La prima volta, Dave – che sua madre chiama ancora il mio piccolo David facendolo diventare
tutto rosso sul collo – viene preso per mano da un bambino,
all’asilo e portato
dietro gli scivoli, sotto il tunnel, dietro alla sandbox.
È all’asilo, e il bambino in questione si chiama
Richie. Ha
i capelli biondi e gli occhi azzurri, come in una pubblicità
per il
dentifricio. È suo amico: il giorno prima si sono scambiati
i Trasformers. Gli
ha persino lasciato tenere il suo, e Dio solo sa quanto ci tiene al suo
Optimus
Prime.
Il bacio è uno stampo frettoloso e un po’ umido.
“Si fa così con le ragazze, l’ha detto
Trevor stamattina. Ma
io volevo provarlo con te, le bambine sono brutte.”
Dave non sa bene cosa pensare in merito, ma Richie gli piace e conviene
che le
bambine siano proprio una rottura di scatole.
Si sorridono.
Dave non ne parlerà più.
La seconda volta, Dave – che adesso si fa chiamare Karofsky -
ha quattordici annni ed è al suo primo anno alla McKinley
High.
Al momento attuale è terrorizzato perché si sente
continuamente
grosso, grasso e profondamente inadeguato. Ma il suo migliore amico
dalle
elementari, Azimio, ha già pianificato tutto: entreranno
nella squadra di
football, e lui sarà un difensore.
Il football gli piace, come a qualsiasi all
american guy, si capisce.
Dave non dirà a nessuno che nasconde la sua passione per la
pop e la indie-rock music sotto le doghe del letto e che trova che
Grey’s
Anatomy sia il miglior show di tutti i tempi.
Certe cose non si dicono e basta. Si nascondono.
Alle selezioni naturalmente passa – il livello dei giocatori
è davvero patetico, tanto che la new
entry più brava è un certo Hudson che
ha più altezza che sale in zucca.
Si sta dando virili pacche sulle spalle con Azimio, in
vicinanza armadietti, quando qualcuno gli sbatte contro. È
poco più che un
tocco e un “scusa” detto con una vocetta da bambina
delle elementari.
Fa per voltarsi e sorridere alla ragazzina: e poi. Poi si
trova di fronte a due occhioni enormi, una zazzera piena di lacca per
capelli e
… no. Non è
una ragazza, anche diavolo
se lo sembra, persino in una banale t-shirt nera e un paio di jeans.
Quello è un ragazzo, ed è il ragazzo
più carino e gay che
abbia mai visto.
“Levati dai piedi, campanellino!” Sbotta infatti
Azimio
squadernando la sua migliore interpretazione da squalo davanti ad un
pesciolino. Tu fai lo stesso: è una questione di immagine,
si capisce.
Campanellino stranamente però non vi guarda atterrito come
copione vorrebbe. Alza invece il mento, in un chiaro e stupidissimo
gesto di
sfida.
Davvero, Dave lo pensa. Questo
è stupido, ricorderà per anni di averlo
pensato, perché non si nasconde?
“Mi chiamo Kurt Hummel e gradirei essere chiamato
così.”
Sillaba invece come se lui e Az fossero due esemplari particolarmente
idioti di
bipede umano. Ha gli occhi trasparenti come l’acqua della
piscina comunale,
appena aperta d’estate, viene da pensare a Dave. Gli si legge
in faccia che li
disprezza.
Da quel momento Karofsky sa che Begl’Occhi avrà
vita dura.
La Terza volta La
Signorina – è uno dei nomignoli meno
umilianti affibbiato a Hummel – si sta
depilando le sopracciglia accennando ad un motivetto di Okhlaoma!
davanti agli armadietti.
Dave conosce la canzone perché è un ricordo
segreto e dolce
che divide con sua madre.
Az, Puck e gli altri sogghignano, dandosi di gomito. Una
gomitata compartecipe la rifila anche lui. È
l’ottica del branco e lui ci si
adagia mollemente, spegnendo il cervello.
È comodo, è facile. Protegge i suoi ricordi di
Okhlaoma, i
suoi cd da checca e le seghe che si tira sotto le lenzuola pensando ai
modelli
di Abercrombie&Finch.
“Target acquisito, gente.” Ghigna Puckermann
schioccando la
lingua.
Hudson sembra l’unico poco felice di vedere comparire i
bicchieri di plastica pieni di granita. Ma è troppo debole
per non alzarsi in
piedi e fare davvero il capo.
Anche se è il quarterback, pensa Karofsky, è un
autentico
cacasotto. Buon gioco, ma poche palle.
Si avvicinano, e Karofsky è il primo ad avere
l’onore.
Prova sempre un certo piacere agrodolce quando getta la
granita sulla faccetta di porcellana di Hummel e lo vede strizzare gli
occhi e
spalancare le labbra in una ‘o’ perfetta e
shockata.
Non si esime neanche stavolta, ma forse è la vicinanza,
forse è il gemito che gli sfugge dalle labbra…
Dave sente una fitta all’inguine
e guarda con shock ed eccitazione la valanga di granita gelata e
colorata che
investe Hummel.
Quella notte, Dave si ficcherà le mani nelle mutande e
penserà alla bocca di Hummel.
La Quarta Volta Dave Karofsky (nome e cognome) si prende
quasi un infarto.
Al campo di Football si presenta Campanellino, scortato da
quel Troll di Hudson che sembra, con tutte le ragioni del mondo,
volersi
sotterrare sotto sei piedi buoni di terra.
Campanellino ha una tutina imbarazzante – Cristo, persino
una fascia sui capelli! – e va dal Coach, annunciandosi con
quella sua vocetta.
Vuole fare le audizioni per il kicker.
Le risate si sprecano. Ride anche lui, anche se si sente
piuttosto sconvolto.
Perché Hummel continua a venir
fuori, quando è chiaro che dovrebbe solo andare a nascondersi? Seriamente. All
The Single Ladies?
Poi grazie a lui i Titans vincono la prima partita della
stagione. Grazie ad un balletto.
Dave è ancora una riserva e li vede sculettare. Anche
Azimio. E si divertono. E vincono.
Vorrebbe esserci anche lui.
E Dave si ricorda, mentre tutti esultano a fine partita, che
il vero nome di homo explosion
è Kurt.
Vale la pena ricordarselo, non solo per dare un nome al
soggetto deputato di molti dei suoi orgasmi notturni.
Dave vorrebbe complimentarsi, a fine partita, quando il
morale è alto e la cosa non sembra strana. Persino
Puckermann gli allunga una
pacca sulla schiena, no?
Ma prima che possa toglierti il casco Hummel è
già filato
via, scortato da Frankesteen
Hudson.
Dave rimane con il casco in mano e lo stomaco attorcigliato
come un vecchio canovaccio.
Il giorno dopo è già troppo tardi.
La Quinta Volta è per colpa di un musical. Dave ha sentito
dire da quella specie di nanerottola col cardigan di Rachel Berry che
Campanellino la sfiderà in una competizione canora. La tizia
se ne è lamentata
agli armadietti con praticamente chiunque le passava affianco.
Hummel che canta
contro una ragazza? Pensa Dave. Poi se lo dimentica.
Poi la sera stessa rimane fino a tardi per un progetto di
scienze. E lo sente cantare: si sta esercitando da solo nella sala del
Glee
Club.
Dave rimane finchè la canzone non è finita. Lo
vede
sorridere, arricciandogli gli angoli delle labbra come un gatto,
soddisfatto.
Ha cantato bene.
Dave sente le labbra tendersi un sorriso.
Karofsky se ne va prima che l’altro possa uscire. Non gli va
di tirargli una granita quando sorride in quel modo.
La Sesta Volta è per Lady Gaga. Perché non
c’è alcuna
ragione sulla terra per cui Hummel dovrebbe diventare ancora
più checca di
quanto già non sia, se non per il Glee Club addizionato a
quella pazza, di cui
ciancia in continuazione, se uno è tanto sfortunato da
beccarselo dietro a
letteratura inglese.
Karofsky e soci lo incrociano nei corridoi: Hummel ha delle
fottute zeppe e sembra sul serio una femmina, commenta Azimio
disgustato.
Dave odia quando Kurt si ribella. Vorrebbe fargli capire che
non deve farlo, che è stupido e fa solo incazzare quelli
della squadra di
football.
Fa incazzare anche Dave naturalmente: sente sempre quella
contrattura allo stomaco, quell’ansia maledetta, come se
dovesse fare qualcosa
di diverso che tirargli granita in faccia.
Quindi, tenta una soluzione: comincia a sbatterlo contro gli
armadietti.
È esasperazione, si dice, è
l’esasperazione che lo porta a
pressare quel corpicino esile, che profuma di lacca per capelli e crema
idratante.
Ogni volta aspira quell’odore, una manciata d’aria
piena.
Non è più sicuro sia esasperazione
però, quando lo vede
piangere e urlare che non cambierà, per colpa loro. Che
sarà sé stesso, anche
se questo significa essere picchiato per aver indossato trine e
merletti.
Dave sente la rabbia montargli addosso, come una brutta
febbre. Hummel urla, si dibatte, mentre lui è solo in camera
sua, a nascondere
cd, riviste e la sua attrazione per gli uomini.
Vorrebbe picchiarlo, veramente. Az farebbe da spalla.
Poi arrivano gli altri freaks
del Glee Club, e Az annuncia la loro ritirata.
Dave e Karofsky sanno che non finisce qui. Lo sa anche Kurt.
La Settima Volta è per via di un bacio.
Lui non è gay. Se lo ripete ogni sera, allo specchio.
Si sente dire ai talk-show, sulle riviste che ci sono delle
fasi, no? Finchè non tocca un uomo, finchè non
bacia, lecca, scopa il corpo di
un uomo non è gay.
Molto semplice.
Ma… c’è un ma.
C’è Hummel, e una parte di sé sa che
sbatterlo agli
armadietti è praticamente come andare in prima base. O
quasi.
Dave può mappare la sua storia con Hummel, per punti
precisi: prima gli insulti, ma adesso gli si ritorcono contro. Sembra
che Karofsky
li dica a Dave.
Poi le granite. Non basta più ed è troppo
rischioso vederlo
bagnato come un pulcino e sognare che quello che gli cola dalle labbra
sia
altro. Troppo rischioso.
Per ultima cosa, le spinte. E le minacce.
Poi Hummel, un giorno, di punto in bianco reagisce. Viene a
cercarlo, si infila dentro con lui negli spogliatoi di hockey.
Senza scherzi, Karofsky si vede arrivare addosso quel
nanerottolo, col faccino tondo come una mela contratto di rabbia.
Allora deve fare le sue battute, anche se non ne ha voglia,
anche se si sente stanco e teso.
Per un momento quasi indaga. Chiede. Sarebbe davvero
possibile che Hummel possa provare qualche sorta di attrazione per lui?
Certo che no.
Karofsky allora perde il controllo, neppure ascolta quello
che dice l’altro. Lo vuole picchiare, vuole spaccare la
faccia a quella checca
che ha dato inizio a tutto. È tutta
colpa sua. Come si permette di dirgli anche che gli fa schifo?
Ma poi, prima che The
Fury possa abbattersi sulla checca, arriva Dave:
le sue dita scivolano sulla pelle delle guance di Kurt
e poi lo bacia.
Dura solo una manciata di secondi, ma quello è davvero il
Primo Bacio e lo sta dando a Kurt.
Capiscimi ti prego
– sembra urlare Dave dentro di lui – Ti
prego, guardami.
Ma Hummel quando tenta di nuovo di baciarlo lo guarda
terrorizzato, e si tira indietro.
Allora Karofsky scappa.
Tutti poi dicono che è stato lui a far trasferire Kurt.
Dave avrebbe voglia di urlare che è lui l’unico a
stare
scappando.
Note:
È la mia prima fic fuori dal Potterverse. Non credo
ripeterò
l’esperienza presto. XD
Il titolo si riferisce ad una frase detta da Kurt. ;)
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