a
Pioggia sul mio
corpo
You sang me Spanish lullabies,
I never
want to see you unhappy,
I thought you want the same for
me.
Iris
era convinta che si potesse volare.
Da
quando lui le aveva detto che la
forza di gravità si trovava dentro le scarpe, camminava
scalza.
All’inizio
pensò di non avere bisogno della polvere di fata, ma da
quando lui si era portato via ogni
pensiero
positivo, Iris non riusciva più a spiccare il volo.
Le
aveva promesso di rimanere, che non l’avrebbe mai
abbandonata, eppure ora che
il sole era tramontato, la parte sinistra del suo materasso era sempre
ghiacciata, un po’ come il sangue che circolava controvoglia
dentro il corpo
della ragazza.
“Mi
spieghi cosa significa?”
“Che
cosa?”
“Il
tuo nome.”
“Significa
che mi riesci a vedere solo dopo
un terribile temporale.”
Iris
era l’arcobaleno.
E
lo era davvero, perché quando c’era lui
nella sua vita, Iris aveva smesso di aspettare la pioggia per mostrarsi
agli
occhi della gente. Avevo smesso persino di essere superstiziosa,
perché quando
c’era lui, lei il suo
riflesso allo
specchio lo indicava sempre.
Si,
quando c’era lui era
tutto più
semplice. Quando c’era. Ma chi poteva sapere cosa
significasse vivere senza di lui,
chi lo poteva anche solo immaginare
cosa si potesse provare a sentirsi come l’eisberg dove aveva
sbattuto il
Titanic. Perché tutti ritenevano fosse colpa sua, che non
doveva trovarsi lì.
Nessuno aveva mai pensato che doveva essere, invece, il Titanic a dover
navigare in un altro punto? Che poi il mare era talmente tanto grande
che,
nessuno si sarebbe offeso se avesse investito altre particelle
d’acqua salata.
Iris
si sentiva come quell’enorme pezzo di ghiaccio. Innocente.
Perché lei se ne
stava immobile, senza dare fastidio a nessuno, ed era stato lui a colpirla, a distruggerla in mille
pezzi, a renderla fragile.
E
adesso che lui non c’era
più, i cocci
di quell’amore non riusciva più a metterli insieme.
“Dove
si prende l’espresso per il Paradiso?”
“Perché
pensi di meritarlo il Paradiso?”
“Non
so, magari se tu mi accompagnassi i
cancelli dorati verrebbero aperti al nostro passaggio.”
Non ci
riesco. Lo so amore, me l’avevi fatto
giurare, ma proprio non riesco a smettere di pensarti.
Mi
martelli dentro il petto, il tuo sorriso
ferisce le pareti della mia anima, mi perfori punti che non credevo
neppure di
avere. Non ci riesco amore, non chiedermi di fare
l’impossibile, non sono Walt
Disney, non posso fare tutto ciò che riesco a pensare.
Perché se fosse così noi
adesso, staremmo ancora insieme. Saremmo ancora due Starlights.
Però
il nostro cammino è terminato, non
bruciamo più insieme i confini infiniti
dell’Universo.
E ora che
tutto intorno a me è buio pesto, mi
accorgo di avere la risposta alle loro domande.
“Hai
pianto?”
“No.”
“Allora
perché hai gli occhi rossi?”
“Perché
ho troppo sangue nel cervello.”
...
Stasera ero un pò
così, e non riesco nemmeno più a parlare.
Esattamente come Iris sto andando alla deriva.
Vi chiedo perdono, non siete costrette a leggere questo ammasso
schifoto di parole.
E non cerco neppure frasi lodative, volevo solo che qualcuno sapesse
e questo mi sembrava il modo più adatto.
Non sarà neppure tanto romantico, in effetti non lo
è per niente, ma c'era il romanticismo, c'era ogni cosa,
prima che lui
andasse via.
Sophie.
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