Annotazioni:
la storia è inizialmente ambientata al tempo di Eclipse,
dopo che Edward ha rifiutato Bella.
I dialoghi di dimensione testuale più piccola
stanno ad indicare che il soggetto parlante si trova piuttosto lontano
da chi li sente (sono solo tre, inseriti circa alla fine della storia).
Malia
La stanza era illuminata da una tenue luce soffusa di colore
blu. Il mobilio s’intravedeva a stento fra un
intrigo d’ombre e riverberi lunari.
Feci attenzione a non inciampare in oggetti al dì fuori
della mia portata visiva, avvicinandomi alla finestra. Volevo capire
dove fossimo, ma soprattutto dimenticarmi momentaneamente della
presenza che avevo alle spalle guardando attraverso il vetro.
Vergogna e preoccupazione si erano imprigionate a vicenda
dentro di me dando il via ad una silenziosa battaglia interiore per
decidere chi avrebbe dovuto prevaricare sull’altra. Ero certa
che fossero ancora con me, rintanate da qualche parte. Magari pronte ad
uscire allo scoperto al momento meno opportuno.
<< Vuoi sapere dove siamo? >>
Mi voltai, incontrando due occhi svegli e penetranti che mi scrutavano
con gentilezza.
L’atmosfera era rilassante, pregna di un’intima
sensualità. Oscura, tranquilla, misteriosa, sapeva
di Jasper. << No. >>
Mi impuntai a guardare oltre la sua spalla, le labbra serrate in una
linea orizzontale. Avvertivo una certa rigidità muscolare
nonostante il potere sedante di Jasper fosse in azione.
Lo
domandai tutto d’un fiato, con
l’espressione più decisa e concentrata che
ero in grado di assumere: “Mike, io ti
piaccio?”
Spalancò
occhi e bocca, mentre un diffuso rossore prendeva a
macchiargli le guance come due fragole. Patetica,
Bella. Patetica.
“Sì.”
Fu una questione di
secondi, l’attimo prima che lui rispondesse avrei potuto
dirgli che si trattava di uno scherzo.
“Ti
piaccio…” Mi morsi il labbro inferiore, a disagio,
“… fisicamente?”
Era fatta.
Mike si
irrigidì tanto da apparire un unico pezzo di ossa e muscoli.
Se non fossi stata in imbarazzo quanto lui, lo avrei trovato buffo.
Era assurdo, tutto
ciò non poteva essere reale, non stavo per chiedergli
di…
“Sì,
mi piaci, Bella. Tanto. Mi sei sempre piaciuta.”
Deglutii. Ero
completamente impazzita. Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro. Okay.
Quando li riapri glielo dici.
Il volto in fiamme di
Mike fu la prima cosa che vidi. Cercai di scacciare il radicato senso
di colpa mentre lo guardavo. “Bene…
ehm…”
“Bella. Che
cosa fai qui?”
Sussultai, spaventata.
Il sangue nelle mie vene aumentò la sua corsa. Mike
tossicchiò e si mise le mani in tasca.
Jasper era sbucato dal
nulla nel corridoio. Non avevo idea da quanto tempo fosse
lì. Capii che dal mio stato d’animo
aveva intuito cosa stavo per fare, gli si leggeva nello
sguardo serio velato da una luce nuova, di stupore.
“Mike, ti
dispiacerebbe lasciarci un momento soli?”
“I-io…
I-io…”
“Non ti
preoccupare. Ce ne andiamo noi”, tagliò corto
Jasper, rivolgendogli un lieve sorriso tirato.
Mi lanciò
un’altra occhiata, esortandomi a seguirlo. Gli andai dietro a
testa bassa, sprofondando nei miei pensieri. Quando raggiungemmo la
porta che conduceva agli spogliatoi della palestra, Jasper si
fermò. Era la prima volta che ci trovavamo soli da quando ci
eravamo conosciuti. “Perché?”,
domandò semplicemente.
Sembrò quel
che doveva sembrare più che un’accusa: una
domanda. Alzai furtivamente gli occhi per controllare la sua
espressione. Nessuna traccia di durezza, freddezza, o biasimo.
“Non significa
niente per me… Lo avrei pagato”, sussurrai. Come
se ciò avesse potuto giustificarmi.
“Addirittura.”
Jasper parve addolcirsi. “Bella…” Non
seppi cosa aspettarmi. “… Proprio con Mike
Newton?”
Sbattei le ciglia,
interdetta. Tutto, ma non questo.
Possibile che fosse
divertito? No, probabilmente era solo una mia impressione: quel vampiro
era indecifrabile.
“Non mi
è venuto in mente nessun’altro. So di piacergli e
così ho pensato che… che… Mi dispiace.
Non lo dirai ad Edward, vero?”
Il cuore mi batteva con
ritmo angosciante. “No.”
Poi una
serenità improvvisa m’investì.
“…
Posso aiutarti io, se vuoi.”
La scomparsa
dell’imbarazzo mi permise di osservarlo meglio in viso.
“Cosa?”
“Posso
aiutarti io a risolvere quel problema.”
Spalancai la bocca,
smarrita. “Come?”
“Con qualche
lezione.”
Jasper intendeva quel
che avevo subodorato con mia profonda incredulità?
Lezioni di sesso a
pagamento?
“Non dirai sul
serio.”
“Mi hai mai
visto scherzare?”
“Per quale
motivo ti stai offrendo di fare sesso con me?”, mormorai,
riuscendo a mostrarmi disinvolta solo grazie al suo potere, tuttavia
incapace di guardarlo negli occhi.
“Perché
mi servono dei soldi.”
“Non sono
così stupida.” Jasper non era certo povero, e io
ero l’ultima persona alla quale avrebbe chiesto denaro.
“Non
è importante il motivo per cui lo faccio.”
Mi guardai alle spalle,
temendo che qualcuno potesse coglierci di sorpresa. Edward mi stava
sicuramente cercando.
Edward...
“Accetti,
Bella?”
<< Se non te la senti… >>
Riemersi dal mondo dei ricordi.
Scossi la testa. << Me la sento. Ho solo
bisogno che tu… che tu mi indichi… ecco, che tu
mi dia una mano a…. >> Lasciai la frase a
metà, incapace di trovare le parole per continuarla.
<< Lasciati andare. >>
Trovai la forza di guardarlo negli occhi. << Fatti
guidare dall’istinto, e non avere paura.>> La
sua voce s’ammorbidì e si abbassò di
qualche ottava. << Non devi sentirti in imbarazzo.
Né in colpa.>>
Ipnotizzata da quelle parole basse delicate come carezze, sentii gli
arti del mio corpo distendersi, lentamente, a comando.
<< Sono qui, a tua disposizione >>,
concluse Jasper con un eccitante sussurro, sollevando gli angoli della
bocca all’insù.
Dovevo fare quello che l’istinto mi diceva, senza pensare ad
altro.
Mi avvicinai a Jasper di qualche passo, dischiudendo le labbra. Di lui
potevo fidarmi.
Mi misi in punta di piedi e gli posai il pollice sulla guancia destra,
accarezzandolo timidamente con un movimento circolare del dito.
Lo baciai senza chiedergli nulla di più approfondito. Prima
di farlo avrei dovuto abituarmi a quel nuovo contatto fisico.
Jasper rimase fermo, in attesa della mia prossima mossa.
Lasciati andare ai
sensi. Libera la pantera che c’è in te, Bella.
Era da mesi ormai che avevo iniziato a fantasticare nel mondo
dell’erotismo. Di lì a breve avrei
trovato il modo di sciogliere le mie inibizioni.
Ad occhi chiusi, le labbra premute su quelle di Jasper, posai una mano
sul suo torace. Familiarizzai colla sensazione provata e portai le dita
a vagare sugli linee perfette degli addominali, dure, scolpite nel
marmo, piacevoli da toccare. Jasper si mostrava serio e pacato agli
occhi della sua famiglia, freddo e distaccato agli umani, schietto e
sicuro di sé le poche volte che avevamo parlato, ma
custodiva dentro di sé un lato battagliero e passionale, ne
ero certa. Ed era ciò che desideravo conoscere.
Lo attirai a me circondandolo per la schiena con un braccio. Il suo
profumo mi avvolgeva, dando vita a pensieri peccaminosi e seducenti
nella mia mente.
<< Brava, sta andando tutto
perfettamente>>, pronunciò sulle mie labbra a
bassa voce. Decisi di approfondire il contatto in quel momento,
tuffando la lingua nella sua in un gioco di bollenti e letali
sfioramenti. Lui mi ricevette con la lentezza eccitante di colui che ci
sapeva fare nel dare piacere a una donna.
Avevo scelto un ottimo maestro.
Feci aderire il ventre e i seni al suo petto, bisognosa di sentire i
nostri corpi incontrarsi, aderire l’uno all’altro e
conoscersi. Mugugnai parole senza senso quando iniziò a
tracciare ghirigori immaginari sulla mia schiena. Le sue erano dita
esperte.
Quando Jasper interruppe il bacio, riemersi dall’abisso
più travolgente che avessi mai conosciuto.
<< Bella, vuoi che ti mostri il Paradiso? >>
Lo fissai interrogativa, il respiro corto, indugiando sulla linea delle
sue labbra; i capelli biondi arruffati gli ricadevano sul viso,
velandogli lo sguardo delle tenebre più
misteriose. Era sexy.
Avevo dimenticare cose significasse ragionare. E non avevo intenzione
di ricordarmene ora che avevo scoperto quanto fosse eccitante.
<< Sì, Jasper. Mostrami il Paradiso.
>>
Si inginocchiò davanti a me e sussurrò:
<< Chiudi gli occhi. >>
La voglia prevalse sulla paura.
E lo feci.
*
Sotto il portico soffiava una leggera brezza che sapeva di salsedine,
legno e terra umida. Ogni volta che le mie dita giravano pagina si
sollevava una ventata di profumo diverso a rivelarmi chi avesse letto
prima di me il libro che tenevo in mano. Carlisle, Esme, Edward, e
forse anche Alice.
Era la prima volta che rimanevo sola da tanto tempo. Emmett aveva
proposto ad Edward di fare una gara di tuffi e aveva trascinato gli
altri con sé perché assistessero; Rose era
convinta che avrebbe avuto qualcosa per cui ridere con gusto dopo
quarant'anni; Alice era ben decisa a non rivelare a Renesmee e a Jacob
il vincitore che lei già conosceva. Solo io avevo deciso di
non andare alla Catena delle Cascate.
Casa Cullen era vuota senza la mia famiglia, eppure l'atmosfera che vi
regnava in quel momento non era triste, bensì piacevole e
accogliente come sempre, circondata da un alone di fascino
che non avevo mai avuto modo di comprendere in tutti quegli
anni.
<< Sbaglio o è la seconda volta che lo leggi?
>>
Sussultai, distogliendomi dalla lettura. << Perdonami,
non era mia intenzione spaventarti. >>
Non avevo nemmeno avvertito la sua presenza. Mi voltai, sorpresa.
<< Siete tornati presto. >>
Jasper scosse la testa. << Io non sono andato con loro.
>>
Impossibile. Non mi ero accorta che ci fosse qualcun'altro in casa.
<< Sei rimasto qui? >>
Annuì, con un lieve sorriso. Una strana, insolita sensazione
mi investì alla base dello stomaco.
<< E io non me ne sono accorta... >>, dissi
tra me e me ad alta voce.
L'attività di soldato gli aveva fatto acquistare la naturale
capacità di passare inosservato, non lo faceva apposta ad
essere così silenzioso, Jasper si muoveva più
leggero dell'aria.
<< Per rispondere alla tua domanda, è la terza
volta che lo leggo. >>
Sorrise criptico. Inevitabilmente divenni prigioniera del suo sguardo
penetrante, ostinato. E iniziai ad avere paura. Per poco non mi alzai
dalla sedia e non mi misi a correre nella foresta.
Era la terza volta che rimanevamo soli da quando le nostre vite si
erano intrecciate. Vivevamo sotto lo stesso tetto, nascondendo alla
nostra famiglia quello che in passato avevamo condiviso. Un piccolo,
sporco segreto. Una macchia indelebile sulla magnifica tela a colori
quale sarebbe stata la nostra esistenza se non avessimo commesso
quell'errore negli anni addietro. Allora ero un'umana, Edward non mi
dava quello che io desideravo. Preda del mio capriccio proibito, mi ero
lasciata trascinare dalla tentazione.
Ma avevo sbagliato in ogni caso.
Jasper non smetteva di fissarmi, immobile. Quasi con fatica, distolsi
lo sguardo e mi girai nuovamente, affondando gli occhi nelle parole del
libro. C'era qualcosa che non andava, ma non avevo intenzione di fargli
percepire la mia agitazione, tanto meno la paura.
Dio, Jasper era lo zio di mia figlia, era mio fratello.
Mio fratello, come no.
<< Bella... >>
Un leggero, stuzzicante formicolio prese vita alla base del mio stomaco
e andò ad accendersi dove non avrebbe dovuto. Avevo
dimenticato quanto quella voce bassa e suadente fosse così
sensuale quando pronunciava il mio nome. Conficcai le dita nella
copertina del libro, bucandola. Volevo scappare, ma volevo anche
restare su quella sedia. Volevo riprendere il controllo, ma volevo
anche perderlo del tutto. Volevo cacciare Jasper, ma volevo anche
saltargli addosso.
<< Ci ho provato, sai, in tutti questi anni. Ma non sono
riuscito a dimenticare. >>
Mi irrigidii. <<... Dimenticare che cosa, Jasper?
>>, domandai in un flebile sussurro.
<< Quello che abbiamo fatto. >> Si era
avvicinato, me lo comunicavano l'ulteriore vicinanza della sua voce e
del suo profumo di terra d'oltremare.
<< Lo sento quello che stai provando. E' molto chiaro.
>>
E' lo zio di tua figlia.
<< Jasper, per favore. >>
<< Perdonami, Bella. >>
Il marito di tua sorella.
<< E... >> La voce mi si era arrochita.
<<... cosa senti? >>
La guancia di Jasper sfiorò la mia. << Che sei
eccitata. >> Fu un soffio erotico sul collo.
<< Jasper... Vale la pena guastare le nostre relazioni
per soddisfare un desiderio carnale? Perché è di
questo che si tratta, in fondo: di attrazione carnale. Non è
vero?>>
<< E' da quando ti sei sposata che sogni di fare l'amore
con me ed Edward. >>
A quel punto il mio cuore avrebbe smesso di battere, se lo avessi
ancora avuto.
<< E io da quando siamo ritornati a Forks che sogno di
farlo con te>>, proseguì.
Mi percorse il collo con delicati baci a fior di pelle fino alla
mascella. << Questa è la realtà.
Non possiamo continuare a negarla. >>
Il fuoco al basso ventre stava per bruciarmi i vestiti.
<< Potrebbero tornare da un momento all'altro. Potrebbero
scoprirlo... >>
Quello era tutto ciò che riuscivo a dire? Coprirmi le spalle
mettendo in ballo Edward ed Alice? Non riuscivo ad opporre resistenza?
Non riuscivo ad impedirgli di...
<< Ah... Jasper... >> Mugolai senza
ritegno, quando mi leccò con veemenza le labbra. Lo afferrai
ringhiando per il colletto della camicia, portandolo sopra di me. Il
tonfo del libro caduto per terra mi colpì come uno schiaffo.
Mollai la presa e spinsi Jasper via da me, dal mio corpo in fiamme per
lui. Mi alzai e indietreggiai involontariamente fino alla porta
d'entrata. Se solo l'avessi aperta avrei trovato un comodo divano ad
attenderci... No! Era
la bestia assetata che dormiva dentro di me a parlare. Non ero io a
volere che Jasper mi prendesse con furia fino al mattino dopo, in tutti
i modi possibili, ansimante di piacere... Basta!
<< B-basta... >>
Mi guardava dritto negli occhi, ferito dentro. Non avrei mai voluto
fargli del male, ma non volevo farne nemmeno a mio marito e a mia
sorella. Io amavo Edward, mentre Jasper volevo solo portarmelo a letto.
Avrei trovato il modo di risolvere quel problema.
Ma se volevo solo portarmelo a letto, perché sognavo
segretamente di farlo anche con Edward?
Come poteva sapere Jasper di quella mia fantasia proibita? Me lo aveva
letto negli occhi? Qualcun altro aveva capito qualcosa? E se fosse
stata una visione di Alice a mostrarglielo? E se Edward ne fosse stato
al corrente?
<< Tu mi vuoi. E io voglio te. >>
Rimasi paralizzata dall'espressione sul volto di Jasper. Non riuscivo a
credere ai miei occhi. Ciò che vedevo mi rimandava una sola
parola alla mente: disperazione.
Tornai indietro nel tempo, tuffandomi in uno dei ricordi più
vivi del mio passato umano.
“…
Posso aiutarti io, se vuoi.”
“Cosa?”
“Posso
aiutarti io a risolvere quel problema.”
“Come?”
“Con qualche
lezione.”
“Non dirai sul
serio.”
“Mi hai mai
visto scherzare?”
“Per quale
motivo ti stai offrendo di fare sesso con me?”
“Perché
mi servono dei soldi.”
“Non sono
così stupida.”
“Non
è importante il motivo per cui lo faccio."
"Non è importante il motivo per cui lo faccio."
Alla fine di quello che c'era stato fra noi, Jasper si era fatto pagare
davvero. Diceva di averlo fatto per ridurre il mio senso di colpa,
oltre che il suo. Diceva di averlo fatto per renderci le cose
più facili, per svalutare l’importanza di
ciò che avevamo condiviso.
Ma in quel momento, osservandolo in profondità, capii che
c'era dell'altro. Qualcosa che Jasper mi aveva da sempre tenuto
nascosto.
<< Jasper... Perché mi vuoi? >>
Un allarme suonò impazzita dentro di me. Sia io che Jasper
tendemmo le orecchie.
<< Nessie, zio Ulck ha i piedi da papera!
>>
<< Sta zitto, cagnaccio puzzone. >>
<< Finitela! >>
Jacob, Emmett, Edward e Rosalie. Erano
le loro voci. Con loro sicuramente c’erano anche Alice, Esme
e Carlisle. Stavano tornando. Erano vicini.
<< Dimmelo, Jasper! >>, implorai. Sentivo
che se non lo avessi saputo, non avrei mai trovato pace. Un desiderio
struggente m'imponeva di chiedergli una risposta. Un dolore che non
riuscivo a spiegarmi stava prendendo vita dentro di me.
Jasper mi imprigionò un'ultima volta colla malia seducente
del suo sguardo. Annegai in quelle enigmatiche iridi scuritesi per la
brama sessuale.
Piegò le labbra in un sorriso sardonico, che
m'inquietò. Era troppo tardi, Edward avrebbe percepito i
suoi pensieri, se mi avesse risposto.
<< E' un segreto. >>
*
Nota
finale: date la colpa alla mia personalità
estrosa se questa storia vi lascerà a bocca asciutta; ho
deciso appositamente di lasciarvi nel dubbio. Il titolo stesso vi
comunica l’ambiguità dell’intera
vicenda: usate l’immaginazione e l’intuizione per
espormi – se lo volete – una vostra interpretazione
del comportamento di Jasper, di Bella… e perché
no, anche di Alice ed Edward. Benché questi ultimi svolgano
un ruolo di personaggio-ombra, hanno una loro importanza ai fini della
trama.
Probabilmente vi aspettavate un momento a luci rosse, chiedo perdono se
non ho esaudito il vostro desiderio.
Ah, un ultima cosa, questa storia è stata scritta per il
contest Dirty Little Secretes, di emogirl in pink, che consisteva
nell’abbinare a una coppia di personaggi un segreto in un
determinato contesto. Ovviamente ho scelto la coppia Jasper/Bella e il
segreto è sesso a pagamento.
Spero di ricevere commenti, d’ogni tipo ;)
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