Ti
prenderanno
Cammino
rapidamente, incurante della destinazione. L’aria che si
respira è quella tipica delle serate primaverili, ma
c’è qualcosa che mi ostacola nella ricerca della
tranquillità.
Non guardo indietro, sono troppo
impegnata a sfogarmi con me stessa per accorgermi delle ombre
proiettate sulla stradina.
Credevo che mi avrebbe fatto piacere veder tutti prendere i preparativi
alla leggera, invece non è stato così. Mi sento
vuota, messa da parte, dimenticata.
Che cosa mi aspettavo?
Non volevo una super cerimonia, certo, ma nemmeno che tutti ne
parlassero come se si trattasse di un giorno qualunque.
Ho voglia di andarmene e le mie gambe mi sembrano più che
sufficienti come mezzo di trasporto, vista la determinazione che ho nel
volerlo.
<< Dov’è? >>
Una voce. La voce di un uomo.
Velocizzo il passo.
<< Eccola! >>
Il rumore di uno sparo.
Istintivamente, senza rendermene conto, inizio a correre.
L’unica fonte di luce nel parco sono i lampioni posti ai lati
della stradina, le stelle sembrano essere state risucchiate da un velo
nero. Ce la metto tutta per distanziarmi dai miei inseguitori, ma so
che non potrò farcela, non sono mai stata brava nella corsa.
Non è possibile. Ci sono persone che mi vogliono morta.
Uomini che in questo momento mi stanno inseguendo armati di fucile.
No, non può essere.
L’aria mi graffia i polmoni, i respiri che prendo mi lacerano
la gola, ma nonostante il crescente bruciore continuo a correre.
<< Non deve scappare! >>
La paura mi fa acquistare una nuova velocità. Non riesco a
sentire il mio corpo, percepisco solo lo scalpiccio di più
paia di piedi sulle mie tracce. A quest’ora dovrei essere
già stramazzata al suolo con un proiettile piantato in
testa, invece sono ancora viva, ancora in fuga, disperata a tal punto
da non potermene rendere conto. La realtà non è
come i film.
<< E’ la! >>
Trovata.
La realtà è un infinito susseguirsi di secondi,
attimi inafferrabili e spietati. Uno schiocco di dita, un battito di
ciglia, niente di più. Questa è la vita. La vita
è quella cosa fragile ed effimera che neppure quando te la
stanno strappando via è in grado di farti percepire il suo
profondo significato, che senso, o che valore abbia. Sto per morire,
eppure nessuna immagine mi sta trapassando la mente, se non quella dei
miei piedi che calpestano l’erba e si lanciano in una
disperata ricerca di salvezza. Dov’è il mio film?
Un altro sparo. Un tuffo al cuore.
Il parco si sta oscurando, la luce sta svanendo lentamente, risucchiata
dal buco nero del cielo. E a poco a poco l’angoscia mi sta
inviluppando.
Poi un dolore distruttivo, mille lame a grattarmi la pelle della
schiena e a strapparmela di dosso. Inarco la testa verso
l’alto, il respiro mozzato.
Mi hanno sparato.
Non fa male come mi ero immaginata.
Raddrizzo il capo, tornando alla realtà. Sono in…
Chiesa?
Coraggio Bella, fai un
respiro profondo e cerca di capire cosa ti sta succedendo.
Oh no.
No, no…
Indosso un lungo abito color perla, ho i capelli legati in un sontuoso
chignon e centinaia di persone mi stanno fissando. Faccio scorrere lo
sguardo sui loro volti, meravigliati, sorridenti, curiosi, impazienti;
sono tutti concentrati su di me.
E’ il giorno del mio matrimonio. L’uomo col quale
ho deciso di passare il resto della mia vita è di fronte a
me, in fondo alla sala, che aspetta di diventare mio marito.
Non ho emozioni, o forse ne ho talmente tante che il mio corpo le ha
sigillate da qualche parte per il timore che io scoppi nel tentativo di
stiparle tutte.
Alice mi aveva detto che alla fine ce l’avremmo fatta. Io ne
le avevo creduto.
E ora eccomi qui.
Tre giorni. Tre giorni per organizzare un matrimonio al quale nessuno
aveva dato peso.
Liscio il bustino dell’abito e alzo lo sguardo, fiera,
radiosa, colla consapevolezza di essere la donna che non
potrò mai più essere in tutta la mia vita.
**
<< Ti è dato completamente di volta il
cervello. >>
<< Forse. >>
<< Noi non ti riconosciamo più.
>>
<< E se ti dicessi che non mi avete mai conosciuto?
>>
<< Inizieremmo a farlo da adesso… Il che
porterebbe a conseguenze imprevedibili. >>
Il vampiro tace ciò che a parole non vuole esplicare.
<< Non la trasformerò. >>
Perdo un battito. Qualcosa in me scalpita e s’affanna per
avvertirmi del rischio che sto correndo.
<< Devi farlo, Edward. Non sopravvivrà.
>>
<< Sbagli. >>
Tremo, scossa dalla vibrante certezza di quella parola.
<< Ricordati che è il pensiero che sai
leggere, non il futuro. >>
<< Appunto, tienilo a mente. >>
Un’improvvisa euforia prende il sopravvento sul mio
autocontrollo. La speranza si riaccende, dalla fioca fiammella che ne
era rimasta divampa un fuoco avvolgente. Mi sento come se una forza
superiore mi stesse guidando, fiduciosa, inarrestabile, verso la luce.
Verso la fine dell’incubo.
Qualcosa mi dice che i vampiri non mi sentiranno. Non si accorgeranno
che me no sto andando, troppo impegnati a discutere.
Esco di soppiatto dalla camera, lottando con le mie emozioni per
impedire al loro violento risveglio di tradirmi nella fuga. Ho visto
l’entrata della reggia dei Volturi una sola volta, quando
sono stata portata qui, ma ricordo quel giorno come se fosse accaduto
ieri. Non saranno i limiti della memoria umana a fermarmi: contro di
essi c’è la mia vita, in gioco.
Improvvisi stralci del mio passato riaffiorano a graffiarmi la mente,
dolci e taglienti, decisi a farmi assaporare la vita che ho perduto.
Quella vita che non mi piaceva e che solo dopo averla perduta
ha svelato la bontà del suo sapore.
Sto percorrendo il corridoio che il mi-
No… io non ho
un padrone.
… che Edward mi obbliga a percorrere quasi tutti i giorni
per portarmi nei più lussuosi negozi di abiti. Nessun
vampiro in vista. Forse sono diventata invisibile. Ecco
spiegatosi il misterioso calore sprigionato dal mio corpo che mi
infonde coraggio.
E c’è una forza fisica, che non ha mai fatto parte
di me, a guidarmi. Una forza che mi fa compagnia da quando mi sono
svegliata. Sono agile e decisa come una pantera scappata dallo zoo che
non ha paura di essere presa. E’ merito di Dio?
Chi altro potrebbe aiutarmi a fuggire da un palazzo
sotterraneo abitato da vampiri senza essere vista o sentita?
Ma è ancora troppo presto per cantare vittoria. Il labirinto
di corridoi è privo di possibili nascondigli, se spuntasse
un vampiro non farei nemmeno in tempo a dire “A”,
perché ora Edward non c’è.
Percorro il lungo tappeto rosso, colla strana sensazione di averlo
calpestato in un’altra vita. Non capisco cosa mi stia
succedendo. Che mi abbiano fatto qualcosa quando sono svenuta con
Edward ancora dentro di me? Deglutisco per la repulsione, scacciando le
immagini che mi hanno aggredita al solo pensiero.
Me ne sto andando,
bastardo.
La luce bluastra di due torce appese al muro illumina una
porta di legno intarsiato che non ho mai notato prima. Una voce
interiore mi intima di non perdere tempo ad indugiare, così
la oltrepasso, affidandomi al mio sesto senso. Il cuore in
gola, realizzo di essere ancora molto lontana dall’ingresso
ai sotterranei. Mi metto a correre, bisognosa di allontanarmi al
più presto dalla maledetta camera in cui vengo relegata. I
miei piedi paiono di velluto.
Questo luogo è tutto un susseguirsi di porte e torce blu.
Tetro, freddo, arcano. Alieno.
Ora più che mai so di non appartenergli.
No.
Mi fermo, le mie speranze si sgretolano e scivolano via come sabbia
spazzata dal vento. E’ bastato un attimo.
C’è qualcuno che mi sta venendo incontro.
No!
L’inspiegabile tepore dal quale ero avvolta scompare. Faccio
dietro front, disperata.
Sobbalzo. Ce
n’è un’altra.
Un’altra figura incappucciata. Indietreggio, tremando da capo
a piedi, le lacrime mi pizzicano prepotentemente le ciglia.
E’ stato troppo facile. Ma solo per colpa mia, per colpa della mia
illusione di poter evadere da questo palazzo maledetto.
Edward, dove sei?
Stupida, patetica Bella. Non è forse meglio morire?
Continuo ad indietreggiare, senza osare scoprire quanti passi mi
separano dalla figura incappucciata che è alle mie spalle.
Tengo gli occhi fissi in quella che ho di fronte, che da
l’impressione di levitare a pochi centimetri da terra, il
volto cereo appena visibile da sotto il cappuccio scuro.
<< Facevi un giro? >>
Il mio cervello registra all’istante la proprietaria di
quella voce azzurra e falsamente cordiale: Jane,
l’inquietante vampira dalle fattezze angeliche, quella che mi
portava il pranzo in camera pretendendo di sentire la mia voce. Mi
sforzo di annuire, incapace di smettere di tremare.
Uccidimi. Ora. Fai
finire tutto.
La vampira si ferma a pochi metri di distanza da me. Volto la testa di
scatto e realizzo che la figura incappucciata che avevo vista prima non
era altri che lei; mi deve essere passata davanti a velocità
fulminea per sorprendermi da dietro.
<< A quanto pare ti sei ripresa. Ma
dov’è il tuo padrone? Di solito non ti permette di
uscire da sola… >>
In lunghi, dolorosi, terrificanti mesi mi sono abituata al silenzio al
punto da non ricordare più come si faccia a parlare. Vorrei
dire qualcosa, ma un pulsante invisibile preme sullo stop, bloccandomi
le parole in gola.
Jane fa un risolino fanciullesco, scoprendo il pallido volto
incorniciato dai corti capelli biondi. << Credo che
dovrò ucciderti. >>
Raggelo, condannata a guardarla dritto negli occhi, incatenata alle sue
demoniache iridi cremisi. Non può farmi del male col suo
potere, ma può prosciugarmi fino all’ultima goccia
di sangue.
Charlie, Alice, Jasper,
addio.
Spazio
dell'autrice: non mi
piace com'è uscito questo capitolo, ma lo pubblico lo
stesso, non ho intenzione di fermarmi ;) Lascio a voi il diritto di
giudicare. Per chi ha già letto qualcosa di me, sa che creo
scenari difficili da inquadrare, quindi ci è abituato, per chi invece non lo sa: portate pazienza.
Cosa
succederà a Bella, adesso?
Ringrazio tutti del sostegno, e mi scuso se non rispondo a tutte le
recensioni, preferisco mostrarvi la mia gratitudine qui, a meno che non
abbiate domande specifiche da rivolgermi.
Alla
prossima!
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