Promesse
«Sasuke, vieni qui» disse seria Mikoto.
«Arrivo subito!» strillò Sasuke dalla
propria camera.
E
non appena mise piede in salotto s'ammutolì, il marmocchio,
perchè una
vocina nella testa gli suggerì di scappare.
Perchè sì, aveva di certo
compiuto l'errore più grande di tutta la propria breve vita.
Mamma
arrabbiata faceva davvero paura, pensò.
«Cosa c'è?» mugolò allora,
tentando di ispirarle dolcezza. Dopotutto con nii-san riusciva sempre a
spuntarla, perchè non provarci con mamma?
«Sasuke, pensi forse di
cavartela in questo modo?» domandò la donna. Dopo
qualche secondo,
indicando per terra, aggiunse «guarda cos'hai
fatto.»
I cocci azzuri
di quello che un tempo doveva essere stato un vaso e che, sparsi un po'
ovunque, giacevano inerti al suolo, risplendettero quando un raggio di
sole li colpì.
«Non sono stato io!» si difese Sasuke, alzando le
mani.
Mikoto, incrociate le braccia, si lasciò sfuggire un sospiro.
«E chi sarebbe stato, di grazia?»
Il moccioso tentennò.
«È stato, è stato...»
Si strofinò le mani, nervoso. Doveva inventarsi qualcosa.
«Itachi!»
La
donna non potè evitare d'alzare gli occhi al cielo,
scuotendo la testa.
Guardò poi sconsolata il bambino e disse «Sasuke,
non si dicono le
bugie. Non importa se hai paura delle conseguenze, ma alla mamma non si
dicono mai le bugie. Capito?»
Gli occhi del figlio si spalancarono, beccato.
«Allora, pensi che l'abbia rotto ancora Itachi?»
Silenzio. Cos'avrebbe dovuto rispondere?
«Sai,
non dovresti stare in silenzio... Chi tace acconsente» disse
seria la
donna e Sasuke corrugò le sopracciglia, vagamente preso in
contropiede,
poi sbuffò.
«Posso andare di là adesso?»
«Va bene, basta che d'ora in poi non mi nascondi
più niente. Promesso?»
«Promesso.»
"Bravo,
e adesso vai!" e fingendo di colpirlo scherzosamente sul didietro con
la scopa, Mikoto guardò il bambino dileguarsi, nella mente
forte la
speranza che Sasuke avesse compreso la lezione.
«Niisan,
mi porti dalla Neko-baa?
Voglio completare l'enciclopedia della Zampa!» proruppe
Sasuke, interrompendo il silenzio.
«Otouto,
mi piacerebbe, ma non ho tempo.»
Uno sbuffo.
«Perdonami, sarà per la prossima volta.»
aggiunse in fretta Itachi, con un sorriso dispiaciuto sulle labbra.
Gli
sarebbe piaciuto accompagnarlo da Neko-baa, ma la casa dell'adorabile
vecchia distava più di qualche ora dal villaggio e il tempo
per
raggiungerla sarebbe inevitabilmente stato insufficiente.
Oltretutto aveva altri impegni a cui pensare, pensò
rattristato.
Ciononostante
per lui come per Sasuke la storia dell'enciclopedia della Zampa era una
bel ricordo, uno di quelli che rimangono per sempre e tornano in mente
quando meno te lo aspetti.
In un giorno di Maggio era cominciato
tutto, era cominciato quando si era recato per la prima volta da
Neko-baa in compagnia di Sasuke e per completare una missione avevano
dovuto raccogliere impronte di gatto.
Una missione di livello D, riflettè, li aveva avvicinati
come non mai.
Da
quel giorno, infatti, lui e il suo otouto avevano cominciato a
collezionare impronte di gatto, di ogni gatto, fra risa e scherzi.
«Itachi! Sei cattivo! Cattivo e cattivo!» la voce
di Sasuke ruppe nuovamente il silenzio.
Itachi, riscosso dai propri pensieri, lanciò uno sguardo a
Sasuke, prima di alzarsi e muovere qualche passo.
«Scusa, ma adesso devo andare.»
Così,
dopo essersi congedato, si allontanò pensando che, no,
quell'espressione che aveva in viso Sasuke non era affatto convincente.
Quel piccoletto stava di certo architettando qualcosa.
«Itachi?»
Nessuno rispose.
Sasuke sembrò particolarmente soddisfatto di ciò,
nonostante solitamente odiasse essere ignorato.
Guardingo, osservò il letto.
Il maggiore vi era riverso e dormiva. Ringraziò il cielo che
non si fosse ancora svegliato, Sasuke.
Si
avvicinò furtivo. Perchè quello, quello era il
segreto per la riuscita
della missione: non svegliare niisan. Non svegliarlo e mantenere il
più
assoluto silenzio.
«Nii-san?»
domandò nuovamente.
Non accadde nulla.
Stava proprio dormendo. Doveva essere davvero esasusto per essere
crollato in un sonno tanto profondo, riflettè.
Ma ciò a conti fatti non gli importò
granchè.
«Nii-san,
mi prometti che domani mi porti da
Neko-baa?»
Quando non giunse nessuna risposta al sussurro, Sasuke credette di
svenire.
Sorrise incredibilmente felice poi, serafico, disse
«Itachi... Chi tace acconsente.»
Dette queste quattro parole, con le guance smisuratamente gonfie per la
gioia, gongolando uscì dalla cameretta del nii-san e si
diresse con passo deciso verso la propria, di camera, aspettando con
ansia indicibile l'indomani. |