Harry era curioso da giorni
di capire
il motivo di quell'appuntamento. Era stato avvisato giorni prima da
Tom, il titolare del Paiolo Magico, che qualcuno lo cercava e che lo
avrebbe atteso lì da lui tutto il pomeriggio, quel giorno. E
quando
gli disse di chi si trattava, Harry decise di liberarsi da tutti gli
impegni, per correre all'appuntamento. Era addirittura arrivato
leggermente in anticipo e sospettava di dover aspettare, ma quando
entrò nel pub e vide quella figura colossale in un angolo si
rese
conto che l'altro doveva esser ben più emozionato di lui.
Pareva un pesce fuor
d'acqua. Si
guardava attorno smarrito ed abbassava lo sguardo ogni volta che
qualcuno incrociava le sue occhiate curiose. Tom salutò
Harry con
cordialità, quando lo vide entrare e la figura al tavolo si
girò
verso di lui, esibendo un mezzo sorriso sghembo. Harry se la prese
con calma, e si sedette di fronte a lui senza fretta, deciso a non
fargli trovare terreno facile, qualunque cosa suo cugino Dudley
dovesse dirgli. Si prese il tempo per osservarlo con calma, prima di
accennare un sorriso e salutarlo. Era sempre stato grosso, da quando
era bambino, ma da adulto era fuori proporzione anche per il mondo
della magia. Pareva incrociato con un gigante, ma non aveva l'altezza
di Hagrid, solo il peso, semmai. Sul viso aveva cercato di farsi
crescere una barbetta biondiccia, per celare almeno parzialmente il
mento quadruplo che aveva, ma il risultato era solo di far risaltare
meglio le pieghe, ed in ogni caso non gli cresceva abbastanza peluria
per coprire tutto quel viso. Gli occhi chiari erano acquosi e
sfuggenti, e dimostrava ampiamente di sentirsi a disagio in quel
posto. Era vestito sobriamente, in compenso, con pantaloni eleganti,
giacca e persino cravatta, che parecchi maghi guardavano con estrema
curiosità. Persino ora Harry, ormai abituato da sempre alla
veste da
mago, si sentiva leggermene a disagio, ad osservarlo.
Tom arrivò a
posargli davanti la
burrobirra che gli aveva ordinato al bancone, poi l'oste sorrise a
Dudley, chiedendogli: “E per te, l'acquaviola come un tempo?
Sai
Harry che tuo cugino veniva qui quasi tutte le settimane, quando era
ragazzo? Mi chiedeva di te, ogni tanto...” annuì
l'uomo. “Doveva
esser molto fiero di averti come cugino, sai?”
Harry spalancò
gli occhi e la bocca,
mentre il cugino di fronte a lui cambiava colore, passando dal
pallido semicadaverico al rosso fosforescente.
“Davvero?”
chiese incuriosito,
trattenendosi a stento dal mettersi a ridere.
Dudley evitò di
rispondere,
imbarazzato, chiedendo una burrobirra a Tom. Quando l'uomo si fu
allontanato, tornò a guardare il cugino, che lo fissava
perplesso.
“Ecco... venivo a
vedere com'era il
mondo magico, sai... ero curioso... papà e mamma non lo
hanno mai
saputo.” mormorò. Si passò una manona
simile ad una zappa sul
viso ed Harry notò che era screpolata e callosa, come le
mani di chi
facesse lavori manuali.
“Ti chiederai
perché ho cercato,
immagino...”
“Sì,
infatti.” Harry era deciso a
non rendergliela semplice e tacque, attendendo che l'altro decidesse
di sputare il rospo. Lo osservò agitarsi sulla sedia e
sobbalzare
perfino quando l'oste tornò con il suo bicchiere, poi
l'omone infine
si decise.
“Non so da dove
cominciare. È
un'eternità che non ci vediamo, vero?”
“Infatti. Dalla
sera in cui vi hanno
portato in salvo, per l'esattezza.”
“Esatto. Ci hanno
detto che hai
sconfitto quello là, quando ci hanno riportati a casa,
praticamente
un anno dopo.”
Harry annuì.
“Sì,
è morto. Non avete più nulla
da temere dal mondo magico.”
“Già...
bene. Non ce ne avete altri,
come lui, vero?”
“No. Lui bastava
ed avanzava per
tutti.”
L'omone annuì,
visibilmente sollevato.
Prese fiato un paio di volte, aprendo e richiudendo la bocca. Si
agitava sulla sedia come se fosse coperta di spine e la cosa
cominciava ad andare per le lunghe.
“Perché
mi hai cercato, Dud? Dopo
dieci anni non so immaginare un motivo per il quale tu voglia
rivedermi, sinceramente.” disse infine.
“Per mio
figlio.”
Harry alzò le
sopracciglia,
sbalordito. Non aveva mai pensato a suo cugino in quegli anni, e
quando ne aveva avuto notizie aveva ricordato solo l'adolescente
rissoso e grossolano che aveva conosciuto, senza pensare che il tempo
era passato anche per lui, e gli venne da ridere a pensare che nel
frattempo potesse essersi sposato ed aver messo su famiglia. La sua
espressione doveva esser talmente trasparente che l'altro
avvampò
nuovamente.
“Già,
anche un bullo come me può
mettere la testa a posto, sai?” disse, quasi risentito.
Il mago alzò le
mani, sulla difensiva,
ma prima che potesse parlare l'altro continuò, affondando
una manona
in una tasca da cui estrasse un palmare ultimo modello.
Trafficò con
esso e poi lo girò, mostrando lo schermo al cugino. Un
bambinone,
identico per colori e stazza al padre gli sorrideva dallo schermo, ma
con qualcosa di più dolce e persino più
intelligente negli occhi.
“Si chiama
Robert. Robert Lewis
Dursley. Ma è Bobby per tutti.” disse il babbano,
il viso che si
apriva in un sorriso di enorme orgoglio paterno.
“È
così in gamba, sapessi.. ha
preso tutto da sua madre, a parte le dimensioni.”
Girò nuovamente
il palmare e quando
tornò a mostrarlo al cugino, una serie di foto stavano
scorrendo
sullo schermo. Il piccolo giocava al parco, su un girello, con un
padre illuminato da una luce gioiosa che Harry non gli aveva mai
visto in viso in vita sua.
“E questa
è Sarah. Mia moglie.”
disse, indicando una delle donne più belle che Harry avesse
mai
visto in vita sua. Dudley guardava le foto, un sorriso bambinesco in
viso, gli occhi colmi di un amore sconfinato. Era una donna alta,
bionda, con curve mozzafiato ed un sorriso da fotomodella.
“Io... non avrei
mai pensato di
meritarmi una donna così. Le ragazze non guardavano mai
quelli come
me a scuola, sai? Mi evitavano con cura, fino
all'università.”
Alzò lo sguardo sul cugino, che lo guardava dubbioso.
“Ho fatto
solo un anno... papà insisteva tanto che mi iscrivessi ad
ingegneria, ma è stato disastroso... lo sapevo, anche alle
superiori
vivacchiavo, se non fosse stata la mamma avrei ripetuto infinite
volte gli anni, ma sai.. non la puoi fermare quando vuole qualcosa.
Ma all'università non ce l'ho fatta in alcun
modo.” Fece
spallucce. “Sono andato a lavorare con papà, e poi
ho racimolato i
soldi per aprire una impresa edile. Ora faccio il costruttore, e
spesso lavoro in cantiere con i miei operai. Preferisco far le cose
con le mani che con la testa, sai...” Sorrise, mesto.
Harry lo fissava senza
parlare, troppo
stupito per poter ribattere.
“Lei l'ho
conosciuta il primo ed
unico anno che ho passato all'università. Una sera l'ho
difesa da
uno scippatore che voleva portarle via la borsetta. Da allora non ci
siamo mai più persi di vista e un anno dopo le ho chiesto di
sposarmi. Non pensavo che mi dicesse di
sì.”
Spiegò, toccando
di nuovo il palmare.
Apparvero le foto del matrimonio e Dudley sembrava un'altra persona.
Era trasfigurato, guardava la donna bellissima vestita da sposa al
suo fianco con una felicità indescrivibile negli occhi, era
palese
che la venerasse addirittura. Harry si rese conto che se anche nelle
foto del suo matrimonio con Ginny erano entrambi raggianti di gioia,
non potevano nemmeno lontanamente competere con la totale ed assoluta
gioia che pareva trasparire dal volto del cugino. Era qualcosa di
ultraterreno, come se si stesse sposando con un angelo sceso in
terra. La moglie era felice, ma era più normale, lui in
tutte le
foto sembrava trasognato. Dudley restò sovrappensiero a
guardare le
foto, dimentico di tutto, per qualche istante, con un sorriso
sognante sul viso, poi tornò ad incupirsi quando apparve una
foto
del figlio neonato, nelle foto successive.
“Vedi... io temo
che...” sbuffò,
arruffandosi i capelli con una mano, mentre con l'altra spegneva e
riponeva l'oggetto in tasca.
“Temo che Bobby
sia come te.” disse
tutto d'un fiato.
Harry fece tanto d'occhi e
poi, senza
riuscire a reprimersi, cominciò a ridere a crepapelle.
“Oddio
scusa” disse, cercando di
ricomporsi, mentre guardava l'altro accendersi di rossore, sempre
più
vicino all'auto combustione spontanea.
“Ecco... lo
sapevo che era una
pessima idea” Borbottò.
“No
no!” disse Harry, allungando
una mano a trattenerlo, visto che si stava già alzando.
“Scusa,
perdona, ma mi hai preso completamente alla sprovvista.”
Sorrise,
ricomponendosi. “Ma come fai a dire che è un mago?
Quanti anni
ha?”
L'omone si risedette,
sbuffando
rumorosamente. Tornò a fissare il cugino e dopo un sospiro
ricominciò a spiegare.
“Sette... e fa
come facevi tu a
quell'età. Sposta le cose, se non gliele dai, e
poi...” Fece
girare lo sguardo nel locale, come se cercasse un appiglio.
“Due
settimane fa lo abbiamo portato da un barbiere... ma il taglio non
gli è piaciuto per niente. Ha pianto tutto il pomeriggio,
lamentandosi che non li voleva così corti e non ha smesso
fino a
sera, dicendo che li rivoleva come prima. E la mattina
dopo...”
L'uomo raggiunse un'ulteriore ed impossibile tonalità di
rosso ed
Harry temette sinceramente di vedergli andare a fuoco le orecchie.
“Gli erano
ricresciuti?” Chiese.
Dudley annuì,
con un'espressione
comicamente tragica in viso.
“Io volevo
chiederti... ecco...” Si
passò le mani nei capelli e sul viso, impallidendo.
“C'è una
cura, per questo? È possibile farlo diventare
norm...” Si
interruppe, vedendo il cugino fulminarlo con gli occhi. “Come
me,
ecco.”
“No, Dud. Non
è una malattia che si
possa curare. È un dono, come saper dipingere o saper
suonare.”
“Ma tu come fai a
saperlo? Hai mai
provato a non essere un mago?”
“E tu hai mai
provato a non essere..”
Si trattenne dal dire idiota, e soggiunse “Dudley?”
concluse
furioso, sentendosi avvampare a sua volta. “Se tuo figlio
è un
mago devi solo accettarlo, e fare quello che è meglio per
lui!”
“Ci sto
provando!” esclamò l'altro
accalorandosi. “Hai figli tu? Lo sai cosa si
prova?”
“Sì!
Ne ho due, se proprio vuoi
saperlo, so benissimo quello che si prova!”
Dudley lo guardò
stupefatto. Anche per
lui Harry era rimasto lo strano che conosceva da ragazzino e non gli
passava nemmeno per la mente che una ragazza potesse guardarlo. Ma il
tempo era passato per entrambi e si rese conto che effettivamente
Harry era diventato persino un bell'uomo, a differenza di lui stesso,
che era solo diventato un elefante bipede e con poca proboscide, in
proporzione. Annuì, di nuovo imbarazzato.
“Allora forse
puoi capirmi... io non
voglio che Bobby faccia la vita che hai fatto tu.”
Abbassò lo
sguardo a osservarsi con estrema cura le manone. “Ti abbiamo
trattato in maniera ignobile, lo so... e non voglio che il mio
piccolino faccia quella vita. Io... i miei non lo sanno ancora, sai?
Ho fatto in modo che non si accorgessero delle sue piccole stranezze.
Solo io e Sarah ce ne siamo accorti ed è stata lei a volere
che ti
incontrassi, quando le ho raccontato di te.”
“Le hai
raccontato di me?”
“Sì.
Dovevo spiegarle in qualche
modo, no? Le ho detto che sei un mago, ed anche bravo, a detta della
tua gente... sei famoso, no? Magari tu sai cose che gli altri,
normali.. non sanno.” mormorò, la voce che
scendeva sempre di più.
Harry rimase a guardarlo
sbalordito, la
bocca spalancata, senza emettere suono. Non sapeva che dire.
Oltretutto lo aveva appena sentito ammettere di esser stato trattato
in maniera orrenda per tutta la propria giovinezza ed era qualcosa
che superava ogni sua aspettativa. Era talmente sorpreso da essersi
completamente dimenticato di dov'erano e fu solo il rumore di un
bicchiere infranto per terra, dietro il bancone, a riportarlo alla
realtà. Avrebbe tanto voluto portarsi dietro Hermione, in
quel
momento. Lei avrebbe capito, avrebbe saputo cosa dire, ma lui non
aveva idea di come comportarsi. E sopratutto, che cosa voleva Dud da
lui? Che cancellasse con un incantesimo i poteri di suo figlio? Ma
stava scherzando?
“Ma come puoi..
come puoi pensare di
venirmi a chiedere di cancellare i poteri di tuo figlio?”
chiese
accalorandosi.
“No, non
fraintendermi!” Disse
l'altro, alzando occhi e mani, sulla difensiva. “Io voglio
solo
sapere se è possibile, se c'è altra scelta a
parte mandarlo alla
tua scuola... voglio solo sapere se può avere una vita
normale...”
“Ma certo che
può! Anche da mago
condurrà una vita normalissima, sai? Come me,
studierà, avrà una
moglie, dei figli, un lavoro...”
“E non
dovrà combattere contro maghi
oscuri?” chiese Dud, la voce che tremava, svelando la sua
vera
preoccupazione.
“No, Dud...
quello è toccato solo a
me.” Rispose freddamente.
“Harry, cerca di
capirmi... io non ne
so niente del tuo mondo, di come vivi, di cosa fai... conosco solo i
pregiudizi dei miei, e li conosci bene anche tu, insomma... ma io ora
ho bisogno di capire veramente, per il bene di Bobby!”
Agitava le
mani, parlando, e cominciava a sudare, malgrado la temperatura mite
del locale. “Voglio capire se potrà esser felice
lo stesso. Ti ho
visto solo soffrire quando tornavi da quella scuola, ho il terrore
che possa soffrirne pure lui, capisci?”
Gli occhioni acquosi
dell'omone si
inumidirono, svelando queste paure ad un parente che aveva sempre
trattato come un reietto. Non ne aveva mai parlato completamente
nemmeno con Sarah, e man mano che parlava con Harry cominciava a
capire realmente tutto quello che temeva per il suo amatissimo
figlioletto.
Harry si strinse le braccia
attorno al
corpo, appoggiandosi allo schienale della sedia. Il locale pareva
essersi fatto più silenzioso da quando avevano cominciato a
parlare
ed ora si accorse che non era affatto così, quando permise
alla
propria attenzione di tornare sull'ambiente che li circondava. Era
ora di merenda, ed il locale si era riempito di streghe che
prendevano il tè, spettegolando sulle ultime notizie e sugli
acquisti appena fatti in Diagon Alley, nascosta dietro un muro di
mattoni nel retro del locale. Era vero, Dud non sapeva nulla della
normalità della vita magica. Non sapeva che sotto sotto,
magia a
parte, era un mondo come quello babbano, fatto di piccole cose
quotidiane, il lavoro, la famiglia, i figli, matrimoni, divorzi,
eventi grandi e piccoli in tutto e per tutto identici a quelli che
accadevano nel mondo dei babbani. Prese la decisione senza pensarci
troppo. Si alzò, facendo cenno all'altro di seguirlo.
“Vieni, te lo
voglio mostrare, il mio
mondo... voglio che tu lo veda con i tuoi occhi.”
..... segue!
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