Chiamiamolo finale alternativo
- Ehi Kath.
Michael la strinse da dietro e le diede un bacio affettuoso sul collo. A lei faceva impazzire.
Katherine chiuse gli occhi, cercò di portare fuori quella minima
parte di autocontrollo che gli era rimasta e si girò verso di
lui.
- Ehi Mike. Che c'è?
Vide gli occhi dell'uomo illuminarsi, e un raggiante sorriso fare capolino sul suo volto. Era felice.
- Ho scritto una nuova canzone, ti va di sentirla?
Le faceva sempre sentre le sue nuove canzoni. Era come una sorta di
rituale portafortuna. Michael pensava che se gliel'avesse fatta
sentire, la canzone avrebbe avuto più successo. Lei era il suo
angelo.
- Oh, si certo.
Katherine era entusiasta quando le proponeva certe cose. Lui la faceva
sentire importante e unica al mondo. Anche lei era felice.
Se possibile, il sorriso di Michael si ingrandì quando
sentì la risposta della donna su cui riponeva fiducia. Le era
profondamente grato. Lei lo amava davvero e questo lui lo sapeva. Per
la prima volta nella sua vita si sentì come aveva sempre voluto:
amato e compreso.
Così, la prese per mano. Stava per fare il primo passo, ma il campanello interruppe bruscamente i loro piani.
Si guardarono l'un l'altro, sorpresi. Poi, si diressero entrambi verso la porta. Fu Michael a girare la maniglia e ad aprire.
Davanti a loro stavano circa una decina di polizziotti, con tanto di pistola.
Si sarebbero aspettati di tutto, ma di certo non questo.
Il primo polizziotto parlò.
-Signor Jackson, abbiamo un mandato di perquisizione per tutto il
ranch. E' stato denunciato per molestie sessuali dalla famiglia Arvizo,
che lei ha ospitato qui.
Katherine chiuse gli occhi e gli strinse forte la mano.
Michael si sentì le gambe cedere. Sapeva che questa volta non
avrebbe retto. Conosceva bene quel bambino, lo aveva aiutato tanto per
la sua malattia. Perchè ora voleva che Michael andasse in
prigione? Voleva piangere, ma si trattenne fino a che i
polizziotti non se ne furono andati.
Guardò Kath con gli occhi pieni di lacrime e poi scappò.
Andò nella loro camera da letto e si chiuse dentro a chiave.
Kathrine sapeva quanto questo gli faceva male, perchè c'era
stata anche nel 1993, quando lo avevano accusato per la prima volta. E
faceva male anche a lei, perchè vederlo soffrire, dopo tutto
ciò che aveva dovuto affrontare, le mandava l'anima i frantumi.
Corse verso la camera in cui Michael si era rifugiato e bussò,
piuttosto violentemente: non voleva lasciarlo solo. Non lo avrebbe mai
fatto.
Nessuno rispose, ma lo sentiva singhiozzare da dietro la porta. Bussò di nuovo.
- Michael aprimi ti prego.
Gli chiese implorante.
- Vattene.
Fu la sua risposta.
- No Michael, non me ne vado. Io non ti lascio solo, specialmente ora.
La affronteremo. Affronteremo questa cosa e ne usciremo, felici.
Supereremo tutto questo insieme, come abbiamo sempre fatto.
Sospirò, triste.
- Però ti prego, aprimi ora. Voglio dirti queste cose guardandoti negli occhi, senza questo muro che ci divide.
Lo disse sussurrando, ma lui sentì.
Aveva bisogno di lei, era la sua forza. Gli era sempre stata vicina, in
ogni momento. E per un motivo che neanche lui conosceva, in quel
momento la stava allontanando. Non poteva perderla, si cercavano
reciprocamente.
Si sentì stupido, ad essersi rifugiato nel suo mondo oscuro
senza di lei. Da solo non poteva uscirne, lo sapeva bene: i problemi si
affossavano sopra la sua testa e lo spingevano giù, sempre
più giù. Ed erano giunti al limite, al punto di non
ritorno. Ma Katherine non lo avrebbe mai abbandonato. Michael se ne
rendeva conto.
Si diresse lentamente verso la porta, girò la chiave ed aprì.
Katherine lo vide, aveva pianto tanto. Era distrutto.
Anche lei, complice del suo dolore, si fece scivolare sulla guancia
rosea un piccola, impercettibile lacrima. Poi percorse correndo i pochi
metri che li distanziavano e lo abbracciò, posando la sua testa
nell'incavo del collo di Michael. L'uomo la strinse. La strinse forte,
come non aveva fatto mai.
Non si sarebbero più allontanati, mai più.
Dopo una decina di minuti, Katherine alzò la testa e prese tra
le mani il viso di Michael. Lo guardò negli occhi e gli
ascuigò le lacrime con le dita. Fu delicata, lieve.
-Questo non è il Michael che conosco io. Tu sei un uomo forte,
ne hai passante tante e ne sei sempre uscito. Perchè il Michael
che conosco io, basa ogni cosa che fa sull'amore. E quando è
così, non c'è nessuna cosa basata sull'odio che possa
vincere la battaglia.
Credeva in ciò che aveva appena detto ed era sicura che sarebbe finita bene.
- Vinceremo Michael, io e te, insieme. Te lo prometto.
- Parola di Kath?
- Parola di Kath.
Finalmente, uno sprazzo di luce tra le tenebre. Sul volto di Michael si
dipinse un piccolo sorriso, timido. Era più che altro un sorriso
di gratitudine.
- Grazie Katherine. Grazie di cuore, per tutto.
Era quasi commosso nel pronunciare quelle parole.
Michael prese il viso di lei tra le mani e la baciò, con dolcezza.
- Ce la faremo, vedrai.
Disse lei al termine del bacio.
Si sorrisero a vicenda e poi lui la strinse di nuovo a sè. Le doveva molto.
-Vado a bere un bicchiere d'acqua, amore mio.
Dopo tutte quelle lacrime aveva bisogno di idratarsi un pochino.
Katherine allora sciolse l'abbraccio, e gli sorrise, guardandolo mentre se ne andava.
Lei rimase in camera e decise di mettersi il pigiama, che in
realtà consisteva in una vecchia camicia di Michael. Gliel'aveva
regalata tanti anni prima, ma lei la amava ancora tanto. Le arrivava
alle ginocchia, le stava grandissima. E a Kathrine questo piaceva
parecchio. Poi era calda, soffice e portava il suo profumo, quello di
Michael.
Era perfetta per tenere al caldo il suo pancione in crescita. Si, perchè era incinta.
Era felice per l'arrivo di questo bambino, e anche Michael. Tanto.
Ogni giorno si guardava la pancia, per vedere se era cresciuta un
pò. E poi chiedeva a Michael conferma. Decise di farlo anche
quel giorno, così si mise davanti allo specchio e sorrise. Poi
corse alla porta e la aprì.
Si sentì morire quando vide ciò che stava succedendo. Il sorriso scomparì improvvisamente dal suo volto.
Chiuse gli occhi.
- Ti prego Michael, dimmi che non è ciò che penso che sia.
Lui aveva in mano un bicchiere d'acqua e una piccola, minuscola
pillola. A dir la verità era andato lì solo per l'acqua,
ma poi aveva visto quelle e aveva pensato che forse lo avrebbero
aiutato. "Solo per stavolta" si era detto.
Sapeva benissimo che Katherine ci sarebbe rimasta male se lo avesse
visto, così pregò Dio che non lo scoprisse, ma purtroppo
non è andato tutto liscio.
Michael non ebbe il coraggio di parlare.
Lei gli si avvicinò, lentamente.
Era arrabbiata e profondamente delusa.
- Ti sembra questo il modo di risolvere, Michael?
Aveva ragione.
- Katherine, tu non capisci, io..
Lei lo interruppe.
- Io capisco benissimo invece. Capisco che tu stai scappando dai tuoi problemi invece che affrontarli.
Detto questo, usci dalla casa sbattendosi la porta alle spalle.
Aveva terribilmente ragione. Michael si chiese cosa stesse facendo.
Prese tutte le pillole, una ad una e le buttò nel cestino. Non era questo il modo di risolvere.
Poi corse fuori, non voleva, non POTEVA perderla.
La vide, era lì seduta, appoggiata ad un albero. Aveva l'aria
delusa. Sapeva di essere stato lui a deluderla e questo le fece ancora
più male.
Si avvicinò a Katherine.
Lei lo sentì, non avrebbe potuto confondere il rumore dei suoi passi con nessun'altro al mondo.
Era un pò come nel libro "Il Piccolo Principe", nel capitolo
della volpe. Una volta addestrata la volpe, avrebbero avuto bisogna
l'uno dell'altra. Lei sarebbe stata per il piccolo principe unica al
mondo e il piccolo principe sarebbe stato per lei unico al mondo.
Era esattamente la stessa cosa.
- Che c'è Michael, le tue pillole hanno smesso di fare effetto?
Lo disse senza neanche voltarsi. Era un commento velenoso, non voleva
essere così cattiva. Ma lui l'aveva delusa. L'aveva delusa
profondamente.
A quelle parole, nel cuore di Michael si sentì un piccolo ma doloroso CRACK.
- Ti prego, non parlarmi così.
Disse triste.
Lei si sentì improvvisamente perfida e stupida. Michael era fragile, aveva bisogno di aiuto e comprensione.
Si girò verso di lui e lo guardò, triste.
- Come dovrei parlarti, Michael? Dimmi tu, cosa...
Stavolta fu lui ad interromperla.
- Le ho buttate.
Disse, piano.
- Non ne ho mandata giù neanche una, le ho buttate tutte nel cestino.
Voleva dimostrarle che aveva rimediato al suo errore.
Si sedette accanto a lei.
Katherine sorrise e si rannicchiò fra le braccia di Michael, che la strinsero forte.
- Ora sì che riconosco il mio Michael.
Lui sorrise e girò il collo, per darle un bacio sulla fronte.
- Perchè lo hai fatto?
Disse con un sussurro.
- Non lo so...Sai, pensavo che sarebbe finito tutto più in
fretta. Ma mi sbagliavo, perchè non è quello il modo di
affrontare le cose. Io ho sempre cercato di aggirare gli ostacoli, per
soffrire di meno, ma ora è il momento di affrontarli e vincere.
Perchè ora ho te. So che mi starai accanto e insieme
vinceremo.
Lei gli sorrise. E lo baciò, lieve.
Dio solo sapeva quanto si amassero quei due. Erano indispensabili l'uno
per l'altra. Non avrebbero permesso a nessuno di dividerli. Amare
significa anche affrontare mille difficoltà insieme e superarle.
Ed era proprio questo che stavano facendo.
***
- Oggi è il gran giorno, Mike.
Lo guardò, era in piedi davanti a lei, stava finendo di sistemarsi la cravatta.
Kath non era certo felice di dire quella cosa, ma era il momento ed era sicura che insieme ce l'avrebbero fatta.
- Ho paura Kath.
Disse Michael sedendosi sul setto ed intrecciando le dita delle mani.
- Di cosa?
Si inginocchiò davanti a lui, per reggiungere la sua stessa altezza e guardarlo negli occhi.
- Tutto il mondo parla di questa cosa: giornali, televisione, internet.
Tutti. Non voglio che, girando per strada la gente mi indichi dicendo
"Ehi guarda, c'è Michael Jackson, il pedofilo per ben due volte.
"
Ammise piano, triste. Poi abbassò gli occhi.
Katherine sapeva quanto questo lo distruggesse, nel profondo
dell'anima. Per lui era un dolore terribile, non sarebbe mai stato
capace di fare una cosa simile.
- Ascoltami bene Michael.
Lei gli mise due dita sotto il mento, per costringerlo a guardarla.
- So quanto l'ignoranza possa fare male, so quanto la gente possa
essere cattiva. Ma tu devi andare avanti, a testa alta perchè
quelle accuse sono completamente false. E dimostrare a tutti chi
è il vero Michael. Oggi, in quel tribunale, li distruggerai
tutti. Ed io sarò lì ad assistere alla tua vittoria.
Sorrise poi, per dargli coraggio.
Lui la guardò, intensamente. Si chiese come avrebbe fatto senza di lei. E poi sorrise, Kath gli faceva questo effetto.
Michael guardò l'orologio. Era il momento.
- Andiamo.
Disse, alzandosi.
Si sentiva stranamente bene. Mike non sapeva come Kath avesse fatto, ma gli aveva dato coraggio. Ci sarebbero riusciti.
***
Quando
arrivarono in tribunale ed entrarono in aula, tutti si girarono verso
di loro e li guardarono, soprattutto Michael. Alcuni erano "eccitati"
all'idea di assistere al processo di Michael Jackson. Altri lo osservavano disgustati. Altri ancora avevano dipinto in facia un sorrisetto malizioso, non vedevano l'ora che lo giudicassero colpevole.
Questo fece male a Michael quanto a Katherine, ma non lo diedero a vedere, loro non erano deboli.
Il processo si tenne regolarmente, formalemente e assolutamente in modo
schematico e cupo, come tutti i processi. L'accusa aveva portato
prove infamanti contro Michael e i legali della difesa avevano
dimostrato l'innocenza di Michael.
Ma non era così che doveva andare. La gente doveva capire.
Prima che la giuria desse il suo verdetto, Katherine si alzò.
Michael la guardò sospreso.
- Katherine...
- Fidati di me Michael.
Gli sorrise.
Mike sospirò.
- Mi fido.
Rispose lui. Infondo, lei sapeva come parlare ai cuori delle persone.
Aveva un modo tutto suo per scrutarle nell'anima, Michael non
capì mai come facesse.
Katherine chiese il permesso di parlare e il giudice lo accordò.
- Signore e signori. Certamente vi starete chiedendo che sono io, vero? Io sono...
Si erano ripromessi di tenerlo nascosto, non volevano che i tabloid rovinassero tutto.
Chiuse gli occhi e sospirò.
Ne aveva del coraggio. Ne aveva da vendere.
Riprese.
- Io sono la moglie del signor Jackson.
Provò un certo orgoglio nel pronunciare quelle parole.
Quando lo disse, un coro di "Oooh" si sparse per tutta la sala, ma lei continuò il suo discorso.
- Lo so che ne sarete sorpresi. E' stato bello vedere i vostri volti
pieni di stupore; per una volta posso essere io, la diretta interessata
a darvi la notizia, non i giornali. E' stata comunque una cerimonia
molto ristretta, c'era solo la famiglia di Michael. Non posso dire che
ci fosse anche la mia famiglia perchè, beh...
Sia Michael che Katherine sapevano quanto fosse doloroso per lei parlare della sua storia.
Lui la guardò e le sorrise, ora si erano scambiati i ruoli: era lui a darle coraggio.
- Perchè io non ho una famiglia.
Lo disse a gran voce. Non che fosse orgogliosa di questo, ma lo stava superando, grazie a Michael.
- Mike è l'unica persona che mi abbia mai amata veramente in
tutta la mia vita e gli devo molto. Sapete, vorrei che lasciaste per un
attimo da parte l'immagine di Michael Jackson, il grande showman famoso
in tutto il mondo, la bestia da palcoscenico che conoscete tutti.
Prendete in considerazione solo Michael, per una volta. Quando scende
da qual palco, vi posso assicurare che è tutta un'altra persona.
E' dolce, sensibile ma davvero tanto fragile. Queste accuse FALSE lo
stanno distruggendo, ve lo posso assicurare. Perchè i
bambini...Beh, penso che i bambini per Michael siano qualcosa di
diverso, di completamente meraviglioso; non penso che noi possiamo
capire. Credo siano l'ispirazione per ogni canzone che ha scritto e
sono certa che non farebbe mai del male a nessuno di loro.
Sorrise a Michael, un sorriso pieno d'amore.
- Vedete questa?
Si indicò la pancia.
- Voi credete che se Michael fosse davvero un pedofilo io avrei acconsentito a fare l'amore con lui e a generare un figlio?
Fece una pausa, sospirò.
- L'unica cosa che vi chiedo qui, oggi, è di guardare oltre,
perchè il bello deve ancora venire. Non fermatevi a ciò
che vedete con gli occhi, lasciate al cuore lo spazio di cui ha
bisogno. Michael è un essere umano esattamente come noi, ne ha
passate tante e ha dei sentimenti. Merita anche lui di essere felice.
Lo guardò, una piccola lacrima scendeva impavida sulla sua guancia.
- Questo è tutto ciò che ho da dire.
Se ne stava per andare, ma Gavin, l'accusatore si alzò.
- Posso parlare, signor giudice?
Il giudice gli fece cenno di si.
- Mi dispiace mamma, ma così non è giusto.
Sussurrò il ragazzo prima di cominciare il suo discorso.
La madre lo guardò piena di rabbia e di paura, ma lui non si lasciò intimorire.
- Io conosco bene Michael, ha un grande cuore. Mi ha aiutato molto per
la mia malattia, mi è stato vicino, io avevo un cancro. Sono
guarito solo grazie alle sue cure mediche. So che non farebbe mai una
cosa del genere ad un bambino.
Mia madre mi ha costretto a dire queste cose, perchè voleva dei
soldi. Sperava che Michael patteggiasse come ha fatto anni fa.
Però io non voglio che vada così. Non è giusto.
Poi guardò Michael e Katherine
- Scusate. Scusa Michael.
Disse infine.
Il processo era finito, c'era stata una confessione e il giudice e la
giuria erano d'accordo nel giudicare Michael NON COLPEVOLE.
***
Quando tutti furono usciti dall'aula, compresa Katherine, Gavin si avvicinò a Michael.
- Scusa Michael, spero che un giorno mi perdonerai.
Lui era un uomo buono, il gesto del ragazzo lo aveva colpito molto.
- Ehi piccolo, io ti ho già perdonato.
Disse sorridendo e dandogli un buffetto scherzoso sulla testa. Era finalmente felice.
Gavin corse fuori e diede modo a Michael di ripensare a tutto quello
che era successo, da solo. All'entrata in aula, a ciò che aveva
detto Katherine. Oh Dio, Katherine era la cosa più bella che gli
fosse mai capitata. Non ce l'avrebbe mai fatta senza di lei.
Senza pensarci due volte, corse sulla porta del tribunale. La vide. Era
a pochi metri di distanza, parlava con una donna che era in aula prima.
Lei si girò verso di lui.
Oh se amava quall'uomo.
Si capirono, senza bisogno di parole.
Cominciarono a corrersi incontro e quando furono abbastanza vicini,
Michael la sollevò e la fece girare fra le sue braccia.
- Ce l'hai fatta Michael.
Era estremamente felice.
- No, ti sbagli, ce l'ABBIAMO fatta. Non l'avrei superato senza di te Kath. Grazie.
Aveva un sorriso che andava da un angolo all'altro della bocca, enorme.
- Ti amo Michael.
- Ti amo Kath.
Si baciarono. Così intensamente da dimenticare tutto quello che avevano intorno.
Il piccolo Principe aveva adottato la volpe e ora era per lui unica al
mondo. La volpe aveva finalmente trovato un padrone che la amasse ed
ora era per lei unico al mondo.
|