NdA. Sto piangendo come una scema. In
parte perché non mi aspettavo di arrivare sesta al contest
"Amore Fraterno" di Rota e prima al contest "Sulle Orme di Nessuno", di
FataFaby, i cui risultati sono usciti stamani, né di vincere
i premi speciali (rispettivamente Giuria e Stile e
Originalità) e sono ben oltre il settimo cielo.
Per la maggior parte, perché non mi sembra vero di essere
arrivata fin qui.
All'inizio, questa storia, pur
trattando della tematica dell'aborto, doveva essere un aborto in sé.
Paradossalmente parlando. Dopotutto, è partita come
sfogo...doveva rimanere sepolta nella marea montante di schifezze che
infestano il mio pc, soffocare sotto gli infiniti fogli di word che mi
diletto ad imbrattare - tempo permettendo - o essere ridotta a
bricioline. Perchè io odio
la roba autobiografica, e , salvo temi di quinta
elementare, sono sempre riuscita a scansare scritti a sfondo personale.
Soprattutto, lo ammetto senza vergogna, ho odiato Ink Child con tutta
me stessa. Perché non poteva essere davvero capitato a me.
Non potevano
davvero avermi nascosto una cosa del genere. Non credo di
aver mai pianto così tanto come in quei due giorni subito
dopo la mia scoperta; in Kail ho riversato tutto il mio scoramento,
progettando di buttare fuori il tutto e dimenticarmene.
Salvo poi accorgermi che
qualcosa me lo impediva.
Qualcuno,
anzi.
Thus, here I am. Non dirò di
più- il resto lo lascio scoprire a chiunque abbia la buona
volontà di leggere.
Prima
di proporvi il prologo, mi sento comunque in dovere di ringraziare
coloro che hanno giocato una grossa parte in questa storia:
- In primis, naturalmente, le
giudici dei due contest a cui Ink Child ha partecipato: Rota e
Fatafaby, su Efp Feel Good Inc. Grazie per l'opportunità di
metterci alla prova.
- Ellie_x3, aka Pillo, la vera
Elinor. Grazie per essermi stata accanto e esserti prestata ad
impersonare la dramatis persona che ti ho affibbiato.
- Satomi91, aka Luna, la vera
Miriam. Grazie per avermi sopportato nello schifoso periodo di
burrasca, per avermi ascoltata e per avermi ispirata. E per Ink heart,
ovviamente.
- Michelle Branch, Poets of the
fall e gli artisti che hanno contribuito alla mia personalissima
playlist.
- Blood Tribute e Leo. Una volta
di più.
E, naturalmente, il mio "Yash."
Sei con me. Per sempre ed oltre.
Con tanto amore, Kei.
*
Ink Child
*
Prologo
(A discovery…)
Lunedì.
11.30.
L’orologio
ticchetta e il tempo sembra correre \ non correre affatto: dilatato, le
si sgrana tra le dita senza che lei se ne accorga.
Sta fissando il
libretto pediatrico – il suo.
E sta cercando di
convincersi che il numero scritto in nero sotto
quell’orribile parola
(1!
1! 1!)
sia un enorme,
gigantesco sbaglio.
“Mamma…?”
“Hmm?”
La voce le si
incastra in gola. Le parole si rifiutano di uscirle di bocca.
C’è qualcosa che si sta gonfiando nel suo stomaco.
Indignazione, per essere venuta a sapere che avrebbe dovuto avere un
fratello da un maledetto pezzo di carta? Cerca di convincersi che si
tratti di quella: è la migliore di tutte le sensazioni che
la stanno attraversando. O forse dovrebbe dire la meno peggio.
Punta il dito
sulla parola aborto.
Sul numero uno.
Sua madre abbassa
uno sguardo distratto sul foglio; la sua faccia, fino a pochi istanti
prima contorta in un’espressione preoccupata, si fa prima
perplessa e subito dopo una maschera indifferente e incolore.
“Ah,
quello.”
La ragazza
vorrebbe saltare in piedi. Urlare. Come
sarebbe a dire “ah, quello”??! Non
c’è altro? Tutto qui?
Non ce la fa.
“Hanno
sbagliato, vero?” mormora. Ha la bocca secca e nella sua
mente c’è il vuoto. “Hanno sbagliato a
scrivere.”
Prega, in
silenzio, che la donna le dica di sì.
Anche se
è inutile. È palese, non serve sperare, non
cambia l’evidenza…
E infatti.
“No.”
È la secca risposta.
La porta
dell’ambulatorio sceglie quell’istante per aprirsi.
Il dottore si affaccia sorridendo, invita le due donne dentro. Stringe
la mano ad entrambi.
Mamma
ricambia saluto e sorriso come se nulla fosse.
Lei, andando a
stendersi sul lettino, riesce solo a pensare a quell’uno.
Uno. Un fratello.
Un mai nato.
Un pianto
solitario in un nido buio di carne.
Un fottuto
cazzotto nello stomaco, dritto in pancia.
La ragazza lascia
che il dottore le tolga i punti dal taglio che le attraversa il fianco
destro. Lascia che l’uomo si chieda
perché proprio lei - che non si è mai
lamentata nelle scorse sedute post-operazione- stia piangendo
come una bambina.
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