Inno alla notte

di Rucci
(/viewuser.php?uid=4067)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


XVIII.

Consuma con l'ardore
dell'anima il mio corpo,
perché lieve nell'aria
con te più strettamente io mi congiunga
e duri eterna
la notte nuziale.



 

Non passerai oltre!”
“Come dici?”
L'uomo che aveva già un piede sul marmo candido della Giudecca si era fermato, inaspettatamente. Stevan avanzò, emergendo dall'ombra.

“Mi hai sentito. Non lo farai. Oltre queste scale c'è il Signor Hades. Non te lo permetterò.”
“Ne dubito.” Un tono conciliante. “Non hai sentito l'esplosione di Cosmo dietro queste mura? Né Hades né Athena sono più in questo luogo.”
“Non importa. Non fare un passo oltre!”
Incredibilmente, non lo fece. Rimase fermo al suo posto, quasi pazientemente, mentre lo spectre si mostrava, nella polvere e nell'atmosfera densa di Cosmo. L'aria era come dopo un terremoto.
“Io sono Stevan di Vampire, della stella Chisyu Sei.
Si mosse rapido come una bestia, e non gli lasciò il tempo di dire il proprio nome: si gettò sul suo collo a fauci scoperte.

Il metallo strideva sordo ad ogni passo, sembrava che fino la polvere lo graffiasse, nella corsa.

Aveva corso più veloce che aveva potuto. Aveva corso sino a farsi inghiottire dall'ombra, e farsi risputare fuori. Nelle distese senza fine a volte non c'era un solo sasso a proiettare una direzione di riferimento. Era l'Inferno.
“Preparati, è ora.”
“Sì, Signor Aiacos.”
L'ultima cosa che aveva visto del Signor Aiacos erano state le grandi ali nere, perché si era inchinato profondamente per parlargli, e quando si era rialzato lui era volato via, e l'ombra a terra era sparita.
Aveva smesso di parlare con l’ombra, per rispondergli, prima.
C’era un’ombra dalle sembianze poco umane, e priva di proprietario. Un ombra che serpeggiava debolmente. Un’ombra che conosceva i tributi di sangue, come lui.
“È stato condotto un attacco imprevisto, mentre noi generali ci trovavamo alla Giudecca.”
Un attacco imprevisto.
Un attacco imprevisto.
“Molti uomini hanno già perso la vita.”
Aveva smesso di parlare con l'ombra che languiva debole ai suoi piedi.
Stevan si era mosso perché non cercasse di succhiargli il sangue, come i morti. Gli parve di sentire un gemito. Si era inchinato, e l'ultima cosa che aveva visto del Signor Aiacos erano state le grandi ali nere.
“Io e Minos ci dirigiamo in aiuto di Rhadamanthys.”
Aveva cercato con lo sguardo a terra, ma l'ombra non c'era più.
Molti uomini hanno già perso la vita.
Molti uomini hanno già perso la vita.
“Sì, signore.”
“Stai in guardia.”
Le urla della sua surplice lo spingevano come il vento sino al Quinto Cerchio, alle bare scoperchiate di fuoco. Era una strada segnata dai cadaveri. Ne aveva appena oltrepassato il varco, tra le vampate di calore, quando l'immenso Cosmo di Athena aveva squarciato il buio e il silenzio oltre il fuoco ed oltre i ghiacci: la dea aveva calpestato il suolo sacro della Giudecca. Stevan lo sentì come uno strappo al torace, come d'improvviso scoperto, nudo. Batté il palmo della mano contro la corazza, metallo su metallo, si risvegliò.
Doveva tornare indietro,
Si trattenne solo per un istante, poi dovette arretrare.
Arretrò a forza, raspando a terra, guardando fisso di fronte a sé, tra le nebbie dense di zolfo. La temperatura distorceva le immagini, soffiava vapori secchi che offuscavano la vista. Grandi ali nere.
Doveva tornare indietro.
Molti uomini hanno già perso la vita.

Non l'aveva avvertito finché non gli aveva stretto le dita attorno alla gola, e probabilmente era riuscito a farlo solo perché l'altro gliel'aveva permesso: teneva una mano stretta attorno al collo del nemico, gli artigli della surplice che gli sfioravano pericolosamente il volto. E aveva perso.

Se ne rese conto nel momento in cui incontrò i suoi occhi, e tentò di penetrarvi.
L'avversario che gli sorrideva aveva più di duecento anni.
Più o meno come Gheorghe.
Non si penetrano quegli sguardi.
Contengono dei mondi, e chi schiude le porte può solo lasciarsi abbacinare: dalla pioggia sui ponti, dai treni a vapore; dagli affreschi meravigliosi e dannati delle ville veneziane. Dal ripetersi sempre uguale della goccia d'acqua sulla roccia di una cascata.
“Io sono Doko di Libra.”

Un'esplosione di luce e venne sbalzato all'indietro come un ramo secco.

Prima ancora di toccare terra il primo colpo gli sfondò il torace, il secondo frantumò la spalla.
Il terzo gli tranciò una gamba, e poi non ne distinse altri. Fu una grandiosa, magnifica esplosione di luce, pura e bianca, che lo ammazzò e sparse i suoi resti, le sue ossa e i suoi denti sul suolo arso della Giudecca, sporcando col sangue i gradini immacolati. Con la spina dorsale rotta, sembrava finalmente un cadavere: riverso nella cassa, aspettando immobile il tramonto.

 

 

 

L'essere che io aspetto non è reale. [...]
Io lo creo e lo ricreo continuamente a cominciare dalla mia capacità di amare,
a cominciare dal bisogno che io ho di lui: l'altro viene là dove io lo sto aspettando,
là dove io l'ho già creato. E, se lui non viene, io lo allucino: l'attesa è sempre un delirio.

 

[R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso]



 



 

A questo punto vorrei scrivere un commiato un po' di quelli seri, quindi ho deciso di prendermi tutto il tempo necessario. L'Inno alla Notte è concluso in una maniera che mi piace molto; mi sono messa in gioco e ho creato qualcosa di cui mi sento fiera. Stevan è un simbolo di questa creazione, e gli sono molto grata. Spero che vorrete rivederlo da queste parti, se mai capiterà l'occasione. Avrei ancora molto da dire su di lui, perché in questi mesi è cresciuto tanto; ma forse ce ne sarà l'occasione. Qua non mi dilungherò più a parlare di lui, perché voglio passare subito a ringraziare col cuore in mano delle persone bellissime che sono felice di conoscere.



Ringraziamenti

Vorrei ringraziare profondamente tutti coloro che sono passati di qui, e hanno letto, anche senza commentare. Vorrei ringraziare chi ha inserito la storia tra le seguite o le preferite, vorrei ringraziare chiunque abbia speso un poco di tempo per me e per Stevan; specialmente, qui su EFP, vorrei ringraziare Meiho Hades per il grande entusiasmo che non ha mai remore a manifestarmi, ed è sempre carinissimo. Ma ho un po' di persone da ringraziare in maniera un po' più approfondita.


Vorrei ringraziare le ragazze del forum di Gold Insanity, che ci hanno seguito entrambi, autrice e personaggio, dall'inizio alla fine: Kiki May, con il suo entusiasmo strepitoso, di quelli da capogiro; Dima, che recuperando la storia passo passo mi stupisce sempre per la profondità con cui legge; Rinrin, che soprattutto nel forum è sempre stata tanto presente; Beat, la cui passione è sempre talmente sincera da stupirmi, e non esita a manifestarla anche a rischio di farci del male fisico (vedasi le sublimi graficate!); Ayako, che ha colto i miei ripetuti omaggi al nostro ciclo di romanzi prediletto del genere, e perché ormai scrivendoli pensavo a lei; infine Ruri, un fuoco d'artificio, una fornace, un vulcano e un'ispirazione per un lavoro infinito: è la lettrice più splendida che possa capitare, e si fermasse solo lì. Una stretta di mano ISA anche alla sua dolce metà, la cui maschiezza mi gasa molto quando mi vengono fatti complimenti da lui.

Ringraziamenti un po' speciali in calce a Shinji, che mi ha accompagnato anche per di qua, e mi ha schiuso le porte dell'Inferno. Ho amato la sua curiosità vigilissima quando si aprivano porte su figure a lui meno conosciute, come quella del vampiro; e la disponibilità meravigliosa con cui mi ha seguito anche qui. Il fatto di esserci sempre vuole dire già tutto. A LeFleurDuMal va il grazie più solido e consistente, perché è lei che possiede il potere di riportare alla luce il meglio di me, sempre; e anche nella stesura dell'Inno per me lei è stata il mago che svela le meraviglie davanti ai miei occhi sempre un po' scettici; dopo una sua parola, tutto il mondo è sempre un po' diverso. Il grazie più sentimentale se lo prende Kijomi, senza la quale nulla sarebbe così completo: non solo mi ha regalato un amore verso il personaggio così bello e travolgente da commuovermi un po', ma ha anche lavorato con me, direttamente e indirettamente, con mille volti, per farmelo conoscere e farlo crescere sempre un po' di più. Non è un caso che sia un po' innamorato di te, adesso (è lo ripartisca più o meno equamente fra identità varie).

In generale, grazie a tutti.
Arrivederci.

Viva i vampiri veri che al sole si disintegrano.
Ogni volta che fangirlate per Twilight un carpaziano non trova la cena.
Aiuta anche tu Gheorghe! Non far soffrire la fame a un carpaziano!

é_______è





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=687836