BEAUTY
AND THE BEAST
E’ una storia, sai, vera più
che mai…
-
E’ tutto pronto, Luna? –
-
Sì –
-
Bene, allora possiamo andare. Neville, tu non
farne parola con nessuno –
-
Va… va bene… -
-
Sei sicura, Ginny? Siamo ancora in tempo per tornare
indietro - .
Ginny
guardò seria l’amica, che capì
immediatamente che
sarebbe stata irremovibile.
-
Senti - , disse dopo aver fatto un lungo respiro. – Tuo
padre non fa che scrivere a favore della rivolta. Ti vogliono, ti
avranno.
Faranno di tutto, ne abbiamo parlato. E tu sei debole, questi mesi ti
sono
toccate più punizioni che a me, odiano il tuo sguardo
impassibile. Non
possiamo… non posso rischiare che ti torturino ancora. Lo
sai anche tu, se va
avanti così tuo padre perderà presto un altro
membro della famiglia… -
-
Ci stiamo fermando… - , la interruppe Neville.
-
Merlino, stanno arrivando! Presto, Luna, non c’è
più tempo
di discutere… i vestiti sono a posto... dammi la tua
bacchetta… ADESSO! - .
E
bevvero contemporaneamente da due fiaschette simili, sotto
gli occhi di un preoccupatissimo Neville.
La
porta dello scompartimento si aprì violentemente.
-
Ohoho, chi abbiamo qui? - , tuonò una voce da sotto una
maschera. – Finalmente! E’ mezzora che perquisiamo
il treno... la signorina Lovegood…
-
-
Ehi, Antonin, guarda un po’ da chi è accompagnata!
–
-
Ma quale onore!
La piccola Weasley, la figlia di quel matto… e anche
Paciock… So che state
dando del filo da torcere a Carrow... –
- E
se li facessimo fuori tutti, invece di portare via solo la Lovegood?
–
-
Sai bene che dobbiamo lasciare in pace i Purosangue, anche
se… con che coraggio chiamarli così… -
.
Dolohov
sputò sulle scarpe di Ginny e Neville si alzò,
furente, sfoderando la bacchetta.
- Expelliarmus! -
.
Una
luce rossa attraversò lo scompartimento e la bacchetta
del ragazzo volò via. Neville si mosse per andare a
riprenderla sotto i sedili,
ma Dolohov gli pestò con forza una mano. Trattenne a stento
un urlo. L’altro
Mangiamorte afferrò Luna per un braccio, mentre anche Ginny
tentava di tirare
fuori la sua bacchetta; con un lieve movimento del polso, Dolohov
schiantò
entrambi; o almeno era quello che credeva: Ginny aveva finto di essere
presa,
evitando per un pelo la maledizione. Non poteva rischiare che qualcuno
scoprisse i loro corpi dopo un’ora.
-
Così imparate a fare i bravi - , sentenziò
Dolohov, prima
di chiudere la porta dello scompartimento dietro di sé.
Luna
rimase immobile tra le braccia del Mangiamorte, senza
dire una parola; tenne solo più stretta tra le mani la sua
fiaschetta, attenta
a non farla vedere, e se la infilò rapidamente in tasca.
-
Ehi, Rockwood, la ragazzina ha capito che non deve urlare.
Ma che brava rag… - .
La
porta di un altro scompartimento si spalancò, rivelando
un giovane dalla pelle pallida e i capelli biondi. Li fissò
per qualche
momento.
-
Draco! - , salutò infine Rockwood, facendogli segno di
avvicinarsi. Il ragazzo sembrò accettare con riluttanza.
-
Cosa succede? - , chiese, lanciando un’occhiata alla
ragazza che teneva stretta per impedirle di scappare.
-
Ordini del Signore Oscuro. Stiamo tornando a casa tua,
dobbiamo tenerla lì… almeno finché ci
servirà viva. Vuoi venire con noi? - .
Draco
parve infastidito dalla notizia, non aveva molta
voglia di tenere un altro ostaggio a Villa Malfoy: tutto ciò
faceva sentire un ostaggio
anche lui. Con un leggero cenno del capo annuì e
sparì per qualche secondo per
prendere il baule, poi scesero dal treno e sparirono tutti e quattro
nella
nebbia.
Dopo
pochi minuti il gruppo era dentro Villa Malfoy.
Codaliscia andò ad aprire e li fece accomodare in salotto.
Narcissa era in
piedi accanto al camino, dietro alla poltrona su cui era seduto suo
marito. La
donna sussultò quando vide che c’era anche il
figlio e corse ad abbracciarlo.
-
Draco! Che ci fai qui? Dovevamo venirti a prendere… dovevi
venire con l’Espresso… -
-
Beh, Narcissa - , si intromise Dolohov. – Passavamo di
lì…
- .
Entrambi
i Mangiamorte sghignazzarono. Narcissa si allontanò
dal figlio per guardare meglio la loro preda.
-
Che significa? - , chiese Lucius
-
Il Signore Oscuro ci ha ordinato di portarla qui: crede
che questo possa dare una spintarella a Lovegood per… come
dire… cambiare linea editoriale.
Quel
giornaletto da quattro soldi ci sta dando non pochi problemi –
-
Capisco… e quindi? –
-
Dovete tenerla insieme al fabbricante di bacchette,
avranno di cose da raccontarsi… - , sghignazzò
ancora Rockwood lanciando la
ragazza a terra.
Lo
sguardo di Draco cadde per un momento su di lei e,
osservando quegli azzurri occhi fieri, la sua mente vide invece un paio
di
occhi scuri, di un colore che certo non apparteneva a Luna
Lovegood… Scacciò
velocemente quel pensiero dalla testa.
-
Bene, Lucius, Narcissa… noi andiamo. Faremo sapere al
Signore Oscuro che la spedizione, ovviamente, è andata per
il meglio. Porgete i
nostri saluti alla cara Bellatrix,
quando torna dall’incursione! - .
Dolohov
e Rockwood uscirono dalla porta accompagnati da
Codaliscia per smaterializzarsi fuori dal perimetro di Villa Malfoy.
I
due coniugi si fissarono, preoccupati; poi Lucius ricadde
sulla poltrona.
-
Draco, per favore… portala da Olivander, se tua zia
trovasse un nuovo giocattolino al suo ritorno, ordini o no, ci
ritroveremmo nei
guai con il Signore Oscuro… - .
Ma
suo figlio non lo stava ascoltando. Non riusciva a
togliere gli occhi di dosso dalla figura a terra, che tentava
inutilmente di
coprirsi con il mantello i capelli, che avevano cominciato a cambiare
colore.
Lucius e Narcissa seguirono il suo sguardo e rimasero senza parole: al
posto
della bionda Luna Lovegood, sul loro pavimento giaceva una ragazza dai
capelli
di fuoco e il viso pieno di lentiggini.
Finalmente
Draco parlò.
-
TU! - , urlò puntandole il dito contro. – WEASLEY!
Che ci
fai qui? –
-
Draco, chi… -
-
E’ la figlia di Arthur Weasley! - , gridò allora
anche
Lucius, riconoscendola. Si guardò intorno per essere sicuro
che nessuno oltre a
loro stesse assistendo alla scena, poi si lanciò a terra
accanto alla ragazza,
stringendole il colletto. – Che diavoleria è mai
questa? - .
Ginny
non si scompose. – Pozione Polisucco - , rispose
tranquillamente. Sapeva che sarebbe potuto succedere, aveva deciso cosa
fare in
una situazione del genere e ringraziò Merlino che la feroce
Bellatrix non fosse
presente in quel momento: non avrebbe voluto sentir ragioni.
– Sospettavamo che
volevate rapire Luna, ma lei è troppo debole per sopportare
la prigionia; così
abbiamo deciso di scambiarci, in modo che sarei dovuta essere io a
subire le
vostre torture –
-
Ma che animo nobile, una vera Grifondoro! - , esclamò
amareggiato Lucius lasciandola andare e cominciando a camminare avanti
e
indietro per la stanza. – Adesso… cosa dovremmo
fare? Non possiamo… lasciare
lei qui e… poi l’altra… se la
uccidessimo… non sarebbe una cattiva idea… certo
è stata pazza a correre questo rischio, andrebbe
punita… -
-
Non crediate che non abbia preso precauzioni - ,
interruppe le sue riflessioni Ginny. – Anche Luna ha bevuto la Pozione
Polisucco
e ora si trova a casa mia a interpretarmi –
-
Sei sciocca a dirmelo. Ora potremmo… -
-
No, non potreste. Non sapete dove abito, il posto è
coperto da decine di incantesimi e state certi che preferisco farmi
uccidere
piuttosto che rivelarvi la sua posizione. Come stavo dicendo, Luna
è lì. Se
conoscete la pozione di cui parlo, dovreste sapere che non ha
più efficacia se
la persona in cui ci si vuole trasformare è
morta… Luna cesserebbe di essere
me, i miei genitori se ne accorgerebbero e farebbero immediatamente
sapere al
signor Lovegood dove si trova la sua vera figlia: potrebbe anche essere
impossibile per voi riacciuffarla e avere di nuovo il controllo del suo
giornale –
-
In poche parole ci stai dicendo che ti sei lanciata nella
tana del lupo, ma che non possiamo farti niente… e noi che
cosa ne ricaviamo?
Tanto vale ucciderti, il Signore Oscuro sarà contento lo
stesso; dopotutto, il
fallimento della missione non è dipeso da noi… -
-
Dimenticate un particolare - , lo interruppe Ginny e i
suoi occhi brillarono per la tempestività
dell’incontro non previsto sul treno.
– Sull’Espresso c’era anche vostro
figlio. Pensate cosa potrebbe pensare di lui
il vostro padrone… incapace di riconoscere anche una sua
compagna di scuola e
di portare alla rovina il piano, proprio lui che avrebbe potuto
salvarlo… - .
I
Malfoy impallidirono, ma Draco, dal canto suo, stava per
lanciarsi su Ginny.
-
No, Draco! - , lo fermò suo padre. – Sentiamo
cos’altro ha
da dire –
-
Fatemi continuare a prendere la pozione. Mi fingerò Luna
per tutto il tempo che sarò qui, mi farò uccidere
se il signor Lovegood non
obbedirà alle vostre richieste… anche se non
credo ce ne sarà bisogno; ma non
cercate Luna. Lasciatela perdere - .
Lucius
parve soppesare per un po’ l’idea, poi si rivolse
di
nuovo a lei.
- E
sia - , decise. – Draco, falle bere la pozione e portala
giù –
-
Con piacere - , disse il ragazzo avanzando verso Ginny e
afferrandola per il mantello. Dopo essersi assicurato che avesse bevuto
dalla
sua fiaschetta e gli avesse consegnato la bacchetta, la
sbatté con violenza sul
muro della segreta, guardandola con il più grande disprezzo.
– Nessuno può
osare minacciare un Malfoy! - .
Era
passata una settimana da quando Ginny, sotto le
sembianze di Luna, era stata imprigionata a Villa Malfoy. Il suo
compagno di
cella, il fabbricante di bacchette Olivander, aveva provato a
rivolgerle la
parola qualche volta e lei gli aveva risposto, fino a quando
l’uomo non aveva
cominciato ad avere qualche sospetto nei suoi confronti.
Dopo
cinque giorni dal suo arrivo le aveva chiesto: - Sei
veramente chi dici di essere? - .
I
problemi avevano cominciato a sorgere quando Olivander,
vedendo che la ragazza beveva sempre dalla sua fiaschetta,
l’aveva pregata di
lasciar prendere un sorso d’acqua anche a lui e Ginny,
preoccupata, aveva detto
di non poter assecondare la sua richiesta: non aveva tenuto in conto di
dover
condividere con qualcuno la prigionia. Durante la notte si trovava
inoltre
costretta a rifugiarsi nell’angolo più buio della
stanza per evitare che
Olivander la scoprisse nelle sue vere sembianze; tuttavia non
c’era pericolo
che dormisse oltre il tempo massimo della durata della pozione, proprio
a causa
del suo stato di allerta. Doveva risolvere quella situazione.
L’occasione
si presentò quando, al termine di quella prima
settimana nella casa, Draco aveva portato loro la razione di cibo.
Decisa,
Ginny lo aveva afferrato per un braccio impedendogli di scappare:
Olivander non
avrebbe fatto caso a loro, troppo impegnato a divorare la sua parte nel
fondo
della cella.
- Cosa vuoi, Weasley?
- , sussurrò Draco a denti stretti. – Lasciami
andare! –
- Spiacente,
Malfoy: prima dovrai ascoltarmi. Olivander ha qualche dubbio sulla mia
identità, mi vede prendere la pozione, crede sia acqua e
vorrebbe berla… -
- E
questo dovrebbe interessarmi? Sbrigatela da sola! - . Il
ragazzo tentò di chiudere la porta, ma Ginny mise in mezzo
il suo piede.
-
Senti - , continuò, tentando di trattenere un urlo di
dolore. – Olivander mi ha detto che Tu-Sai-Chi l’ha
interrogato un po’ di
volte. Se dovesse farlo di nuovo… e Olivander sapesse la
verità… credo il tuo
Signore sappia essere molto persuasivo, e il mio compagno potrebbe
lasciarsi… sfuggire…
che Luna Lovegood non è qui… -
.
Draco
impallidì alla fioca luce del sotterraneo. –
Quindi? -
. Ginny notò con sollievo che era disposto a trattare.
– Cosa dovrei fare? –
-
Quello che vuoi, ma tirami fuori di qui! Portami in
un’altra stanza, dove ti pare… sbrigati,
sta guardando da questa parte! - .
Il
ragazzo spinse Ginny fuori dalla cella e lanciò un ultimo
sguardo ad Olivander. – La Lovegood
viene con me! Così imparerà a lamentarsi della
stanza troppo umida! - . La costrinse a camminare davanti a lui,
sottotiro
della sua bacchetta, e a salire le scale fino alla sua stanza.
– Aspettami qui
- , le disse poi. – Spiego a mio padre la situazione e
tentiamo di trovarti
un’altra sistemazione. Nel frattempo… Incarceramus!
- .
Delle
funi strinsero tutto il corpo di Ginny, impedendole di
muoversi.
-
Sì, Weasley - , commentò Draco con un sorriso
soddisfatto.
– Io posso fare magie
fuori dalla
scuola: il Ministero non verrà certo a cercare
un’infrazione di magia minorile
nel quartier generale dei Mangiamorte - .
Chiuse
la porta a chiave per una maggiore sicurezza,
lasciando Ginny da sola. La ragazza riusciva a muovere solamente la
testa, così
si guardò intorno. La stanza di Draco non era come se
l’era immaginata: una
patina di polvere ricopriva tutti i mobili, come se non fosse tornato
nessuno
per le vacanze di Natale. Un grosso letto a baldacchino prendeva una
gran parte
della stanza, quella che non era coperta da un largo tappeto verde. Le
tende,
che coprivano la visuale del paesaggio esterno, erano di un velluto
dello
stesso colore. In un angolo stava il baule di Draco, aperto e ancora
pieno di vestiti,
mentre un’anta aperta dell’enorme armadio di mogano
rivelava che non c’era
dentro niente. Non c’erano quadri; mentre salivano ne aveva
visti molti lungo i
corridoi, tutti i loro occupanti addormentati: doveva essere tardi,
aveva perso
la nozione del tempo chiusa in quella segreta buia e silenziosa.
Dopo
parecchi minuti Draco riapparve nella stanza, sempre
infuriato, ma più tranquillo di prima. Rimase inizialmente
sorpreso trovandosi
di fronte, tra le catene, il corpo di Ginny e non quello di Luna:
l’effetto
della pozione era momentaneamente finito.
-
Abbiamo trovato un accordo - , dichiarò infine, solcando
la stanza con la bacchetta in mano. – A Olivander, in caso
dovesse fare
domande, diremmo che per la tua insolenza ti abbiamo mandato in una
cella peggiore,
dall’altra parte della casa; così, se il Signore
Oscuro dovesse interrogarlo di
nuovo, saprebbe che fine hai fatto. Non ha voluto neanche vederti
quando è
venuto qui questa settimana, gli è bastato vedere che
Lovegood aveva cambiato
linea editoriale per capire l’esito del rapimento. In ogni
caso, dovevamo
portarti da qualche parte e mio padre mi ha suggerito una buona idea -
. I suoi
occhi scintillarono mentre sul volto compariva il suo solito ghigno.
– Abbiamo
perso un elfo domestico anni fa, a causa del tuo amato
Potter, che sarà contento di sapere che la sua fidanzatina
prenderà il suo posto. Non ti metteremo in cucina, potresti avvelenarci; inoltre
preferisco tenerti sotto
controllo… e non possiamo neanche lasciarti andare in giro,
gli altri Mangiamorte
potrebbero vederti e decidere anche di divertirsi con te: non che tenga
alla
tua salute, Weasley, ma potrebbero stare in tua compagnia anche troppo
tempo e
scoprire il nostro segreto; quindi resterai qui, nella mia stanza, a
fare le
pulizie e ad obbedire ad ogni mio ordine, Potrai dormire in
quell’angolo -
, e indicò una zona sorprendentemente
polverosa tra l’armadio e il muro. – Riceverai le
stesse razioni di cibo di
prima - . Con un incantesimo la liberò dalle catene.
– Ti sta bene? - .
Ginny
annuì, seria, massaggiandosi i polsi.
-
Te l’avrei fatto andare bene lo stesso. Oggi hai sprecato
la tua cena, quindi non c’è niente per te, ma puoi
cominciare a pulire: i miei
vestiti andrebbero al loro posto. Toccali con la punta delle dita, non
vorrei che
li infettassi - , concluse lasciandosi cadere sul letto.
Ginny
aveva ardentemente aspettato la fine delle vacanze di
Natale per il ritorno di Draco ad Hogwarts, ma non perché
non si trovasse bene:
al contrario, stava meglio che nella cella in cui era stata rinchiusa
all’inizio, si sentiva più al caldo e il posto in
cui dormiva era certamente
più comodo; sapeva che, quando il ragazzo se ne fosse
andato, avrebbe dovuto
trovarsi un’altra sistemazione, sicuramente peggiore di
quella attuale. In
realtà ciò per cui bramava tanto il giorno del
rientro era Draco stesso: il
ruolo che le aveva affibbiato non era pesante, ma non sopportava che il
suo
“padrone” stesse lì, steso sul letto, a
guardarla fare le pulizie e a sporcare
apposta ogni cosa si trovasse vicino godendo della sua situazione di
“Weasley-finalmente-schiava”, come la chiamava lui;
in quei momenti avrebbe
appoggiato totalmente e finanziato con tutti i suoi risparmi il
C.R.E.P.A. di
Hermione.
Tuttavia
dovette sopportare un’amara illusione. Il giorno prima
della partenza aveva ascoltato il litigio tra il ragazzo e suo padre
nel
corridoio fuori dalla stanza di Draco: Lucius insisteva
perché tornasse a
scuola, ma il figlio non ne aveva la minima intenzione.
- A
che serve tornare ad Hogwarts? Al Signore Oscuro non
interessa la nostra istruzione, ma solo quanto gli siamo devoti!
–
-
Non importa! Potrebbe… potremmo trovarci in una situazione
per cui… i tuoi voti sarebbero più
importanti… -
-
Che significa? - , chiese Draco, e Ginny non poté non
notare il tono spaventato e allo stesso tempo speranzoso della sua
voce. –
Stasera dovevate… -
- E
dobbiamo, Draco! Però… -
-
Vuoi dire che c’è qualche possibilità
che il Signore
Oscuro sia… -
-
Basta, chiudiamola qua! - , concluse Lucius, come se
temesse che qualcuno potesse sentirli. – Fa’ come
vuoi; sarà anche meglio,
pensandoci bene, che tu resti qui, almeno non dovremo trovare un altro
guardiano per la tua prigioniera. Ora… ora è
meglio che vada, mi stanno
aspettando –
-
Ma non hai una bacchetta –
-
Non vogliono lasciarmi qui, hanno paura che faccia scherzi.
Hanno deciso di lasciare solo te a controllare i prigionieri;
c’è anche
Codaliscia, ma rimarrà davanti alla cella di Olivander. Ci
vediamo dopo –
-
Padre… buona fortuna - .
Draco
rientrò in camera a testa bassa, ma Ginny fece finta
di non vederlo.
-
Non hai preso la pozione - , le fece notare lui.
-
Non ne ho molta, preferisco tenerla per quando ci sarà la
possibilità che qualcuno mi veda; e, a quanto pare, stanno
uscendo tutti… -
-
Hai origliato? - .
Ginny
si immobilizzò, lo straccio in mano. – Era
impossibile
non sentirvi, stavate urlando - , tentò di giustificarsi.
– Da chi stanno
andando? Sono in tanti… -
-
Non lo so e non te lo direi - , rispose evasivo Draco,
sedendosi sul letto. Con la coda dell’occhio Ginny
notò che era furioso; sperò
ardentemente che non sfogasse la sua rabbia su di lei, ma il ragazzo si
limitò
a guardarla lavorare con la mente da un’altra parte. Dopo
dieci minuti, però,
cominciò a scrutarla con aria interessata:
osservò i suoi lunghi capelli rossi
ricaderle sulle spalle, illuminati dal fuoco che scoppiettava nel
camino
vicino. Non l’aveva mai osservata bene, dopotutto era una
bella ragazza… Un sorriso
maligno gli attraversò il volto.
-
Weasley –
-
Che c’è? –
-
Il mio letto non è rifatto bene, vieni a togliere le
pieghe - .
Ginny
si avvicinò, con la gran voglia di fargli notare che
era normale che fosse così standoci seduto sopra; tuttavia
rimase in silenzio e
mise le mani sulle coperte per togliere ogni piega. Non fece in tempo a
fare
altro: Draco le aveva afferrato velocemente i polsi e l’aveva
sdraiata sotto di
sé. Ginny restò senza parole dalla spavento; ma
alla fine parlò, ferma.
-
Che vorresti fare, Malfoy? Così lo metti in disordine
ancora di più –
-
Weasley… - . La mano di Draco scivolò lentamente
sulla
guancia di Ginny, fino al collo. La ragazza rabbrividì: non
era da lui. – La
mia elfa domestica… Mia,
appunto. In
ogni parte –
-
Che cavolo stai dicendo? - . Stava cominciando ad aver
paura. – Lasciami andare! –
-
Dov’è finito il famoso coraggio Grifondoro? - ,
rise
Draco, stringendola più forte. – Ci sono delle
cose che mi sono dimenticato di
spiegarti, Weasley… le mansioni extra che dovresti
avere… -
-
Le aveva anche Dobby? –
-
No, sono tutte per te… - .
Ginny
non riusciva a muoversi, era completamente sotto il
controllo del ragazzo. Draco sembrava divertirsi di quella situazione:
sghignazzò, avvicinando la propria bocca
all’orecchio di Ginny.
-
Fa’ tutto quello che ti dico e non ci saranno
problemi… -
, sussurrò, mordicchiandoglielo.
La
ragazza sentì un brivido; voleva reagire, ma non sapeva
come fare. Draco continuava a strusciarsi su di lei, che stava
cominciando a
perdere la cognizione di quello che stava accadendo. La situazione era
troppo
strana, non si sarebbe mai aspettata un comportamento del genere da
lui: sapeva
che avrebbe volentieri torturato i suoi nemici, ma non le sembrava
possibile
quello che aveva intenzione di fare. Perché, si disse, lei
lo sapeva bene,
Draco non poteva nutrire attrazione
nei suoi confronti… si trattava di altro.
Era
talmente stupita da quell’atteggiamento che non si
accorse che le sue mani non stringevano più i suoi polsi: se
ne rese conto
solamente quando sentì che si stavano infilando sotto la sua
veste sporca, alla
ricerca dei suoi seni…
Con
una forza a lei sconosciuta spinse via Draco, alzandosi
a sedere con i gomiti poggiati sulle coperte.
-
Che diavolo
avevi intenzione di fare? - , gridò, furente.
-
Solo divertirmi un po’ - , rispose lui senza scomporsi,
salendo sul letto accanto a lei. – Dai, è da tempo
che condividiamo questa
stanza… è normale che un po’ di voglia
mi sia venuta… -
-
Allontanati! –
-
Mi dispiace, sono io a dettare le regole del gioco - ,
ghignò puntandole addosso la bacchetta. – Ti avevo
detto di fare quello che ti
dicevo - .
Si
avvicinò al suo volto e la baciò, violento;
tentò di far
passare la lingua tra le sue labbra, ma lei teneva la bocca serrata,
disgustata. Solo quando lui le puntò la bacchetta sulla vita
si decise ad
aprirla. Non lo fece per paura: Draco non avrebbe potuto farle
più male di
Bellatrix, e lei, facendo lo scambio con Luna, sapeva a cosa sarebbe
potuta
andare incontro; qualcosa dentro di lei la spinse ad ubbidire, come se
in quel
momento il bacio di Draco avesse potuto finalmente darle nuovo
ossigeno, una
spinta a resistere. Quando, però, il ragazzo
tentò di far scivolare una mano
sotto la sua vita, tra le gambe, Ginny si risvegliò
nuovamente come da un sogno
e tentò debolmente di cacciarlo via.
Draco
la guardò per qualche momento, stupito, ma non
sembrava che lo fosse per l’atteggiamento di lei.
Riacquistò presto il suo
autocontrollo e decise di provocarla.
-
Beh, Weasley, non ti va? Verginella? - , ridacchiò
sdraiandosi e tenendola sopra di sé. – Mai
combinato niente con Potter? Il caro
Potter, che ora stai tradendo… -
-
Non stiamo insieme! - , urlò lei, ma c’era
agitazione
nella sua voce.
-
Meglio così. Non ti seccherà allora pensarlo da
qualche
parte con quella Mezzosangue della Granger - .
Ginny
deglutì. – Non è vero… non
sono insieme… -
-
Tu che ne sai? Hai idea di dove si trovi Potter? Dicono
che tuo fratello è a casa malato, ma la Granger
è scomparsa… sarà davvero scappata tra
i
Babbani? Io dico di no, Weasley. E sai perché? Non
lascerebbe mai solo
Potter… -
-
Non dire cavolate, Malfoy! –
-
Perché tu non sei con lui? Perché avrebbe deciso
di
portarsi dietro lei invece che te? E perché tu non hai idea
di dove sia? Certo,
la
Granger
sarà pure una brava strega, potrebbe rivelarsi
utile… mi sorge quasi il dubbio,
però, che se ha scelto lei invece di te ci
dev’essere un motivo più profondo -
.
Aveva
fatto centro, pensò; a quanto sembrava, aveva avuto
anche lei qualche incertezza a proposito.
Ginny
non trovava parole per reagire. Il suo cervello
ruotava vorticosamente, come a giustificare le decisioni di Harry. Le
aveva
detto che dovevano dividersi, che tutte le persone accanto a lui
rischiavano la
vita… allora perché era fuggito con Ron e
Hermione? Non erano come fratelli per
lui? O forse, e mentre lo pensava sentì un pugno nello
stomaco, aveva solo
cercato una scusa per lasciarla… e aveva ricambiato il bacio
di quell’estate
solo perché voleva divertirsi con lei… forse lei
era solo una persona con cui
divertirsi, e sia Harry che Draco l’avevano capito…
-
Spogliami - , disse Draco, con fermezza.
E
allora così sarebbe stato.
Si
abbassò verso le gambe del ragazzo, aprendogli i
pantaloni come se non avesse mai voluto altro. Draco la
fissò, sorpreso da quel
cambiamento, poi le afferrò la testa per i capelli e la
sollevò. Il volto di
Ginny era completamente sommerso dalle lacrime; iniziò a
singhiozzare, senza
trovare modo di fermarsi. Draco non sapeva cosa dire: avrebbe voluto
placarla, anche se non c’era il rischio
che qualcuno la sentisse; voleva farla smettere perché non
sopportava di
vederla in quello stato.
-
Weasley… - , tentennò. Guardò la
ragazza, poi la grande
finestra, e infine decise. – Tieni - , si alzò e
le lanciò un mantello da
viaggio. – Non c’è nessuno in giro, puoi
andare – .
Ginny
smise improvvisamente di piangere. – Cosa…
perché… -
-
VAI! - , urlò Draco.
La
ragazza sapeva che non avrebbe dovuto farlo, sapeva che
l’avrebbe messo nei guai, ma in quel momento Draco le apparve
talmente furioso
che seguì le sue parole. Si gettò sulle spalle il
mantello e corse via,
attraverso i corridoi, evitando di passare vicino al luogo in cui si
trovava
Codaliscia. Corse e continuò a correre, nonostante non
avesse più fiato, e uscì
dal cancello della villa.
Draco
era rimasto in piedi davanti al letto, in silenzio,
profondamente scosso. Era in una brutta situazione, non aveva idea del
perché
l’avesse incitata a scappare; sapeva solo che non avrebbe mai
più voluto
vederla così triste.
Si
mosse e urtò qualcosa a terra. Abbassandosi vide che si
trattava della fiaschetta piena di pozione; con un sorriso amareggiato,
pensò
che non le sarebbe più servita, non avrebbe nemmeno
incontrato nessuno lungo la
strada. E certo non avrebbero potuto riconoscerla i…
Si
bloccò, sentendo un vuoto al petto.
I Dissennatori.
Si
lanciò fuori dalla stanza senza mettersi addosso niente
per coprirsi dal freddo invernale. Corse come Ginny per le scale,
più
velocemente che poteva, stringendo forte la bacchetta come sua ultima
possibilità.
Fa’ che non se ne
siamo accorti, pregò. Fa’
che non sia
ancora uscita...
Ginny
si voltò per un momento a guardare Villa Malfoy. Era
così immensa e cupa, ma non doveva essere sempre stata
così: in quel posto
avrebbero potuto abitare persone migliori… Improvvisamente
un gelo calò intorno
a lei, un gelo diverso da quello di una notte d’inverno. E
realizzò: era stata così
stupida a non pensarci…
Il
cielo si oscurò, la luna e le stelle scomparvero, mentre
verso di lei scivolavano due figure terribili. Mise istintivamente la
mano in
tasca, in cerca della bacchetta, ma si rese conto che non ce
l’aveva da
settimane. Si portò allora le braccia davanti al volto,
sperando disperatamente
che i Mangiamorte tornassero in quel momento: l’avrebbero
uccisa, ma sarebbe
stato meglio che perdere l’anima… Li
sentì avvicinarsi, avvertì che stava per
finire tutto, che niente sarebbe stato più come
prima… vide Harry al funerale
di Silente, ascoltò di nuovo le sue parole, la stava
lasciando… e ora era con
Hermione… ma cosa importava, poi? Presto sarebbe finito
tutto, pensò abbassando
le mani…
- Expecto Patronum !
- .
Un
serpente d’argento scivolò nella notte, verso il
Dissennatore più vicino a Ginny, un secondo prima che le
desse il Bacio; poi si
lanciò contro l’altro, allontanando anche lui. La
notte tornò immediatamente
più chiara, sotto la luce degli astri.
Ginny
non riusciva a pensare, si rese solo conto che
qualcuno si stava inginocchiando accanto a lei.
-
Mi senti? Stai bene? – , chiese una voce familiare,
allarmata.
La
ragazza non capiva chi fosse, ma si sentì al sicuro
quando due braccia la sollevarono da terra per riportarla dentro la
villa.
Qualcosa in lui si trasformò:
era sgarbato, un po’ volgare, ora no;
è timido, piacevole,
non mi ero accorta che ora è incantevole.
Ginny
aprì gli occhi qualche ora dopo e la prima cosa che
vide furono delle tende di seta verdi che la circondavano. Tentando di
mettere
bene a fuoco, si rese conto di essere nel letto di Draco, al caldo
sotto le
coperte. Accanto al camino acceso c’era il ragazzo biondo,
che giocherellava
con la bacchetta cambiando forma alle fiamme. Da fuori arrivavano delle
voci: i
Mangiamorte dovevano essere tornati.
Ginny
si mosse per vedere che ore fossero e Draco la sentì.
-
Buongiorno - , le disse calmo, come se quella fosse una
situazione quotidiana. – Come ti senti? - .
Ci
volle un po’ perché la ragazza si ricordasse cosa
fosse
successo: si portò le mani alla bocca quando si
ricordò del Bacio del
Dissennatore che aveva quasi ricevuto… e arrossì
ripensando al bacio che aveva ricevuto.
-
Come mai mi hai salvata? - , chiese, sospettosa.
- E
io che mi aspettavo un: “Grazie, Lord Malfoy, per avermi
tolto dalle grinfie di quegli orribili mostri! Sarò per
sempre sua schiava!” -
, scherzò Draco. – Evidentemente ho preteso troppo
da una Weasley –
-
Mi hai salvata - , ripetè Ginny. – Che cosa ci
ricavi? - .
Draco
alzò le spalle. – Avrebbero scoperto che non eri la Lovegood.
Ti senti meglio? - ,
le chiese di nuovo.
-
Sì… sto bene –
-
Mi fa piacere. Ora scendi da quel letto e torna nel tuo angoletto,
ho sonno - .
Ginny
sospirò: aveva azzardato troppo a pensare che il
ragazzo le avesse chiesto come stava per puro interesse nei suoi
confronti.
Scostò le lenzuola e si avvicinò a piedi scalzi
all’armadio. Quando si fu
sdraiata a terra si accorse che Draco le stava appoggiando sulla
schiena una
coperta.
-
Meglio non rischiare - , si limitò a dirle.
Stupefatta,
Ginny si strinse nella coperta cercando di
raccogliere tutto il calore possibile. Rimase in silenzio per qualche
momento,
poi chiese: - Ehi, Malfoy, non ti sarai approfittato di me mentre ero
svenuta?
–
-
Scherzi, Weasley? Mi diverto di più quando sei sveglia - .
Da
quel momento qualcosa cambiò.
Lo sguardo suo su me posò,
sfiorò la zampa, ma paura non
provò.
Son certo che mi sono illuso:
lei non mi aveva mai guardato con quel viso.
I
giorni diventarono più leggeri per Ginny a Villa Malfoy.
Draco aveva smesso di lasciare vestiti in giro e
sporcare ogni oggetto che toccava per costringerla ad
avere più lavoro e le aveva
anche dato il permesso di leggere alcuni dei libri della biblioteca di
casa.
Vestita con un abito ormai lurido che non poteva lavare non avendo
altro da
mettersi addosso, era strano vederla seduta davanti al camino a
sfogliare un
pesante volume dalla copertina pregiata; ogni tanto Draco faceva
capolino da
sopra le sue spalle per accompagnarla nella lettura, scostandole i
capelli per
vedere meglio. La fiaschetta con la pozione giaceva
nell’angolo in cui dormiva
Ginny, senza essere usata da tempo: nessuno passava mai in quella parte
di casa
e, in ogni caso, non avrebbe mai avuto il pensiero di entrare a vedere
la
stanza di Draco.
I
due ragazzi continuavano a litigare come prima, ma erano
entrambi felici di poter parlare con qualcuno, nel caso di Ginny, e con
qualcuno che non fosse un Mangiamorte, nel caso di Draco. Tuttavia si
stavano
rendendo conto di uno strano sentimento che cominciava a crescere in
loro e che
non riuscivano a ricacciare indietro: per Draco, che doveva farsi
vedere in
casa ogni tanto, avrebbe potuto costituire un problema, ma suo padre
era
profondamente convinto che la strana euforia del figlio fosse dovuta a
terribili torture fatte alla sua prigioniera e ne era felice; a dire la
verità,
sia lui che sua moglie erano felici semplicemente nel vedere che loro
figlio
non si andava disfacendo giorno per giorno come loro.
Una
sera Draco si presentò in camera con un fagotto verde
avvolto tra le braccia. Ginny osservò curiosa il suo viso
soddisfatto mentre si
avvicinava.
-
Guarda un po’ - , le disse, mostrandole quello che
portava: un lungo abito antico ricadde davanti a lui, lasciando la
ragazza
senza parole.
-
E’ stupendo! - , dichiarò infine, facendoselo
passare
delicatamente tra le dita.
-
Era di mia madre, si era dimenticata di averlo; non credo
neanche che le stia, ora… Beh, mettitelo –
-
Cosa? - , chiese Ginny, ancora più stupita.
-
Non mi piace lo straccio che indossi, dovresti cambiarti
ogni tanto. Rischi di diventare ancora più orrenda e
ciò non si addice a casa
mia –
-
Grazie del complimento, Malfoy. Per ora accetterò solo
quello –
-
Fa’ come ti pare. Lo lascio qui, sul letto… decidi
tu cosa
farci - .
Entrò
in bagno e Ginny rimase sola a contemplare l’abito. Ma
sì, pensò dopo un po’, si potrebbe
anche fare…
Quando
Draco fece ritorno nella stanza trovò Ginny con il
lungo vestito indosso: si rese conto solo in quel momento di quanto
meravigliosamente rossi fossero i suoi capelli. Scosse la testa come
per
ritrovare il senno: quali meravigliosi? Erano il segno dei Weasley!
-
Sembri meno orrida, avevo ragione. Non sciuparlo troppo –
-
Non preoccuparti, non lo indosserò molto… non
voglio
sentirmi una Malfoy - .
Draco
sghignazzò e afferrò la mano di Ginny.
– Vuoi ballare?
- , le chiese in tono seducente.
-
Si potrebbe anche fare - .
Danzarono
per qualche minuto, inizialmente tentando di
dimostrare entrambi quanto fossero superiori all’altro, ma
poi qualcosa cambiò:
cominciarono a muoversi più lentamente, senza andare a ritmo
di valzer,
guardandosi concentrati negli occhi. Non riuscivano a vedere altro.
Poi
qualcosa si risvegliò in Draco: lasciò andare la
ragazza
e si voltò, dandole le spalle.
-
Bene, il regalo ti è piaciuto. Ora toglitelo e andiamo a
dormire –
-
Malfoy - .
Draco
era pronto a tutto, a qualsiasi cosa fosse avvenuta
intorno a lui, alle grida del padre di scappare in caso di pericolo, a
nascondere la sua prigioniera se fosse arrivato qualcuno, ma non a
quello: la
mano di Ginny si era poggiata sulla sua schiena, appena sotto la
spalla, e
aspettava. Si voltò, lo sguardo spaventato; Ginny non gli
disse niente, lasciò
semplicemente che la sua mano si spostasse sul viso di Draco, che
socchiuse gli
occhi, sognante. Dopo un istante la prese nella sua, poggiandoci
delicatamente
le labbra, e poi strinse Ginny tra le sue braccia.
Voleva
stare con lei.
Tu non sei l’ideale,
non ti avrei sognato accanto a me,
ma ora sei reale,
hai qualcosa che non ho mai visto prima in te.
E
così era cominciata la loro storia, nascosti da tutti come
sempre, ma ora sembrava in qualche modo che dovessero stare
più attenti. Non si
lasciavano mai andare troppo, cercavano di essere più cauti
possibile, ma ogni
sguardo tra di loro avrebbe potuto svelare tutto il loro affetto. Draco
era
dimagrito a vista d’occhio, ma non appariva sciupato: portava
a Ginny metà del
suo pasto, non voleva più affamarla. Il suo ghigno stava
cominciando a
diventare più simile a un sorriso, anche se in ogni
atteggiamento manteneva la
superbia e l’orgoglio dei Malfoy; Ginny, dal canto suo, non
sembrava cambiata
con il ragazzo, lo punzecchiava come sempre. Se qualcuno li avesse
visti in
quel periodo, avrebbe detto che non era cambiato niente da quando
frequentavano
insieme Hogwarts; ma sarebbe bastato uno sguardo in quei momenti
d’amore tra i
due a fargli completamente cambiare idea. Sembrava vivessero
l’una per l’altro,
non c’era niente fuori da quelle quattro pareti in cui erano
nati e crescevano
i loro sentimenti.
La
sera di Pasqua erano rimasti alzati più del solito, a
chiacchierare e insultarsi a vicenda. Ginny si era presa il raffreddore
e
continuava a starnutire; il pavimento era troppo freddo per lei in
quella
situazione, così Draco, dopo aver riflettuto un
po’, si decise a parlare.
-
Weasley, non riesco a dormire se continui a tossire così!
–
-
Non posso farci niente! –
-
Sì che puoi: vieni qui –
-
Cosa? - , chiese Ginny dopo qualche secondo di silenzio.
-
Dormi con me, che ti costa? Una notte sola –
-
Prometti che non ti approfitterai di me? –
-
Proprio non vuoi accettare che sono un bravo ragazzo?
Ormai dovresti averlo capito - .
Ginny
restò immobile per un po’, poi si alzò
e raggiunse il
ragazzo nel letto.
-
Così va meglio, Weasley. Hai freddo? –
-
No - .
Gli
dava la schiena, rannicchiata in un angolo; Draco la
circondò con un braccio e la strinse forte. La ragazza
sentì un calore immenso
salirle dal profondo fino al petto. Si voltò e lo
baciò.
-
Cos’è, cominci a prendere iniziativa, Weasley?
– , rise
Draco.
Ginny
si lasciò cullare tra le sue braccia, mentre
cominciava a sognare: si trovavano nel Lago Nero, davanti alla scuola,
e non
c’era nessuna dittatura in corso; erano solo due ragazzi che
si erano scoperti
innamorati, non c’era niente che potesse ostacolarli, nessun
legame familiare,
nessun ideale… era soli, soli e insieme… si
gettavano nell’acqua, ridevano…
Draco la sgridava perché rimaneva sott’acqua e gli
metteva paura, poi lei
riemergeva con un salto e gli appoggiava le mani sui capelli,
baciandolo sulla
fronte… e lui le diceva qualcosa…
Non
sapeva se stesse ancora sognando o se fosse la realtà:
sentì Draco scostarle i capelli rosso fuoco e sussurrarle
all’orecchio: – Ti
voglio bene - .
Quello che accade è una grande
novità.
Ma
non poteva durare molto.
Il
giorno seguente Draco scese per il pranzo e quando tornò
teneva tra le mani un giornale; Ginny, che stava facendo il letto,
scoccò uno
sguardo interessato all’oggetto portato dal ragazzo.
-
E’ La Gazzetta del Profeta - , constatò.
-
Sì, la stava leggendo mio padre - .
Ginny
si torse le mani, nervosa: sembrava che lottasse con
se stessa per prendere una decisione.
-
Mi fai dare un’occhiata? - .
Draco
la guardò sospettoso.
-
Voglio… voglio vedere se c’è scritto
qualcosa sulla mia
famiglia - , continuò lei, esitante.
-
Se ti interessa sta bene, non si parla di loro –
- E
qualcuno… qualcuno è stato catturato? –
-
No - , rispose Draco e la sua espressione divenne più
dura. – Nessuno ha fatto una brutta fine. Per ora - .
Ginny
si lasciò cadere su una sedia. –
Malfoy… non dovrei
essere qui –
-
Cosa vorresti dire? –
-
Gli altri sono fuori che combattono e io me la spasso con
te! Non è quello che dovrei fare –
-
Ti sei sostituita alla Lovegood! –
-
Ma non sto soffrendo! Non sto facendo niente di utile! –
-
Stai facendo molto di
utile per me! –
-
Ma non basta - . Ginny era ferma, risoluta. – Non posso
restare qui, devo… devo… - .
Ma
una voce li interruppe.
-
DRACO! Scendi, corri! - .
Il
ragazzo sospirò e si affacciò alla porta della
sua
stanza. Vide sua madre che, affannata, lo guardava da sotto le scale.
-
L’hanno catturato, Draco! Hanno catturato Harry Potter! -
.
Draco
sentì il sangue gelare. Era qui.
-
Porta la ragazzina da Olivander, se è davvero Potter il
Signore Oscuro potrebbe scendere dagli altri prigionieri! Muoviti! - .
Si
voltò verso Ginny e la vide al centro della stanza,
immobile, gli occhi sgranati privi di luce.
-
L’hanno catturato - , ripetè, come se dirlo
potesse
rendere meno acuto il dolore. – Li hanno presi –
-
Bevi la pozione, presto! - .
La
ragazza continuò a guardarlo.
-
Senti - , disse lui chiudendo la porta e prendendola per
un braccio. – Dobbiamo muoverci. Qua dietro
c’è una scorciatoia che porta ai
sotterranei, ci metterai poco, puoi berla lungo la strada…
ma ora ascoltami.
Vattene –
-
Andarmene? –
-
Tenterò di salvare i tuoi amici, non importa quanto mi
costi: questo significherebbe una via d’uscita per te. Puoi
scappare con loro,
tornare alla vita di prima e fare tutte quelle cose che dicevi
–
-
Ma io… non posso… io… -
-
Ginny - . La sua voce tremò pronunciando per la prima
volta quel nome. Si tolse una scarpa e sfilò un calzino,
mettendoglielo in
mano. – Dobby è stato liberato con questo, ora
tocca a te. E’ un simbolo della
tua nuova condizione. Sei libera –
-
Non posso, non posso lasciarti! –
-
DEVI! Ascoltami… non possiamo stare insieme, lo sai.
Questi mesi con te sono stati stupendi, mi sono sentito reale,
però là sotto c’è qualcun
altro. Guardami, Ginny: io non
sono il principe azzurro, io sono la bestia. Non potrò mai
cambiare. Ti prego…
- . La sua voce stava diventando una supplica. – Accetta
questo calzino.
Scappa. Non farti più vedere - .
Avevano
raggiunto la porta della cella di Olivander. Ginny
guardava Draco, senza trovare parole abbastanza giuste da dirgli.
Strinse il
calzino nella sua mano.
-
Mi mancherai - , disse infine Draco, facendo scorrere i
lunghi capelli rossi tra le sue dita. Improvvisamente la prese con
forza dietro
la nuca e la costrinse a baciarlo; Ginny ricambiò, con tutta
la passione che riuscì
a trovare. Quando la lasciò andare si rese conto di non
avere lacrime da
piangere: sapeva che non sarebbe finita così.
-
Prendi la pozione ed entra: chiudo la stanza da fuori con
la bacchetta –
-
Grazie - , mormorò Ginny guardando per l’ultima
volta il
suo sorriso malinconico. Bevve dalla fiaschetta.
- Stupeficium! –
- Crucio! –
- Expelliarmus! -
.
Una
pioggia di incantesimi cadeva tra le pareti di Hogwarts
il 2 maggio 1998. Ginny Weasley, accanto a Neville Paciock e Colin
Canon,
combatteva contro i Carrow al terzo piano. I due ragazzi avevano sotto
controllo
Amycus, ma Alecto era riuscita a trascinare da parte Ginny,
costringendola a
battersi da sola. Con il fiatone, la ragazza rispondeva a ogni colpo
della
Mangiamorte, che riusciva a stento a tenerle testa. Ginny
indietreggiò per
sfuggire a una Maledizione Cruciatus, ma inciampò e cadde a
terra.
- Expelliarmus!
Bene, Weasley! - , rise soddisfatta Alecto. – E’
arrivato il momento della resa
dei conti - . Alzò la bacchetta, pronta a colpire.
– Avada… -
- Stupeficium!
- .
Una
luce rossa colpì la Mangiamorte,
che cadde
a terra, priva di sensi. Ginny si guardò intorno: una mano
le tendeva la sua
bacchetta; sorrise, guardando il profilo che le si stagliava di fronte.
-
Malfoy - .
Draco
le rivolse un ghigno. – Ma bene, non sai fare niente
senza di me… - .
La
ragazza prese la bacchetta e si rialzò. –
E’ stato solo
un caso, so cavarmela benissimo… -
-
Immagino - .
Si
guardarono per qualche momento, imbarazzati, poi Draco
riprese: - Beh, devi andare ad aiutare i tuoi ed io i miei:
è il nostro destino
- .
Ginny
abbassò lo sguardo. – Sì, hai ragione
–
-
Ci vediamo, Weasley –
-
Ci vediamo… Malfoy - .
La
ragazza si stava allontanando quando sentì di nuovo la
sua voce.
-
WEASLEY! Dimenticavo… tenta di tenerti fuori dai guai: ho
bisogno di parlarti, dopo - .
C’è una bestia che
s’addormenterà
ogni volta che, bella come sei, le sorriderai.
QUARTA
CLASSIFICATA: “Beauty and the
Beast” di MedusaNoir
Grammatica e sintassi: 6/10
Stile: 7/10
Originalità: 10/10
Caratterizzazione personaggi: 18,5/20
Gradimento personale: 4,5/5
Attinenza al pacchetto: 10/10
TOT: 56/ 65
Il punteggio si è abbassato notevolmente a causa dei
numerosi errori di
distrazioni (se vuoi ti mando la storia corretta per farteli vedere) di
cui la storia è tappezzata, nulla che
–naturalmente- un’attenta
rilettura non possa sistemare.
Lo stile non è male, ma gli errori hanno influenzato la
lettura, rendendolo pesante e poco piacevole. Non mi è
piaciuto molto,
in certi momenti, l’uso esagerato di puntini di sospensione.
Per quanto riguarda la caratterizzazione hai preso quasi il
punteggio pieno. Questo perché, anche se ho trovato quella
di Ginny
perfetta, Draco in certi momenti non mi ha soddisfatto, forse
l’hai
reso un po’ troppo emotivo. Comunque non preoccuparti,
perché è un
personaggio molto difficile da rendere perfettamente IC, soprattutto
quando si cerca di accostarlo a personaggi femminili di questo genere
e, inoltre, nella maggior parte della storia rimane ben caratterizzato.
Ho apprezzato molto la tua idea di Ginny che si sostituisce a
Luna a Malfoy Manor, entrando così in contatto con Draco;
è innovativa
e particolare, mi ha proprio colpito.
Mi dispiace che il tuo posto in classifica sia così basso,
perché questa storia mi è piaciuta molto e, al di
là degli errori
grammaticali, l’ho trovata una lettura piacevole e originale,
che
consiglierei assolutamente. Inoltre, da brava appassionata ai cartoni
della Walt Disney, ho adorato le due canzoni che hai inserito nel
testo.
Premio Originalità: “Beauty
and the Beast” di MedusaNoir
Ho deciso di darti questo premio per l’idea che hai avuto,
che è geniale, non ho altro modo per definirla!
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