba.» ribatté
Remus, «Come me, del resto.»
«Ma
sentilo...»
E
se Sirius e James Potter potevano ricordarle i gemelli, allora Lily
era un po' come Ginny, furba e intelligente, e Remus era un po' come
Ron, incapace di fermarli e sotto sotto complice.
Era
piuttosto confortante pensare a loro come figli, visto quanto le
veniva spontaneo sgridare Sirius, e lasciò che gli occhi le
si
chiudessero mentre ascoltava i loro racconti.
«James
aveva fatto questo incantesimo che...»
«...
E dei fuochi d'artificio dappertutto...»
«Che
dovevamo essere gemelli, dici?»
«...
Oh, oh, ora ricordo! Gli aveva incollato i capelli!»
Le
voci si stavano fondendo e si rese conto di essere nel dormiveglia
quando si accorse di aver sentito la voce di Arthur; stava quasi
sognando ma veniva svegliata ogni volta che loro alzavano appena il
tono di voce.
Si
accorse appena delle parole di Tonks mentre scivolava in un altro
sogno.
«C'è
la loro statua a Godric's Hollow... La gente è andata per
anni a
vederla, a vedere anche la casa, è rimasta esattamente come
quella
notte... E la lapide è bianca... c'è
scritto...»
E
poi Molly si ritrovò a stringersi nel cappotto, immersa
nella neve
fino alle ginocchia. Davanti a lei c'era il monumento alla memoria
dei Potter, e sollevando lo sguardo vide le statue che raffiguravano
Ron ed Hermione, coi visi terrorizzati e che si tenevano stretti
l'uno all'altra, e mentre li guardava sapeva che erano i Potter,
appunto, la stessa statua che aveva visto anni prima quando aveva
visitato il paese con Arthur. Si allontanò a fatica ed
entrò a
Grimmauld Place, dove trovò Sirius che era seduto da solo a
tavola,
davanti a una bottiglia mezzo vuota e un bicchiere di vino, i capelli
lunghi e un principio di barba che gli davano un aspetto ancora
più
trasandato e quasi sporco.
Quando
l'uomo alzò gli occhi per guardarla si rese conto che in
realtà era
Fred, e il cuore le saltò in gola.
«Tesoro,
che stai facendo?» gli domandò, strofinandosi le
mani per scaldarle
e guardandosi attorno. Si accorse in quel momento della lapide bianca
in un angolo della stanza, Snape la stava spolverando e borbottava
maledizioni.
«Vattene,
elfo inutile!» ringhiò Fred, e Snape gli
lanciò un'occhiataccia
orribile. Molly poteva sentire l'odio tra loro e temette che il
professore gli si sarebbe scagliato contro, ma Snape obbedì
e si
allontanò imprecando a bassa voce contro i traditori del
loro
sangue.
Lei
si avvicinò alla lapide, sentendo la pelle d'oca
all'improvviso, e
gli occhi le si riempirono di lacrime prima che potesse leggere i
nomi; ma già li conosceva, dopotutto:
George
Weasley, nato il 1 aprile 1979, morto il 31 ottobre 1981
Ginny
Weasley, nata l'11 agosto 1981, morta il 31 ottobre 1981
L'ultimo
nemico che sarà sconfitto è la morte.
Molly
scoppiò a piangere, mormorando un “no”
soffocato e sfiorando la
lapide con le dita, voltandosi poi verso Fred, che ora era di nuovo
soltanto Fred, coi capelli rossi un po' troppo lunghi e un la barba
appena accennata, gli abiti simili a quelli di Mundungus e gli
occhi...
Gli
occhi erano ancora quelli di Sirius, diverso colore ma stessa
espressione, e lui sembrava più vecchio cent'anni, quasi
ingrigito,
bastava guardarlo per capire che si era rotto qualcosa dentro di lui,
che la sua metà era sparita per sempre e che la sua anima
era stata
spezzata in due.
«Se
n'è andato.» disse Fred con voce roca,
«Era il mio migliore amico,
mio fratello... Azkaban non è nulla in confronto a questo.»
Molly
cercò di parlare, ma riuscì solo a singhiozzare
più forte,
cercando di sfiorare il figlio che si ritrasse infastidito,
guardandola quasi con disgusto e tirando poi un calcio a una sedia.
«Odio
tutto questo!» ringhiò Fred; si voltò a
guardarla, cadde in
ginocchio e implorò: «Aiutami!»
Harry
entrò quasi di corsa, con la bacchetta già in
mano e l'aria
spaventata: «Cosa succede?»
«Devi
aiutarmi!» disse subito Fred, e accanto a lui ora c'era
Sirius, che
tendeva una mano verso il figlioccio.
«Dobbiamo
far scoppiare i fuochi d'artificio a Hogwarts!»
Molly
aprì la bocca per protestare, ma ciò che
riuscì a dire fu
soltanto: «Lui non è George!»
Sirius
abbassò la testa con espressione imbarazzata, Harry e Fred
invece si
voltarono a guardarla, e quest'ultimo lo fece quasi in lacrime.
«Lo
so benissimo, grazie!» ribatté rabbiosamente.
«No,
non volevo dire questo...» mormorò lei, allarmata,
ma Fred si stava
già allontanando a grandi passi e Molly scattò in
piedi e lo seguì
per la casa, chiamandolo più volte senza che lui si fermasse.
Alla
fine giunse in camera da letto e appena varcata la soglia si
bloccò con un urlo di terrore: George e Ginny erano
lì, entrambi
morti, gli occhi spalancati verso il soffitto e una culla vuota e
abbandonata invece che il letto in fondo alla stanza. Accanto alla
culla vi era Fred, che si reggeva contro di essa e fissava i due
corpi senza vita con orrore.
«George...»
soffiò lei, incapace di muoversi.
«Cosa
farò ora?» domandò Fred, e Molly fu
straziata all'idea di cosa
sarebbe stato di tutti loro senza George e Ginny nelle loro vite, ma
soprattutto cosa ne sarebbe stato di Fred, che era bloccato in quella
stanza con loro, che li aveva persi per sempre, che già
sembrava
così morto...
«Mamma!»
strillarono diverse voci e Molly spalancò gli occhi,
trovandosi di
nuovo accanto al camino di Grimmauld Place, con i gemelli, Ginny ed
Hermione attorno a lei che la chiamavano e scuotevano.
«Molly,
stai bene?» domandò anche Sirius, che era dietro
di loro.
Lei
per tutta risposta lo fissò senza riuscire a muoversi
nonostante
fosse sveglia.
«Mamma,
mi stai spaventando.» l'avvisò Ginny, suonando
parecchio allarmata.
Lei
si voltò a guardarla e poi le poggiò una mano sul
viso, rendendosi
vagamente conto di piangere.
«Urlavi
il mio nome.» disse George debolmente, «Hai
svegliato praticamente
tutti.»
«George.»
mormorò lei, «Oh, venite qui!» disse con
voce soffocata,
costringendoli tutti in un abbraccio stritolatore. Harry e Ron non
erano lì, la loro camera era la più lontana, ma
c'era tempo per
abbracciare anche loro.
«Ho
fatto un sogno terribile...»
«Ce
ne siamo accorti!» esclamò Fred, col viso
schiacciato contro la sua
spalla, e lei gli diede qualche leggera pacca sulla testa.
«C'entravo
io, immagino.» disse anche George.
«E
io, hai chiamato anche me!» esclamò Ginny,
«Vuoi raccontarcelo?»
«No,
mai!»
Aveva
alzato la voce e i figli si ritrassero sorpresi. Hermione aveva fatto
qualche passo indietro e Molly ricordò la statua del sogno e
fu
quasi spaventata nel vederla con gli occhi spalancati e pallida.
«Ho
bisogno di svegliarmi del tutto.» disse frettolosamente,
balzando in
piedi; Ginny raccolse la coperta che le era caduta e
continuò a
guardarla con sospetto.
«Va
tutto bene.» aggiunse allora, lanciando un'occhiata a Sirius,
«Vado
a preparare la colazione.»
«Sono
le sei.» puntualizzò George.
«Beh,
io ho fame. Voi tornate a letto.» ordinò,
asciugandosi il viso
velocemente, «Sirius, anche per te?»
«No,
grazie.» borbottò lui, mantenendosi distante. Ma
appena i ragazzi
furono usciti, poco convinti, si avvicinò subito a lei.
«Che
è successo? È per via di Arthur?»
Molly
si sentì indecisa, infine annuì. L'uomo la
guardò, chiaramente
altrettanto incerto su cosa dire.
«Senti,
Molly... Lo dimetteranno tra l'oggi e il domani...» disse, a
disagio.
«Lo
so, lo so, era solo un sogno, non preoccuparti!»
tagliò corto lei,
«Vado a mangiare qualcosa, sono davvero affamata!»
«Sì,
la paura fa questi scherzi.» annuì lui, serio. La
sua conoscenza in
fatto di paura non aiutò Molly, che riuscì giusto
a chiudersi la
porta della cucina alle spalle prima che le mancasse il fiato. Si
portò una mano alle labbra e strinse gli occhi con forza.
Era
persino impossibile da immaginare, quel disastroso orribile vuoto che
era rimasto nella vita di Sirius, e lei non se n'era mai curata.
Sirius aveva perso il suo George, la sua metà, e anche una
sorella
con lui, aveva perso ogni cosa ed era finito ad Azkaban da innocente,
con ogni possibile pensiero positivo succhiato via all'istante,
condannato a languire senza mai poter dimenticare o andare oltre,
sentendo la mancanza di James e Lily ogni istante senza che il tempo
potesse passare, con davanti a sé solo il deserto di
un'esistenza di
puro dolore senza possibilità di cambiamento. E dopo essere
riuscito
a fuggire, tutto per Harry, si era ritrovato in quella casa
maledetta, lasciatagli da una famiglia che lo aveva sempre odiato e
con un elfo che gli ricordava tutto ciò da cui era fuggito,
e come
unico riparo ora poteva soltanto bere e aspettare che Remus, unico
fantasma ancora presente del suo passato, lo raggiungesse per poter
vivere ancora di qualche ricordo, perché ormai le loro
memorie erano
l'unico momento felice e tutto ciò che restava di quel
ragazzo che
somigliava tanto a Fred era l'uomo che lei aveva sempre visto davanti
a sé, pieno di dolore, rabbia, impotenza.
Se
fosse capitato qualcosa a George, Fred sarebbe stato esattamente
così. Anzi, Fred avrebbe avuto tutti loro a lenire in parte
il
dolore, a cercare di riempire il vuoto. Fred avrebbe avuto una
speranza, anche se non l'avrebbe vista, mentre Sirius non l'aveva mai
avuta.
E
Sirius ancora amava, segno che il suo cuore doveva essere stato
davvero grande, e ogni tanto emergevano ancora la sua ironia, la sua
giocosità pari a quella dei gemelli, il suo vero sorriso che
era
come il riverbero dei raggi di sole tra le onde, fugaci, brillanti,
splendidi e soprattutto condannati a scomparire al tramonto o alla
prima nuvola, le tracce di un Fred che era riuscito a sopravvivere
nel fondo dello sfacelo e che faceva capolino quando si trovava
accanto a persone che amava e che l'amavano, come Harry.
Harry,
che per Sirius non era James, ma era il suo figlioccio, la sua unica
ragione di vita, un ragazzo che dal primo momento aveva creduto alle
sue parole, che lo aveva aiutato a fuggire, che già gli
voleva bene
nonostante fossero così diversi.
Molly
avrebbe amato anche quel James e quella Lily, avrebbe amato conoscere
quel trio, anzi, quel quartetto insieme a Remus, che erano sempre
piaciuti anche a Fabian e Gideon, e che di sicuro dovevano essere un
gruppo formidabile e pieno di vita esattamente come erano i suoi
figli.
Pianse
per due ore intere, ringraziando che i suoi figli fossero a letto e
persino che Sirius non fosse più in grado di relazionarsi
con gli
altri essere umani e quindi non l'avesse cercata non sapendo come
comportarsi con lei, fino a rendersi conto di quanto ciò
fosse
crudele e piangere ancora di più. Riuscì a
calmarsi e a preparare
la colazione in tempo per il momento in cui Ron, il più
affamato dei
suoi figli, decise di dar segno della sua presenza chiamandola a gran
voce e lei si preparò a giustificare gli occhi arrossati con
la
mancanza di Percy, che del resto la feriva davvero.
Non
disse nulla a Sirius, non aveva trovato le parole per comunicargli un
sentimento così grande, e lui da parte sua evitò
di fare
riferimenti a quella mattina, così come fecero i figli,
anche se
ogni tanto li sorprese a guardarla di sottecchi.
Non
era riuscita a dire nulla fino al giorno della partenza a Hogwarts,
rischiando quasi di piangere quando Sirius abbracciò Harry
in modo
adorabilmente impacciato, e quando lei e Arthur tornarono a Grimmauld
Place con gli altri per prendere ciò che avevano lasciato,
la casa
le parve più tetra e spaventosa che mai e trovò
Sirius
terribilmente solo, che guardava tutti andarsene dalla zona
più buia
dell'atrio con le braccia incrociate e l'aria torva.
Fu
allora che gli si avvicinò, sperando di sembrare disinvolta,
e gli
occhi di lui si piantarono su di lei.
«Senti,
Sirius...» cominciò Molly, sentendo la bocca
improvvisamente secca,
«Tu non programmi vacanze estive particolari, vero?»
L'espressione
di Sirius rispose per lui e anche lei si diede della stupida per
quella domanda così mal posta.
«Perché
mi stavo chiedendo... ovviamente se non è di troppo
disturbo...
Insomma, i ragazzi ti adorano e questo è il posto
più sicuro in cui
stare...»
Gli
occhi di lui si stavano sgranando, «Sì?»
«Sarebbe
possibile passare l'estate qui con te? Intendo noi Weasley,
finché
Harry non ci raggiungerà, sperando che Dumbledore lo faccia
venire
presto quest'anno...»
«Stai
scherzando? Sai benissimo quanto la casa sia spaziosa e poi no, certo
che non ho programmi, cosa vuoi che faccia? Sono bloccato qui! Mi
farebbe un enorme piacere se veniste tutti qui, i ragazzi sono
completamente ricambiati!» disse lui d'un fiato, entusiasta
come lo
era stato all'idea di passare il natale assieme, e Molly sorrise con
affetto.
«Non
insegnerai trucchetti ai gemelli, vero?»
«È
un po' tardi per quello.» sogghignò lui.
Lei
sospirò pesantemente e il suo sorriso si allargò.
«Bene,
noi andiamo, Sirius, ma ti verremo a trovare presto.» lo
salutò
Arthur, porgendogli una mano.
«È
sempre un piacere.»
«Grazie
ancora per averci permesso di restare per Natale!»
«Quello
è stato un piacere ancora più grande!»
replicò lui, porgendo la
mano a Molly, che tirò su col naso, di nuovo commossa dal
suo modo
di fare.
«Oh,
su!» riuscì a dire, andando ad abbracciarlo.
Sirius si irrigidì di
colpo, ma un istante dopo le restituì l'abbraccio, e lei
sentì che
tratteneva una risata.
«Ora
so cosa intendono i tuoi figli con “abbraccio
Weasley”.»
«Non
si è mai troppo grandi perché io non consideri
qualcuno come un
figlio.» ribatté lei con un'alzata di spalle,
«Quindi vedi di
avere cura di te. Ti tengo d'occhio.» lo minacciò
scherzosamente,
sperando cogliesse l'allusione al fatto che lo considerasse parte
della famiglia.
Gli
occhi di Sirius brillarono mentre lui rispondeva che sì, si
sarebbe
guardato le spalle.
Arthur
non le domandò nulla, limitandosi a poggiarle un braccio
sulle
spalle quando furono fuori, e lei valutò per un momento se
raccontargli del sogno, ma poi decise di tenerselo per sé.
Non era
il caso di farlo preoccupare un qualcosa di così ridicolo,
mentre
per ciò che riguardava Sirius, l'importante era che lei
avesse
finalmente capito ciò che per gli altri era stato
probabilmente
dolorosamente ovvio.
Ma
non avevano passato l'estate con Sirius a Grimmauld, né
aveva avuto
modo di conoscerlo meglio, di verificare se la sua somiglianza con
Fred era reale, di sapere se lui aveva capito quanto lei fosse
cambiata in quei pochi giorni, quanto la sua opinione su di lui fosse
cambiata, perché pochi mesi dopo lui era morto. Aveva
finalmente
raggiunto James e Lily.
E
poi Fred aveva raggiunto lui.
E
guardando George, che era seduto nella penombra della sala da pranzo
della Tana, con una bottiglia mezzo vuota di firewhisky davanti a
sé
e gli occhi vuoti fissi su ciò che restava del fuoco, un
accenno di
barba e i vestiti che gli cadevano addosso tanto era dimagrito nei
pochi mesi trascorsi dalla fine della guerra, Molly si
risvegliò di
colpo dal lutto e dal gelo che l'avevano avvolta da quando aveva
perso suo figlio, e si accorse di tutto ciò che i suoi occhi
avevano
visto ma la sua mente non aveva recepito, di come tutti i suoi figli
fossero devastati, Ginny piangeva sempre, proprio lei, e Ron non
toccava cibo e Percy non parlava mai e Charlie era sparito nel nulla
e Bill, Fleur che aspettava il bambino, Harry ed Hermione si
prendevano cura di loro e della casa, dato che lei non riusciva quasi
più a muoversi dal letto, mentre Arthur lavorava come non
mai e
quando tornava dal Ministero era la persona più dolce e
comprensiva
del mondo, spaventato dalla prospettiva che lei si lasciasse
semplicemente impazzire, e sarebbe stato bello riuscirci, o che
George decidesse di seguire Fred; forse era proprio per quel motivo
che Ron lavorava al negozio e passava ogni secondo con lui: per
controllare che non facesse qualche pazzia
Tutta
la realtà le piombò addosso e lei
realizzò tutto questo, ma anche
che non era come per Sirius, che per George c'era ancora tempo, come
ce n'era per tutti loro, che avrebbero avuto una vita
di tempo; e si riscosse dal torpore, si alzò dalla poltrona
dove era
rimasta perché incapace di alzarsi fingendo di voler dormire
lì,
avvicinandosi a lui e prendendo una sedia per mettersi a tavola,
appellando un bicchiere anche per sé.
George
a malapena la guardò, e lei sapeva che sarebbe stato
sarcastico,
crudele e per nulla il vecchio giocoso George, ma sapeva anche che il
suo cuore spezzato batteva ancora, che Sirius aveva trovato Harry e
che anche lui avrebbe trovato qualcuno. Si versò da bere e
ne versò
anche a lui, stringendosi poi nella coperta che aveva sulle spalle e
sollevando il bicchiere.
«Buon
Natale, Fred.» sussurrò, voltandolo verso la foto
del figlio, che
sorrideva entusiasta da sopra la mensola.
George
alzò silenziosamente il bicchiere e fece un cenno con la
testa.
Bevve e poi guardò lei, probabilmente in attesa che parlasse.
Ma
lei sapeva che non doveva rimproverarlo per essere rimasto al buio,
ringraziando mentalmente Sirius perché sapeva invece
esattamente di
cosa parlare, e gli poggiò una mano sul braccio,
stringendolo
appena, prima di versarsi ancora da bere. George annuì una
volta,
come per permetterle di restare, e poi le prese la bottiglia.
«La
prima volta che voi avete assaggiato il firewhisky avevate quattro
anni ed era quello che Bill aveva scordato di nascondere dopo il
brindisi di Capodanno.» sussurrò lei e George si
irrigidì per un
momento, guardando il fondo del proprio bicchiere appena svuotato.
Passarono
una ventina di minuti, prima che lui aprisse bocca, la voce molto
rauca e quasi incerta.
«La
seconda volta è stato al secondo anno a Hogwarts, a Natale.
Eravamo
alla Testa di Porco.»
«Secondo
anno? Come siete arrivati a Hogsmeade?» domandò
lei debolmente.
Le
labbra di George ebbero un guizzo, quasi che volesse sorridere, e poi
lui scosse la testa.
«Avevamo
questa Mappa...»
Doveva
essere appena l'alba quando Ron accese la luce, e Molly
catturò la
sua solita spontanea espressione sofferente prima di dover chiudere
gli occhi.
«Cosa...»
lo sentì mormorare. Lei si abituò alla luce,
sapendo che George non
gli avrebbe probabilmente prestato attenzione, e poi lo
guardò
mentre lui si versava un bicchiere d'acqua.
«Parlavamo
di Fred.» rispose lei, leggermente intimorita dalla sua
possibile
reazione.
Ron
sobbalzò come se lo avesse colpito e il bicchiere gli
scivolò di
mano, andando in pezzi sul pavimento.
«Perché?»
domandò, truce e inorridito.
«Perchè
è divertente.»
Era
stato George a rispondere, e sia lei che Ron si voltarono verso di
lui a bocca aperta; ma lui non li guardò, giocherellando col
bicchiere.
«Porta
un'altra bottiglia.» gli suggerì Molly,
frastornata per la
sorpresa, «Puoi unirti a noi.»
«Che
succede?» domandò Ginny, pallida come un fantasma,
fermandosi alla
porta.
«Stiamo
ricordando gli anni di George e Fred a Hogwarts.»
Ginny
sobbalzò, e poi automaticamente le lacrime cominciarono a
scendere
sulle sue guance, probabilmente senza che lei se ne accorgesse. Molly
si domandò se quel riflesso fosse dovuto solo a Fred o a
tutto ciò
che aveva represso dalla Camera dei Segreti in poi, con tutte le
morti per cui invece i suoi occhi erano rimasti asciutti e tutte le
sofferenze che aveva passato.
«Posso
unirmi anche io?» sussurrò.
«Chiamo
Percy.» disse improvvisamente Ron, con voce ancora arrabbiata
ma
tremante, e Molly sperò che riuscisse a convincerlo,
perché per
qualche oscura ragione lui e Percy erano ancora convinti che fosse
anche colpa loro dato che era avvenuto tutto sotto i loro occhi, e
perché finalmente forse sarebbe riuscita a farli sfogare o
perlomeno
a far reagire Percy e far sorridere, sebbene in modo nostalgico e
addolorato, Ron. Non che ci avesse realmente provato nei mesi
passati, dato che a malapena si accorgeva della loro presenza nella
stanza. Si accorgeva solo di George, perché a volte lo
guardava in
cerca di Fred, e non doveva essere l'unica a farlo; forse
George stesso lo faceva e ciò aveva a che vedere con il motivo per cui aveva rotto
tutti gli specchi in casa e al negozio qualche tempo prima, non
sapeva neppure definire quanto fosse passato da allora, e col motivo
per cui ora invece guardava il proprio riflesso nella bottiglia con
estrema attenzione.
«Sveglio
Bill.» mormorò Ginny, «E
papà.»
Quando
Harry, Hermione e Fleur scesero per preparare la colazione li
trovarono tutti lì, a metà tra il pianto e le
risate mentre George
ricordava loro gli scherzi fatti alla Umbridge, e Molly non avrebbe
saputo dire come si sentisse; sapeva soltanto che era un po' come
avere ancora Fred con loro, che George aveva l'espressione
malinconica invece che quella gelida, e questo per ora era
sufficiente.
«Dovevo
andare a trovare Teddy...» cercò di dire Harry, e
lei gli sorrise.
Lui
la guardò stupefatto e poi le sorrise a sua volta, pieno di
affetto
come era sempre stato.
«Vai
pure, stiamo bene. Penso che preparerò io la colazione
oggi.»
Fleur
si sedette accanto a Bill, prendendolo per mano e ascoltando ora
Arthur parlare di un estate in cui i gemelli erano stati
particolarmente pestiferi, mentre Hermione aveva poggiato le mani
sulle spalle di Ron.
«Uova
e pancetta per tutti vanno bene?» domandò Molly,
alzandosi e
andando a prendere il grembiule abbandonato da mesi in cucina.
Tutti
annuirono e poi Ron domandò, con voce ancora cupa:
«Vedi se c'è
anche della salsiccia...»
Per
un momento calò il silenzio, perché Arthur si era
interrotto
bruscamente e tutti si erano voltati a guardare Ron, George compreso;
Harry si era fermato con la mano sul pomello della porta aperta della
cucina, e per un solo secondo il suo sguardo incrociò quello
di
Molly e lei si accorse che i suoi occhi erano improvvisamente lucidi.
Poi
Harry fuggì velocemente fuori e fu lei a scoppiare in
lacrime,
entrando di corsa in cucina sperando che non la sentissero, mentre
Arthur riprendeva a parlare con voce più tremante.
Fu
Percy a venire da lei qualche minuto dopo, con aria sperduta, e
abbracciarla.
Un
cane abbaiò nelle vicinanze e lei pensò a
Padfoot, alle sue serate
nostalgiche che avevano ispirato questa, e lo ringraziò
ancora
mentalmente mentre stringeva il figlio tra le braccia.
I
Grieve è anche il titolo della canzone che stavo
ascoltando
mentre scrivevo la storia.
Per
il sogno spero sia chiaro che era volutamente incasinato e che James
e Lily erano rappresentati prima da Ron ed Hermione in quanto Molly
sapeva benissimo cosa c'era tra i due e poi George e Ginny per via
del paragone fatto ascoltando quei tre parlare. In teoria dovevo
fermarmi a George che era davanti alla bottiglia vuota stie Sirius,
ma poi il resto si è scritto da sé, insieme al
primo barlume di
vita che ha colto tutti i Weasley dalla morte di Fred.
Sirius
era rappresentato da Fred e Snape era il suo Kreacher
perché, per
quel che ne sa Molly fino a quel momento, è Snape la persona
che
meno piace a Sirius. E la frase “lui non è
George” era il senso
di colpa per quel “lui non è James”
sparato da lei qualche mese
prima.
Volevo
dire la mia a proposito di come e perché Molly vedesse
Sirius in un
certo modo l'estate del quarto anno – Sirius non è
una personcina
facile e senza Harry in giro... - e volevo anche fargli fare
“pace”
con lui capendolo, perché basta pensare a come sarebbe Fred
senza
George per intuire la sua situazione.
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