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28. Cards On The Table (Seconda Parte)
In your eyes…
La polizia stava
ancora perlustrando le vie alla ricerca di qualche membro dell’Organizzazione,
purtroppo con scarso successo. Shinichi sospirò: probabilmente gli Uomini in
Nero erano ormai lontani. Gli bruciava da morire non essere riuscito a
catturarli, ci era andato così vicino…aveva creduto che parte dei suoi guai si
sarebbero risolti quella notte, ma i fatti lo avevano smentito; chissà quando
avrebbe avuto un’altra occasione di fronteggiare quei bastardi.
Senza contare
che ora Gin sa che sono ancora vivo…
Già, quello era
un grosso problema; di certo avrebbe cominciato a cercarlo molto presto, si
prospettavano tempi duri. Sebbene l’aspetto di bambini delle elementari avrebbe
protetto lui e Ai per un po’, non poteva dimenticare il pericolo che correvano
tutte le persone che in qualche modo erano collegate a Shinichi Kudo, a
cominciare dalla sua amica d’infanzia.
Scoccò
un’occhiata alla ragazza in questione, che se ne stava con le spalle appoggiate
al muro, lo sguardo cupo perso all’orizzonte in chissà quali pensieri.
Non avrebbe mai
permesso che le accadesse qualcosa. Il solo pensiero dell’incubo che doveva aver
passato quella notte per avere la possibilità di vederlo gli stringeva
dolorosamente il cuore. Dolce, coraggiosa, leale Ran.
La amava davvero
tanto.
Era una ragazza
meravigliosa, nelle situazioni critiche sapeva trovare in sé la forza di
affrontare qualsiasi ostacolo, senza paura; ricordava il coraggio e la
determinazione che aveva dimostrato gettandosi da quel palazzo in fiamme, mentre
lo teneva fra le braccia, oppure la perspicacia e il sangue freddo con cui aveva
maneggiato la bomba messa da quell’architetto folle. Per tutta la sua vita,
Shinichi non aveva fatto altro che cercare di proteggerla, di preservarla dal
pericolo, da quel mondo orribile e corrotto che lui conosceva fin troppo bene;
ma la verità era che Ran non era il cucciolo indifeso che poteva sembrare, anzi.
La sua dolcezza e bontà d’animo non le impedivano di essere una delle donne più
forti che avesse mai conosciuto.
Per questo era
arrivato il momento di dirle la verità. Dopo quello che aveva passato e
sofferto, Ran se l’era più che meritato. Inoltre, ora più che mai era sicuro che
avrebbe saputo affrontarla.
Ma la verità è
che l’hai sempre saputo, non è vero Shinichi?
Sospirò, annuendo
alla voce nella sua testa così simile a quella di suo padre, e che possedeva la
sua stessa capacità di metterlo di fronte a verità scomode. Era vero. Una parte
di lui ne era stato consapevole fin dall’inizio: non era solo per proteggerla
che le aveva tenuto nascosto il suo segreto, la sua doppia identità, ma
soprattutto perché aveva paura.
Paura che lei lo
lasciasse andare.
Paura che, messa
di fronte alla possibilità di continuare a frequentare un ragazzo imprigionato
nel corpo di un bambino, senza alcuna garanzia che un giorno potesse tornare
normale, lei scegliesse qualcun altro. Una persona che potesse renderla davvero
felice, una persona con cui sarebbe potuta uscire a prendere un gelato o a
vedere un film senza rischiare la vita a causa di un’Organizzazione di cui non
aveva nemmeno mai sentito parlare.
Contemplò con un
sorriso triste il profilo di lei, così delicato, così perfetto, quei capelli che
le ricadevano sempre sulle spalle in una cascata scura che ora si muovevano
leggermente cullati dal vento, quegli occhi di quel celeste così intenso, ora
incupiti da un’ombra dolorosa, quelle labbra ben disegnate, dischiuse: l’idea di
perderla lo pietrificava ancora, lo spaventava oltre l’immaginabile; ma se
l’amava veramente, doveva smettere di essere egoista e pensare alla felicità di
lei sopra ogni altra cosa, anche a costo della propria sofferenza. Adesso
l’aveva finalmente capito e accettato.
Per questo si
erano allontanati dalla moltitudine di agenti in tumulto, fino ad un angolo
riparato dove poterli osservare senza che fossero visti, un posto tranquillo
dove poter parlare. Ran non aveva detto una parola da quando si erano scontrati
con Kogoro, ed era sicuro che stesse aspettando che lui cominciasse. Shinichi
prese un respiro profondo ed esordì, con una voce insicura che a stento
riconobbe come sua:
“Ran…”
Lei si focalizzò
su di lui, guardandolo con aria solenne, negli occhi un piccolo barlume di
speranza e….fiducia.
“…sai chi sono
gli uomini con cui ci siamo scontrati questa notte?”
“Non sono gli
stessi con cui ho avuto a che fare ieri? Quelli con i nomi in codice di
alcolici?” Domandò esitante, lui annuì.
“Ma tu mi avevi
detto che non dovevo preoccuparmi, che te ne saresti occupato da solo senza
bisogno di aiuto. Era una bugia?” Chiese, con voce incrinata, mentre un lampo di
delusione attraversava il celeste dei suoi occhi. Shinichi sospirò.
“Sì, era una
bugia. Volevo tranquillizzarti, e mi è sembrata la scelta migliore.” Si
giustificò, lei lo fulminò con lo sguardo, il dolore ancora impresso nel fondo
dei suoi occhi:
“Ah sì?” replicò
astiosa, le sopracciglia aggrottate.
“Sì, ma sono
stato stupido. Non avrei dovuto ingannarti.” Disse abbassando lo sguardo, un
groppo in gola che gli impediva quasi di respirare.
“Già, non avresti
dovuto.” Replicò lei, e la durezza della sua voce gli ferì il cuore.
Non odiarmi
Ran…ti prego…
“Ma il fatto che
il Grande Detective ammetta di aver sbagliato è un evento eccezionale, quindi
immagino di poter soprassedere.” Si permise di guardarla e lei gli concesse un
lieve sorriso, che gli scaldò il cuore, colmandolo di una gioia immensa, e lo
costrinse a ricambiare subito, risollevato.
“Grazie.”
Mormorò sincero, e lo sguardo di lei si addolcì un pochino.
“Sono gli stessi
che abbiamo incontrato al Tropical Land, giusto?” Ad un cenno di assenso di lui,
continuò: “È da quel giorno che ti danno la caccia, vero?”
“Sì. Quella sera
ho visto uno di loro, il più basso, si chiama Vodka, estorcere del denaro ad un
trafficante di armi. Purtroppo non mi sono reso conto che il suo complice, Gin,
era dietro di me, e mi ha colpito facendomi perdere i sensi. Non ricordo molto
di quello che è successo subito dopo, ero sotto shock, ma li ho sentiti
discutere sul fatto che non potevano spararmi per non attirare l’attenzione
della polizia. Così, mi hanno fatto ingoiare una capsula con un veleno che
avrebbe dovuto uccidermi e mi hanno lasciato lì.”
Per tutto il
racconto, il viso già pallido di Ran era sbiancato ulteriormente, lo sguardo si
era tinto di una sfumatura preoccupata, e Shinichi si affrettò ad aggiungere,
con un sorriso aperto e rassicurante:
“Sta’ tranquilla,
non è successo niente. Altrimenti non sarei qui, ti pare?” lei annuì, ma
sembrava ancora piuttosto scossa all’idea.
“Te l’avevo detto
che se avessi continuato ad impicciarti degli affari della polizia ti saresti
messo nei guai!” mormorò, il tono a metà fra il rimprovero e l’ansia. “Shinichi,
ti rendi conto che saresti potuto…oh Dio” scosse la testa, chiudendo gli
occhi, il viso ancora pallido come un lenzuolo. Lui la guardò preoccupato, anche
se un piccolo angolo del suo cuore provò una sensazione di piacere, di cui si
vergognò profondamente, al pensiero che Ran fosse così sconvolta all’idea di
essere arrivata tanto vicina a perderlo.
“È vero, ho
rischiato di essere ucciso.” La vide sussultare lievemente alla parola, e subito
continuò: “Ma non è successo. Sono salvo e sto bene. Quindi smettila di
preoccuparti per qualcosa che non è mai accaduto!”
“Però potrebbe
accadere.” Replicò lei, con voce sepolcrale “Loro sono ancora contro di te”.
“Ran , quando ho
deciso di diventare un detective sapevo che avrei corso dei rischi.” Affermò,
determinato. “È una cosa che ho accettato molto tempo fa, credimi.”
“Ma io no!” Gridò
lei, perle di lacrime che cominciavano a formarsi sulle ciglia. “Io non voglio
vivere ogni giorno con il terrore che possa succederti qualcosa! Non posso!!”
“È per questo che
non ti ho mai detto niente.” Rispose lui cupo, distogliendo lo sguardo da lei.
Vederla piangere gli spezzava il cuore. “Non volevo che affrontassi tutto
questo.”
Seguì un lungo
silenzio.
Una folata di
vento gelido gli sferzò il viso, mentre osservava senza realmente vederle due
foglie secche che danzavano sull’asfalto polveroso. Udì la voce dell’ispettore
Megure dire qualcosa ai suoi agenti, le parole trascinate via da lui come quelle
foglie per terra. Improvvisamente, si accorse di avere freddo.
“Shinichi?” la
voce di lei era flebile e incrinata. Lui si focalizzò su di lei, il viso
bellissimo ancora pallido, gli occhi velati di quello che sembrava senso di
colpa.
“Scusami. Hai
ragione tu, io ho insistito per sapere…e devo pagarne le conseguenze.”
“Non scusarti.”
La tua unica
colpa è avere un cuore troppo grande, amore mio. Non scusarti per essere quello
che sei, non scusarti di essere una persona meravigliosa…
“Devo. Se ti ho
chiesto di dirmi tutto è perché voglio essere al tuo fianco, per offrirti il mio
sostegno, Shinichi. E se per farlo devo…devo sopportare l’idea che tu possa…”
prese un profondo, tremante respiro “m-morire…va bene, allora.”
Non sembrava
andare bene, dal modo in cui lo aveva pronunciato. Comunque, lui le sorrise
dolcemente, riconoscente per le sue parole. “Grazie, Ran.”
Lei ricambiò il
sorriso debolmente e per qualche altro minuto, nessuno dei due parlò. Shinichi
la contemplava, un istinto forte ad abbracciarla che purtroppo doveva
trattenere. Lei voleva risposte; e lui sapeva bene quanti altri segreti
dovessero essere svelati quella notte, prima che potesse permettersi di tirare
un sospiro di sollievo.
Ran esordì, con
un sospiro: “Così il veleno non ha funzionato, ma loro ti credevano morto; se
avessero saputo che eri vivo e vegeto, avrebbero ricominciato a cercarti. È per
questo che non sei potuto tornare alla vita di sempre, volevi nasconderti e
intanto indagare su di loro. Non è così?”
Shinichi rimase
di sasso, squadrandola con circospezione e una sorta di timore reverenziale,
cosa che la fece sorridere: “Che c’è? Credi che non sappia fare qualche
deduzione anch’io?” lo sfidò, guardandolo altezzosa e divertita. Lui rise
lievemente.
“No, scusa, è
che…non me l’aspettavo.”
Risero, e per un
momento ci fu di nuovo la complicità, l’amicizia, il clima disteso che
sembravano aver smarrito. Per un momento, tutte le bugie, le difficoltà, le
paure, vennero accantonate, e rimasero solo loro due: Shinichi e Ran. Come se il
passato si fosse affacciato sul presente portando con sé l’affetto e il calore
di due persone unite da un legame imprescindibile, cancellando tutto ciò che
poteva minacciarlo, lasciando solo loro due, gli stessi bambini che si baciavano
sulla guancia e dormivano insieme nelle notti più fredde.
Shinichi e Ran.
La considerazione
gli riempì il cuore di felicità: il suo rapporto con Ran era una delle costanti
della sua vita che non avrebbe mai voluto perdere, non importa cosa fosse
successo. Era bello potersi di nuovo lasciar andare, anche solo per un attimo,
dimenticare le difficoltà che quel mondo adulto gli aveva riversato contro,
tornare alla spensieratezza e alla semplicità dell’infanzia. Odiava l’idea che
una nuvola nera stesse oscurando il cielo limpido che li aveva accompagnati per
tutta la vita, fino a quel maledetto giorno al Tropical Land, il giorno in cui
tutto era iniziato, in cui la tempesta li aveva assaliti.
Incontrò lo
sguardo di lei e subito capì che doveva aver pensato la stessa cosa.
Ma la realtà e il
presente erano lì, e non potevano ignorarli. Non a lungo.
“Se mi avessi
spiegato subito la situazione, avrei evitato di insistere ogni volta perché
tornassi.” Esclamò lei dopo qualche secondo, avvilita, con tono di scusa.
“Non importa,
Ran. Ti capisco. Purtroppo, tutte le persone a conoscenza del mio segreto
sarebbero state in pericolo, e io non volevo che ti succedesse qualcosa. È anche
per questo che ti ho tenuto all’oscuro di tutto, fino ad oggi.”
“Ma a qualcuno
l’avrai pur detto, no?”
“Sì.” Sospirò,
aspettandosi la domanda seguente, che non tardò ad arrivare.
“A chi?”
“Al dottor Agasa,
quasi subito. È stato lui a convincermi a mantenere il segreto. Ma non
prendertela con lui, Ran, ha cercato sempre solo di aiutarci. Poi sono stato
costretto a dirlo anche ad Hattori.” il tono s’indurì, colorandosi di una
sfumatura di fastidio. Ran inarcò le sopracciglia perplessa. “Costretto?”
“Sì, ma lasciamo
perdere.” Sbuffò lui, incrociando le braccia. Il ricordo gli bruciava ancora.
Non che si fosse pentito della confessione, molto spesso Hattori gli era stato
utile, e doveva ammettere che era un amico fidato e leale, però…
“Immaginavo che
loro due sapessero qualcosa, soprattutto Hattori-kun. Nessun altro?” Domandò lei
pressante, dando voce ai suoi timori più reconditi. Poco prima non gli era
sfuggito il tono geloso e risentito con cui aveva descritto il suo comportamento
con Ai, e aveva l’impressione che il fragile clima disteso che erano riusciti a
raggiungere si sarebbe ben presto deteriorato. Per un momento ebbe la tentazione
di mentirle, ma subito la scacciò: aveva promesso di essere sincero, e non
voleva tradirla di nuovo.
Sospirò,
preparandosi a subire il colpo:
“No, ehm…lo sa
anche Shiho Miyano. Sai, quella ragazza bionda che è stata ferita.”
La bomba era
stata sganciata. Guardò con timore il viso di lei e restò folgorato, sebbene se
lo aspettasse, dalla sua espressione di gelida rabbia, dai pugni stretti che le
ricadevano lungo i fianchi, ma soprattutto dalla sofferente realizzazione che si
celava nel fondo dei suoi occhi.
“Davvero? Beh,
sono contenta che durante questo periodo così difficile tu abbia potuto contare
sul sostegno di qualcuno a cui tenevi, di qualcuno che ritenevi all’altezza di
sopportare il peso del tuo segreto.”
Esclamò, il tono
tutt’altro che contento, le sopracciglia aggrottate e le labbra strette.
“Così, mentre io
ero all’oscuro di tutto, tu e lei avete potuto affrontare insieme questa
situazione. Com’è la vostra storia, Shinichi? Se non sbaglio anche lei fa parte
dell’Organizzazione, la donna l’ha chiamata Sherry…cos’è, l’hai salvata dalla
corruzione e dal male, rimettendola sulla buona strada, e nel frattempo fra di
voi è sbocciato l’amore?”
Era un fiume in
piena, impossibile da arginare. Shinichi provò a giustificarsi ma lei lo
interruppe, continuando con lo stesso tono acceso e ferito: “Scommetto che non
hai nemmeno detto alla polizia la verità sul suo conto. Strano, perché a me hai
sempre ripetuto che, anche se a commettere un delitto fosse stata una persona
che conoscevi, l’avresti comunque denunciata. Lei è forse l’eccezione che
conferma la regola, è speciale?”
“Shiho ha
lasciato l’Organizzazione di sua volontà, Ran.” Spiegò lui pacato, approfittando
della sua pausa per riprendere fiato. “È venuta da me a chiedermi aiuto, e
sapeva già la verità sul mio conto. Ne era a conoscenza perché è l’inventrice
stessa del veleno, e sapeva che non era letale.”
Ran lo guardò
gelida, mormorando astiosa con una punta di sarcasmo: “Ah, inventa anche
veleni!? Andiamo bene.”
Shinichi ignorò
il suo commento, proseguendo:
“Se la lasciassi
andare, verrebbe uccisa, per questo non ho detto nulla ai poliziotti. E, Ran, ti
assicuro che fra me e lei non è ‘sbocciato’ nessun amore. È vero, tengo molto a
lei, ma non la amo. Piuttosto, sento di avere un enorme debito nei suoi
confronti.” La sua voce si era rattristata, aveva abbassato lo sguardo, e la sua
amica d’infanzia, accorgendosi della sua profonda angoscia, ne fu addolcita, e
chiese cauta in un mormorio: “Come mai?”
“Molto tempo fa,
seguendo un caso, sono arrivato troppo tardi per salvare una persona, che è
stata uccisa proprio dall’uomo chiamato Gin. Lei è…” la voce si spezzò, bloccata
da un groppo in gola, e Shinichi strinse i denti, con un sospiro. Ran si
avvicinò a lui, prendendogli delicatamente la mano, e lui la strinse,
accarezzandola con il pollice.
“…è morta fra le
mie braccia, Ran, perché io non ho sono riuscito ad aiutarla. Quella ragazza era
la sorella di Shiho, l’unico componente della famiglia che le fosse rimasto, e
l’unica persona che le avesse voluto veramente bene.”
Un altro sospiro,
il groppo in gola sempre più doloroso, bruciante, come il peso sul suo cuore,
che non gli aveva dato pace da quella orribile notte.
“Capisci, Ran? Se
solo fossi stato più svelto, se solo avessi capito prima…lei sarebbe ancora
viva. Ora devo a tutti i costi impedire che lo stesso accada anche a Shiho.”
Concluse deciso, una scintilla di determinazione negli occhi blu. La sua amica
d’infanzia annuì.
“Ho capito. Ma
non è stata colpa tua, se lei è morta. Sono sicura che hai fatto del tuo
meglio.” cercò di consolarlo, lui annuì con aria assente, senza guardarla.
“Mi dispiace di
aver pensato male di te.” Aggiunse lei con tono di scusa, stavolta lui la
guardò, sorridendo rassicurante.
“Tranquilla, non
potevi saperlo. Probabilmente anch’io avrei reagito allo stesso modo, al tuo
posto.”
Nessuno dei due
lasciò la mano dell’altro, e Shinichi ne fu sollevato: incredibile quanto calore
e sostegno riuscisse a infondergli nel cuore un gesto così semplice, se fatto da
Ran.
Prese nella sua
anche l’altra mano di lei, ed ora si ritrovarono uno di fronte all’altra, a
pochi centimetri di distanza.
“Shinichi, perché
non hai permesso che descrivessi all’ispettore l’aspetto di quella Sheila?”
domandò curiosa, senza ritrarre le mani, cosa di cui le fu grato.
“Non potevo
farlo. Mi sarebbe piaciuto vederla dietro le sbarre, ma…” un profondo, penoso
sospiro: “…non posso permetterlo. Primo, non so a quanto servirebbe, lei è molto
astuta e credo che possegga i mezzi per togliersi dai guai, con un falso alibi,
ad esempio. Secondo, Vermouth conosce il mio segreto, se le facessi una
cosa del genere, lo rivelerebbe a tutti.” sorrise amaro a se stesso “Per quanto
mi costi ammetterlo, mi tiene in pugno”.
“Ma Shinichi,
dopo stasera ormai l’Organizzazione saprà che sei vivo, dunque…”
Poi lui fece
qualcosa che la sorprese, lasciandola senza fiato: avvicinò il suo viso a quello
di lei e le posò un tenero bacio sulla fronte, lasciando la presa sulle sue mani
per cingerle la vita, stringendola in un caldo abbraccio. Ran sentì il suo cuore
riempirsi di tepore, e appoggiò la testa sulla sua spalla, quasi istintivamente,
chiudendo gli occhi e provando una profonda sensazione di protezione e
sicurezza.
“C’è un’altra
cosa che devo ancora dirti.” Sussurrò, un mormorio carico di malinconia e
rassegnazione. La sua mano le accarezzava teneramente i capelli. “Qualcosa che
cambierà….tutto, fra noi.”
Lei alzò la
testa, lo sguardo preoccupato che risaltava sulle guance dipinte di un intenso
rossore. Quelle parole l’avevano colpita: cosa intendeva dire? Che i suoi timori
fossero reali, che lui non tenesse più a lei come una volta?
“Che vuoi dire,
Shinichi?” mormorò tristemente, cercando di reprimere le lacrime “Non…non ti
piace più stare con me?” chiese, sperando che le sue parole non suonassero
pateticamente sdolcinate. Lui sgranò gli occhi, sorpreso, interrompendo le
carezze sui suoi capelli, e dal suo sguardo disorientato e stupito lei seppe
all’istante con sollievo e gioia indescrivibile che non si trattava di quello.
“Certo che no,
Ran. Io…” Shinichi distolse lo sguardo, le guance color porpora, il corpo
improvvisamente rigido mentre ancora la teneva stretta. Vedere il suo viso
imbarazzato era un evento raro e assolutamente adorabile, pensò Ran guardandolo
teneramente. Gli accarezzò il braccio, incoraggiandolo a continuare e dopo un
momento che le parve lungo un’eternità, lui riprese:
“Stare con te, è
la cosa che in questo mondo mi rende più felice. Pensare di doverti stare
lontano, di non avere più la possibilità di parlarti, di vederti sorridere...è
una cosa che mi terrorizza.” La sincerità delle sue parole si leggeva nel
suo sguardo, sebbene cercasse in tutti i modi di evitare di guardarla. Ran
sorrise intenerita: era sempre stato timido, doveva costargli un enorme sforzo
parlare così, e le sue parole la colpirono dritta al cuore, riempiendola di una
sensazione meravigliosa di benessere e felicità.
“Anche per me è
lo stesso, Shinichi. Questi mesi senza di te…è stato tutto così difficile.”
Confidò, lui annuì, posandole un altro bacio sulla fronte. “Lo so. Mi dispiace.”
“Ora io non
voglio più perderti Shinichi. Io…non m’importa cosa dovrò affrontare, se sono
con te.” Disse di slancio, sicura di sé; ma lo sguardo di lui era ancora
malinconico, e lei non capiva il perché.
“Mi vuoi bene,
Ran?” domandò lui all’improvviso, lasciandola per un attimo senza fiato. La
fissava intensamente, lo sguardo indecifrabile ora dietro il blu. Lei lo
contemplò per un lunghissimo momento, senza dire una parola. Poi, le mani sul
suo petto, chiuse gli occhi, si alzò in punta di piedi e posò le labbra su
quelle di lui.
Shinichi restò
immobile per un momento, colto di sorpresa, l’animo ricolmo di emozione e il
cuore che gli martellava il petto, poi ricambiò il bacio, prima accarezzando
lievemente le sue labbra, sfiorandole con grazia e assaporandone la morbidezza,
poi entrando, lambendo la sua lingua con la propria, gustando la sua bocca, con
passione crescente. Ran si lasciò trasportare, assecondando con delizia i suoi
movimenti, gli occhi chiusi per non perdere la miriade di sensazioni che le
stava provocando. Dio, essere baciata da Shinichi era qualcosa di così…stupendo,
speciale, che il suo corpo e il suo cuore erano scossi da fremiti di piacere, si
sentiva completamente perduta e alla deriva nelle sue stesse emozioni. Le sue
labbra, così calde e morbide, la stavano baciando con tanta dolcezza che quasi
le sfuggì una lacrima.
Shinichi si
staccò con delicatezza, cominciando ad accarezzare il suo viso con una mano,
perdendosi in quegli occhi così sinceri, così colmi d’amore, confuso dal profumo
di lei, dal calore del suo corpo così vicino, il cuore traboccante di emozione.
Lei ricambiò il suo sguardo, gli occhi di lui che la contemplavano con un amore
così grande che lei pensò di potersi smarrire tuffandosi in quel blu intenso e
caldo, lasciandosi avvolgere da quello sguardo che da solo le stava donando
tanto.
“Ti basta, come
risposta?” sussurrò lei dolce, guardandolo arrossita.
Lui sorrise
teneramente: “Oh Ran…io ti-”
Shinichi si
bloccò, l’espressione improvvisamente sofferente. Si portò la mano al cuore,
stringendo la stoffa della camicia e strizzando gli occhi con un gemito
soffocato.
“Shinichi, che
cos’hai??” Chiese allarmata, le braccia di lui che ora si appoggiavano a lei per
sostegno, il suo corpo scosso da tremiti. “Ti senti male!? Parlami, ti prego!!”
“I-io…sto
bene...” Rantolò lui, prima di gemere di nuovo, dolorante. Ran era
spaventatissima, il suo amico d’infanzia sembrava stare seriamente male, a
dispetto di quello che diceva: era cadaverico, non la smetteva di tremare, il
viso lucido di sudore, tirato e dolorante. “Shinichi, chiamo aiuto, c’è
l’ambulanza!” Si offrì subito, ma lui utilizzò la forza che gli restava per
bloccarla, trattenendola per il braccio. “NO! Non farlo!”
“Ma stai male!”
replicò ostinata, liberandosi dalla sua debole stretta. “Faccio in un attimo!”
Shinichi gemette,
guardandola voltargli la schiena per accingersi ad avvertire gli infermieri, e
subito portò la mano destra al polso sinistro.
Scusami, Ran…
La saetta colpì
precisa e sicura, facendola scivolare a terra in un sonno artificioso e pesante.
Shinichi sentiva il suo corpo infiammarsi, dolorosamente, un senso pressante di
nausea, le ossa che mandavano fitte lancinanti.
Urlò, e poi
l’oscurità e l’incoscienza lo benedissero.
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La piccola figura
si avvicinò lentamente al profilo della ragazza distesa in terra, i lunghi
capelli bruni sparsi sul freddo cemento, le ciglia nere in un contrasto
accecante con il pallore del viso, le braccia sottili e le gambe sinuose
rilasciate inerti sul suolo; il petto fasciato da una camicetta bianca a righe
blu e da un pullover rosa pastello si alzava e abbassava ritmico, nell’illusione
di un sonno profondo e tranquillo. Ma lui sapeva che non era così.
Il suo sonno
artificioso sarebbe stato presto interrotto, e dopo che si fosse svegliata il
dolore e la delusione l’avrebbero di nuovo assalita, facendole del male con
ferite penetranti e brucianti.
Sapeva che lei al
risveglio lo avrebbe odiato, e una parte di sé quasi si augurò che fosse così,
perché se non ci fosse riuscita, le ferite sarebbero peggiorate, bruciando
ancora di più, come se fossero state cosparse di sale.
Perdonami,
Ran…
Il piccolo
sospirò, accucciandosi vicino alla ragazza e accarezzandole teneramente il viso.
Lei era pallida, scarmigliata, i vestiti erano sgualciti e sporchi; eppure, lui
la contemplava come se fosse la ragazza più bella del mondo, gli occhi carichi
di amore, e dolore.
Per averla di
nuovo delusa.
Per aver
dimostrato per l’ennesima volta di non essere il ragazzo giusto per lei, di
essere capace soltanto di farla soffrire e piangere dopo averla illusa.
Si sentiva
malissimo. Quello che c’era stato fra loro era stato stupendo, incredibile,
speciale. Dio, averla baciata l’aveva reso per quei pochi attimi la persona più
felice sulla terra, non c’erano parole per descrivere la miriade di emozioni
meravigliose che aveva provato, stringendola a sé, riuscendo a circondarla con
le proprie braccia, percependo le sue labbra dolci sulle proprie.
“Ti amo, Ran”
sussurrò tristemente, avvertendo il timbro della sua voce acuto e infantile con
una fitta al cuore. Era consapevole che lei non avrebbe udito quelle parole, che
meritava di sentirsi dire dopo ciò che era successo, che lui desiderava con
tutto se stesso pronunciare dopo quello che c’era stato fra loro. No, lei
avrebbe creduto che per l’ennesima volta se n’era andato, abbandonandola, non
curandosi dei suoi sentimenti.
Questo l’avrebbe
fatta soffrire, ed era una cosa che non riusciva a sopportare.
Potrei dirle
ugualmente la verità…Conan potrebbe…
In fondo, le
aveva promesso che l’avrebbe fatto, che differenza faceva se le parole venivano
pronunciate dalle labbra di Conan Edogawa invece che da quelle di Shinichi Kudo?
Poteva presentarsi da lei, un metro e poco più di altezza, gli occhi azzurri
ingranditi dalle lenti degli occhiali mentre la guardava alzando la testa, il
suo completino blu con farfallino indosso, e dirle: ‘Ehi, Ran, non indovinerai
mai chi sono…’
Poteva fare tutto
questo. Rivelarle la verità, avrebbe reso per lui le cose più semplici, più
belle. Svegliarsi ogni giorno sapendo di non dover più fingere, almeno con lei,
sarebbe stato meraviglioso, ed era uno dei sogni che più frequentemente
accompagnavano le sue notti. Potersi rivolgere a lei come ai vecchi tempi,
prendendola in giro, scherzando, ma anche con la possibilità di dirle ogni
giorno ciò che provava, di ripeterle ogni istante quanto fosse straordinaria e
quanto l’amasse perdutamente e quanto solo il fatto di conoscerla rendesse la
sua vita piacevole e luminosa.
Sì, per lui,
sarebbe stato fantastico.
Ma per lei?
Mi ha
baciato…mi ha detto che sarebbe rimasta al mio fianco, che avremmo affrontato
tutto insieme…Dio, la amo così tanto, sarebbe perfetto…ma è davvero questo che
si merita?
Ran gli aveva
promesso che gli sarebbe stata vicina, non importa cosa avesse dovuto
sopportare; e ora lui sapeva che, anche se gli avesse rivelato la sua doppia
identità, lei avrebbe mantenuto il proposito. Sì, avrebbe accettato di vivere al
fianco di Conan Edogawa, rischiando ogni giorno di morire solo per il fatto di
frequentarlo, di essere a conoscenza del suo segreto. L’avrebbe fatto per lui,
solo per lui.
Perché lei era
una ragazza forte. Forte e meravigliosa. Pronta a fare qualsiasi cosa per le
persone a cui teneva, soffrendo con loro, per loro. Così, sarebbe rimasta
incatenata a lui, ad un ragazzino di dieci anni più piccolo che non aveva
nessuna garanzia di tornare adulto, in pericolo, ogni istante della sua vita. E
come sarebbe stata la sua vita? Un continuo aver paura, sussultare ad ogni
rumore sospetto, voltarsi continuamente per strada per paura di essere seguiti,
girare cautamente la chiave nella serratura della porta di casa, per timore che
qualcuno aspetti nell’ombra dell’atrio, o che l’appartamento esploda in mille
pezzi.
Svegliarsi ogni
mattina chiedendosi se quel giorno sarebbe stata uccisa.
“Quando ho
deciso di diventare un detective sapevo che avrei corso dei rischi. È una cosa
che ho accettato molto tempo fa, credimi.”
“Ma io no! Io
non voglio vivere ogni giorno con il terrore che possa succederti qualcosa! Non
posso!!”
No. Non sarebbe
stato giusto. Era la sua guerra, non quella di Ran. Era stato lui a ficcare il
naso negli affari dell’Organizzazione al Tropical Land, lui si era fatto
coinvolgere, era per un suo errore che gli avevano somministrato l’APTX; era
accaduto perché il successo che aveva ottenuto gli aveva fatto montare la testa,
perché aveva creduto di essere il migliore, perché inconsciamente, anche se non
l’avrebbe mai confessato a nessuno, aveva pensato di essere invincibile.
Tutti quegli assassini che si erano inginocchiati sconfitti dinanzi a lui, tutti
quei casi irrisolti su cui aveva fatto luce, mentre la polizia brancolava nel
buio, tutti i titoli entusiastici dei giornali, le sue foto in prima pagina, lo
avevano illuso, e l’avevano portato in quel vicolo buio, impedendogli di
prevedere ciò che sarebbe potuto succedere, impedendogli di voltarsi per vedere
la figura nera che strisciava alle sue spalle pronta a colpire.
L’errore di
sopravvalutarsi aveva ucciso Shinichi Kudo. E in qualche modo, faticosamente,
sebbene ne soffrisse, Conan Edogawa poteva accettarlo. Ma quello che non poteva
accettare, e che mai avrebbe potuto, era che qualcun altro pagasse per un suo
errore.
Soprattutto la
ragazza che amava.
Mi dispiace,
Ran… Non me la sento. Tu hai la forza di affrontare tutto questo per me, lo
so…ma io no. Non posso sopportare l’idea di perderti per un mio errore…
Qualcosa luccicò
sulla sua guancia, mentre accarezzava dolcemente i lunghi capelli di lei. Il
cuore era gonfio e dolorante, trafitto da lame ardenti. Ma Shinichi sapeva qual
era la cosa giusta da fare. Non era forse stato sempre così?
I suoi occhi
tristi, di un blu liquido e trasparente, contemplarono la figura di lei, fino a
soffermarsi su un particolare.
E poi,
incredibilmente, le lacrime a rigargli le guance, Conan sorrise.
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Note dell’Autrice:
Ciao a tutti!^^ Ecco qui la seconda parte del
capitolo “Cards On the Table”, come vi avevo promesso; spero che non sia
arrivata troppo tardi come la precedente, mi sono impegnata per aggiornare il
prima possibile. Allora, vi dico subito che il confronto fra i protagonisti è
stata la parte più difficile che abbia mai scritto: credo di averci rimesso le
mani almeno una dozzina di volte, aprendo il documento word convinta di andare
avanti nella stesura del chap e finendo invece per modificare sempre solo la
prima parte. Davvero, mi ha fatto impazzire, e tuttora non mi convince molto:
continuo a pensare che avrei potuto fare di meglio, e ogni volta che rileggo
aggiungo, tolgo, modifico. Quindi, ho pensato che fosse meglio se la lasciavo
così com’era e aggiornavo, prima di combinare un pasticcio.^^” Se vi risulterà
caotica, non meravigliatevi più di tanto.
Allora, ringrazio
dal profondo del cuore tutti i lettori e in particolare chi ha commentato.
Thanks!#^^# Le parole non bastano a dirvi quanto vi sono grata.
KARI1: ciao! Sono contenta di
risentirti, e recensisci pure tutte le volte che vuoi, per me non c’è problema,
anzi!^//^ Allora, sono felicissima che la mia ff ti appassioni tanto, e ti
ringrazio per i complimenti sulla storia e i personaggi. Ci metto molto impegno
nello scrivere e mi fa piacere che non sia tempo sprecato. Anche perché, non ho
certo tempo da sprecare, visto che devo fare i conti 6 giorni su 7 con una
decina di materie scolastiche ( concordo con te nel commento sui prof, almeno
per quanto riguarda alcuni di loro). Per quanto concerne la coppia del Kansai,
ho dato loro una pausa durante questo capitolo: Ran e Shinichi hanno dominato
incontrastati per tutto il tempo. Nel prossimo li rivedrai, promesso!^^ Un
bacio, a presto.
Lore:
ciao! Grazie mille del commento, sono felice che la tua attesa abbia avuto i
suoi frutti. Insomma, sarebbe stato un guaio se, oltre a farti aspettare così a
lungo, ti avessi fatto leggere qualcosa di deludente! Spero che anche questo
capitolo sia all’altezza delle tue aspettative. Un bacione, a risentirci!
Shin_17:
ciao!^^ Mi ha fatto piacere ricevere la tua recensione. Grazie dei complimenti,
sei davvero gentile!#^^# Sono ansiosa di conoscere il tuo parere anche su questo
capitolo, augurandomi come sempre che sia stato di tuo gradimento. Un abbraccio,
a presto!
Kyo-chan:
ciao! Che bello risentirti, sono contenta che la mia storia ti entusiasmi tanto:
per me è importante ricevere l’appoggio di lettrici come te. Ti piace la mia
pubblicità? Beh, se non altro ho un futuro assicurato nel marketing!^__^ Hai
visto, il capitolo era al 100% Ran/Shinichi, come preannunciato. Spero che non
ti abbia deluso, comunicami cosa ne pensi, okay? Ti ringrazio tanto delle lodi e
del commento, baci.
Vichan:
salve!^^Sono contenta che tu abbia apprezzato il fatto che ho postato solo metà
chap: non ringraziarmi, non ce n’è bisogno! Allora, riguardo al tuo commento: mi
fa piacere che la scena di Kogoro ti sia piaciuta, pensa che avevo soppesato
l’idea di eliminarla, all’inizio, perché non mi convinceva più di tanto.
L’introspezione di Kazuha invece piaceva anche a me. Certo che ho ascoltato il
tuo suggerimento sugli spazi! Era ben mirato e intelligente, e avevi pienamente
ragione. Ho cercato di tener conto dei luoghi anche qui, vedi un po’ come me la
sono cavata (in fondo non è stato difficile: c’è solo una scena in un solo luogo
: P). Un abbraccio, spero di risentirti.
Akemichan:
ciao! Che bello, sono felice che anche lo scorso capitolo ti sia
piaciuto. Spero che il confronto fra Ran e Shinichi di quest’ultimo sia stato
all’altezza delle tue aspettative… come ho già detto nell’introduzione mi ha
creato parecchi problemi: era un punto cruciale della ff e volevo fosse perfetto
(cosa che naturalmente non sono riuscita ad ottenere - _ - “). Allora, riguardo
al tuo commento: anche a te è piaciuta la scena di Kogoro? Allora ho fatto bene
a tenerla, invece di tagliarla come avevo pensato all’inizio! Il dottor Agasa…ho
riletto la parte, in effetti è stato un po’ distante e ‘sgarbato’ con Kazuha, ma
volevo che trasparisse quanto fosse preoccupato per Ai, che ormai considera come
una nipotina, senza affrontare la scena direttamente dal suo punto di vista (e
quindi descrivendo le sensazioni che provava). La sua preoccupazione è anche il
motivo per cui non aspetta Shinichi (in fondo, la biondina gli sta morendo
dissanguata davanti, è normale che si preoccupi più di lei). “Seno promettente”
è un’espressione che ho sentito in un telefilm, perciò, a meno che i traduttori
non abbiano fatto un pasticcio, immagino che si possa dire, e che sia
equivalente a “Seno prosperoso” (che anche ho sentito dire). Ma capisco la tua
perplessità, non si sente spesso. Un bacio, a presto!
Miele:
ciao!^^ Sono felicissima che tu ti sia appassionata tanto alla mia storia da
volerla commentare; ti ringrazio di cuore per la recensione e i complimenti, mi
ha fatto davvero piacere leggerli #^^#. Anche a me piace tanto il rapporto che
c’è fra Heiji e Shinichi, infatti avevo deciso di approfondirlo nella mia storia
sin dall’inizio; sono felice di essere riuscita a renderlo. Davvero pensi che la
mia ff sia meglio dell’anime? Non esageriamo, che poi mi monto la testa ( e non
è il caso ^^”). Ancora grazie per il commento, spero che anche questo chap sia
stata una piacevole lettura per te. Un bacio, a presto.
Shaddy:
ciao! Wow…sono davvero felice di sapere che la mia storia ti abbia colpito così
tanto; è splendido pensare che un lavoro che mi è costato tanto tempo e fatica
abbia fatto breccia nel cuore di qualcuno. Insomma, è una bella
soddisfazione.^//^ Grazie mille delle lodi, sei stata davvero gentile, alcuni
commenti mi hanno fatto sorridere (l’immagine di te che cadi dalla sedia mentre
leggi, per esempio. Spassosa!^__^), altri mi hanno davvero scaldato il cuore;
recensioni come le tue non possono che incoraggiarmi a continuare a scrivere, e
di questo ti sono grata. Io Gosho…beh, spero di essere un po’ più carina di un
quarantenne giapponese (O__O). Eh eh…ti ringrazio ancora per la recensione,
spero che questo capitolo ti piaccia, e che non si sia fatto aspettare troppo.
Un bacione, a risentirci!
Sita:
ciao! Grazie del commento, sono contenta che la storia continui a piacerti e
sono lusingata dai tuoi complimenti. Solo una cosa: potresti non scrivere nelle
recensioni parole enormi tutte attaccate (tipo lo wow di quest’ultimo)? Non
fraintendermi, mi fa piacere il tuo entusiasmo per la mia storia, ma in quel
modo deformi tutta la pagina… Un bacio, mi auguro di risentirti.
Ersilia: ciao! Leggere i tuoi
commenti è sempre un piacere immenso.^//^ Spero di non averti fatto aspettare
troppo per questo aggiornamento, e che sia all’altezza delle tue aspettative.
Grazie mille per i complimenti, a presto. Un bacio.
Ginny85:
ciao!! Eh sì, più di duecento recensioni…non l’avrei mai detto quando ho
iniziato a scriverla, per di più i primi capitoli avevano al massimo tre o
quattro recensioni ognuno, se andava bene (spesso anche nessuno, quindi…). Sono
soddisfatta, perché ci ho lavorato sodo, e sono contenta che la mia fatica abbia
avuto i suoi frutti. E poi, naturalmente, devo ringraziare la dolcezza di
persone come te, che mi hanno commentato costantemente per tutto questo tempo.
Thanks! I tuoi e i commenti di molti altri mi hanno aiutata molto nella stesura
della storia, ve ne sono infinitamente riconoscente. Allora, preludio a parte,
andiamo al tuo commento: sono felice che anche l’ultimo capitolo non ti abbia
deluso; vedrai che nel prossimo la coppia di Osaka avrà uno spazio tutto per sé,
così come la coppia principale, che naturalmente non può mancare (anche se uno
dei componenti è in forma rimpicciolita ^^”). La scena di Kogoro più che un
colpo di genio è stato un colpo di fortuna, mi è venuta di getto e poi avevo
pensato addirittura di eliminarla, rinunciandoci dopo averci pensato un po’.
Grazie ancora di cuore per i complimenti, mi hanno fatto veramente piacere. A
presto, spero che la scena fra Shinichi e Ran di questo capitolo ti sia
piaciuta. Oh! Non vedo l’ora di vedere questa sorpresina che hai in
mente…cos’è?? Dai, dimmelo!! Sono così distratta che potrei perfino non
accorgermene, se non me la trovo parata davanti (sarei capace di cadere in un
tombino, se non fossero coperti, sai?). E dai, non lasciarmi sulle spine,
Ginnuzza!! Cos’è??
Laira:
ciao!^^ Ti ringrazio del commento e dei complimenti, è sempre un piacere
sentirti. È vero, sono convinta che Kogoro sia qualcosa di più che un
personaggio comico buttato lì da Gosho…e lo ha dimostrato in più occasioni anche
nel manga/anime. Mi auguro che non ti abbia deluso il modo in cui ho gestito la
situazione fra Ran e Shinichi, io ho fatto del mio meglio, spero ne sia valsa la
pena e che ti sia piaciuto. Un bacio, fatti risentire!
Questo è tutto.
Nel capitolo c’è qualche riferimento al manga numero 1 di Detective Conan, più
accenni ai soli due film che hanno trasmesso su Italia 1 (Skycreeper On a
Timer e Trappola di Cristallo).
Ora, una notizia,
buona o cattiva a seconda dei punti di vista: il prossimo capitolo che posterò
sarà anche l’ultimo, per quanto riguarda La Promessa di Shinichi. La
storia è ormai terminata e anche se mi piacerebbe continuarla, sarebbe solo un
allungare il brodo inutilmente. Mi impegnerò a fondo per dare una fine dignitosa
e più bella possibile alla fanfic, ringraziando sin da ora tutti quelli che mi
hanno sostenuto in questo lungo cammino.
A presto, quindi.
-Melany
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