Papà, ho messo incinta Victoire

di fri rapace
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Papà, ho messo incinta Victoire Teddy guardò spaurito il padre.
“Papà, ho messo incinta Victoire,” mugolò con un groppo in gola.
Aveva provato a confessare quel guaio prima alla mamma, perché lei, quando si arrabbiava, faceva molta meno paura di lui. Ma le cose non erano andate come aveva sperato: era uscita del tutto di testa invece di correre a dirlo a papà, evitandogli così quello spaventoso faccia a faccia.
Dopo dieci minuti si era stufato di aspettare che la piantasse di singhiozzare con la faccia schiacciata sul tavolo della cucina e, raccolto tutto il suo coraggio, era andato a cercarlo lui.
Una volta rintracciatolo sul divano del soggiorno, aveva esordito dicendo che la mamma era impazzita e che per evitargli la stessa imbarazzante sorte gli avrebbe riferito del guaio con tutto il tatto possibile.
“Ho messo incinta Victoire,” ripeté, convinto di averne usato anche troppo, di tatto, visto che suo padre non solo non era diventato matto, ma pareva calmissimo.
“Ti avevo sentito anche la prima volta, Teddy,” gli disse infine papà, mordicchiandosi l’interno delle guance. “Ti spiacerebbe spiegarmi come è successo?”
Teddy si sentì cascare le braccia. Dopotutto, forse era impazzito anche lui, era solo molto più bravo della mamma a nasconderlo.
“Perché? Tu lo sai già come funziona! Insomma… hai fatto me, no?”
Il papà non si scompose minimamente, limitandosi ad annuire adagio.
“Ho fondati motivi per ritenere che io e la mamma ti abbiamo concepito in una maniera un po’… diversa.”
Teddy aggrottò la fronte, dubbioso.
“Fidati,” aggiunse papà, spronandolo a confidarsi.
Così, alla fine, si arrese. Se non altro per sbloccare quella situazione tanto surreale.
“Ok, papà. Come vuoi tu,” disse contrito. “Io… ho come… ecco… hobaciatovictoiresullabocca!” arrossì violentemente, fissandosi i piedi.
“Ehm… Potresti, per favore, dirlo più lentamente?”
Teddy tirò un sospirone.
“Ho-baciato-Victoire-sulla-bocca!”
Sentì la mano calda del papà posarsi sulla sua spalla.
“Va tutto bene,” gli mormorò dolcemente. “Ora vado dalla mamma e la faccio smettere di ridere prima che si soffochi, così poi ne parliamo un po’ tutti assieme.”
“Della mia punizione?” miagolò tremante.
Il papà fece la sua faccia da professore, quella che metteva su quando voleva insegnargli qualcosa.
“Di come nascono i bambini, Teddy.”
“Ma papà! Ormai è troppo tardi!” sbottò esasperato. “Ho nove anni suonati e il danno l’ho già fatto!”









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