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Prefazione
"Il
musicista cava l'essenza dell'arte da se stesso,
egli
ode dal di dentro."
Novalis
Londra non era mai stata
così silenziosa come quel pomeriggio.
Come se all’improvviso la gente avesse
deciso di barricarsi nelle proprie case o nascondersi dietro le
scrivanie dei
loro uffici. Come se la pioggia avesse cancellato le impronte
sull’asfalto e
nessuno volesse più tracciarne di nuove. Come se anche i
taxi avessero
consumato carburante e di fare rifornimento non ne avevano proprio
voglia. Era
silenziosa quel giorno Londra.
Anche la pioggia non
sembrava più semplice acqua piovana, ma soffici coriandoli
che cadevano dal
cielo.
Isabella quel giorno non sarebbe voluta uscire, sicuramente avrebbe
preferito rimanere chiusa a casa, magari seduta sul vecchio tappeto
color
vermiglio, con una trapunta che avvolgeva il suo esile corpo e un buon
vecchio
libro tra le mani. Lei non era fatta per stare tra la gente. Di questo
ne era
consapevole, e Bella l’aveva capito da tempo, tanto che anche
gli altri avevano
imparata a ignorarla. Ma quel giorno decise di uscire, e chi sa per
quale
bizzarro motivo.
Camminava con la testa
bassa, gli occhi puntati sulle sue Converse nere, schivando qualsiasi
ostacolo
le bloccava il passaggio. Ma quel giorno la città sembrava
deserta.
Bella pensò
che forse tutto quel silenzio era causato proprio dalla sua improvvisa
uscita,
forse erano rimasti tutti sorpresi di vederla e d’incontrarla
per strada non ne
avevano proprio voglia. Infondo era sempre stato così,
l’avevano sempre evitata
quella ragazza dai lunghi capelli color mogano.
Alla fine lei, di tutte le
parole non sapeva che farsene, a volte, tanto rimaneva in silenzio, che
non si
ricordava nemmeno più come si facesse a produrre un suono.
Bella sospirava
solamente, e quello almeno, aveva imparato a farlo. Forse nessuno
sapeva farlo
bene come lei, si era allenata per essere la migliore. Si allenava
almeno dieci
volte al giorno, e quando dopo l’ennesimo tentativo produceva
un sonoro e
malinconico sospiro si riteneva soddisfatta.
E ora camminava tra le
strade di Londra, sospirando.
Un ondata di profumi e
aromi sconosciuti invasero i polmoni della ragazza dagli occhi color
cioccolato.
Bella quel profumo non l’aveva mai sentito, e stranamente per
quanto
misterioso, ne era irrimediabilmente attratta.
Lo seguì annaspando con spasmo,
in modo che s’imprimesse in ogni fibra del suo corpo, tra i
pori della pelle,
tra i tessuti della felpa che la copriva, voleva portarselo dentro per
poterlo
sentire ancora e ancora, fino a quando non ci sarebbe più
stato spazio nemmeno
per i pensieri.
Decise di seguirla quella
sua nuova droga. Perché davvero non aveva mai sentito nulla
di più buono.
Qual è
il sapore del cielo? Le nuvole sono forse
zucchero filato e i raggi del sole spighe di grano? E forse questo il
suo
profumo, è forse questo ciò che si sente in
paradiso?
Così persa nelle
sue
riflessioni, neppure si accorse di essere appena entrata
nell’Hide Park. Un po’
rimase sorpresa, perché non si ricordava neppure di
conoscerla la strada per
quel parco.
Era davvero tanto tempo che non usciva. Ma di scoprire il mondo lei
non ne aveva mai avuto voglia. Aveva sempre viaggiato solo attraverso
le parole
di un giovane avventuriero e scoperto terre esotiche e misteriose
tramite le
pagine consumate dei suoi libri.
Conosceva il tramonto perché aveva letto com’era
fatto.
Conosceva il calore del Sahara e il freddo dell’Antartide,
perché li
aveva letti, ma i suoi occhi quei meravigliosi paesaggi non
l’avevano mai
visti.
E ora che il cielo era non
era più ricoperto da dense nuvole e la pioggia aveva smetto
di cadere, Bella si
rese conto che un posto così bello non l’aveva mai
visto.
Maestosi e possenti alberi
s’ innalzavano lungo il sentiero. Bella sollevò la
testa verso i rami più alti
degli alberi, dove i deboli raggi del sole s’infrangevano,
imprigionandosi tra le
foglie.
Era davvero bizzarro il tempo di Londra.
Non sapeva mai se essere
triste o felice.
Un po’ come la ragazza che passeggiava timorosamente tra i
fili d’erba bagnata.
Bella non se ne rendeva conto, ma in quella città si
ritrovava perfettamente.
Erano un tutt’uno. Londra e Bella.
Di nuovo quel profumo
l’investì e questa volta non se lo
lasciò sfuggire.
Chiuse gli occhi,
amplificando uno dei cinque sensi. Usò l’olfatto
per trovare l’origine di
quell’essenza.
Si lasciò
trasportare un
po’ presa da un euforia che non le apparteneva, un
po’ persa nell’intensità di
quel momento.
Camminava calpestando fili d’erba verde, di un colore che a
fine
Aprile non aveva davvero mai visto.
Da quanto tempo mancava in quella città?
Eppure lei era sempre stata lì. Forse avevano ragione quando
le dicevano che
lavorava troppo. Ma il suo lavoro era anche la sua vita, e passare
intere
giornate dietro scaffali ricoperti di libri non le dispiaceva affatto.
Erano
tutto ciò che le rimaneva.
Bella si accorse di non
essere più sola, quando a una ventina di metri di distanza,
vide finalmente un
primo vero e proprio ammasso di gente.
Ed era proprio da
lì che
partiva il profumo che l’aveva drogata.
Improvvisamente, una
melodia malinconica, lontana, si fece spazio
tra la gente, raggiungendo e soffiando sulle spalle di Bella. Un suono di
chitarra classica invase l’aria, rendendola leggera,
rarefatta. Una
voce rauca, graffiante, attirò la sua attenzione.
Timidamente si
avvicinò alla piccola cerchia di
persone che ascoltavano rapiti.
Bella intravide un
ragazzo, dai capelli di un colore che non aveva mai visto, sembravano
ramati e
brillavano anche senza sole, si nascondeva dietro una chitarra
classica,
indossava una maglietta nera slabbrata e un paio di jeans chiari. Gli
occhi del
ragazzo erano chiusi, il viso contratto in una smorfia.
Era in piedi, la
gamba destra era leggermente piegata, per
sorreggere il peso della chitarra, mentre teneva la sinistra
completamente
curvata.
Durante tutta la durata
della canzone, non guardò
mai il suo pubblico improvvisato.
Ragazzi divertiti
lanciavano monetine dentro alla
custodia blu di velluto della sua chitarra, lasciata aperta ai suoi
piedi. Alcune
donne si fermarono ad ammirare quella forma d’arte che
raramente la si incontrava
in forma così pura lungo le strade.
Bella rimase
incantata, lentamente si allontanò andandosi a sedere
lungo il marciapiede, dal lato opposto. Rimase così immobile
a fissarlo.
C’era
qualcosa in quel ragazzo che costringeva Isabella a restare
ferma in quella posizione, come rapita.
Quando il misterioso
ragazzo suonò l’ultima nota, aprì gli
occhi.
E Bella in quell’istante venne invasa dalla marea di un
colore che di oceanico
non aveva nulla.
Poteva il mare avere un colore così intenso, poteva
l’oceano
essere verde?
La gente intorno a
lui si allontanò così come era arrivata, tutti
tranne Bella, che rimase seduta ad osservarlo, fin quando il musicista
non
raccolse tutte le sue cose, e con la chitarra conservata nella custodia
si allontanò.
Isabella adesso aveva
capito di chi era quel sorprendente profumo.
Se esistesse il
paradiso lui
ne farebbe sicuramente parte.
Ora aveva capito il
perché di tutto quel silenzio tra le vie della
città.
Lentamente si
sollevò sulle ginocchia e con passo incerto
ritornò
sui suoi passi.
Non c’era più il silenzio di prima, le persone
erano tornate a
popolare le strade, i nuovi profumi invasero quelli vecchi, ma Bella
quel
profumo l’aveva impresso dentro.
I
Londinesi la videro tornare a casa, sospirando.
*Pseudo scrittrice*
Lua è tornata con una nuova storia, diversa, decisamente
diversa
da The Butterfly Effect. Una storia che sento dentro e che ho avvertito
l'esigenza di scrivere, perchè le parole, le
situazioni, i
personaggi, cercavano di uscire dalla mia testa e per non sentire
più dolore mi sono decisa a mettere tutto su carta, o per
meglio
dire, su word.
Una storia scritta in
terza persona,
uno stile nuovo per me, non avevo mai fatto una long tutta in terza, ma
mi sono buttata in questa avventura e la porterò
avanti
fino alla fine. Questa storia sarà particolare,
scaverà
nell'animo dei suoi personaggi, e farà respirare l'aria di
Londra a voi
lettori, che spero apprezzerete questa mia nuova pazzia.
Perchè Londra?
Semplice, o
forse non poi così tanto. Sono stata tre settimane in questa
bellissima e affascinante città, l'ho vissuta, l'ho amata, e
ho
visto il musicista e la libraia. Ho visto Edward e Bella. Un omaggio a
questa meraviglia che mi ha protetto tra le sue vie e i suoi palazzi.
Sono state tre settimane indimenticabili, lunghe, e incredibilmente
vive. Mi sono sentita a casa.
Tornata in Italia mi sono
decisa a scriverla.
Non amo prolungarmi molto
nelle note,
ma qui mi sembrava necessario avvisare i futuri lettori, se ce se
saranno, che questa storia sarà sorprendente,
sarà
profonda, sarà una novità, che spero
verrà
apprezzata.
Se la mia idea vi ha
incuriosito
allora vi aspetto nel primo capitolo. Questa era solo
un introduzione, presto inizierà l'avventura tra il
musicista Edward e la romantica Bella.
Voglio
dedicare questa mia storia a tutti gli artisti di strada che
senza rendersene conto emozionano e fanno sognare.
Per chi volesse parlare
con me,
lamentarsi o per qualsiasi altra cosa, sono anche su Facebook, si ho
invaso anche lì! Vi lascio il link: Lua93 Facebook
Thanks.
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