A/N: Su
LiveJournal c'è la meravigliosa Puckurt community dove la
gente può anche lasciare commenti per richiedere delle
storie. Ultimamente sto scrivendo per quelle persone, e questa ho
pensato di tradurla.
Note alla Traduzione: Non è sicuramente un segreto che sia
impossibile tenere tutte quante le espressione inglesi in italiano.
Dunque, in questa storia, ho usato un dialogo dal film "10 Cose Che
Odio di Te" che non ho mai visto, ma il dialogo era adatto a Puck e
Kurt. Questo dialogo, in inglese (nel) è così:
Pat: Someone still has her panties in
a twist.
Kat: Don't, for one minute, think
that you had any effect whatsoever on my panties.
Pat: Then what did I have an effect
on?
Kat: Other than my upchuck reflex,
nothing.
Io ho sostituito la prima frase con "Geez, don't get your panties in
a twist, Princess."
Ora, siccome era impossibile tradurre in italiano la frase "don't get your panties in a twist"
ma senza tradurla letteralmente avrebbe tolto lo humor alla storia,
quindi l'ho tradotta letteralmente ma suona strana, quindi scusate.
Odio tradurre le mie storie dall'inglese perché perdono
praticamente tutto, ma questa l'ho voluta tradurre e spero che vi
piacerà! Se volete leggere la versione originale della
storia, la trovate sul mio livejournal (il link è sulla mia pagina come sito mio). Oh e ho scelto il bagno per l'incontro per
omaggiare il telefilm "10 Cose Che Odio di Te" che ho adorato!!!
Kurt
entrò nel bagno guardandosi attorno con diffidenza. Lauren
gli aveva detto che l’unica
persona che conosceva in grado di fare documenti falsi che fossero
credibili,
era Noah Puckerman. Kurt aveva visto il ragazzo nei corridoi o agli
allentamenti di football, dove Rachel lo aveva trascinato mentre lei
aspettava
Finn. Nonostante ciò, da quanto Kurt aveva sentito dire in
giro, Puckerman, o
Puck come tutti lo chiamavano, portava cattive notizie. Era il tipico
cattivo
ragazzo che aveva una cella in riformatorio con il suo nome sopra ad
aspettarlo. Kurt aveva chiesto a Lauren se conosceva qualcuno
perché era l’unica
abbastanza spaventosa da sembrare il tipo di ragazza che aveva
conoscenze nei
bassi fondi.
Fino a
quel momento, Kurt era stato un bravo ragazzo, ma per la prima volta,
un club
stava per essere aperto a Lima, e lui e Mercedes avevano deciso che ci
sarebbero stati la sera dell’apertura. L’unico il
problema era che avevano
entrambi diciassette anni e bisognava avere almeno ventuno per poter
entrare.
Kurt aspettò
per quasi venti minuti, stringendo i soldi che aveva in mano
nervosamente. Quando
era ormai certo che Puck non sarebbe arrivato, la porta si
aprì all’improvviso.
Puck si voltò verso di essa e la bloccò prima di
girarsi per guardare Kurt.
Il
giocatore di football (alto, con una cresta e gli occhi più
profondi che Kurt
avesse mai visto prima di allora in vita sua) squadrò il
soprano da capo a
piedi prima di inarcare un sopracciglio e sorridere in una maniera che
fece
rabbrividire Kurt.
“Allora,”
Kurt si schiarì la gola nervosamente. “Qualcuno mi
ha detto che puoi aiutarmi.”
Puck
fece un passo avanti e infilò le mani nelle tasche dei
jeans. “Come posso
aiutarti, Princess? Lauren mi ha detto che mi cercavi ma non mi ha dato
dettagli.”
Kurt
strinse i soldi nelle sue mani nervosamente ancora una volta. Aveva la
netta
sensazione che Puck stesse alludendo a qualcosa di sporco.
“Mi serve soltanto
un documento falso,” si affrettò a dire.
“Puoi aiutarmi?”
“Certo,
sono il migliore,” Puck disse sfrontato. “Dammi una
settimana e tutti
crederanno che tu abbia ventuno anni.”
“Ok.”
Kurt si voltò e cercò nella sua tracolla fino a
quando non riuscì a trovare la
foto che Lauren gli aveva detto di portare. “Questa dovrebbe
andare,” disse,
porgendo la foto verso il giocatore di football.
Puck
la prese e assieme ad essa afferrò anche la mano di Kurt e
lo spinse contro il
muro. Mise la mano che non teneva occupata al lato della testa del
ragazzo
pallido in modo che il soprano non potesse scappargli.
“Cosa
stai facendo?” La voce di Kurt uscì più
alta del solito.
“Mi
devi pagare,” Puck rispose con un sorriso sensuale e muovendo
le sopracciglia
suggestivamente.
Kurt
spalancò gli occhi. “Non farò sesso con
te!” disse, indignato.
“Diamine,
non agitare le tue mutande, Princess.”
Kurt raddrizzò
la schiena e liberò la sua mano dalla presa di Puck e
guardò dritto nei suoi
occhi. “Non pensare, neanche per un momento, che tu abbia
alcun effetto sulle
mie mutande.”
Puck
ridacchiò e si avvicinò. “Allora su
cosa ho effetto?”
Kurt
passò sotto il braccio di Puck e si allontanò.
“Tranne che sul mio riflesso gastrico,
su niente.”
“Sei
divertente,” Puck gli disse ridendo. Poi,
all’improvviso, era di nuovo serio. “Non devi fare sesso con me. Devi soltanto baciarmi.”
“Baciarti?” Kurt disse, corrugando la fronte.
“Per
una settimana. Alla fine della settimana, ti darò il tuo
documento.”
Kurt
non aveva mai baciato nessuno prima d’allora e sebbene
volesse che il suo primo
bacio fosse con qualcuno speciale, voleva anche andare con Mercedes in
quel locale.
Sospirando, curvò le spalle e annuì. “Ok.” Soltanto in
quel momento si ricordò che aveva ancora I
soldi in tasca. “Immagino tu non li voglia più
questi?” chiese, allungando la
mano dove stava stringendo cento dollari.
“Tieniti
i tuoi soldi, Princess. Aspetterò per il tuo pagamento sotto
le gradinate dopo
l’ultima ora. Non arrivare tardi.” Con
un’ultima occhiata che fece sentire Kurt
nudo, Puck si voltò, sbloccò la porta del bagno e
se ne andò.
Kurt si
chiese in cosa si fosse cacciato.
Si stava comportando in modo strano e
lo sapeva. Continuava ad
armeggiare con la manica della sua camicia e non stava prestando
attenzione a
cosa dicessero i professori e Mercedes continuava a chiedergli che
stava
succedendo. Ma Kurt era troppo nervoso per potersi preoccupare di
qualcosa al
di fuori del ragazzo che in poche ore sarebbe stato ad aspettarlo sotto
le
gradinate. Kurt continuava a guardare il suo orologio sperando che il
tempo
passasse in fretta perché sebbene Puck fosse alquanto
spaventoso, era comunque
bello e siccome Kurt non aveva molta scelta quando si trattava di
ragazzi, non
vedeva l’ora di poter finalmente baciare un ragazzo per la
prima volta in vita
sua, anche se si sarebbe trattato di Puck.
A pranzo mangiò soltanto
una mela e andò a lavarsi i denti
in bagno alla fine di ogni ora. Quando l’ultima campanella
della giornata
finalmente suonò, Kurt corse fuori dalla classe prima che
Mercedes potesse
chiedergli un passaggio a casa.
Non voleva correre fino alle
gradinate perché non voleva che
Puck sapesse che Kurt stava cominciando a pensare che baciarlo non era
poi una
così cattiva idea dopotutto, così,
rallentò e aspettò che fossero passati dieci
minuti dalla fine delle lezioni prima di dirigersi verso il campo di
football.
Kurt era ancora nervoso quando
raggiunse finalmente le
gradinate. Fortunatamente, quel giorno non c’erano gli
allenamenti né della
squadra di football né delle cheerleaders, quindi il posto
era praticamente
deserto. Kurt andò sotto le gradinate e aspettò
che Puckerman arrivasse. Ancora
una volta, stava per andarsene quando il giocatore di football si
decise
finalmente ad arrivare.
“Era ora.”
Puck
sorrise. “Pensavo
mi
detestassi, Princess?” Aveva addosso la maglietta di una band
che Kurt non
conosceva e un paio di jeans che sembravano decisamente logori.
Ciò nonostante,
Kurt doveva ammettere che il ragazzo era sexy.
“Allora, come lo vuoi
fare?” Kurt chiese dopo qualche
momento di fastidioso silenzio.
Puck inarcò un
sopracciglio e fece qualche passo avanti fino
a quando non stava invadendo lo spazio personale di Kurt. Come era
accaduto il
giorno precedente, Puck spinse Kurt indietro fino ad averlo con le
spalle
contro uno dei sostegni delle gradinate. La mano di Noah si
posò attorno ad una
guancia del soprano e il suo pollice premette contro il labbro
inferiore di
Kurt schiudendo le labbra rosee. I suoi occhi erano fissi sulla bocca
di Kurt e
Kurt non poteva fare altro che fissare a sua volta.
Poi, Puck si abbassò e lo
baciò piano. Erano entrambi
esitanti all’inizio, perché Kurt non sapeva cosa
stava facendo e Puck perché sapeva
che il primo bacio per il ragazzo. Comunque, ben presto, Puck mise
l’altra mano
dietro al collo di Kurt fino a quando le sue dita si ritrovarono nei
suoi
capelli e usò la presa per inclinare la testa di Kurt
all’indietro così che
potesse avere un’angolazione migliore per approfondire il
bacio. Mordicchiò gentilmente
il labbro inferiore di Kurt e quando il ragazzo sospirò,
sfruttò la cosa per
poter insinuare la sua lingua nella bocca del soprano.
Le mani di Kurt trovarono posto sulle
spalle di Puck. Cominciò
ad aprire e chiudere le mani mentre accarezzava curiosamente la sua
lingua con
quella di Puck. Quando sentì mani afferrargli il sedere e
stringere, si tirò
indietro urlando. “Cosa stai facendo?”
“Baciandoti?”
Puck chiese in risposta, chiedendosi cosa
fosse successo e perché avessero smesso di baciarsi.
“Amico, sei un incredibile
baciatore, anche se è la tua prima volta.”
Kurt arrossò e
incrociò le braccia al petto. “Prima di
tutto, non chiamarmi “amico” e poi, come potresti
sapere che era il mio primo
bacio?” Puck
rise e si
spinse contro Kurt. Il
soprano
lo spinse indietro indignato. “Smettila!”
“Rilassati,
Princess. Ci
stavamo semplicemente baciando.”
Roteò gli occhi e fece un
passo indietro. “Vedo, il fatto che tu stia andando in panico
perché ti ho
toccato il sedere, è un segno che sei vergine e che fino a
quando Puckzilla non
è entrato nella tua vita, non avevi mai neanche baciato
qualcuno.”
“Comunque.” Kurt
si voltò, completamente ignorando l’altro
ragazzo che stava ridendo.
“Ci vediamo domani! Non fare tardi!”
Puck gli urlò dietro. Kurt gli diede il dito e
continuò a camminare.
Il secondo giorno, Puck
arrivò in tempo e Kurt non andò in
panico quando il giocatore di football gli afferrò il sedere.
Il terzo giorno Kurt
cominciò a smettere di essere nervoso
per via dei baci con Puck. Questa volta, comunque, quando Puck lo
spinse contro
uno dei sostegni delle gradinate, Kurt batté la testa e Puck
cominciò a ridere
così tanto che Kurt andò via prima che
arrivassero al bacio.
Il quarto giorno, Puck
confessò a Kurt che si era masturbato
la notte precedente pensando ai loro baci. Kurt arrossì
furiosamente fino a
quando la bocca di Puck n on gli fece dimenticare tutto il resto.
Più tardi,
mentre tornava a casa, Kurt quasi andò nel panico quando si
accorse che quei
baci cominciavano a piacergli più di quanto avrebbero dovuto
e che lo rendevano
felice.
Il quinto giorno, Puck disse a Kurt
che aveva gli
allenamenti e quindi, per la prima volta, Kurt offrì a
Rachel di farle
compagnia mentre aspettava Finn. Appena i giocatori lasciarono il campo
per
andarsi a fare la doccia e andare a casa, Kurt salutò Rachel
e si diresse sotto
le gradinate facendo attenzione che la ragazza non se ne accorgesse.
Era sicuro
che avrebbe dovuto aspettare per Puck ma dopo solamente un paio di
minuti, il
giocatore di football andò da lui con ancora addosso la sua
uniforme.
Vedere il ragazzo con la sua uniforme
eccitò Kurt in un modo
che non credeva possibile. Per la prima volta da quando aveva
cominciato a “pagare”
Puck, fu lui a iniziare il bacio. Puck era sorpreso e per un attimo non
fece
nulla, poi, finalmente, chiuse le sue braccia attorno alla vita di Kurt
e se lo
tirò contro mentre Kurt passava le sue braccia attorno al
collo di Noah.
Fu il bacio più incasinato
che i due si era scambiati fino a
quel momento e Puck se lo sognò quella notte.
Il sesto bacio fu invece quello che i
due lasciarono andasse
più avanti. Non solo Kurt lasciò che Puck gli
strizzasse il sedere, ma lasciò
anche che il running back (perché aveva chiesto, in maniera
molto discreta, a
Rachel informazioni sulla posizione del numero 20) gli si strusciasse
contro
fino a quando non vennero nei loro pantaloni. Certo, poi Kurt
andò nel panico.
Puck lo guardò andare via ridendo affettuosamente.
Quando la settimana si
avviò alla sua conclusione, Kurt si
era completamente dimenticato del “pagamento”. Fu
Mercedes, chiedendo se il suo
falso documento fosse pronto, che gli ricordò che dopo il
bacio di quel giorno,
non avrebbe più baciato Puck. Considerando il fatto che era
cominciato tutto
quanto come forma di pagamento, Kurt si chiese come fosse possibile che
in soli
sette giorni fosse diventato talmente assuefatto a quei pochi minuti
passati
alle gradinate, da non poter immaginare le sue giornate senza.
Quando l’ultima campanella
suonò, Kurt si ritrovò a
camminare più lentamente come se cercasse di posporre la
fine del loro patto
quanto più a lungo possibile. Quando guardò il
suo orologio e notò che era già
in ritardo di dieci minuti, sospirò pesantemente e
andò a cercare Puck sotto le
gradinate.
Puck lo stava aspettando, le braccia
incrociate al petto
mettendo in risalto i suoi bicipiti. Kurt quasi corse da lui desideroso
di ricevere
il suo bacio. Comunque, non appena fu vicino abbastanza, Puck
tirò fuori dalla
tasca dei jeans il suo documento falso e lo passò a Kurt.
“Allora, considerando che
sembri un dodicenne, ho fatto un
lavoro incredibile. Penso che questo sia il mio miglior
lavoro.” Si passò una
mano tra la cresta e guardò Kurt mentre il soprano studiava
il documento tra le
sue mani. “Allora, che pensi?”
Kurt girò il documento tra
le sue mani e doveva ammettere
che era perfetta; dubitava seriamente che qualcuno sarebbe stato in
grado di
capire che era un falso. Si schiarì la gola e
guardò in su, incrociando lo
sguardo di Puck. Stava per dire, “Oh, è
fantastico!” ma finì col dire, “Penso
che dovresti lavorarci ancora.”
Puck corrugò la fronte e
gli strappò la carta dalle mani. “E’
perfetto!”
“Non saprei.”
Kurt si avvicinò a Puck e gli mise una mano
sul braccio. “Magari non ti ho pagato abbastanza e dovresti
rifarlo.” Era quasi
certo che il suo tono da seduttore fosse patetico, ma quando Puck lo
guardò sorridendo,
non gli importò se sembrava un perdente. “Credo
che dovrei pagarti meglio, non
sei d’accordo?”
Puck infilò il documento
falso nella tasca dei suoi jeans e
afferrò Kurt per il bavero della giacca per portarselo
vicino. “Credo di essere
d’accordo.”
Il settimo, l’ottavo, il
nono, il decimo e tutti gli altri
baci, avvennero sul letto di Kurt nella sua camera, con la porta chiusa
a
chiave e una luce soffusa che proiettava le loro ombre sulle pareti
bianche. Questa
volta, Kurt non andò nel panico e non pensò che
sarebbe andato nel panico mai
più. Almeno, ne fu convinto fino a quando Noah non
infilò le mani nei suoi
pantaloni.
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