Scritta per il The Vampire Geometry Fest con il prompt:
Elijah/Katerina/Klaus “Notte nella
dimora di Lord Niklaus.”
BATISTA, SANGUE E FIORI SECCHI
-Le vostre mani sono fredde, mio Signore.-
Il frusciare delle foglie, sotto il soffio intenso del
vento, coprì la risposta di lui.
Katerina lasciò che la gonna le ondeggiasse intorno alle
gambe e che i capelli le ricadessero sulle spalle e sul seno, e intrecciò le
dita a quelle di lui, quasi volesse scaldarle.
Klaus le baciò delicatamente, senza distogliere lo sguardo
dai suoi occhi.
-Voi avete il mio cuore…- le sussurrò, portandosi la destra
al petto.
-È un tesoro di cui avrò cura.- promise lei dolcemente.
-Oh sì, abbiatene cura, mia adorata.- ribadì lui, sorridendo
appena.
Le sue dita le accarezzarono la guancia sensuali e scesero
pigramente verso la scollatura del vestito.
Il suo seno si tese sotto il velluto morbido…
-Voi mi riscaldate di passione, Katerina.- le mormorò serio,
socchiudendo le labbra in quel modo così inconsueto per un uomo e talmente
indecifrabile, che lei si ritrovò ad inarcare le sopracciglia confusa.
Lui per tutta risposta le accarezzò audacemente il seno.
-Mio Signore…- ansimò lei sperduta. –È pieno giorno.-
Klaus rise e le scostò i capelli dal petto, lasciando che le
proprie dita vi scorressero in mezzo.
-Il vostro pudore per me è sacro.- la rassicurò, e i suoi
occhi, mentre pronunciava quelle parole, brillarono di malizia.
Lo osservò ammaliata e trattenne il fiato quando lui le
avvicinò la bocca all’orecchio.
-Verrò da voi stanotte.- le sussurrò.
E sigillò la promessa posandole le labbra sul collo.
Il vento s’insinuò disinvolto sotto le sue vesti, e
sfiorandola intimamente la fece fremere di desiderio e paura.
***
Era già sera.
Katerina si accostò al davanzale della finestra e dopo aver
scrutato i giardini avvolti dall’oscurità, si sedette sulla pietra gelida
circondandosi le ginocchia con le braccia.
L’imposta scricchiolò sinistramente sotto il soffio del
vento e lei rabbrividì nella camicia da notte leggera, che lui stesso le aveva fatto
confezionare.
-Batista.- aveva scelto per lei. –Siete troppo
delicata per il ruvido cotone.- le aveva detto.
-E troppo bella.- aveva aggiunto subito dopo. -Vi
voglio eterea come una dea, tra le mie braccia.- e lei si era intrecciata
fiori freschi tra i capelli, per compiacerlo.
-Mi prenderò cura di voi.- le aveva promesso infine.
Chiuse gli occhi, turbata dalle sue stesse sensazioni.
Il fascino di Klaus era pari solo all’inquietudine che
provava di fronte al suo sorriso. Eppure non era riuscita a rifiutarlo.
Ne era attratta, come dalla notte profumata e impenetrabile.
Una sola volta, prima d’allora, si era concessa ad un uomo:
il padre di sua figlia.
Si era sentita al sicuro tra le sue braccia, non aveva
provato paura o tensione; ma lui aveva solo sedici anni, come lei, ed era un
ragazzo.
L’aveva amata con gesti impacciati, accarezzandola con mani
morbide che odoravano d’inchiostro.
-Desidero sposarvi, Katerina.- le aveva sussurrato.
Il sorriso dolce disegnato sul volto fanciullesco e il tono serio e profondo da
studioso.
Cosa avesse letto di così terribile sui suoi libri, lei
ancora non riusciva a immaginarlo.
-Non posso legarmi a una Petrova.- aveva dichiarato
con lo sguardo basso, quando lei gli aveva confidato di aspettare un figlio.
Katerina sospirò, posando il mento sulle ginocchia.
Aveva rimpianto quell’amore innocente e dopo l’aveva odiato.
Poi aveva conosciuto Lord Niklaus.
L’uomo dagl’occhi pieni di magia e dalla voce ipnotica.
Non un ragazzo.
I cardini della porta cigolarono piano e lei fece appena in
tempo ad alzarsi che Klaus comparve sulla soglia.
-Zdravei, Katerina.- le sorrise.
-Mio Signore.- rispose lei, con un breve inchino.
Quello la scrutò con aperto interesse e annuì compiaciuto.
-La trasparenza vi dona, mio tesoro.- le disse lascivo,
senza distogliere lo sguardo dal suo corpo appena velato.
Lei incrociò istintivamente le braccia al seno e
indietreggiò a disagio, ma lui le fu addosso con una rapidità che le strappò un
sussulto.
-Non abbiate paura.- le sussurrò, scostandole il
tessuto dalle spalle. –Sarò dolce con voi.-
Le accarezzò il collo con lentezza esasperante e scese verso
il seno.
-Non potete privarmi di questa vista meravigliosa.- mormorò
con voce roca, allontanandole le mani dal petto.
Poi con un gesto deciso lacerò la camicia da notte.
Katerina si lasciò sfuggire un gemito strozzato e chiuse gli
occhi.
-Klaus vive solo secondo le sue regole.- le aveva
detto Elijah qualche giorno prima.
E improvvisamente quelle parole assunsero un significato
terrificante.
Nessuna regola, nessun rispetto.
Cercò di raggiungere la porta, ma quando allungò la mano per
afferrare il chiavistello si ritrovò di fronte la figura massiccia da cui aveva
appena cercato di fuggire.
-Come avete fatto?- balbettò terrorizzata.
Lui le posò entrambe le mani sul viso e lasciò che i pollici
scorressero sulle sue guance.
-Velocemente, mia cara.- le rispose, con un sorriso
sardonico. –Velocemente.-
Poi fissò intensamente i suoi occhi.
-Non ve ne andrete da questa stanza fino a quando sorgerà
il sole.- le ordinò, e lei annuì debole e spaventata.
-Ed ora, tesoro mio.- sibilò. –Ci divertiremo insieme.-
***
Quando Katerina se ne accorse, era già troppo tardi.
Lui aveva mani troppo grandi.
Le sentiva premere sul suo collo fragile…
-Ricordate, Katerina.-
Aveva braccia forti che le impedivano di muoversi.
Catene gelide e impietose.
-Voi avete…-
E una voce roca e intensa, che le scorreva fin sotto la
pelle, facendola tremare.
-… il mio cuore.-
Aveva uno sguardo derisorio e crudele che la terrorizzava e
ne era conscio.
Lo sapeva e ne rideva.
-Ricordatelo sempre.-
Polvere.
Lui non aveva un cuore.
-Io non credo nell’amore, Katerina.- ricordò
improvvisamente.
Forse avrebbe dovuto fare altrettanto.
E quando lui la prese con la forza, iniziò a piangere
sommessamente.
-Io non credo nell’amore.-
***
Klaus uscì dalla stanza, si sbatté la porta alle spalle e
attraversò baldanzoso il corridoio buio.
-Era proprio necessario?- gli domandò una voce che proveniva
dall’ombra
Quello sbuffò incrociando le braccia al petto e si appoggiò
con noncuranza alla colonna.
-Adesso mi spii, fratello?- commentò ironico. –Nostra madre
sarebbe indignata da una tale mancanza di buone maniere.-
Elijah uscì dall’ombra e gli si parò davanti.
-Nostra madre sarebbe indignata da ciò che stanotte hai
fatto a quella ragazza.- replicò duro. –Si udivano i suoi pianti ovunque nel
castello.-
Klaus rise, scrollando le spalle. –Questo solo perché hai un
udito soprannaturale, fratello.-
Ma quello non accennò a scomporsi.
-Perché non l’hai trattata con cura?- gli domandò invece,
gelido. –Perché non le hai tolto la paura?-
-Oh andiamo, Elijah.- tubò in risposta. –Non era poi così
innocente. Non era nemmeno la prima volta, per lei.-
Suo fratello lo fissò gravemente.
-Tu non hai rispetto.- decretò infine.
E si diresse verso la porta dalla quale lui era uscito.
***
Lei giaceva riversa sul letto, come una bambola di porcellana
rotta.
I capelli, adorni di fiori ormai secchi, le coprivano appena
la pelle pallida della schiena e delle braccia.
Un lenzuolo, chiazzato di sangue, pendeva lugubre dal letto,
sfiorando il pavimento.
Elijah si avvicinò a lei come ad un altare sacrificale: con
devozione e pietà, e cercando di non soffermarsi sui lineamenti del suo volto,
la coprì pudicamente.
Poi si sedette sul letto, gettando a terra il lenzuolo
macchiato, e dopo essersi tagliato un polso, lasciò cadere qualche goccia tra
le sue labbra.
Osservò le sue ferite che si rimarginavano e il respiro che
tornava lentamente regolare.
-Sareste così gentile da cogliere dei fiori per me, mio
Signore?- gli aveva chiesto quella stessa mattina.
E lui le aveva donato quelli più profumati dell’intera
tenuta.
Le accarezzò i capelli, sfilando adesso ciò che ne rimaneva:
petali aridi che si frantumavano tra le sue dita.
Li liberò dalle sue ciocche uno alla volta delicatamente e
quando ebbe finito, li lasciò cadere sul pavimento, aprendo la mano in
silenzio.
Piovvero sul lenzuolo tinto di rosso.
Il candore innocente immolato ad un inferno di sangue…
Katerina mugolò appena e aprì gli occhi.
-Mio Signore?- balbettò sorpresa e impaurita, quando lo
riconobbe.
Lui le posò una mano sul viso.
-Dimenticherete tutto.- le ordinò senza esitare,
fissandola intensamente.
Le accarezzò la guancia e i capelli scomposti. –Domani
ricorderete solo di aver fatto un brutto sogno.-
La sentì calmarsi sotto il suo tocco e dopo un istante
scivolò tra le sue braccia addormentata.
Sarebbe stato meglio per lei lasciare intatti i ricordi
spaventosi di quella notte, rifletté dopo che l’ebbe adagiata tra i cuscini,
così che al mattino lei fosse stata libera di fuggire terrorizzata, andarsene
lontano e sopravvivere.
Ma se Klaus la voleva per il sacrificio, non ci sarebbe
stato posto sicuro al mondo per nascondersi da lui.
Osservò il suo volto innocente e addormentato e permise alla
nostalgia di stringergli le viscere in una morsa impietosa.
-Se smettiamo di credere nell’amore, per cosa dovremmo
vivere?- gli aveva chiesto lei con occhi brillanti di aspettativa.
-È sbagliato volere di più?-
Elijah respirò profondamente, le lanciò un ultimo sguardo e
si scrollò di dosso quei pensieri.
Si alzò dal letto e dopo essersi chinato brevemente per
raggiungere il pavimento, uscì dalla stanza.
Tra le mani un lenzuolo sporco di sangue, una manciata di
fiori secchi e una camicia da notte di lieve batista, lacerata.
FINE.
Angolino dell’autrice: ^_^
Sinceramente,
sono stata male a scrivere questa “cosa”.
In
primis, perché l’idea originale era completamente diversa -e prevedeva molta
sensualità e molto meno horror-, in secondo luogo perché non avrei voluto vedere
nessun personaggio in una situazione come questa, men che meno Katerina in
veste umana.
Poi
è arrivato l’ultimo episodio e Klaus mi è parso talmente perverso, cattivo e
sadico che mi sono ritrovata costretta a modificare i miei piani iniziali.
Per
cui, bò.
Perdonatemi,
come al solito. -_-