Buon pomeriggio, utenti di EFP.
Ritorno su questi lidi in veste di
autrice dopo quasi due anni, con una nuova identità e una piccola e
unica flashfic, che, probabilmente, resterà sola soletta per molto,
molto, molto tempo.
Perché quest'improvviso quanto
fulmineo ritorno?
Perché, al momento, è praticamente
l'unico modo che ho per essere vicina a mia cugina di sangue e mia sorella
nell'anima, in America a godersi un anno di exchange senza di
me; una donna magnifica che ha sempre creduto in me come persona,
femmina, studentessa, lavoratrice nonché scrittrice dalle dubbie
qualità.
Questa donna, che al momento mi
manca pressappoco quanto mi mancherebbe il sale - e lei sa bene la quantità abnorme di sale
che io metto praticamente ovunque - non ha ricevuto alcun tipo
di regalo da parte mia per Natale, né gli auguri di Buon Anno, per una
serie di coincidenze avverse.
Ergo
(come direbbe lei), devo assolutamente rimediare.
Questa
storia/flusso di pensieri/sogno incompiuto è dedicata a te, piccola
mia, con l'augurio per un 2011 meraviglioso e la speranza che tu stia
passando un anno fantastico.
Mi
manchi da morire, ti voglio bene.
Quanto a voi, cari lettori che
avete avuto il coraggio di leggere questa lunghissima introduzione,
auguro buona lettura.
Spero che queste poche parole
riescano a darvi un'emozione.
Paradoxìa
AMAMI
« Amami.»
È poco più di un sussurro, un debole fiato, lasciato
scappare senza il coraggio di sollevare lo sguardo – timido, per la
prima volta in tanto, tanto tempo - eppure, Lui lo ha sentito. Ha
la certezza di averlo sentito.
Un confessione.
L’ammissione del suo bisogno d’amore.
Le prende il mento tra le mani e le volta la testa,
la costringe a guardarlo e la vede arrossire, che vaga nervosa con gli
occhi da un angolo all’altro della stanza in penombra e martirizza
l’unghia del pollice destro.
E’ nervosa, la vede.
Ha paura – che cazzo di eufemismo, è tanto
terrorizzata da tremare, nonostante l’orgoglio, la dignità e il nonmifaròmaivederedeboledaunuomo -
, la può vedere, percepire.
Si è messa in gioco – con lui, per lui – dopo tanto,
tanto tempo.
Lui la vede.
La vede per davvero, per la prima volta, dopo tanto,
tanto tempo.
La vede per davvero, ed è bellissima – fragile e
bambina come ha sempre voluto fingere di non essere.
La vede per davvero, e non può fare altro che
arrendersi a quella vista.
Lei lo fissa, ed è solo un attimo, un battito di
ciglia, un guizzo del cuore, ed è tutto ciò di cui hanno bisogno.
Occhi negli occhi, Lui le si avvicina, lentamente,
continuando a tenerle il viso.
« È quello il mio
momento preferito, quello quando aspetti il bacio. Quello quando lo sai
che non può andare altrimenti, e te lo senti addosso, che sta per
arrivare. Quello quando senti il suo fiato sulla bocca…»
« Ma che schifo!»
« …?»
« “Il suo fiato”…
Che schifo! Mi sa di… Di animale, di aria pesante, puzza!»
«… E sentiamo, che
espressione vorresti usare, “il suo respiro”?»
«Ecco, per
esempio. Sì.»
«E invece no. Per
niente, perché è di persone reali che sto parlando. Di persone vere,
che senti, assaggi, annusi, che hanno odori e sapori, più o meno
piacevoli, ma sono veri. Non eroi ed eroine da romanzetto, sempre
perfetti e profumati anche dopo una cavalcata di tre giorni. È una
persona vera, quella da cui mi piace aspettare un bacio, una persona di
cui posso sentire il fiato in faccia. E sì, è caldo, è umido e ha ben
poco di romantico. Ed è la cosa più bella del mondo.»
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