Era
l'estasi.
La
paura era distillata nella più dolce delle estasi.
Sapeva
di non potergli sfuggire per il resto dell'eternità, ma non si
era mai posta il problema di quanto tempo sarebbe durata la sua fuga.
Intrighi, doppi giochi, sotterfugi. Vittime sacrificali, semplici
pedine. Tutto calcolato, tutto architettato a dovere.
E
ora... puff.
Tutto
svanito.
Lui
era il terrore che costringe i polmoni, la cocente sorpresa di
scoprire la persona che ami ricambia un'altra, l'irritante fastidio
del secondo posto per quel decimo di secondo.
Klaus
era arrivato a lei nel più inconcepibile nei modi, dimostrando
di essere un giocoliere migliore e più astuto.
E
letale.
Katherine
continuava a imprecare dentro di se e trafiggere la gamba, come le
era stato ordinato di fare. Non vi era dubbio che la sua punizione
sarebbe divenuta ben peggiore. Ma il solo restar seduta di fronte a
lui, composta, da brava bambina di papà, le provocava un odio
ben superiore al dolore.
Il
solo fatto di non poter conficcare la lama appuntita nel collo del
gelido vampiro la umiliava, la irretiva in una trappola d'odio da cui
Klaus non avrebbe mai districato se stesso.
Katherine
continuava.
Infilava,
gridava, estraeva. Il sangue scorreva lungo il polpaccio nudo, fino
alla scarpetta scollata che aveva rubato dal guardaroba di Elena.
Infilava,
gridava, estraeva.
E
quando ti sarai annoiata, cambia gamba, le aveva detto.
Katherine
continuava.
Infilava,
gridava, estraeva.
Il
suo cuore si gonfiava di disprezzo e terrore, la mente tentava di
contrastare il gelido ordine del vampiro, il braccio si alzava,
calava, si immobilizzava e di nuovo si alzava, in una macabro
ritornello sanguinoso.
E
quando ti sarai annoiata, cambia gamba, le aveva detto.
Il
coltello passò nella mano sinistra.
***
“Allegra,
la strega è morta!”
Katherine
udì le parole di Klaus ma non rispose. Non le aveva dato
l'ordine di farlo. Alzò il braccio mentre lui osservava con un
mezzo sorriso di piacere le pozze di sangue ai suoi piedi.
Klaus
lasciò che la lama penetrasse ancora nella carne, sorrise al
suo rantolo di dolore e sospirò, sdraiandosi scompostamente
sul letto. “Basta.”
Katherine
estrasse il coltello e la ferita si richiuse. Credette ad ogni
singola parola, aprì la mano insanguinata lasciando cadere il
serramanico e osservò con disprezzo i polpacci intrisi di
sangue rappreso.
“Alzati.”
I
muscoli dei quadricipiti si contrassero e poi si flessero. Katherine
lo guardò sollevarsi di colpo, eliminare la giacca di Alaric e
venirle incontro baldanzoso. Era più che soddisfatto. Le
sfiorò il mento con un buffetto scherzoso. Katherine lo mandò
al diavolo e piantò gli occhi nei suoi. “Come hai fatto
ad ucciderla?”
“Ho
seguito il consiglio di Maddox. Sono un tipo ragionevole, al
contrario di te” mormorò cominciando a spogliarsi.
“Questo corpo è talmente noioso!” eruppe
guardandosi allo specchio. “per non parlare dei vestiti...”
borbottò aprendo l'armadio.
“Cambialo.”
Katherine si sentiva ridicola e stupida a starsene in piedi al centro
della stanza, insanguinata dalle ginocchia in giù, ma il senso
di frustrazione le derivava da una bruciante impotenza. Voleva
uccidere Klaus ma non riusciva a muovere i muscoli.
“Mh...
vedremo. Spogliati.”
Oh,
ma per favore. Katherine fremette di sdegno e girò le
braccia dietro la schiena. Non riusciva ad arrivare alla stupida
chiusura lampo.
“Permettimi.”
Katherine
trattenne l'impulso di sputargli in faccia quando la lampo calò
lungo la spina dorsale e le sue dita – le dita di Alaric,
non di Klaus – le denudarono le spalle.
“Bellissima
come sempre.”
Damon
ti ucciderà, pensò quando le sfiorò la pelle
con un bacio che non aveva nulla di sensuale. Era un altro modo per
infastidirla. Katherine non aveva mai avuto un tracollo psicologico
nella sua vita e non l'ebbe certo per quello stupido bacio. “Grazie.”
“Questo
corpo non ha alcuna reazione” continuò passando i
polpastrelli lungo la clavicola. “La piccola Elena deve contare
molto per costui. Parlami di lui” sospirò
inginocchiandosi. “Quanto sangue sprecato...”
“Alaric
ha una relazione con Jenna, la zia di...” Katherine si
interruppe quando sentì una carezza umida risalire lungo il
polpaccio, il ginocchio e fermarsi al confine col vestito “...
di Elena. In questo momento avete litigato” continuò
pensando che avrebbe messo in conto anche quell'umiliazione.
“Ottimo”
annunciò e Katherine non capì se si riferisse al sangue
che aveva leccato via o all'informazione. “Va a fare una
doccia, sei ridicola.”
Le
gote di Katherine si incendiarono di rabbia. Klaus le picchiettò
dolcemente la guancia e Katherine alzò il braccio e lo
percosse violentemente sul volto, pentendosi un istante dopo del suo
gesto. Si era tradita.
Klaus
sorrise stirando le labbra di Alaric, gli occhi azzurri brillarono e
il vampiro sogghignò. Le spianò la ruga sulla fronte e
vi depose un bacio sopra, prima di renderle il colpo.
La
cortina scura dei capelli le offuscò la vista. Ma non era
dolore fisico quello che provava. Damon l'avrebbe ucciso, se lo
avesse saputo. Katherine si rese conto che mai, neppure una volta da
quando era prigioniera aveva pensato a Stefan come suo salvatore.
Stefan l'avrebbe lasciata morire – per salvaguardare la sua
preziosa Elena - mentre Damon avrebbe dato la vita per lei.
***
“Perchè
non mi uccidi?”
Klaus
si alzò su un gomito e la guardò sorridendo. Era a
torso nudo e mostrava un fisico eccellente per un professore di
storia. Osservava Alaric ma vedeva Klaus. Katherine immaginò
di conficcare le sue lunghe dita negli occhi e cavarli via. L'acqua
aveva annullato l'azione della piastra e i capelli sparsi sui cuscini
erano di nuovo ricci e lucenti. Klaus li stava accarezzando da dieci
minuti abbondanti. Lo faceva sempre quando erano amanti. “Non
ti devo alcuna cortesia, mia cara.”
“Ti
diverti?” domandò prendendo un po' di coraggio.
“Molto.
Mi divertirei di più se questo stupido corpo mostrasse un po'
di interesse nei tuoi confronti, ma ahimè... non si può
avere tutto nella vita...”
“Stento
a crederci” mormorò respirando di nuovo. Un istante
dopo, era sdraiato su di lei. Katherine lo fissò senza
mostrare alcun sentimento in merito. Aveva avuto molti amanti nella
sua vita. Alaric era attraente. Non se ne sarebbe lamentata se avesse
deciso di prenderla. Lei aveva reso felici molti uomini, prima di
togliergli la vita.
Damon
l'avrebbe spellato lentamente.
Si
consolò al pensiero e rilassò il viso. Giaceva con le
mani abbandonate lungo il corpo, coperto da una deliziosa sottoveste
di seta nera.
Klaus
la guardò negli occhi e di nuovo sorrise. “Non dormire”
le ordinò tornando a sdraiarsi al suo fianco “e
svegliami alle otto, domattina ho lezione” ridacchiò
portando le mani dietro la testa.
“Klaus.”
Katherine aveva dovuto sforzarsi di pronunciare il suo nome.
“Svegliati.”
Il
corpo caldo di Alaric si voltò assonnato, infilò il
braccio sotto il cuscino e sospirò.
“Sono
le otto, devi andare a lezione” ripetè umettandosi le
labbra. Conosceva a menadito ogni singola crepa del soffitto. Era
rimasta a fissarlo tutta la notte. E a fissare lui, incapace di
addormentarsi e muoversi. “Klaus.”
“Sta
zitta...”
Katherine
sentì le labbra incollarsi e il respiro si affrettò per
un istante. Era impossibilitata a muoversi, a parlare.
Poteva
andare peggio.
Il
braccio sgusciò dal cuscino e si attorcigliò attorno
alla sua vita. Katherine sentì l'intero corpo spostarsi verso
destra.
Poteva
andare peggio.
Klaus
infilò il viso fra i suoi capelli e le scoprì il collo.
Cominciò ad accarezzare la seta nera e Katherine arricciò
il naso con odio.
Damon
ti ucciderà.
La
mano scivolò al di sotto della seta e si infilò fra le
gambe. Katherine non si mosse e non parlò.
Poteva
sempre andare peggio.
“Noioso”
decretò e la lasciò andare di colpo, sollevandosi a
sedere. “Hai il visetto sciupato” la prese in giro
abbassando il tono della voce.
Katherine
si immaginò con le occhiaie e il viso che esprimeva tutta
l'inquietudine del momento.
“Dì
quello che hai da dire.”
Le
labbra si scollarono all'istante e Katherine rantolò il
terrore accumulato fra i denti.
“Shhhh”
sussurrò posandole la mano sulla bocca. Sapeva di lei. “Non
sprecare fiato. Ti servirà tutto per i prossimi duecento
anni.”
Katherine
lo guardò negli occhi, desiderò vomitargli addosso il
suo disprezzo ma le sue labbra si contrassero in un sorriso, sotto il
palmo della mano. “Sono le otto, devi andare a lezione.”
Klaus
sorrise distendendo i lineamenti piacevoli di Alaric. La baciò
sulle labbra – di nuovo non per piacere ma per puro
divertimento – e Katherine tenne gli occhi aperti mentre lo
faceva.
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