Tempo
di Crescere.
Ogni
tanto volo ancora sull'Isola che non C'è. Quando la mia mente
riposa, in quell'attimo che precede il sonno e che sembra durare anni
invece che una manciata di secondi, mi ritrovo a sorvolare i mari
azzurri e limpidi che avvolgono l'Isola-
È
in quel momento che ritorno bambina. La Wendy neanche adolescente che
Peter portò con sé la notte che perse l'ombra. Il mio pensiero
felice che, ancora oggi, fa sì che io resti sospesa a mezz'aria, a
nuotare tra le nuvole.
Sfioro
le acque, sfuggo alle belle, tentatrici e assassine Sirene, fino ad
arrivare, rigorosamente in volo, all'accampamento degli Indiani; lì
Giglio Tigrato mi rivolge sempre un saluto- come se fosse davvero una
sua vecchia e cara amica.
Oh,
quanti ricordi! Darei tutto, tutto ciò che ho, per poter tornare
indietro; indietro in un tempo dove io, George e Michael eravamo solo
dei mocciosi con il timore di diventare adulti, così da poter
rivivere, come protagonisti indiscussi, le avventure che adesso
racconto ai miei nipotini, spacciandole per mere storie di fantasia.
Per loro, Peter Pan non è che una bellissima favola, lontana anni
luce dalla realtà.
Oh,
ma i miei fratelli... loro di Neverland non hanno che uno sfocato
ricordo; una memoria flebile di un meraviglioso e vivido sogno- non
hanno mai pensato che fosse successo veramente, da quando si sono
risvegliati nei loro letti, tra le braccia della mamma.
Loro
sono cresciuti davvero, sia dentro sia fuori. Mentre io sono ancora
convinta d'essere, nel fondo dell'anima, una Bambina Sperduta.
Ogni
tanto, durante questo sogno ch'è quasi realtà, rivedo Peter, il
mio Peter, che mi viene incontro sorridendo con quel suo fare
furbo.
“Vieni
via”, mi dice. “Vieni via con me”.
Mi
abbandono a quella danza. I sogni e i ricordi creano le nubi su cui,
abbracciati, mano nella mano, ci muoviamo lentamente. Quanti rimorsi,
che ho. Vorrei rimanere per sempre sull'Isola che non C'è.
Ormai
è tardi, so di dover andare; davvero, è impossibile restare...
questo posto non è fatto per essere abitato dagli adulti. Le prime
rughe mi stanno aspettando, nascoste sotto il letto come i mostri di
cui avevo paura da piccola; mi aspettano insieme alle mille
preoccupazioni e responsabilità che, al risveglio, mi toccherà
affrontare.
Evitarle...?
Impossibile.
Scelsi
la mia strada, anni fa. A pensarci, una lacrima mi riga la guancia.
“Wendy,
perché piangi?”.
Oh,
Peter.
“Perché
devo andare”, è la mia solita risposta. Perché voglio restare,
è il mio unico pensiero.
Sempre
danzando e volando, più in alto di ogni fata, più in alto di ogni
vascello volante, faccio ritorno nel mio letto.
Avevo
fatto tante volte lo stesso sogno; troppe volte mi ero beata in quel
modo doloroso, convinta di potermi ancora dividere tra due mondi.
Ora
ho capito che non posso più fare una cosa del genere. È tempo di
smettere, è tempo di crescere.
“Wendy...”.
Peter mi bacia. Una bacio vero, neanche l'ombra di un ditale a fare
l'intermezzo. “Non mi dimenticherai mai, vero?”.
“Io?
Dimenticarmi di te? Mai...”.
Note: Ho scritto questa storia tipo un anno fa, verso marzo, quando per
la prima volta vidi il film in questione. Rimasi talmente male e piansi
talmente tanto per quella frase (io? Dimenticarmi di te? Mai...) che
probabilmente ebbi il bisogno fisico di scriverci su qualcosa. Il fatto
che abbia ritrovato questa One Shot solo oggi e che non
ricordassi affatto di averla scritta è un altro discorso xD Rileggendo,
ho anche notato che avevo fatto in modo che ogni paragrafo iniziasse
con la lettera O- credetemi, sto cercando in tutti i modi di capire
perché scelsi proprio la O .__.
Mi rendo perfettamente conto di non aver scritto chissà quale
meraviglia- e ammetto anche che non ho praticamente mai letto niente in
questa sezione, quindi non so se questa sia un'idea trita e ritrita, se
possa essere apprezzata o meno.
Quindi, ora come non mai, mi piacerebbe conoscere i vostri pareri- mi
sarebbero molto d'aiuto se mai decidessi di continuare a scrivere anche
in questa sezione, chi lo sa?
Spero che vi sia piaciuta, insomma. Grazie in anticipo
|