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Dicono che le prime parole che imparano i bambini siano legate tra loro dalla semplicità che richiede il pronunciarle, oltre che dalla frequenza con cui le sentono dagli altri.
In effetti 'papà' non è altro che la ripetizione di due sillabe identiche, mentre 'mamma' è il passo successivo per quei fanciulli che dopo le semplici sillabe, imparano a riprodurre il suono delle doppie.
Ho sempre pensato però, che quest'ultima fosse qualcosa di estremamente sentimentale, che trascende ogni capacità fonetica: è madre colei che che porta nel cuore così a lungo il desiderio di fare un figlio, da renderlo poi una realtà all'interno del proprio grembo. Al di fuori di quest'ultimo, madre e figlio saranno sempre vincolati da un cordone ombelicale ben più profondo ed assai meno visibile, quello stesso legame che, secondo il mio pensiero, spinge ogni bebè a soffermarsi sulla doppia 'm' di mamma, a serrare le labbra quasi con l'intento di trattenere quel punto di profondo riferimento ogni qualvolta se ne faccia menzione.
Ciò che vi si associa chiamando quel nome, quando si è troppo piccoli ed il mondo troppo grande, è la certezza che dire mamma significhi sentirsi al sicuro, una sicurezza che probabilmente è un po' la stessa che danno le case ad ogni persona. 'Mamma dolce mamma', insomma.
Ebbene, dopo tal riflessione vorrei poter allietarvi con il racconto di famiglie felici e contente, ma il fato ha voluto che m'imbattessi in un bebè prossimo al parlare, che quando imparò a dire mamma non poté dirsi a casa, bensì secondo il pensiero mio suddetto, si trovo nella situazione di colui che può essere definito un 'senzatetto'.
*(A breve il secondo capitolo)
Sarò lieta di leggere le vostre recensioni. (: |