CAPITOLO 21
Avevano parlato moltissimo, praticamente
per tutta la notte,seduti sul divano, abbracciati in una morsa che consentiva
loro a malapena di respirare.
Verònique aveva appoggiato
la testa sul suo cuore,ed ascoltare quel battito
l’aveva fatta tornare alla realtà. Non stava sognando quell’incontro,come era
accaduto tante volte in quei due anni.
Lo stava vivendo davvero.
Robert,senza
smettere di stringerla a sé, le aveva raccontato dettagliatamente tutto
ciò che ricordava di quei due anni, il lungo calvario della
riabilitazione fisica e quello più massacrante del recupero della
memoria. Era profondamente grato e riconoscente ai medici che gli avevano
prestato soccorso in Francia, subito dopo il naufragio, ma ora i suoi familiari
avevano ingaggiato i migliori psichiatri e medici d’Inghilterra per
curarlo.
Quel suo breve viaggio in Francia era votato solo al
ritrovarla,e al riportarla con sé a casa.
Con molto tatto e svariati giri di parole, le domandò
cosa fosse stato di lei in quei mesi.
Se si fosse sposata, se avesse costruito
una sua famiglia.
Verònique rispose a
monosillabi,senza raccontargli tutto.
Aveva visto l’ansia negli occhi di Robert,
la paura di perderla di nuovo,definitivamente..
Lo aveva visto tornare a sorridere quando
aveva raccontato di essere sempre nubile..
In breve, Robert le aveva sommessamente
domandato se desiderava ancora sposarlo e dividere la
sua vita con lui. Lei aveva risposto di sì, quasi meccanicamente, senza
farsi domande, e senza attendere risposte.
Ovviamente, si sarebbero sposati e stabiliti in Inghilterra.
Robert desiderava vivere vicino
alla sua famiglia, che gli era tanto mancata.
Gli Abbot com’è ovvio non erano entusiasti all’idea di quel
matrimonio con una semplice ballerina, ma erano così sollevati
dall’averlo ritrovato vivo che si sarebbero piegati a questo suo
“capriccio”senza sollevare evidenti obiezioni.
E così, nello spazio di una
notte Verònique non aveva solo detto addio
agli ultimi due anni, ma a tutta la sua vita precedente.
Avrebbe lasciato tutto, perfino la sua patria.
L’amore poteva tanto…e lei amava davvero Robert.
Se non per amore,per quale altro
motivo sarebbe stata disposta a rivoluzionare la sua intera esistenza,a
lasciare tutte le persone care?
Smise di porsi quella domanda,e si
preparò al suo destino.
Alla vita che aveva scelto di vivere.
Mentre Verònique,
in punta di piedi, cercava di uscire dalla stanza, Julienne
si riscosse da quello strano torpore che l’aveva vinta, ed aprì
gli occhi.
Vide Verò sull’uscio,e piano piano,senza risvegliare né Christine né Vittoria,la raggiunse.
“Come mai sei tornata così
tardi?” la rimproverò “ti aspettavamo almeno due ore
fa…avrei dovuto mandare a casa Christine, sicuramente
madame Valerius sarà preoccupata. Accompagnami,vado solo ad avvisarla che la piccola si è
addormentata, e che stanotte si ferma da noi.”
Verònique annuì mentre Julienne si
avvolgeva nel mantello.
Le due donne scesero le scale semibuie in silenzio, ma
quando furono all’aperto Julienne vide il viso
pallido ed angosciato dell’amica, e le rivolse uno sguardo al contempo
interrogativo e preoccupato.
Verònique si schermì
con un cenno della mano.
“Non mi guardare così…sono soltanto un po’stanca. E poi ..non ho
molta voglia di parlare con Gustave, credo tu possa
capirmi..”
Julienne scrollò le spalle,
in un movimento fluido.
“Allora non sai proprio nulla? Gustave
è partito, appena ritornato dal mare. A casa c’è soltanto
Madame Valerius. Credo che neppure lui avesse molta voglia di parlare con te.”
La sincera brutalità di quell’affermazione
innervosì oltremodo Verònique.
“Insomma,sono stanca di
questa storia! perchè vi sentite tutti in
dovere di farmi la predica? Nessuno di voi cerca di capirmi, siete
capaci soltanto a giudicare!”
Julienne non le rispose neppure,
come se nemmeno l’avesse udita.
Salì rapida fino alla porta di casa Daae , lasciandosi volutamente alle
spalle l’amica, e bussò discretamente all’uscio. Quando la porta si aprì, confabulò velocemente
e a bassa voce con madame Valerius. L’anziana donna
non vide neppure Verò, ferma sulle scale:
forse Julienne non le permise di aprire completamente
la porta proprio a quello scopo.
Mentre ridiscendeva quei pochi gradini, Julienne
la guardò negli occhi con grande
severità.
“Non mi sono mai permessa di giudicarti,perché non posso assolutamente mettermi nei tuoi
panni. Ho stretto e cullato il corpo esanime di mio marito fra le braccia, e
quindi sono assolutamente sicura che purtroppo non tornerà più a
casa da Marguerite e da me. Ma so che nessun ostacolo
potrebbe fermarmi o trattenermi, se sapessi che lui è ancora vivo.
Perciò, se vuoi sfogare i tuoi dispiaceri cercati qualcuno che non abbia
sofferto quanto me.”
Verò le afferrò una
mano, il viso pervaso di rimorso.
“Mi dispiace Julls! Scusami.. non intendevo prendermela con te.” Abbassò
lo sguardo, torcendosi nervosamente le mani. “Forse stavo solo cercando
di prendermela con me stessa.”
Una volta fatto ritorno a casa, Verònique si sedette in
un canto della cucina, e Julienne le si
accoccolò accanto.
Sapevano entrambe che quello sarebbe stato probabilmente
l’ultimo colloquio privato, l’ultima
occasione per loro di sentirsi davvero vicine.
E c’era soltanto una cosa che
Verò desiderava raccomandare all’amica.
“Quando sarò partita Julls…abbi cura di Christine.
Mi mancherà moltissimo. E..” esitò
per un attimo. “Abbi cura anche di Gustave, quando
farà ritorno. Sono stata poco sensibile con lui…e Dio sa che non
se lo merita.”
Christine guardò la
carrozza allontanarsi. Ancora una volta, le sembrava di aver vissuto una
situazione irreale.
Verònique
è partita,non tornerà più,non la
vedrò mai più…
Non poteva fare a meno di pensarci, ossessivamente
Aveva conosciuto il famoso Robert Abbott,quella mattina, ed era
rimasta incredibilmente colpita dalla strana somiglianza con suo padre.
Ma ciò che veramente l’aveva conquistata in quell’uomo era stato il modo
innamorato con cui lui guardava la sua amica Verò.
Come se non ci fosse stato nient’altro al mondo, nella
sua vita, nel suo futuro. Uno
sguardo totalizzante.
D’improvvisò, realizzò
che era lo stesso identico sguardo che suo padre rivolgeva a sua madre, quando
era ancora in vita.
Uno sguardo che non aveva mai visto fra Gustave e Verònique.
Forse perché il loro amore era stato troncato sul
nascere, e non aveva avuto il tempo necessario per divenire così totale
e profondo…
Ora non era più risentita con Verònique,
neppure per quel suo repentino abbandono.
Sapeva di non avere alcun diritto su di lei, e che se
veramente le era affezionata non doveva sciupare la
sua gioia, il suo futuro con recriminazioni e lacrime.
Così quella mattina si era presentata puntuale
davanti alla casa di Verònique, ed era rimasta
sorridente accanto a Julienne, mentre la povera
Vittoria,molto più sentimentale e meno
controllata, piangeva tutte le sue lacrime.
Verònique e Robert avevano promesso loro di tornare in visita quanto
prima, anzi probabilmente subito dopo il matrimonio… ma erano tutti
pienamente consapevoli di questa bugia.
Verònique aveva le lacrime agli
occhi,nel salutare Christine.
Le aveva lasciato, in una scatola, le sue prime scarpette da
ballo: una specie di portafortuna, di augurio per il
futuro, visto che era a conoscenza del sogno di Christine
di entrare nel corpo di ballo dell’Opera Populaire.
La bambina non poteva immaginarselo,ma
Verònique, grazie all’interessamento di Julienne, aveva già segnalato la sua allieva
all’impresario del teatro, monsieur Lefevre.
Verònique era già
pronta a partire, ma guardando negli occhi la piccola d’impulso
l’aveva abbracciata, stringendola forte a sé. Erano rimaste a
lungo così, e Christine aveva letto una strana
curiosità sul viso di Robert.
Probabilmente l’uomo non aveva la più pallida
idea di chi fosse quella strana bambina, segno che Verò non gli aveva parlato di lei …e di Gustave.
Perché non lo aveva fatto?
Dopo tutto,se non era stata altro che
un’infatuazione passeggera…
I due fidanzati erano infine risaliti in carrozza,ed erano partiti.
Si sarebbero sposati appena arrivati in Inghilterra: Christine provò una fitta di invidia.
Che strano,non ci aveva mai
pensato:però in quel momento si immaginò adulta, libera, al
fianco di qualcuno che l’amava pazzamente e che si sarebbe preso per
sempre cura di lei…
Sì,un giorno tutti i suoi
sogni si sarebbero realizzati,ne era sicura.
Un giorno non troppo
lontano…