Titolo: Nebbia e pioggia a Londra
Autore: weeping_ice
Rating: pg13
Riassunto: Severus e Lucius si incontrano
in un locale, forse non proprio per caso.
Avvertimenti: OOC, slash
Note dell'autore e ringraziamenti: credo
che l'autrice/autore della traccia abbia dovuto sopportare un
fastidioso fischio diverse volte in questi mesi, purtroppo mi ha fatta
penare più di un parto plurigemellare.
Che dire, è la terza storia che scrivo per il semplice
motivo che questi due disgraziati mi riescono solo con tanto, tanto
angst. Lo slash c'è -almeno quello lasciatemelo-, ma
è solo uno spolveratina, stile zucchero a velo su una torta
al cioccolato. Temo che anche l'OOC ci sia, ma tengo a precisare che i
personaggi hanno fatto tutto di loro iniziativa.
Ultima cosa, nella storia sono nominati alcuni brani musicali e ci
terrei ad inserirli:
“Moonlight sonata” Sonata for piano No 2 in C sharp
Minor op. 27 L. Van Beethoven
“Nocturne” in E flat Major op 9 No 2 F. Chopin
“Love dream No 3” F. Liszt
“Nocturne” J. Sibelius
Se qualcuno se lo stesse chidendo, devo ancora imparare a scrivere
qualcosa di vagamente decente con una scadenza programmata.
Disclaimer: i diversi personaggi e le
ambientazione che compariranno in questa storia appartengono alla loro
creatrice JK Rowling e a tutti coloro che ne detengono diritti legali.
Per quanto concerne la sottoscritta non vi è scopo di lucro
alcuno.
Fuori dalle porte del locale la nebbia invadeva le strade e il Tamigi
saturava i vicoli con il suo odore di pesce e acqua immobile. Questa
era Londra per Severus, o meglio, l'aria di Londra che i turisti
ricercavano in Picadilly Circus e Trafalgar Square.
A nessun vero londinese dispiaceva quell'atmosfera perennemente
autunnale e popolare, eppure molti apprezzavano particolarmente quel
locale perché si discostava dalla quotidianità
con le sue arie esotiche e raffinate, unite ad una parvenza di calma e
lusso che nessuno avrebbe potuto immaginare nel vicino quartiere della
borsa.
Severus sospirò, prendendo il bicchiere portogli da un
cameriere. Dal divano su cui sedeva aveva un ottima visione del palco,
su cui si stava esibendo un giovane pianista austriaco. Probabilmente
l'ennesimo Babbano confuso e destinato ad un incantesimo obliatore
prima delle tre, pensò, godendosi un sorso del suo cocktail.
Declinò il terzo invito a ballare e gettò
un'occhiata oltre l'ampia vetrata.
Non si aspettava certo di vederlo arrivare, entrambi avevano convenuto
di essere troppo impegnati e cresciuti per quella sciocca riunione,
eppure non poteva impedire ai suoi muscoli di irrigidirsi per ogni
figura che si affacciava oltre la cortina di nebbia.
Anche quel giorno c'era nebbia, ma pioveva, pioveva forte.
“A volte dimentico che Beethoven era un Babbano.”
Se il rumore di passi lo aveva messo in allerta, sentendo quelle parole
si rilassò nuovamente contro lo schienale imbottito. Non
aveva bisogno di alzare lo sguardo, avrebbe riconosciuto quella voce
strascicata ovunque.
Lucius Malfoy porse il proprio mantello al responsabile del guardaroba,
prima di accomodarsi accanto a lui, le lunghe gambe accavallate e il
bastone sulle proprie ginocchia.
“A volte producono qualcosa di buono,”
ribatté Severus riprendendo a fissare il giovane musicista,
“comunque è solo la seconda sonata dell'opera
ventisette.”
Lucius diede un breve cenno d'assenso e lui tornò a
concentrarsi sulla folla della sala.
Tra loro e il palco uno svariato gruppo di maghi e streghe, in gran
parte appartenenti all'alta società, si intratteneva ai
tavolini con svariati bicchieri, giovani disponibili e fish pari al suo
stipendio di un anno. Senza alcuna curiosità
fissò alcuni gruppi che salivano lentamente le scale,
diretti alle camere del piano superiore. Se non ricordava male, una
volta quelle stanze erano adibite a puro alloggio per coloro che non
desideravano rientrare in famiglia in 'condizioni riprovevoli', ma con
il cambio di gestione la cosa era diventata molto più
liberale, e onesta.
Un urlo lo costrinse a rivolgere la propria attenzione all'ultimo
tavolino della sala. Lord Bayron, vecchio maestro di scherma della
famiglia Malfoy, sembrava aver vinto una considerevole somma di denaro,
per la prima volta in anni di gioco. “Pensavo fossi ad
Hogwarts.” disse Lucius con noncuranza mentre osservava il
suo vecchio maestro intascare velocemente la vincita.
“E io ti credevo ad una cena con colleghi e
consorti.”
“Avrei dovuto,” convenne Lucius,
“fortunatamente due delle suddette consorti hanno avuto dei
diverbi con i mariti stamane e si sono avventate su Narcissa in cerca
di consolazione.”
Lord Bayron cadde malamente a terra e i gettoni dai colori sgargianti
si sparsero per tutta la sala. Mentre il vecchio si gettava a gattoni
per raccoglierli, un vicino sussurrò qualcosa all'usciere.
Bastarono pochi secondi perché una strega attempata facesse
il suo ingresso e lo portasse con un incantesimo di levitazione verso
l'uscita, inseguita da una strega decisamente più giovane e
infuriata e da alcuni membri del personale, costernati e imbarazzati
dalla scena. “Quei due non impareranno mai a portare le
segretarie in ristoranti meno appariscenti.” concluse,
facendo un cenno al cameriere più vicino.
Severus sospirò passandosi una mano sul volto. Considerando
che le segretarie di Lucius erano una migliore dell'altra, molti
avrebbero insinuato che non fosse esattamente nella posizione adatta
per assumere il ruolo di consigliere, almeno non in questo campo. Chi
lo conosceva bene sapeva che Narcissa non aveva nulla da temere dalle
quattro giovani, ma avrebbe detto che la compagnia che aveva scelto per
la serata non gli permetteva giudizi.
In quel momento un applauso scosse la sala, impedendogli di rispondere.
Il pianista aveva concluso il pezzo di Beethoven e ora stava eseguendo
un brano di Liszt, forse una richieste della strega che lo osservava
adorante dal tavolino più vicino al palco.
Non ricordava bene se anche quella sera fosse in scaletta quel brano.
Ricordava distintamente i pezzi di Beethoven, Chopin e Sibelius, ma
quello assumeva i contorni netti di una nota estranea e aggiunta
inopportunamente a coprire un buco. Probabilmente erano già
saliti mentre la folla di avventori si godeva le note di quel Romantico
ungherese.
Quando il mormorio generale si fu calmato, Lucius si voltò
verso l'amico.
“Non mi hai ancora detto perché sei
qui.” osservò facendo un cenno di saluto a una
donna, entrata proprio in quel momento. Piton la riconobbe come una
delle suddette segretarie, stranamente giuliva per una donna colta in
flagrante di tradimento.
Severus bevve un sorso del suo cocktail, le labbra strette sul bordo
del bicchiere e le dita della mano destra strette sull'impugnatura
della bacchetta. “Non ero incaricato della ronda stasera, e
la giornata è stata dura.” rispose, mentre
guardava un uomo appoggiare la mano sulla coscia di un giovane accanto
a lui. La faccia non gli era nuova... doveva essere un suo vecchio
conoscente, forse addirittura due o tre classi avanti.
Lo sguardo di Lucius segui il suo e il suo cipiglio si
indurì. Probabilmente lo ricordava per quella sera quando
gli aveva offerto di tornare insieme al castello. “Hai dato
di nuovo un test a sorpresa?”
“No, ma due Weasley hanno pensato fosse divertente allestire
una dimostrazione della propria idiozia fuori dalla mia
aula.” rispose Severus, assumendo un'improvvisa aria di
disgusto al ricordo della scena e dei patetici rimedi di Gazza.
“L'odore di vomito non è ancora
scomparso.”
La risata di Lucius si fece immediatamente sentire e Severus si
voltò, regalandogli la migliore espressione perplessa del
proprio repertorio.
Ci fu qualche altro istante di silenzio, poi chiese “Lo trovi
divertente?”
“Un po'.” rispose Lucius, asciugandosi una
lacrima.“Hai già bevuto qualcosa?”
Severus annuì stancamente. Appena il cameriere gli si era
avvicinato aveva rimpianto il momento in cui l'aveva chiamato; quella
sera venivano riproposti gli stessi sette drink di quella giornata,
quasi ripetessero periodicamente il menù. Viste tutte le
coincidenze Severus era arrivato a convincersi che Malfoy pagasse quel
locale per inscenare quella carnevalata.
Quel pomeriggio aveva ordinato Lucius per entrambi: un gola Severus e
un ira per sé. E a lui non era rimasto che sopportare il
gusto zuccheroso della cioccolata mischiarsi nella sua bocca con il
sapore del whisky incendiario.
Poteva non essere male, se sapevi cosa aspettarti, ma era la prima
volta che lo assaggiava, e avrebbe preferito un'esperienza quanto meno
dignitosa piuttosto che fare la figura del ragazzino che tossisce dopo
appena un sorso e un bacio.
Lo sguardo di Lucius si spostò al poco che restava nel suo
bicchiere. Quella sera era verde.
“Stasera l'invidia, Severus?
Severus abbassò lo sguardo, chiedendosi quale dannato
spirito Grifondoro potesse essersi impossessato di lui quella sera.
Aveva ordinato praticamente appena aveva messo piede nella sala e la
sola cosa a cui riuscisse a pensare era Narcissa Malfoy seduta accanto
al marito durante una cena d'affari.
A dire la verità si aspettava una reazione del genere,
Lucius Malfoy non era famoso per essere un uomo capace di grande tatto,
a dirla tutta non voleva nemmeno sembrarlo, preferiva essere ricordato
come che sapeva trovare l'ovvietà nel momento opportuno.
Alle sue orecchie arrivò una risate che qualcuno avrebbe
definito argentina, ma che lui trovava estremamente irritante. La
donna, che poco prima gli si era avvicinata per ballare, si muoveva
sulla pista, stretta ad un ragazzo molto più giovane di lei,
avendo cura di passare puntualmente davanti a loro, calpestare i suoi
piedi e far vedere quanto si stesse divertendo.
Gli ricordava un po' Narcissa. Bastava che un uomo la osservasse oltre
il bordo del bicchiere, anche senza evidente e interesse,
perché lei si scoprisse pian piano, non sempre
metaforicamente.
Severus osservò che Lucius stringeva spasmodicamente
l'impugnatura del suo bastone, ritirandola di qualche centimetro,
scoprendo la bacchetta ogni volta che la coppia si avvicinava troppo.
Forse il ballerino era più intelligente -o più
codardo, molto spesso le due cose collimano- comunque condusse la
compagna oltre le altre coppie, verso il bordo opposto della pista, al
riparo dalle maledizioni di un certo mago.
Lucius si rilassò e fece nuovamente cenno al cameriere.
“Il pianista non è niente male.”
osservò di nuovo col suo tono strascicato, servendosi di una
bevanda color rosso scarlatto.
Severus alzò gli occhi sulla figura al suo fianco. Le spalle
ora erano rilassate e la mano teneva l'impugnatura del bastone con meno
enfasi. “Chiedi al proprietario di presentartelo.”
disse freddamente, allungando il braccio per prendere un bicchiere dal
vassoio, ma , esattamente come allora, non poté fare nulla e
lasciò che Lucius scegliesse per lui un altro cocktail
verde.
Decisamente Lord Malfoy aveva un pessimo senso dell'umorismo.
“Io parlavo a livello musicale.”
sussurrò Lucius passandogli il bicchiere e appoggiando una
mano sul suo ginocchio. "E comunque non mi sembra di essere quello
facile stasera."
Severus fissò quelle lunghe dita bianche stringersi intorno
alla carne e scontrarsi con il nero della veste, mentre intorno a loro
conoscenti e parenti della sua famiglia si divertivano e scioglievano
le lingue con l'alcool. Malfoy doveva essere definitivamente uscito di
senno per fare una cosa simile in pubblico, o almeno questo era quello
che pensava Severus mentre beveva.
“Sei fortunato, il violinista di prima era
pessimo.” disse, cercando di ignorare la mano che si spostava
lungo la sua coscia e la gamba dell'altro, separata dalla sua solo dal
tessuto della veste.
Entrambi gettarono una rapida occhiata alla folla, troppo impegnata a
bere e giocare per fare caso a loro. Severus sibilò. La
pelle di Lucius era calda, mentre lui l'avrebbe preferita fredda e
bagnata di pioggia, esattamente come quella sera.
“È stato cacciato?” chiese, premendo
più forte il palmo sulla sua gamba.
Piton si spostò a disagio sotto quel tocco. Gli era parso
che un uomo li osservasse dal suo tavolo appartato. “No,
Sibilla Cooman lo ha fatto scappare con le sue previsioni. Deve avergli
predetto venticinque morti diverse.”
I due uomini guardarono di fronte a sé. Sibilla era ancora
sotto il palco impegnata nel leggere il destino di un cameriere nel
polsino della sua camicia e nel vuotare un bicchiere dopo l'altro.
Anche da quella distanza potevano sentirla biascicare qualcosa su il
fato e l'amore della vita incrociato quella sera.
“Non avrei mai pensato fosse adatta a questi
locali.” mormorò Lucius, continuando a fissare la
donna.
“Una donna sola è adatta a qualsiasi tipo di
locale.”
Lucius annuì. “Be', è un inconveniente
piuttosto piacevole.” disse, mentre il pianista attaccava un
qualche notturno.
Sapeva a cosa alludeva Lucius, lo aveva pensato anche lui quando
quell'inetto aveva lasciato il palco, ma sapeva anche dove voleva
andare a parare.
Per una volta poteva pure concedergli una piccola vincita e lasciare
che iniziasse il suo sproloquio.
“Vediamo se riesco a rinfrescarti la memoria.”
disse Lucius, piegandosi su di lui.“Tu sei corso fuori dal
castello...
“...cercando di recuperare il mio baule” concluse
in tono piatto Severus. “Racconti la stessa storia ogni
anno.”
L'espressione di Lucius si indurì e la sua attenzione si
rivolse nuovamente al pianista, le mani strinsero nuovamente il bastone.
Severus sogghignò guardandolo e terminò il suo
cocktail. Avrebbe potuto concedergli una piccola vincita, se
quell'idiota non si fosse lasciato incastrare quella sera per una cena,
costringendolo a studiare potenti incantesimi di memoria per scordare
la delusione e il senso di frustrazione.
Lui ricordava bene cosa era successo quel giorno. Aveva dovuto
inseguire Lucius perché 'qualche idiota' aveva pensato fosse
divertente rubare il suo baule e nasconderlo in una camera di quel
locale, prenotata, ovviamente, a nome Malfoy.
Probabilmente era stata la cosa più stupida che avesse
fatto. Era uscito senza permesso dalla scuola ed era arrivato al Paiolo
Magico bagnato fradicio, arrabbiato e deciso a riprendersi i suoi averi
e mandare al diavolo quell'idiota per poi seguirlo in quel locale e
rimanerci tutta la sera.
“Siamo stati bene quel giorno. O almeno, io sono stato
bene.” borbottò Lucius, osservando le poche coppie
rimaste sulla pista.
Severus seguì il suo sguardo. Una coppia attempata si
stringeva sulle note di un notturno di Chopin; lui le circondava la
vita con un braccio, lei aveva appoggiato la schiena al suo petto. Non
erano belli o piacevoli da guardare, ma stavano bene insieme.
Ad essere onesti per lui le prime sensazioni non erano state buone:
l'odore dell'alcool gli aveva causato diversi conati e il mischiarsi di
profumi e colonie francesi giramenti di testa. Sarebbe volentieri
tornato indietro, purtroppo Malfoy era stato categorico: per recuperare
il suo baule avrebbe dovuto passare la serata lì con lui.
Normalmente Lucius Malfoy non considerava nessuno degno della sua
attenzione, eppure quella sera lo aveva fissato a lungo e a suo modo
aveva perfino cercato di essere gentile.
Avevano parlato del più e del meno per un po' di tempo,
della scuola, di come era una volta diplomati e Lucius aveva perfino
accennato ad una proposta interessante per quando avesse terminato gli
studi. Insomma, agli occhi di tutti era sembrata una normale
chiacchierata fra due amici che ascoltavano un pianista straniero
suonare alcuni brani famosi, bevendo cocktail dedicati ai sette vizi
capitali e ridendo della banalità e dell'idiozia dei gestori.
Se una volta di sopra non gli avesse mostrato il Marchio sarebbe stato
perfetto. “Sai che per me è stato lo
stesso.” mormorò, appoggiando una mano sulla sua e
stringendola.
“E allora smettiamola con questa sceneggiata.”
Severus non fece in tempo a controbattere che si ritrovò
l'amico addosso, le labbra premute sulle sue e la mani che correvano ai
bottoni della veste. Passarono pochi secondi di totale
immobilità mista a stupore, prima che lui rispondesse e si
tirasse contro Lucius, lasciando che il bicchiere si infrangesse a
terra.
E finalmente tutto sembrava veramente tornare indietro di sedici anni:
quel locale, il pianoforte, quei cocktail banali e loro due su quella
poltrona, Lucius impegnato a muovere le mani sotto la sua veste e lui a
mordere il suo collo. Niente mogli, niente doveri di insegnante o
coniugali, solo due ragazzi.
Severus mugugnò e decise che era per quella mano sul suo
petto che aspettava ogni anno quel giorno.
Non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto Crociatus, ma ormai quelle
serate erano una delle poche cose rimastegli, e cosa importava se
Malfoy spendeva una fortuna per inscenare un patetico teatrino.
Era un vero peccato che quella sera non piovesse, ma se quello che
sentiva sulle sue labbra era vero, almeno i sapori si sposavano meglio
delle volte precedenti. La lingua di Lucius finì finalmente
nella sua bocca e lui ebbe la conferma: decisamente l'invidia e la
lussuria stavano bene insieme.
L'ennesimo applauso della serata li interruppe e come ogni volta si
scostarono velocemente, Lucius spiazzato e contrariato allo stesso
tempo, lui grato che la maggior parte degli avventori fosse troppo
ubriaca per accorgersi dello scandalo sotto i loro occhi.
Purtroppo non tutti avevano ceduto alla tentazione. Severus stava
ancora cercando di rassettarsi la veste quando scorse un fascio di
banconote passare dalla mano di Lucius ad una decisamente
più grossa, inguantata in un elegante pelle di drago. Anche
quella scena non gli era nuova, era un paio di anni che quel guanto e
quelle iniziali tornavano nel suo campo visivo per vendere il proprio
silenzio.
Dietro di lui non c'era nessuno. Be', almeno anche quell'anno Narcissa
non avrebbe saputo nulla.
Lucius gli aveva detto il perché di quel locale: il
personale era discreto, gli avventori si ubriacavano prima di
mezzanotte e i pochi sobri erano talmente indebitati che avrebbero
venduto la madre per un pugno di galeoni.
L'uomo infilò le monete in tasca e fece un profondo inchino
prima di voltarsi per tornare al suo tavolo. Severus osservò
che l'amico stringeva il bastone quasi volesse frantumarlo.
“Mi hanno detto che Draco è stato qui
ieri.” disse, cercando di alleggerire la tensione.
Lucius annuì. “Spero quell'idiota non abbia
infangato il mio nome.” mormorò, gettando
un'ultima occhiata disgustata alla schiena di quel mago e dal suo
sguardo capì che, qualunque posizione di prestigio avesse,
nulla gli sarebbe valso contro il potere dei Malfoy.
“Stai sperando che lui e Potter si siano comportati
decentemente?” chiese Severus, recuperando un bicchiere sul
tavolo più vicino. Qualcuno del personale doveva averlo
sostituito dopo aver recuperato i cocci. “Sei un'ottimista
irrecuperabile.”
“Non sono tanto stupido, Severus." chiarì Lucius,
ghignando. "Ma spererei non siano saliti dopo soli tre assoli di
flauto.”
Severus preferì bere piuttosto che rispondere; entrambi
sapevano che i due mocciosi erano saliti appena entrati. In fondo, loro
avevano aspettato appena pochi brani ed erano altri tempi... o meglio,
nessuno di loro due era una avventato Grifondoro con il cuore appuntato
al bavero.
Il ragazzo sul palco stava di nuovo eseguendo la sonata di Beethoven e
molti dei clienti raccoglievano i loro mantelli, pronti per tornare
dalle famiglie. Lucius estrasse dalla tasca interna del mantello la
fede e un vecchio orologio. Era ormai passata l'una.
“Si è fatto tardi, Narcissa mi aspettava a casa
mezz'ora fa.”osservò alzandosi dal divano e
infilandosi l'anello. Gli gettò un'ultima occhiata prima di
avviarsi verso l'uscita. “Buona notte Severus.”
Severus fece un cenno col capo e lo guardò uscire dal
locale. Fuori aveva iniziato a piovere, esattamente come quella sera.
“Avery dice che mi stai cercando.”
Severus fissò con disprezzo il ragazzo di fronte a
sé. Fuori si era scatenato il diluvio, eppure la sua
elegante veste nera era perfettamente asciutta.
“E' stato uno scherzo idiota Malfoy.”
sbottò allontanando la sedia dal tavolo. “Rivoglio
le mie cose.”
“Come vuoi, Severus.” disse Lucius, guardandolo con
aria predatrice. “Ma dovremmo affrettarci, Londra
è piuttosto lontana.”
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