L’angelo delle nevi
Era steso ormai
da ore nella radura.
Intorno a lui,
solo il bianco candido della neve che, cadendo dal cielo, ricopriva ogni cosa.
Anche lui veniva pian piano coperto da quella gelida coltre.
Aveva freddo.
Indossava solo il pigiama dell’ospedale da cui era scappato.
Strinse i pugni
ripensando agli sguardi duri dei suoi compagni.
Lo sapeva
perfettamente che ritenevano lui responsabile per il fallimento della missione.
Lo leggeva nei loro occhi.
Sguardi di
rammarico, delusione, rabbia. Sguardi che gli ricordavano quelli di odio e
disprezzo della sua infanzia.
Aveva tentato di
scusarsi ma non lo avevano voluto ascoltare. Sasuke se ne era andato subito
dopo essersi medicato la ferita e Sakura lo aveva seguito immediatamente. Non
gli avevano rivolto la parola. Neanche il sensei era venuto a vedere come
stava. Lo aveva atteso a lungo ma non era venuto.
Le infermiere lo snobbavano, ignorandolo quando gli
rivolgeva la parola. Rammentava di essersi alzato per andare a fare un giro,
stufo di stare in quella stanza ma, non era nemmeno riuscito a aprire la porta
che aveva sentito due medici parlare tra di loro:
- Mi domando
perché dobbiamo tenerlo qui? -
- Lo sai
benissimo perché. È la nostra arma più forte. -
- Non mi
importa se è la nostra arma più forte. Per me è e sempre rimarrà un mostro! Ha
distrutto il nostro villaggio una volta e potrebbe farlo ancora! -
- Takeda!
Abbassa la voce…. Senti anch’io la penso come te ma non possiamo contravvenire
agli ordini. In ogni caso sai benissimo che una mossa sbagliata e il
consiglio…… hai capito cosa intendo. -
- Si si.
Sarebbe finito. -
- Comunque
non è bene parlare di queste cose. Continuiamo il nostro giro, i pazienti
aspettano. -
Quando i due
medici si erano allontanati era tornato nel suo letto e li vi era rimasto fino
a notte inoltrata. Poi era fuggito.
Ora era li nella
radura ad aspettare chi sa cosa.
La neve, che per
un momento aveva smesso di cadere, riprese a scendere.
Gli piaceva
guardarla. Gli ricordava uno dei pochi momenti lieti della sua infanzia, quando
di nascosto aveva ascoltato la triste storia dell’angelo delle nevi. Parlava di
una donna che inseguendo il suo bambino moriva sotto una slavina. Da allora, si
raccontava, arrivava con la neve cercando suo figlio e conduceva i viandanti
smarriti al sicuro. Donava loro un orchidea e gli chiedeva di portarla al
tempio e pregare per il successo della sua ricerca.
Era una storia
realmente triste.
Da piccolo,
quando nevicava, stava ore e ore alla finestra sognando sua madre che arrivava
e lo portava via, lontano, dove sarebbero vissuti felici e contenti insieme.
Sorrise a quel
ricordo. Era qualcosa di dolce dentro un mare amaro di lacrime segrete.
Sentì uno
scricchiolio.
I suoi sensi
ninja si risvegliarono ma lui non si mosse. Ormai non gli importava molto.
Anche se era un nemico, avrebbe potuto ucciderlo tranquillamente. Non c’era
nessuno a cui sarebbe importata una sua eventuale dipartita. Non era servito a
niente lottare per ottenere un posto in quel villaggio, tutti lo avrebbero per
sempre visto come Kyuubi e non come Naruto, la persona che realmente era.
Gli scricchiolii
continuarono. Erano passi.
Improvvisamente
la neve smise di cadere e i rumori cessarono.
Svogliatamente
Naruto aprì gli occhi.
Una figura
troneggiava su di lui e lo stava coprendo con il suo ombrello.
Socchiuse gli
occhi per meglio metterla a fuoco.
Era una donna.
Indossava un elegante kimono e portava i lunghi capelli neri legati in una
morbida coda.
La figura si
abbassò.
Aveva i suoi
stessi occhi.
- Va tutto bene?
– chiese la donna.
- Si può dire di
si. – rispose esitante Naruto.
- Vorrei porti
una domanda. – chiese educatamente.
Naruto accenno
di continuare.
- È da tempo che
vago su questi monti alla ricerca di mio figlio. L’hai per caso incontrato? -
Naruto spalancò
gli occhi – No mi dispiace. A parte lei, non ho visto nessuno questa sera. -
- Ah, capisco. –
mormorò dispiaciuta.
- Sa. – disse
Naruto – Io non ho mai conosciuto mia madre. -
La donna lo
guardò con occhi nuovi – Assomigli così
tanto al mio piccolo Hoshi. È passato così tanto tempo da quando ho iniziato a
cercarlo, a quest’ora sarà già grande. – mormorò piano - Vorresti essere il mio
bambino? - chiese sorridendogli.
Naruto spalancò
gli occhi. Mai nessuno gli aveva fatto una simile domanda. Mai nessuno l’aveve
voluto, in qualsiasi modo.
Delle lacrime
gli sfuggirono dagli occhi.
- Solo se mi
porti via da qui, mamma. -
La donna lo
abbracciò stretto stretto – Certo piccolo mio. – mormorò – Verrai via con me. –
disse prendendolo per mano e conducendolo con sé nella foresta.
Le due figure si
allontanarono lentamente dalla radura mentre la neve, cadendo cancellava i loro
passi.
°°°°
Era mattina
presto e Sakura stava maledicendo in tutte le lingue del mondo quel Dobe di
Naruto.
Quella notte era
scappato dall’ospedale e ora lei, Sasuke e il sensei erano costretti a
cercarlo. Col freddo che faceva poi!
Avevano già
guardato nei posti più ovvi ma di lui non c’era traccia. Ora era da quasi
un’ora che stavano perlustrando la foresta.
- Hei. -
Richiamò all’attenzione Sasuke – Che cosa c’e là? -
Sakura guardò.
- È solo uno
spiazzo innevato. – osservò.
- No. Non è solo
questo. – disse Kakashi cambiando direzione.
In pochi attimi
arrivarono a destinazione.
La radura era
completamente ricoperta da orchidee bianche.
Sakura guardò stupita
– Ma come è possibile?! –
- La c’è
qualcosa. – disse lapidario Sasuke, indicando il centro dello spiazzo.
I tre si
avvicinarono, kunai alle mani. Pronti a qualsiasi evenienza. Una volta vicini,
però, si bloccarono.
Steso a terra
c’era Naruto.
Stringeva tra le
sue mani una bellissima orchidea gialla e aveva sul volto il più angelico dei
sorrisi.
Queste furono le
prime cose che notarono. Poi altri particolari saltarono agli occhi. Videro che
era ricoperto da un sottile strato di neve, le sue labbra erano blu e non
respirava.
Sakura si portò
una mano al volto cercando di trattenere i singhiozzi. Sasuke si coprì gli
occhi con la frangia per nascondere gli occhi lucidi. Il sensei rimase
impassibile osservando il corpo senza vita del suo allievo.
L’angelo delle
nevi aveva ritrovato il suo bambino perduto.
N.d.A.
Salve a tutti e
grazie per aver letto questa storia.
L’idea è nata
pensando alle varie leggende di fantasmi che ogni tanto si sentono. Qui ho
creato una figura tutta mia, l’angelo delle nevi. Questo personaggio mi è
piaciuto talmente tanto che ho voluto raccontare brevemente la sua storia, così
se vi interessasse saperne un po’ di più potete andare a cercare “ Tsuki Ran”
che ho pubblicato su questo sito negli Originali.
Tralasciando
questo piccolo spazio pubblicitario volevo ancora ringraziarvi per aver letto
questo racconto. Spero vi sia piaciuto.
A presto.
May Des