Le onde

di Vale11
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Qualcuno aveva scelto che profumasse di mare, e non di uomo. Qualcuno gli aveva messo il mare negli occhi, e la risacca nel cuore. Che gli regalava tutto, e poi glielo portava via. Qualcuno aveva deciso che i suoi capelli fossero onde. Nere, e lucide. Qualcuno aveva deciso che fosse fatto di mare. E il mare è triste, meraviglioso e crudele. Forte. E solo. E se il mare ti chiede di non lasciarlo dormire da solo, tu cosa fai?
 
Contò fino a dieci, prima di aprire gli occhi. Faticoso, la mattina. Sempre faticoso. Sempre stato faticoso, da che ne aveva memoria.
E di memoria ne aveva, e non ne aveva.
L’isola se l’era portata via quasi tutta, la memoria di prima. Ma ormai viveva sull’isola da decenni, e quelli li ricordava tutti. Forse secoli. Forse. Chissà. La memoria di adesso, come la chiamava lei, c’era tutta. E c’era lo sconcerto di dimostrare sempre un’età indefinita fra i venti e i trent’anni. Più trenta che venti. Quando avrebbe dovuto averne come minimo qualche centinaio.
Come minimo.
Contò fino a dieci.
Faticoso. Sempre stato. Forse anche prima. Forse no. Non lo sapeva più.
Si passò una mano alla base del collo, tirandosi i capelli corti in un tentativo di autoconvincersi ad alzarsi dal letto. Come se la mano non le appartenesse, e fosse l’appendice antropomorfa di qualche sveglia malefica giunta a darle la scossa finale.
Dieci.
Sveglia.
Sveglissima.
Ciondolò fino alla finestra della sua casa. Capanna. Cosa-con-un-tetto-sopra. E all’inizio lo scambiò per un animale ferito. Poi per uno scoglio. Quando la vista decise di mettersi in moto, capì che era un uomo.

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eccoci. a vent'anni passati da un pezzo (ma sempre più 20 che 30) a rimbambinirmi con peter pan. anzi: con il mio cattivo preferito. ecco.
credo di aver finito il libro. e il dvd. finito nel senso che a forza di rileggere e rivedere li ho quasi distrutti.
quasi.
detto ciò...basta.
detto ciò: basta.
anzi: dice, chi è sta tizia che ci mette ore a svegliarsi la mattina? lo scoprirete a breve, sempre che vi interessi.
direi.
baci.




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