THE
NIGHT OF MEMORES
Non
sapevo quando avevo iniziato ad amarlo. O per lo meno amarlo come lo
amavo ora.
Forse
ero attratta da lui dalla prima volta che lo avevo visto, nel campo
di Aslan, o quando avevo imparato ad apprezzare la sua saggezza e il
suo coraggio.
Edmund
il Giusto.
Niente
di più appropriato.
Mi
persi nei miei pensieri, raggomitolandomi tra le alte fronde
dell'albero che avevo scelto per quella sera come tana.
E
i miei pensieri, inconsciamente, si persero al mio primo incontro con
Edmund Pevensie e coloro che sarebbero divenuti i più grandi
Re di Narnia.
******
Era
il giorno in cui i Figli d'Adamo e le Figlie di Eva dovevano arrivare
al campus di Aslan.
Mi
resi conto che i ragazzi erano solo tre, e arrivarono al campo
trascinati da una coppia di castori.
Le
due Figlie di Eva erano vestite come normali Narniane, bellissime. La
prima portava sulle spalle un arco con delle frecce, mentre la
seconda, più piccola, aveva una cintura con un piccolo pugnale
che sfavillava alla luce del sole primaverile che torreggiava su
quella parte di Narnia.
L'unico
Figlio d'Adamo presente era biondo, con sorprendenti occhi azzurri
(riuscivo a vederli anche da quella distanza), e portava la spada più
bella che avessi mai visto in tutta la mia vita da creatura di
Narnia: anche infilata nel fodero si vedeva che era molto potente,
adatta ad un re.
L'elsa
era decorata con la testa di un leone ruggente, e la lama era
talmente perfetta che sembrava non servisse nemmeno affilarla.
Ma,
oltre a questi piccoli particolari del tutto irrilevanti non feci
molto caso a loro.
L'arrivo
dei re della leggenda per me era indifferente. Sapevo che ci sarebbe
stata una guerra contro Jadis, La Regina Bianca, e nessuno sarebbe
riuscita ad evitarla.
Nemmeno
i Re di Narnia. Nemmeno Aslan stesso.
Solo
il giorno dopo, al mio risveglio vidi tornare una delle truppe del
grande Leone.
Con
loro portavano un ragazzino moro, con i capelli scompigliati e il
viso tutto ricoperto di graffi.
Una
fatina d'acqua, mia sorella, mi disse che si trattava dell'ultimo
Figlio D'Adamo.
Lo
vidi parlare con Aslan e lo vidi redimersi dai suoi peccati, dal suo
tradimento per poi procedere su per la collina, dove mi trovavo io.
Evitò
di guardare i suoi fratelli e si sedette su uno spiazzo d'erba poco
distante da me, senza mostrare di essersi accorto della mia presenza.
Distolsi
il mio sguardo da lui e mi rimisi ad affilare Saheriel, la mia
affidata spada. La dovevo preparare per la battaglia contro gli altri
Narniani e doveva essere pronta. Per uccidere.
Il
ragazzino si accorse di me dallo sfregare della pietra sulla lama già
lucida dell'arma che avevo in grembo.
Mi
accorsi del suo sguardo curioso su di me, ma non alzai il mio.
Non
m’importava di un piccolo ragazzino viziato che voleva essere
il Gran Re e che si alleava con la prima bella signora che incontrava
per strada. La stessa che aveva ucciso i miei fratelli.
Quando
però sentii i suoi passi delicati bloccarsi al mio fianco
alzai lo sguardo inviperita.
Detestavo
essere interrotta quando mi facevo gli affari miei e sapevo essere
molto cattiva se qualcuno mi disturbava, o se mi veniva vicino.
-Stupenda...
- disse timidamente Edmund, ma non sapevo se si riferiva a me o alla
spada.
-Senti
un po’ ragazzino- gli saltai su arrabbiata, -ho circa cinquanta
anni in più di te, e so essere molto persuasiva quando voglio.
Quindi o te ne vai, o ti porto di peso dai tuoi fratelli.-.
Dopotutto
essere una mezza Valchiria aveva i suoi pregi.
Lui
mi guardò con occhi feriti da cucciolo smarrito e per la prima
volta mi accorsi delle sue iridi.
Di
un castano intenso come le foglie autunnali degli alberi, i suoi
occhi mi avevano stregato.
Riuscivo
a leggerci dentro, e vi vedevo dispiacere, tristezza, imbarazzo,
preoccupazione e un'altra moltitudine di sentimenti ingarbugliati tra
loro.
Mi
fece un'espressione rammaricata e si girò per andarsene,
scusandosi.
Forse
voleva semplicemente fare amicizia. Dopotutto il tutto il campo era
considerato un traditore, e forse lui sentiva di esserlo veramente.
-Forse...
- iniziai -potrei curarti le ferite che hai sulla faccia. E scommetto
che hai fame. In tenda ho degli ottimi biscotti pronti per essere
mangiati.-
Lui
si girò, il viso illuminato da una nuova luce. Lo rendeva
ancora più bello.
Tirai
su Saheriel e la rimisi nel fodero. Poi precedetti Edmund e lo portai
verso la mia tenda.
******
Erano
passati quasi milletrecento anni da allora, e mi mancava
terribilmente.
Sentivo
il cuore che era come stretto in una morsa di ghiaccio.
Mi
sembrava di non respirare aria pura da milletrecento anni, da quando
lui era scomparso insieme ai suoi fratelli.
Mi
rannicchiai ancora di più sul tronco nodoso dell'albero mentre
altri dolorosi ricordi mi assalivano.
******
Era
una bellissima giornata primaverile ed io mi trovavo sulla spiaggia
vicino a Cair Paravel, il castello dei quattro regnanti di Narnia.
Il
vento soffiava da nord e le onde s’infrangevano sulla battigia
portando sussurri e vecchie storie provenienti dalla notte dei tempi.
Ero sola e mi godevo la tiepida giornata seduta su una roccia in riva
al mare.
Fino
a quando un ragazzo, alto e con una folta chioma castana non si
sedette a fianco a me.
Restammo
per un po’ in silenzio a fissare il mare, fino a quando lui non
prese la parola.
-Arwen,
da quando ci siamo conosciuti, non sei cambiata di una virgola.
Dimostri sempre quindici anni.-
Mi
misi a ridere e sorrisi al ragazzo a fianco a me.
-Edmund,
perchè proprio ora dici questo? Sai che, avendo una parte di
sangue di Valchiria nelle vene posso decidere io il corso della mia
vita-.
Lui
annuì, sebbene lo sapesse già.
Così
continuai, -Sai bene che se io rifacessi scorrere il tempo
invecchierei come un normale umano, e sento che non è ancora
ora.-
Sospirai
malinconica e lui mi circondò le spalle, così posai la
testa sulla sua spalla chiudendo gli occhi e godendomi il tocco
dell'uomo che amavo.
Anche
se lui dimostrava venticinque, ventisei anni ne avevo di gran lunga
di più io, anche se sembravo una ragazzina abbracciata a suo
fratello.
Lo
guardai e con il dito percorsi il contorno della sua mascella, fino
ad arrivare alle sue labbra. Labbra che desideravo in una maniera
quasi maniacale, ma che non potevo avere.
Sospirai
e con uno sforzo immane mi sottrassi dal suo abbraccio confortante.
Poi iniziai a spruzzarlo ridendo.
******
Era
doloroso ricordare, ma custodivo gelosamente i legami che avevo con
lui per non dimenticarlo.
Ero
convinta che un giorno sarebbe ritornato, per salvarci dalla tirannia
di Telmar. Ma non sapevo quando e intanto faceva così male...
E
nel frattempo mi restavano solo i dolorosi ricordi di una vita felice
vissuta a fianco a Edmund.
Nel
dormiveglia accarezzai Saheriel e pensai che era da una vita, o forse
più di una, che non la usavo più. Avevo deciso di non
combattere più quando Edmund, Lucy, Susan e Peter se ne erano
andati da Narnia.
Non
c'era più niente per cui combattere, e neanche l'idea di
salvare il mio mondo riusciva a darmi quella scintilla di vita che
serviva per riprendere le battaglie.
Ma
ero comunque aggiornata sulle vicende di Narnia dai folletti dei
boschi e dalle silfidi, miei fratelli e sorelle e sapevo quello che
succedeva al di fuori del mio piccolo mondo fatto di ricordi e
tristezza.
Così
mi addormentai. E sognai.
******
Era
l'ultimo giorno in cui vidi i Pevensie.
Edmund
mi aveva invitata ad andare con loro in una passeggiata nel bosco, ma
sebbene attratta dalla sua voce così calda e dolce, rifiutai
con un sorriso.
Dovevo
andare a fare alcune commissioni nelle botteghe dei nani, e non avevo
proprio tempo.
Ma
prima che se ne andasse, mi alzai e lo abbracciai. Mi ritrovai a
pochi centimetri dal suo viso e i nostri occhi si persero gli uni
negli altri. In quel momento la tentazione era forte, ma le grida
impazienti di Lucy ci risvegliarono dal nostro torpore. Così
lui mi stampò un grosso bacio sulla guancia e, con un dolce
sorriso, mi salutò.
Me
ne pentii amaramente. Loro non tornarono più.
Qualche
anno dopo, insieme a qualche altro fidato consigliere del castello
chiusi tutti i loro averi nei bauli in una stanza segreta costruita
sotto il castello. Se mai fossero tornati, li avrebbero trovati lì.
Io
me ne andai, vagando per le città e per le foreste, incurante
degli avvenimenti che stavano succedendo a Narnia, troppo presa dalla
mia egoistica tristezza per pensare agli abitanti una volta miei
amici.
******
Mi
svegliai con le lacrime che mi rigavano il volto.
Alcuni
spiritelli della foresta mi volavano intorno e la loro luce faceva un
po’ di chiarore nel buio della notte.
-Qualcuno
ha suonato il corno della Regina Susan per richiamare i Re a Narnia!
Dovete venire Lady Arwen, i Narniani hanno bisogno del vostro
aiuto.-.
Sorrisi,
una piccola speranza si accendeva in me.
Forse
avrei dovuto spolverare Saheriel.
Angolino
dell'autrice: Ciao!
Premetto che non ho mai letto i libri, ma ho solo visto i film,
quindi mi sono basata solo su quelli. E' la prima volta che scrivo in
questo fandom, ma Edmund mi ha conquistata completamente, quindi
aspettando la mezzanotte, ieri mi sono sperimentata in questa piccola
One-Shot. Non so se ne farò un continuo, visto che in questo
periodo sto mettendo tutte le mie energie su un'altra fic. Detto
questo, spero che la fic vi sia piaciuta e vi invito a lasciare una
recensione per farmi sapere cosa ne pensate! Bacioni =)
°°Samirina°°
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