LE RAGIONI DEL CUORE

di aresian
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Le ragioni del cuore

Un ringraziamento sentito a tutte/i coloro che hanno recensito il primo capitolo, eccovi il secondo e spero proprio che non deluda le vostre aspettative.

Dragon Ball, Dragonball Z, Dragonball GT, Bulma, Vegeta e tutti gli altri personaggi sono proprietà di Akira Toriyama, Bird Studio e Toei Animation.
Questa fanfiction è stata creata senza fini di lucro, per il puro piacere di farlo e per quanti vorranno leggerla.
Nessuna violazione del copyright si ritiene, pertanto, intesa….

_ LE RAGIONI DEL CUORE __

“La richiesta d'affetto di un figlio venuto dal futuro”

Ca. 4 - Ti voglio bene... Trunks

By Aresian.

Da quella sera non ebbero più notizie di Vegeta per diversi giorni. A M. Trunks era rimasta meno di una settimana, poi sarebbe ripartito. Quel viaggio si era rivelato un vero disastro. Sarebbe stato meglio tenersi i dubbi al posto di quella dolorosa consapevolezza. Se suo padre ci avesse tenuto a lui avrebbe sfruttato quei giorni per conoscerlo meglio, magari anche solo per allenarsi ma li avrebbero trascorsi insieme. Invece se n’era andato.
Stava facendo un piccolo esercizio di meditazione quando improvvisamente il suo pettò sembrò prendere fuoco. Il dolore era lancinante e tremendo. Annaspando il giovane tentò di raggiungere il corridoio principale della casa. Aveva bisogno di aiuto.
“Mamma ... aiutami” riuscì a dire entrando nel laboratorio.
“TRUNKS!!!” preoccupata la donna gli corse incontro e sorreggendolo lo aiutò a sdraiarsi su un lettino.
“Che ti succede, tesoro” chiese subito allarmata.
“Il petto ... è come se avessi un incendio ... non riesco a respirare” disse il giovane rantolando.
“Oh Kami. Dov’è finito tuo padre. Non c’è mai quando mi serve, maledizione” disse la donna correndo a prendere una caraffa d’acqua fresca.
“Cerca di bere, Trunks. Forse allevierà il senso di bruciore” disse, porgendogli un bicchiera, ma in realtà non aveva la più pallida idea di cosa fare. Poteva chiamare un dottore ma come spiegare che suo figlio non aveva un’anatomia normale, che la sua temperatura corporea standard era di 42°C?
Come tentò di bere il dolore aumentò ancora. Con il volto contratto in una smorfia il giovane si piegò su un lato iniziando a tremare visibilmente.
“Tesoro ... “ Bulma era agitatissima. Provò a mettergli una mano sulla fronte e si rese conto che era rovente, decisamente aveva la febbre, una febbre saiyan e lei non aveva la più pallida idea di come curarlo.
Provò a fare il numero di telefono di Chichi, forse a Gohan in passato era capitata una cosa simile, o magari a Goku, ma purtroppo nessuno rispose.
Quando tornò al capezzale del figlio si rese conto che era privo di conoscenza e che il suo corpo era in un bagno di sudore.
“Trunks ti prego, rispondimi” lo supplicò la donna con le lacrime agli occhi, ma cosa gli stava succedendo.

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“Papà. Perché non vuoi allenarti con me? Se ci esercitiamo in due sarà più facile raggiungere il limite del Super Saiyan e superarlo”.
“Cosa ti fa credere che abbia bisogno di un mezzo sangue come te. Ce la farò benissimo da solo e adesso levati dai piedi, mi dai fastidio”.
Padre perché mi respingi, perché? Mamma mi avevi detto che a modo suo Vegeta ci amava ma in nelll’uomo freddo e insensibile che ho di fronte non riesco a vedere amore, solo odio.
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“Pa ... pà. Aiu ... tami ...” un gemito strozzato e quell’invocazione sulle labbra. Bulma serrò tra le proprie mani quelle del figlio.
“Dannazione, Vegeta dove sei?” sbottò la donna rabbiosamente.
“Qui” disse all’improvviso una voce alle sue spalle.
“Vegeta” Bulma balzò in piedi e gli si precipitò contro “Trunks sta male. Ha la febbre altissima, delira e diceva di sentire un incendio nel petto” disse tutto d’un fiato.
“Lo so”.
“Come lo sai?” chiese perplessa la donna.
“Per i saiyan è normale soffrire in questo modo quando si raggiunge il “kayalar”” aggiunse l’uomo avvicinandosi al figlio.
“Il “kayalar”? Che diamine sarebbe?” chiese la donna preoccupata. Che a lei risultasse Vegeta non aveva mai sofferto di febbri improvvise e violente.
“E’ quella che voi chiamate “pubertà”. Il suo problema è che non possiede la coda e pertanto il suo metabolismo non riesce a reagire alla mutazione in atto nel suo corpo” spiegò pazientemente il saiyan sedendosi sul letto e studiando attentamente le condizioni del figlio.
“Ma si può fare qualcosa, vero?”.
“Devo riequilibrare il suo “ki” o morirà”.
Bulma sbiancò in viso e si lasciò cadere su una delle sedie. Non il suo Trunks, non un’altra volta. Il Drago non avrebbe più potuto riportarlo in vita.
“Vegeta, ti scongiuro salvalo” disse la donna in lacrime.
“Devi uscire dalla stanza e fai evaquare la Capsule Corporation. Potrei provocare dei danni” disse deciso.
Bulma non esitò un istante e con la praticità dettata dalla disperazione fece quello che il saiyan le aveva chiesto.

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“Sei solo un impiastro. Togliti dai piedi”.
Perché, padre. Perché mi tratti in questo modo. Dolorante il giovane aveva teso una mano verso il padre che con un ghigno diabolico, dipinto sul viso, l’aveva respinta.
“Sei pietoso” e ridendo ironico si era allontanato.
Il dolore era quasi insopportabile. Respirare gli costava fatica, il caldo era insopportabile. Aveva tentato di raggiungere la stanza ma era così lontana. Si era sentito sprofondare in un baratro senza fine. Il dolore fisico quasi una carezza al confronto della straziante agonia del suo cuore.
“Padre, ti prego” un sussurrò appena udibile. Ma Vegeta non si era mai voltato indietro a guardarlo.---------------------

“Papà ... ti prego ... non lasciarmi solo” Trunks stava delirando e annaspava alla ricerca di aria.
“Sta calmo, Trunks. Ora mi prenderò cura di te. Andrà tutto bene” disse Vegeta iniziando ad espandere la propria aura e sincronizzandola con quella del figlio.
“Papà ... per ...chè mi ... odi?” disse il giovane contorcendosi per il dolore.
Vegeta sussultò. Suo figlio credeva che lo odiasse. Come biasimarlo, non aveva certo fatto nulla per dissuaderlo, ma lui sapeva perfettamente che non era odio quello che provava per il figlio. O kami, odio lo aveva provato per Freezer non per quel ragazzo.
“Non ti ho salvato da Cell, ma ti salverò da te stesso” disse il saiyan determinato prendendo il corpo febbricitante del ragazzo tra le braccia e traformandosi seduta stante in SSJ. Mano mano che le fluttuazioni del “ki” di suo figlio si alternavano lui modificava la potenza del proprio per adattarlo al suo.

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Strano aveva la sensazione di galleggiare. Un’avvolgente e rassicurante sensazione di calore. Non stava più soffrendo. Qualcosa di morbido sorreggeva la sua schiena martoriata. Com’era appagante lasciarsi andare a quel tepore. Qualcosa di fresco gli sfiorava il viso. Troppa fatica aprire gli occhi e vedere dove si trovava. No, doveva capire cosa stava succedendo. Solo un attimo, il tempo per vedere una fugace immagine allontanarsi.
“Padre” un sussurro.
La figura indistinta si fermò ma non potè vederne il volto.
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Ci vollero più di tre ore a Vegeta per riuscire a stabilizzare il “ki” del figlio ed alla fine anche lui era esausto. Gli era occorso un notevole sforzo fisico e mentale.
Sapendolo ora al sicuro il saiyan riadagiò il corpo del ragazzo sul letto e fece per allontanarsi. Adesso aveva solo bisogno di riposo.
“Padre” un flebile lamento ma chiaramente distinguibile per il suo finissimo udito.
Si fermò e si volse nella sua direzione. Vide i suoi occhi azzurri fissarlo con sgomento.
“Eri tu?” farfugliò il ragazzo.
“Come?” gli chiese Vegeta confuso.
“Quel giorno nella Stanza dello Spirito del Tempo, quando mi dicesti che ero “pietoso”. Sei stato tu a soccorrermi quando ho perso i sensi?” chiese di nuovo il giovane.
Vegeta si rese conto che o vuotava il sacco adesso o non lo avrebbe fatto mai più.
“Quando sei arrivato nella nostra epoca ti ho odiato perché eri tutto quello che non ero io. Eri potente, coraggioso, avevi ucciso Freezer e avevi osato salvare la mia vita. Poi, quando ci siamo ritrovati in quella Stanza ho scoperto che non riuscivo più ad odiarti, mi stavo abituando a te. Feci l’unica cosa che mi è stata insegnata, ti spinsi ad essere un saiyan fino all’anima. Avrei dovuto farlo in modo distaccato ma ho commesso l’errore di lasciarmi coinvolgere. Sì, sono stato io a curarti, ma solo quando ti ho visto a terra morente ho capito che ... ho capito che ti volevo bene, Trunks” disse Vegeta voltando le spalle al giovane, quasi si vergognasse di quella confessione “Quel giorno ho fatto quello che andava contro tutto il mio credo, contro il mio modo di essere e di vivere, ho seguito le ragioni del cuore ... troppo tardi” c’era rimpianto e dolore nella sua voce.
Trunks lo fissava con le lacrime agli occhi. “Ti voglio bene” aveva detto, cielo non avrebbe mai pensato che suo padre potesse dirlo.
Vegeta lesse sollievo e gioia negli occhi del figlio.
“Non è più tempo dei rimpianti, Trunks. Sei un uomo adesso. Sii un padre migliore di me. Io cercherò di esserlo per l’altro te stesso” fu tutto quello che disse, poi si allontanò.

Nel giro di un paio di giorni il giovane si rimise completamente. Non venne fatto cenno a quella conversazione tra i due ma Bulma, anche se non ne era al corrente, sospettò che qualcosa doveva essere accaduto perché entrambi avevano un’espressione più serena e rilassata. Si allenarono ancora e ogni volta il principe non gli lesinò duri rimproveri per quello che a suo dire era sbagliato o non era ... saiyan, ma questa volta i suoi duri commenti non lo ferirono più. Ora sapeva cosa si celava dietro quella fredda facciata.
“Papà. Avrò ancora crisi come quella?” chiese il giovane mentre osservavano il tramonto dal tetto della casa.
“No. Il “kayalar” per i saiyan è un mutamento fisico immediato, non un periodo di tempo come per i terrestri, e accade una volta sola nella vita” gli spiegò il padre.
“Se fossi stato nella mia epoca non sarei sopravvissuto” constatò il ragazzo osservando la prima stella della sera spuntare all’orizzonte.
“Sciocchezze. Avresti sofferto molto di più ma te la saresti cavata, come me e Kaharoth” disse ironico il padre.
"Ma ...” il giovane non pareva molto convinto.
“Un vero saiyan sopravvive sempre al “kayalar”” sentenziò tranquillamente il principe “Sono intervenuto perché tua madre sarebbe morta prima di preoccupazione a vederti rantolare sul letto”. Un ghigno sardonico si delineò sulle labbra del principe – E con tutta probabilità mi avrebbe sbattuto fuori dal suo letto per il resto dei miei giorni – pensò ironico.
- O forse non volevi vedermi soffrire – pensò il giovane alzandosi.
“A domani, papà” disse tornando nella sua stanza. Aveva finalmente trovato tutte le risposte che cercava il suo cuore.

La Macchina del Tempo era pronta. Quello era davvero un addio. Gli occhi azzurri del giovane saiyan cercarono ancora una volta quelli neri come la notte del padre. Bulma li osservò col fiato sospeso, il cuore colmo d’amore per entrambi. Un’attimo e poi le linee del tempo li divisero per sempre. Il fiero Principe dei Saiyan, che non sapeva cosa voleva dire “amore”, ancora ignorava che aveva imparato ad amare grazie a un ragazzo dai capelli color lavanda che alcuni avevano chiamato “SPERANZA”. Sarebbe stato un ragazzino di sette anni, con gli stessi occhi di cielo, a rivelargli quella verità che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.

- FINE -

N.d.A.:
Poiché i saiyan hanno una vita media molto più lunga di quella dei terrestri o presupposto che la “pubertà” o come l’ho definita “kayalar” arrivasse più tardi.
In questo capitolo ho inserito alcuni passaggi racchiusi tra due ------------------ questo per indicare quello che Trunks riviveva nel suo delirio. Si tratta di sorte di flash back di quando era stato nella Stanza dello Spirito e del Tempo con il padre. Ricordi che in parte erano rimasti imprigionati nel suo subconscio e che ora riemergono.

Grazie a tutti coloro che hanno letto e recensito questa fanfictions. Questo capitolo ha, lo ammetto, una struttura meno discorsiva, ma si tratta di una cosa voluta perché lo scopo è quello di creare confusione ed al contempo un incalzante susseguirsi degli eventi nel lettore. Forse ci sono riuscita, forse ho fallito questo starà a voi dirmelo. A presto.





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