La Ragazza Delle Macchinette- Capitolo 3
Quando non
faceva il cafone,
Massimiliano
Draco risultava morbosamente
affascinante
Il Figlio Della
Prof- Capitolo 3
Capitolo 3: Odio
Vedermi Sbattuta In Faccia La Verità!
In quel momento nella mia
mente poche cose
erano veramente chiare e messe a fuoco: ragazza, mezza nuda e
asciugamano.
Anche se quella davanti a me era la rompiscatole delle macchinette che
Marco
idolatrava come una dea e che io non sopportavo, restava comunque uno
schianto
di donna appena uscito dalla doccia, e io ero pur sempre un adolescente
preda
degli ormoni.
Non potei fare a meno di
fissare il suo corpo.
Ero consapevole del fatto che lei si sarebbe accorta del mio sguardo ai
raggi X
ma proprio non riuscivo a fermarmi.
I miei occhi partirono dal
basso analizzando
le sue gambe, lunghe e piuttosto slanciate, finché non
incontrarono la stoffa
rosa dell’asciugamano che cominciava a coprirla da
metà coscia. Risalii
lentamente e notai i suoi fianchi stretti in quel tessuto inutile che
li
fasciava alla perfezione, mentre sulle sue braccia nude scorrevano
delle
goccioline d’acqua che rendevano la sua pelle quasi luminosa.
Le spalle erano
ricoperte dai lunghi capelli scuri bagnati e gocciolanti e il suo viso,
sempre
imbronciato, mi fissava con un misto di sorpresa e irritazione.
Sembrava un
vulcano pronto ad esplodere da un momento all’altro e dovevo
ammettere che
l’idea di vederla sbraitare mi attirava e mi eccitava. Quella
ragazza riusciva
a farmi un effetto davvero inspiegabile.
Incontrai i suoi occhi scuri
e mi fu quasi
impossibile riuscire ad assumere un’aria diversa dallo
scocciato. Volevo farla
arrabbiare, volevo vedere le sue sopracciglia corrucciarsi e renderla
ancora
più bella. Perché era inutile negarlo: quella
ragazza era davvero bella.
Probabilmente mi stava
antipatica, o forse la
odiavo, però non potevo fare a meno di vederla incavolata.
Era qualcosa che mi
attirava e mi faceva sentire stranamente bene.
-Ci si rivede.-
Era stato Marco a parlare
con uno dei suoi
sorrisi più dolci e che io trovavo letteralmente da vomito.
Senza contare che
dubitavo che lei sarebbe stata contenta di quel suo sorriso
così mieloso.
-Che ci fate qui?- la sua
acidità mi aveva
appena dato ragione.
-Te l’ho detto:
ripetizioni.-
-Tu sei il ragazzo a cui
dovrei dare
ripetizioni di matematica?-
Sembrava parecchio sorpresa.
Forse non credeva
che Marco Iovine, il ragazzo più famoso della scuola,
potesse avere qualche
problema nello studio. Si vedeva che proprio non lo conosceva. Marco
aveva e
creava problemi in continuazione, gli piaceva sguazzare nei guai. Solo
il fatto
che volesse conquistare quella ragazza così acida e
difficile ne era una prova.
Mi sentii in dovere di
intervenire, giusto per
farla arrabbiare ancora un po’.
-La domanda è
un’altra.-
Lei mi rivolse uno sguardo
talmente duro che
per poco non decisi di azzittirmi.
-E cioè?-
ribatté lei sollevando un
sopracciglio.
Era così
allentante farla arrabbiare, non
potei davvero fermarmi.
-Tu
dovresti essere quella che darà ripetizioni di matematica?-
misi volutamente
una nota ironica in quella frase.
-Sì. Qualche
problema in proposito?-
Alzai anch’io un
sopracciglio e la fissai
dritta negli occhi.
-Mi chiedevo semplicemente
come un asino
potesse insegnare la matematica.-
-Se fossi in te, Draco, mi
chiederei come fa
un asino come me ad avere più cervello di te.-
Incrociò le
braccia, sicuramente era
incavolata nera. La rabbia era però riuscita a farle
dimenticare che indossava
solo un sottile asciugamano ed io non potei fare a meno di notare come
quell’inutile pezzo di stoffa stesse cominciando a scivolare
lungo quel corpo
così invitante.
Non potei davvero resistere
dallo stuzzicarla.
-Tu accogli sempre gli
ospiti vestita così?-
le chiesi indicando il suo corpo con lo sguardo. –Oppure
volevi riservare un
trattamento speciale al tuo nuovo allievo? In fondo ci sono un mucchio
di
insegnanti che lo fanno.-
Vidi nel suo sguardo una
voglia matta di
strangolarmi e di rispondere in modo molto poco educato.
-Se avessi saputo che avrei
incontrato voi due
mi sarei vestita da suora, ma purtroppo avete deciso di farmi questa
“gradita”
sorpresa, e dire che speravo di trovarmi davanti qualcuno che
somigliasse a
Brad Pitt o a Johnny Depp…-
Stavo per ribattere a tono
come mio solito
quando mi trovavo davanti a quella ragazza ma Marco decise di
intervenire
bloccando sul nascere la mia risposta.
-Ti è andata
decisamente meglio. Comunque sono
venuto qua per parlare davvero delle ripetizioni. Ti dispiace se
entriamo, Vale?-
Spalancai gli occhi quasi
incredulo.
-Vale?!- esclamò
lei con molto disappunto,
praticamente per poco non aveva sbranato Marco.
-Vale?- chiesi cercando di
trattenere una
risata ma senza riuscirci.
-Che
c’è? Che ho detto?-. “Marco, amico mio,
hai detto quello che basta per farmi ottenere il mio scopo: farla
incavolare di
brutto” pensai con un sorriso mentale a trentadue denti.
-Che razza di nome-, a quel
punto scoppia
veramente a ridere come un pazzo.
Vidi lo sguardo di quella
ragazza scrutarmi
per poi trapassarmi con un odio quasi palpabile.
-Che ti prende?- mi chiese
scocciata.
In tutta risposta io non
riuscivo a smettere
di ridere, e alla fine non sapevo neanche io il perché.
-Vale…?- chiesi
ancora mentre quella ragazza
mi incendiava con il suo sguardo.
-Sì, mi chiamo
Valeria Ferrari e allora? E’ un
nome italiano come qualsiasi altro.-
-Lo so perfettamente,
è solo che… Che credi
essere la regina della Giustizia, e confesso che per te mi sarei
aspettato un
nome più altisonante tipo Mariagrazia Sangirolamo o Carlotta
Maria Anna
Ambrogiani, questi sarebbero stati dei nomi adatti a te.-
Sapevo di averla fatta
infuriare sul serio. Lo
capii osservando come il suo sopracciglio destro si fosse sollevato in
modo
quasi inverosimile.
-Ma pensa al tuo di nome!-
sbottò furiosa.
–Almeno il mio nome non sembra appena uscito da un libro
della Rowling, ti
mancano solo i capelli biondo platino, Draco.-
Okay, questa battuta me
l’avevano rifilata
tante di quelle volte che ormai non avrei più dovuto farci
caso; eppure sentire
quelle parole pronunciate da lei mi irritò più
del solito.
-La volete finire voi due?-
con il suo tono
tranquillo Marco stava cercando di calmare la ragazza. –Vale
che tu ci creda o
no, siamo venuti in pace e disarmati…-
Ma perché parlava
al plurale? Io ero armato
eccome! Avevo una quantità industriale di odio da riversale
addosso.
-Io non direi-, e infatti
anche lei lo sapeva
che le mie intenzioni non era proprio buone visto il modo duro con cui
mi
guardava.
-Ti giuro che lo
terrò a bada io, ma adesso
potremmo sederci e parlare del mio problema? So che potrebbe sembrarti
melodrammatico ma sono davvero disperato.-
Marco era impazzito. Non
riuscivo a capire se
fosse così gentile con quella tizia solo per le ripetizioni
o perché gli
piaceva davvero. Una cosa era certa: se non l’avesse convinta
a parlare delle ripetizioni
sua madre lo avrebbe ucciso.
Forse avevo esagerato un
po’ mettendolo in
quella situazione, dopotutto non era affar mio se lui e la racchia avrebbero studiato insieme.
Però se per caso
mi avesse attaccato con
qualche frecciatina non mi sarei di certo risparmiato, ne andava del
mio
orgoglio e del mio amor proprio. Marco era mio amico ma non avrei
trattato bene
quella lì solo per fare
un piacere a
lui.
-Va bene-, disse lei
spostandosi dalla porta.
–Entrate pure.-
-Grazie-, rispose Marco con
quella sua voce
mielosa e con un sorriso talmente brillante da far impallidire una
stella.
Alzai un sopracciglio per
quella sua reazione
da schifo ma non dissi nulla. Volevo soltanto che quel momento passasse
il più
in fretta possibile altrimenti avrei davvero rischiato di fare quella
ragazza a
pezzi.
Ci accompagnò in
sala da pranzo. Non era male
come stanza: mobili color ciliegio in stile moderno e un enorme tappeto
poco
prima del tavolo davano un’aria molto calda a tutto
l’ambiente.
-Mi perdonerete-, quel tono
gentile che
Ferrari aveva usato era quanto di più falso avessi mai
sentito. –Andrei a
vestirmi, se non avete nulla in contrario.-
-Un paio di argomenti
contrari li avrei-, mi
aveva servito quella provocazione su un piatto d’argento, non
avrei mai potuto
ignorarla. Rincarai quella risposta accompagnandola ad un sorriso pieno
di
sicurezza.
Ci mancò poco che
Ferrari non mi saltasse
addosso per azzannarmi, dal suo sguardo si capiva benissimo che avrebbe
voluto
uccidermi.
-Massi-, mi
rimproverò Marco, -cerca di darti
una calmata.-
-Ok, ok…-, che
rottura! Neanche le avessi
ordinato di spogliarsi! Era solo una risposta come un’altra.
-Va’ pure a
vestirti, Vale-, disse Marco in
tono gentile. Tutta quella sua dolcezza stava davvero rischiando di
farmi
incazzare. Non lo sopportavo quando faceva così.
Alzai gli occhi e scossi la
testa: stavo
veramente cominciando a stancarmi di quella situazione. Per quanto
guardare
quella ragazza mezza nuda fosse un bel modo di passare il pomeriggio,
cominciavo
a credere che sarebbe stato meglio se me ne fossi andato immediatamente
da
quella casa. Ma non potevo farlo visto che ero il mezzo di trasporto
del caro
Iovine.
-Tutto bene?- chiese ad un
certo punto Marco
rivolto a Ferrari. Adesso che lo notavo se ne stava ferma in mezzo alla
stanza
a fissarci. Non aveva detto che doveva andare a vestirsi?
La ragazza prese un profondo
respiro e poi
sbottò: -Mentre sono di là, cercate di non
toccare niente, di non rompere
niente, di non spostare niente, e soprattutto state lontani dalla
cucina e dal
frigorifero.-
Restai un attimino sconvolto
da tutti quegli
avvertimenti, neanche fossimo dei teppisti.
-Possiamo respirare almeno?-
chiesi
incrociando le braccia.
-Non troppo e solo se
è necessario. Riducete
il numero delle ispirazioni al minimo indispensabile.-
La guardai quasi sconvolto
mentre si voltava e
si dirigeva verso le camere. Vidi l’orlo
dell’asciugamano sparire dietro la
porta e il mio cervello partì in quarta cominciando a
coniare nuovi insulti da
rivolgere a quella tizia idiota.
Mi voltai verso Marco che
era ancora intento a
fissare il punto in cui Ferrari era sparita pochi istanti prima.
Sembrava quasi
che avesse intenzione di ergere un altare in quel punto esatto.
-Ti prego, dimmi che non fai
sul serio con
quella lì. E’ completamente fuori di testa-, dissi
con un misto di
esasperazione e speranza nella voce. Non volevo che il mio amico si
intestardisse per una tipa come quella.
-Mi piace, mi piace davvero
tanto-, mormorò
Marco con aria sognante. –E’ forte, molto
più di quanto pensassi.-
-Forte?- chiesi scettico.
–Quella ragazza è
una mina vagante, rischia di far esplodere mezzo mondo e tu ci andrai
di
mezzo.-
-Tranquillo, lo
troverò un modo per gestirla.
Secondo me è molto dolce in fondo-, ci mancava poco che dopo
quelle parole i
suoi occhi si trasformassero in due cuoricini palpitanti. Che schifo!
-Vorrai dire molto
in fondo… Se proprio vuoi, ti procuro una pala
così cominci a
scavare? Guarda che quella lì non sa neanche cosa sia la
dolcezza-, di questo
ne ero assolutamente certo. Era l’acidità fatta
persona.
-Non chiamarla
“quella lì”, ha un nome-, disse
Marco guardandomi con aria stizzita.
-Porca miseria, sei proprio
cotto-, risposi
esasperato.
-Non posso farci nulla,
quella ragazza è
sconvolgente. Ha attirato totalmente la mia attenzione-,
ribatté Marco con un
altro sorriso ebete.
Non poteva essere che
Valeria Ferrari fosse
riuscita ad attrarre così tanto Marco nel giro di poche ore.
Possibile che
avesse ragione lui e che quella ragazza possedesse qualcosa di speciale
che io
non riuscivo a vedere?
Ripensai per un attimo a
tutte le brevi
conversazioni che avevo con lei ma la sola cosa evidente era la sua
assoluta
acidità. Marco si stava sbagliando di grosso!
Pochi minuti dopo Ferrari
tornò e ci sedemmo
tranquillamente al tavolo. Aveva tirato su i capelli in una coda seria,
e non
aveva neanche un filo di trucco. Non le importava un fino secco di
apparire
affascinante per noi due.
Lei si sedette di fronte e
me e io continuavo
a fissarla negli occhi, ero curioso di capire cosa ci trovasse Marco in
lei. Sostenne
il mio sguardo senza imbarazzarsi o cedere, da quel punto di vista
dovevo ammettere
che era davvero molto determinata. In genere tutte le altre ragazze
avevano sempre
ceduto a uno sguardo come il mio.
Ferrari si voltò
verso Marco e cominciò a
parlare.
-So che abbiamo stabilito
una sorta di tregua,
ma non posso fare a meno di chiedermi perché ti sei fatto
accompagnare da
questo… cioè… dal tuo amico.-
-Preferisci che vi lasci
soli?- chiese con un
ghigno, di certo a Marco non sarebbe dispiaciuto.
-Non era questo che
intendevo-, rispose lei
scocciata. –Però le ripetizioni sono di Marco, tu
che diavolo c’entri? Non
credo che lui abbia bisogno di una guardia del corpo, e credo ancor
meno che un
tipo come te sarebbe in grado di assolvere un compito del genere.-
Le lanciai uno sguardo di
fuoco. Come si
permetteva di fare certe insinuazioni senza neanche conoscermi? Altro
che
forte, era solo una maleducata.
-Il mio scooter è
dal meccanico-, cercò di
spiegarle Marco, mettendoci anche troppa gentilezza per quanto mi
riguardava.
–Ho chiesto a Massi di accompagnarmi, è per questo
che è qui.-
Continuavo a pensare che
fosse stato troppo
gentile perciò mi sentii in dovere di dire qualcosa.
-Ti basta come risposta
Sherlock Holmes?-
Lei socchiuse gli occhi
arrabbiata ma non me
ne fregava un cavolo. Aveva cominciato lei ad offendere ed io
c’ero andato anche
troppo leggero.
Non parlò,
evidentemente aveva capito che era
meglio non rispondere alla mia frecciatina perché non le
avrei reso vita
facile.
-Lo so che probabilmente ti
infurierai-,
cominciò Marco. –Ma sono davvero curioso di sapere
che ci facevi con indosso un
asciugamano.-
Quella risposta interessava
un pochino anche
me se dovevo essere del tutto sincero.
-Hai ragione, sto per
infuriarmi-, e si vedeva
proprio che era incavolata, per poco non ci aveva incenerito con gli
occhi.
-E’ solo una
domanda-, dissi io sorridendo
sornione. –Non mi sembra tanto difficile rispondere, a meno
che in questo
preciso istante non ci sia qualcuno che sta uscendo da questa casa di
soppiatto
dopo essere stato nel tuo letto.-
Non ero riuscito a
resistere, quella
frecciatina era d’obbligo in una situazione del genere.
Volevo farla arrabbiare
ancora di più, non sapevo perché ma vederla
infuriata mi piaceva parecchio.
Lei alzò gli
occhi al cielo esasperata.
-Non
c’è nessun ragazzo, se è questo che
volevi sapere, tantomeno nel mio letto.-
Non risposi. Stranamente
sentire quelle parole
mi aveva dato un senso di sollievo che non riuscivo a spiegarmi. Marco,
dal
canto suo, sorrise soddisfatto da quell’informazione.
-Ho passato le ultime due
ore a preparare un
dolce. Quando ho finito ero impresentabile, perciò mi sono
fatta una doccia
confidando che il ragazzo che stavo aspettando fosse un ritardatario.-
Rimasi un attimo basito per
quella frase e
anche Marco si rese conto di quanto fosse comica quella situazione
visto che mi
lanciò un’occhiata veloce, che ovviamente non
sfuggì alla vipera.
-Che ho detto?- chiese
sorpresa.
-Niente-,
cominciò Marco imbarazzato. –Ecco…
In effetti ci hai azzeccato.-
-Ma se siete arrivati in
anticipo-, ribatté
lei risentita.
Sì, eravamo
arrivati in anticipo ma non per
merito di Marco, quello era in grado di fare più ritardo di
un treno bloccato
dalla neve.
-E’ vero, ma
è Massi quello puntuale, per
quanto mi riguarda invece sono perennemente in ritardo, è
più forte di me-, il
tono di Marco era sempre più imbarazzato.
Ferrari sembrò
parecchio sorpresa da quello
che Marco le aveva detto e sinceramente non riuscivo a capirne il
perché.
I suoi occhi scuri e caldi
incontrarono i miei
e per un attimo mi sentii smarrito, come se in realtà non
fossi davvero in
quella stanza. Mi fissava con odio, ma questa volta non avevo detto
nulla,
perché ce l’aveva con me? Quella ragazza era
davvero strana.
A quel punto non ne potei
più, meglio dire
qualcosa che mi avrebbe reso abbastanza colpevole da meritare quello
sguardo
pieno d’odio.
-Se avessi saputo chi avrei
incontrato venendo
qua me la sarei presa con molta più calma-, incrociai le
braccia stizzito.
–Anzi magari mi sarei dato malato, almeno avrei avuto una
scusa plausibile per
evitare questo incontro.-
-Magari lo avessi fatto-,
quella ragazza
cominciava a darmi davvero sui nervi.
-Quindi avresti preferito
non vedermi
affatto?- Non sapevo perché le avevo fatto quella domanda,
ma stranamente
speravo in una risposta totalmente diversa da quella che invece lei mi
diede.
-Senti, non credo sia un
mistero quello che
provo nei tuoi confronti, Draco-, il suo sguardo era tremendamente
deciso. –Non
mi sei affatto simpatico…-
Alzai un sopracciglio
divertito, anche se in
realtà non mi sentivo per nulla in vena di divertirmi.
-Ma no, e io che pensavo
fosse solo passione e
desiderio nascosto. Avevo il terrore che potessi saltarmi addosso da un
momento
all’altro, ora mi sento più tranquillo.-
Le sorrisi con
più decisione, per confermare
quanto le sue parole mi fossero indifferenti. Non riuscivo ad ammettere
con me
stesso che non volevo l’odio di quella ragazza. Non la
sopportavo e mi faceva
incazzare anche solo guardandomi ma non volevo che mi odiasse. Non
sapevo
perché e non ci tenevo a scoprirlo.
Ma quello che
uscì dalla mia bocca fu
totalmente diverso dai miei pensieri.
-Ti assicuro che neanche tu
mi vai a genio,
Ferrari.- La mia voce era molto più aspra di quanto avessi
voluto ma era stata
lei a provocare, io mi ero limitato a rispondere.
-Non le piace essere
chiamata per cognome-,
era stato Marco a parlare.
Mi voltai verso di lui e poi
tornando a
guardare quella ragazza che fissava Marco con sguardo omicida mi
lasciai andare
ad un ghigno. La fissai negli occhi con decisione, volevo che si
infastidisse
al punto da odiarmi sul serio.
-Preferisci che ti chiami
Vale?- mi sembrava
una domanda più che legittima visto che non voleva essere
chiamata per cognome.
Forse però il mio tono divertito non le era piaciuto per
niente.
-Perché cercare
un modo con cui mi puoi
chiamare quando io e te non parleremo mai più per tutto il
resto delle nostre
vite?-
-Mai mettere limiti al
destino, mia cara.- E
no, non l’avrei lasciata in pace tanto facilmente dopo tutto
quello che aveva
avuto il coraggio di dirmi. Doveva pagare.
I nostri occhi non si
staccarono neanche per
un secondo, cercando in tutti i modi di vincere quella battaglia
silenziosa che
si stava tenendo tra noi.
-Quando voi due avrete
finito di sembrare una
coppia di innamorati a cui piace punzecchiarsi, io avrei ancora da
risolvere un
problema con la matematica.-
Spalancai un attimo gli
occhi sorpreso per
quella affermazione. La voce di Marco era risultata piuttosto
infastidita
mentre Ferrari sembrava averlo sentito a malapena visto che i suoi
occhi continuavano
a restare ancorati ai miei. Non potei farne a meno, il suo sguardo
così caldo
mi fece uno strano effetto, qualcosa che non mi sarei aspettato. Le mie
guance
si tinsero di un tenue rosso e quando non riuscii più a
sostenere il suo
sguardo fui costretto a distoglierlo fissandolo sul cesto di frutta che
si
trovava al centro del tavolo.
Non la vedevo ma sapevo che
Ferrari non poteva
credere ai suoi occhi. Io per primo non avevo idea del
perché il mio corpo
avesse reagito così al suo sguardo.
-Cos’hai detto?-
chiese poi con tono distratto
a Marco.
-Ho detto che sembrate una
coppia di
innamorati a cui piace punzecchiarsi.-
La cosa faceva davvero venir
voglia di ridere
e lo avrei fatto se non fossi rimasto così stupito dalla mia
reazione.
-Io e
quest’individuo innamorati?- ovviamente
Ferrari non aveva avuto nessuna difficoltà a scoppiare a
ridere. Prendersi
gioco di me era davvero facile per lei. –Marco dì
la verità, quante canne ti
sei fumato prima di venire qua?-
-Più che di canne
parlerei di cannoni-, dissi
rivolgendomi a Marco con una voglia inesprimibile di farlo fuori. Aveva
capito
che quella ragazza aveva uno strano effetto su di me e non aveva perso
tempo
nel cercare di farlo notare anche a lei. –Per la prima volta
mi trovo d’accordo
con te Ferrari. Marco deve avere qualche rotella fuori posto se pensa
una cosa
del genere.-
-Stavo solo constatando un
fatto-, rispose lui
con calma. –Da come vi stavate guardando c’era poco
da fraintendere.-
-Invece mi sa che hai
frainteso tutto-,
esclamò lei continuando a ridere. –Per quanto mi
riguarda stavo cercando di
appiccare fuoco alla testa del tuo amico con la forza del pensiero.-
-Anche io stavo facendo una
cosa del genere.-
Non era proprio la verità, in quel momento stavo pensando a
tutto tranne a
quello ma Ferrari scatenava in me un’irritazione
così profonda che non potei
fare a meno di rispondere a tono.
-Stavi sperando che
prendessi fuoco?- la sua voce
lasciava trapelare tutta la rabbia che stava provando.
-Sì, lo ammetto.-
Volevo che si arrabbiasse
ancora di più, sempre di più.
-Come ti sei permesso?-
-Parli proprio tu-,
cominciavo ad arrabbiarmi
sul serio anch’io. –Sei stata tu a tirare fuori
questa storia di bruciare le
teste.-
-Stavo scherzando, idiota!-
si alzò in piedi e
batté un pugno sul tavolo. Potevo quasi respirare il suo
odio.
-Io no-, ribattei alzandomi
e fronteggiandola.
I nostri volti ormai erano
vicini e i nostri
occhi continuavano a fissarsi con quello che potei definire solo come
odio.
-La volete finire?- Marco
cercò di farci
abbassare i toni ma anche lui si era alzato per poterci affrontare.
Ferrari socchiuse gli occhi
risentita e si
rimise a sedere.
Osservai ogni sua mossa
mentre anche Marco si
sedeva.
Avrei voluto farlo
anch’io ma le fiamme di
irritazione che mi divampavano dentro non me lo permisero. Quando ero
con lei
perdevo letteralmente il controllo, l’avrei uccisa di sicuro
prima o poi, non
ne potevo più delle sue frasi sconclusionate del cazzo!
Non bastava mia madre o
tutte le ragazzine che
mi venivano dietro a rendermi la vita impossibile, adesso ci si metteva
anche
questa stupida sconosciuta che sparlava a sproposito!
Era davvero troppo e la mia
sopportazione
aveva un limite.
Ma perché cavolo
la mia vita aveva incrociato
quella di Ferrari? Stavo tanto bene prima di quella maledetta mattina!
-Massi siediti-, avvertii la
nota di
irritazione nella voce di Marco anche se stava cercando di mantenersi
calmo.
Alzai gli occhi al cielo
esasperato e
sbuffando mi sedetti.
-Ora possiamo parlare delle
ripetizioni?-
chiese Marco, e stavolta non riuscì a nascondere la sua
irritazione.
Ferrari si voltò
a guardarlo. Era evidente che
aveva deciso di ignorare la mia presenza. E no, dolcezza, Massimiliano
Draco
non è un tipo che si può ignorare!
-Scommetto che la tua torta
fa schifo.-
Era la prima frase che mi
era venuta in mente
ma aveva avuto l’effetto desiderato visto che lei
s’irrigidì e poi si voltò a
guardarmi irritata.
-Puoi pensare quello che ti
pare, tanto non
avrai mai occasione per sperimentare sul campo quello che hai detto.-
-Vuoi dire che non
offriresti un pezzo della
tua brodaglia… cioè del tuo capolavoro
ai tuoi graditi ospiti?-
Vidi la sua fronte
corrucciarsi lievemente per
cercare di trattenere la rabbia.
-Intanto solo Marco
è un mio ospite, tu sei
solo… sei solo…-
-Sono solo?- adesso volevo
proprio sentire
cosa aveva da dire su di me visto che si credeva di essere la persona
più
giusta del mondo. Sorrisi soddisfatto all’idea di un suo
sfogo.
-Tu non sei nessuno.-
Spalancai gli occhi, ero
rimasto parecchio
stupito per quella affermazione così forte.
-Credi di essere
l’individuo perfetto che ogni
ragazzo vorrebbe avere come amico e che ogni ragazza desidererebbe come
fidanzato ma non hai capito un fico secco di quello che ti accade
intorno. Le
ragazze ti vengono dietro semplicemente perché sperano di
incontrare Marco, e
poi voglio dire, ma non vi accorgete che il fatto che tutte le ragazze
vi
muoiano dietro è qualcosa di squallido? Dicono di amarvi e
di avervi sempre
sognato ma non vi conoscono affatto, se fossi al vostro posto le
manderei tutte
a quel paese. Tornando a te, sappi che i ragazzi, tutti tranne Marco
credo,
vogliono esserti amici solo perché sei il figlio della
professoressa
D’Arcangelo, anche se non hanno ancora capito che essere
amici di suo figlio
non significa essere raccomandati, visto che lei apprezza solo chi le
conviene
e non chi le viene imposto. Possibile che tu non ti sia mai accorto che
stranamente tutti quelli che ti stanno più intorno sono
nelle classi di tua
madre?-
Quella ragazza aveva davvero
passato il segno.
Non poteva sbraitarmi contro tutte quelle stronzate senza neanche
conoscermi.
-Un’ultima cosa e
chiudo qui il discorso…
Draco non credere di essere il ragazzo più simpatico che
esista sulla faccia
della Terra, non hai idea di quanti doppiogiochisti ti stiano intorno.
Davanti
ti dicono una cosa, ma appena ne hanno l’occasione ti
criticano e ti deridono.-
La fissai allibito mentre
cercavo con tutte le
forze un modo per non mandarla platealmente a fanculo! Pensava che non
sapessi
già di mio tutte quello cose? Non ero stupido, sapevo
perfettamente che molti
ragazzi mi erano amici solo per via di mia madre e io ero il primo ad
odiare le
ragazze che mi venivano dietro, anche se a volte non era male uscire
con
qualcuna di loro.
Quella vipera non mi
conosceva e non aveva
nessun diritto per farmi una ramanzina come quella. Ero arrabbiato
all’idea che
lei pensasse questo di me ed ero deluso dal fatto che una
come lei si fermasse solo alle apparenze senza neanche
cercare
di capire se i suoi pensieri avessero un fondamento o fossero dettati
solo
dall’odio che provava nei miei confronti.
La guardai, e sinceramente
non avevo idea di
cosa trasparisse dal mio sguardo in quel momento.
-Avete intenzione di restare
imbambolati come
due statue per tutto il resto del pomeriggio?-
La sua voce era calma, quasi
esitante. Aveva
notato che il suo sproloquio aveva creato un’aria davvero
pesante, quasi
irrespirabile. Cosa si aspettava? Che accettassi tutti quegli insulti
senza
sentirmi neanche un po’ incazzato?
Avrei voluto urlarle contro,
dirle che non me
ne fregava un cazzo di quello che pensava di me e che non poteva
permettersi di
parlarmi così, non a me.
Eppure non lo feci.
Abbassai lo sguardo e senza
che me ne
accorgessi un sorriso amaro prese possesso del mio viso. Sapevo che
aveva
ragione ma odiavo quando la gente mi sbatteva in faccia la
verità, e la gente
non lo faceva mai. Ma lei
sì, lei lo aveva appena
fatto.
Dovevo dire qualcosa,
l’aria stava diventando
davvero irrespirabile.
-Allora-, stavo cercando un
insulto adatto a
zittirla per sempre ma non ne trovai. –Questo schifo
di torta si può vedere?-
Avevo deciso di cambiare
argomento, di fingere
di non aver ascoltato le sue parole. Forse sarebbe stato più
logico risponderle
a tono o mandarla a quel paese, ma davvero non ce l’avevo
fatta. Non con lei,
le sue parole mi avevano totalmente bloccato.
-Draco…-
No! Non doveva neanche
provare a consolarmi!
Non volevo la sua compassione e se solo ci avesse provato mi sarei
alzato e me
ne sarei andato immediatamente da quella casa!
Le sue parole mi aveva
già ferito abbastanza,
non potevo anche permettere che provasse pena nei miei confronti.
Accidenti! Ero pur sempre
Massimiliano Draco,
non le avrei permesso di fare la crocerossina con me. Non
lei! Non con me!
Con la coda
dell’occhio vidi Marco fare di no
con la testa in direzione di Ferrari. Speravo che seguisse il
suggerimento del
mio amico, lui mi conosceva e sapeva che stavo per esplodere.
-Sei proprio sicuro di voler
rischiare?- mi
chiese lei con un sorriso ironico.
La fissai per un attimo,
incerto su come
rispondere poi sollevai un sopracciglio e con sicurezza dissi: -Al
massimo mi
pagherai i danni, Ferrari.-
Lei si alzò e
dopo avermi riservato una
linguaccia che per poco non mi fece scoppiare a ridere, si diresse con
calma
verso il frigorifero.
-Non che lo speri-, disse
aprendo lo sportello
e cominciando a cercare la torta. –Ma quando avrai assaggiato
questo
manicaretto tutti gli altri dolci ti sembreranno senza sapore. Chi mi
conosce dice
che sono un genio della pasticceria.-
-Che modestia-, rispose
Marco con una strana
ammirazione nella voce.
-Non è un mio
parere.- Posò la torta sul
tavolo e iniziò a tagliarla.
Quando mi porse la mia fetta
mi sentii ad un
tratto molto poco invogliato ad assaggiarla. L’aspetto non
era male ma c’era
sempre la possibilità che fosse uno schifo.
-Prima tu-, dissi rivolto a
Marco. –Le stai
più simpatico non cercherebbe di avvelenarti.-
-Come sei spiritoso-,
sbottò lei risentita.
Marco fece un sorriso e poi
si portò subito alla
bocca un cucchiaino colmo di Torta Mimosa. Subito notai con quanta
soddisfazione si stesse godendo quel piccolo pezzo di dolce.
-Quindi?- chiesi indeciso su
cosa fare. Tenevo
il cucchiaino sospeso a mezz’aria come se stessi aspettando
la sentenza di un giudice
che avrebbe potuto decretare la mia morte o la mia assoluzione.
-Non ci sono parole-,
rispose Marco con aria
sognante mandando giù il boccone.
–L’unico modo per capire è assaggiarla.-
Ferrari lo guardava confusa.
-Spero che questo non sia il
tuo modo per
vendicarti di quando mi hai prestato la PSP e te l’ho
riportata dopo tre mesi-,
mormorai dubbioso. Affondai il cucchiaino nel mio pezzo di dolce e ne
presi la
dose più piccola che potei.
-Conosco altri modi per
vendicarmi.- Non
sapevo se fidarmi o no delle sue parole visto che le accompagnava ad
un’aria
davvero divertita. –Assaggia e alla fine mi ringrazierai.-
Portai il cucchiaino agli
occhi osservandolo
con indecisione. Non era da me comportarmi in quel modo ma dopo quello
che
Ferrari mi aveva detto, mi risultava davvero difficile riuscire a
fidarmi di
quel suo dannatissimo dolce. Una ragazza del genere non poteva essere
poi così
brava in cucina, e non riuscivo a fidarmi di lei.
Probabilmente mi stavo
comportando davvero
come un bambino agli occhi di quella ragazza: fare tante storie solo
per
assaggiare uno stupido dolce non era esattamente uno dei comportamenti
a cui
avevo abituato me stesso e chi mi conosceva.
L’unica
giustificazione che potei trovare era
che quella ragazza mi indispettiva: qualsiasi cosa potesse mandarla in
confusione e metterla in crisi mi esaltava.
Non riuscivo a spiegarmi
come mai mi
interessasse così tanto farla arrabbiare o cedere, ma sapevo
che il mio
atteggiamento la stava irritando moltissimo.
Alzai gli occhi e i nostri
sguardi si
incontrarono. Ebbi una strana sensazione, come se quegli occhi mi
stessero
scrutando fin dentro l’anima. Erano così scuri
eppure, allo stesso tempo, erano
luminosi e arguti, non avevo mai visto una luce del genere negli occhi
di
qualcuno.
Di certo non potevo negare
che quegli stessero
cominciando ad avere un certo ascendente su di me. Ero convinto che
fosse tutta
colpa del fatto che erano così belli, molto più
belli di quanto avessi mai
notato prima.
All’improvviso mi
resi conto di quanto
guardare quella ragazza negli occhi e farla irritare mi divertisse. Mi
sentivo
davvero come un bambino in un parco giochi, felice e spensierato,
nonostante
l’acidume con cui Ferrari mi rispondeva.
Alla fine decisi di portare
a termine quella
strana scenetta comica che si era venuta a creare e assaggiai quel
piccolo
pezzo di torta. Senza volerlo i miei occhi si chiusero e assaporai
completamente
il dolce. Era buono, era tremendamente buono. Non avrei neanche potuto
trovare
le parole per descriverlo. Quella ragazza così acida e
scorbutica non poteva
essere in grado di cucinare qualcosa di così paradisiaco.
-Allora-, sentii mormorare
come in lontananza
quelle parole. A quanto sembrava Ferrari era ansiosa di ricevere la mia
risposta. –Non hai niente da dire?-
Aprii lentamente gli occhi e
subito incontrai
il suo sguardo: mi sorpresi nel notare quanto sembrasse diversa. Era
come se la
mia risposta la interessasse più del dovuto.
-Qualcosa da dire
l’avrei…-, cominciai
cercando le parole giuste per continuare.
Forse avrei dovuto
nascondere la mia
soddisfazione e cimentarmi in una delle mie frecciatine ma davvero non
ne
trovai il coraggio. Non avrei mai potuto mentire riguardo quel dolce,
non
potevo proprio. Ero certo che lei sarebbe riuscita a rispondermi a tono
se
l’avessi offesa ma in quel momento non avevo voglia di
deriderla. Non ne avevo
motivo.
-…ma non trovo le
parole per esprimermi.-
Optai per la verità, probabilmente era la mossa migliore.
–Credo che la mia
capacità di ragionare sia stata annullata da questa torta
meravigliosa.- Meglio
dare il merito di tutto alla torta e non soffermarsi su altre
sensazioni che
stavo provando.
Vidi la sorpresa dipingersi
sul volto di
Ferrari, neanche lei si aspettava quella frase e il fatto di averla
stupita
così tanto mi riempiva di soddisfazione. Alla fine sapevo
riconoscere quando
qualcuno meritava un complimento e quella torta poteva essere descritta
solo
con belle parole.
Lanciai una veloce occhiata
a Marco e non
potei fare a meno di notare una nota di disappunto nei suoi occhi. Che
gli era
preso? Avevo pure fatto dei complimenti alla torta della sua
“amata” non capivo
perché adesso si fosse rabbuiato.
Anche Ferrari lo stava
guardando e mi accorsi
che sembrava sorpresa almeno quanto me.
Io quello proprio non lo
capivo: non era mai
contento! Adesso stava facendo l’offeso senza neanche un
motivo… Perché non
c’era alcun motivo per prendersela.
-Possiamo parlare delle
ripetizioni ora?-
chiese lui cercando di essere gentile, ma io colsi subito quella nota
stonata
nel tono della sua voce.
-Certo-, rispose Ferrari con
calma. Era
tornata in possesso di tutta la sua sicurezza.
Per i minuti successivi quei
due furono
completamente assorbiti dall’argomento ripetizioni. Marco era
assolutamente
negato per la matematica e quella ragazza se ne stava lentamente
rendendo
conto.
Visto che non ero per niente
interessato ne
approfittai per prendere d’assalto quella meraviglia di torta
che aspettava
solo che io la divorassi. Per non sembrare troppo ingordo inventai un
calo di
zuccheri ma quando Ferrari mi fulminò notando che avevo
mangiato metà della
torta decisi di fermarmi perché oltre
all’indigestione stavo anche rischiando
che lei mi trucidasse.
Marco si era accorto che
Ferrari stava
iniziando ad irritarsi seriamente perché proprio in quel
momento decise che
l’incontro era finito e che era meglio andare a casa.
Non sapevo
perché ma l’idea di tornare a casa
non mi allettava più di tanto, forse volevo ancora un
po’ di quella torta.
Ferrari invece era sollevata
che andassimo
via, si vedeva lontano un chilometro.
Uscimmo da casa sua prima
che me ne rendessi
conto e pochi secondi dopo eravamo davanti al mio scooter pronti per
tornare a
casa di Marco.
-Smettila-, mi disse a un
certo punto Marco.
Stavo per infilarmi il casco ma a quelle parole mi bloccai.
-Come scusa?- chiesi
sorpreso.
-Smettila di fingere-,
continuò lui
guardandomi seriamente.
Ma si era completamente
rincitrullito?! Di
fingere? Fingere cosa?
-Fai finta di niente? O
forse neanche tu lo hai
ancora capito-, il suo sguardo era sempre più serio.
-Marco… Tu non
stai per niente bene. Stai
dicendo una marea di cazzate.-
-Dirò anche una
marea di cazzate ma almeno so
riconoscere i miei sentimenti-, detto questo si infilò il
casco e si sedette
sullo scooter in attesa che anch’io mi decidessi a salire.
Sapevo che era inutile
parlare, Marco non mi
avrebbe dato altre spiegazioni.
Che andasse al diavolo!
Lì l’unico fuori di
testa era lui. Speravo che facesse in fretta pace con il cervello!
***L'Autrice***
E anche questo nuovo capitolo è andato! Uff...
è una vera faticaccia scrivere il POV di Massi, ma devo
ammettere che quando ho finito il capitolo mi sono sentita davvero
soddisfatta per essere arrivata sana e salva fino alla fine... xD
Adesso mi aspetta il capitolo 4... AIUTO! *trema all'idea di non
riuscire a scrivere neanche un rigo decente*
Comunque, come avete notato, Vale scatena davvero l'incazzite
di Massi, e lui vuole sempre farla arrabbiare... xD Secondo me
è amore... u.u e non lo dico tanto per dire... ahahah xD
Okay, adesso la smetto di dire stupidaggini... xD
A parte i nostri cari piccioncini, questo è il mio
primo aggiornamento del 2011! E questo mi ricorda che... TANTISSIMI
AUGURI A TUTTI! Un nuovo anno è cominciato e io spero che mi
porti tante cose belle, il 2010 non è stato male ma spero
che il 2011 sia mille volte meglio. xD
Per il prossimo capitolo, non so ancora quando
aggiornerò... Purtroppo devo ancora scriverlo e visto che
tra poco ho un esame sono veramente sommersa dalla studio, comunque vi
prometto che cercherò di non farvi aspettare troppo... ^^
Ringrazio tutte le meravigliose persone che hanno lasciato
una recensione per i primi due capitoli, e tutti colo che hanno messo
questa storia tra i preferiti e le seguite, siete fantastici!
Ovviamente ringrazio ogni singolo lettore!
Comunque
vi ricordo che potete trovare molto altro riguardo "Il Figlio Della
Prof" in questi siti:
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e anche mie sciocche "pillole di saggezza")
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