After
«Sam?»
Un
altro giorno come tutti gli altri. Senza Grace.
Sono
passati giorni da quell’orribile notte in cui la stavo per
perdere una seconda
volta.
Ero
in
uno stato di trance, con lo sguardo affondato in quel libro –
Rilke, sempre e
solo Rilke – che sapeva ancora di lei, mentre
l’orologio ticchettava scandendo
ogni secondo di quel tempo che non passava mai.
«Sam?» mi chiamò una seconda
volta quella voce. Il mio naso, che aveva ancora una leggera
sensibilità
lupina, percepì l’odore del profumo costoso di
Isabel che si confondeva in
quello cartaceo della libreria, avendo infine la meglio.
Era
la
seconda volta, in quell’anno, che veniva lì.
Alzai
lo sguardo, ma, invece di guardare lei, lessi la temperatura che
segnava il
termometro su quell’orologio rosso che avevo portato una
volta per rallegrare
il banco. 14°C. Mi chiesi quanto tempo la temperatura
primaverile ci avrebbe
messo per far sì che la trasformazione avvenga.
«Hey,
si guardano le persone in faccia quando ti parlano» disse
Isabel, mente sentii
che aveva preso una sedia – decisamente un dejà vu
– per potersi sedere accanto
a me. Solo in quel momento posai lo sguardo su di lei. Era sempre la
stessa
Isabel che conoscevo: vestiti alla moda, capelli biondi, trucco
pesante. «Sì,
scusa» le dissi.
«Che
leggi di bello?» chiese, appoggiando la testa sui palmi delle
mani. Le mostrai
la copertina, e lei sospirò. «Non ti stanchi mai,
eh?», fu questo quello che
disse.
Ero
diventato ancora più silenzioso da quando cominciai a
fissare Grace, nel bosco,
dalla finestra di casa mia. È buffo: i ruoli si sono
invertiti.
«Ma
tu,
piuttosto?» feci, mentre chiudevo il libro infilando un dito
per fare da segno
a dove ero arrivato a leggere per l’ennesima volta,
«Sicura di stare bene?»
Isabel
sapeva benissimo che stavo parlando di lui, Cole. Sospirò, e
quasi mi sentii in
colpa per aver tirato fuori un argomento come quello. «Hey,
tu» cominciò,
puntando verso di me il dito con fare minaccioso, «pensa a
Grace, è lei la tua
priorità. Quindi, sbrigati a trovare un rimedio,
perché si da il caso che sia
anche una mia amica, oltre che la tua ragazza».
Roteai
gli
occhi, sbuffando. Mi chiesi se ci sia almeno
una cosa che riesca ad abbassare il suo livello di quasi-arroganza.
Però aveva
ragione: dovevo trovare una cura al più presto.
Continuò
a mantenere il dito puntato su di me: «E anche Cole. Trova il
rimedio anche per
lui, non ho voglia che resti per sempre così – si
fermò per trovare la parola
giusta – animalesco».
«Isabel,
i lupi mannari sono esseri mitologici» la incalzai io. Le
fece le spallucce. «Beh,
sono pur sempre dei lupi.» Sospirai. Isabel smise di puntarmi
addosso il
proprio dito, e si dedicò all’osservazione del
banco. Era disordinato, pieno di
cartacce e libri da catalogare che non ne avevo la minima voglia, le
penne
erano quasi tutte senza tappo tranne qualcuna.
Si
alzò
e cominciò a gironzolare per la libreria, in cerca di non so
quale libro. I tacchi
delle sue scarpe battevano sul pavimento ad ogni passo, e mi
deconcentravano
tanto che non riuscii a riaprire di nuovo il libro per godermi le
poesie, e mi
misi ad osservarla. «Niente libri di licantropi?»
chiese, dondolando da un
piede all’altro mentre osservava uno scaffale abbastanza in
alto. La guardai
perplesso. «Ti aiuterò» disse, e sulla
sua bocca si formò una smorfia che
doveva essere un mezzo sorriso.
N/A:
Questa one shot non ha nessun
senso, ma mi andava di scriverla.
Volevo
anche
riscattare quell’orribile fan fiction che avevo scritto
sempre per questo
fandom, e mi è uscita questa.
Sì,
decisamente: i miei personaggi preferiti sono Sam e Isabel.
Boh,
spero di non averla fatta OOC.
E
se
per caso qualcuno avesse in mente di scrivere su Sam e Grace un AU, mi
dispiace, ma non lo leggerò. Non riesco ad immaginarmeli
diversi.
Spero
che sia stata una buona lettura.
Boh,
fatemi sapere.
Rainy.
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