CAPITOLO 8
ALTRI INCONTRI
Sei
mesi dopo gli eventi di Marineford
Ace
uscì dalla locanda decisamente più
scosso di quando era arrivato su quell’isola. Lì
si aspettava di trovare solo
lo spettro del suo vero padre, non certo notizie sul suo fratellino. In
lontananza gli pareva quasi di sentire la risata del vecchio che doveva
fissarlo allontanarsi dalla porta, trattenuta a stento. Il pirata
decise di non
farci caso ed iniziò ad incamminarsi con il cappuccio ben
calcato a coprire il
volto. Aveva parecchio su cui riflettere, possibilmente senza la marina
tra i
piedi. Era partito insieme a Nojiko senza speranze ed alla ricerca di
un nuovo
inizio, adesso era deciso a continuare quel viaggio per trovare delle
risposte.
Rufy era ancora vivo, doveva per forza essere così. Quel
pensiero lo mise di
buon umore. Ad ogni passo che faceva ne era sempre più
convinto. Come pezzi di
un intricato puzzle, ogni dettaglio trovava la sua collocazione.
Qualcuno
dall’alto, forse proprio lo stesso Sabo, aveva deciso di
mettersi del suo per
frenare l’elenco di catastrofi che avevano colpito la sua
vita. Certo, per il
vecchio Barbabianca non c’era più niente da fare,
ma poteva rimediare a gran
parte dei suoi errori facendo si che il suo fratellino realizzasse il
suo
sogno. Dopo l’imperatore, solo Rufy era degno di ambire ad un
obiettivo come il
titolo di Re dei Pirati.
Ace
vagò per la città come un
fantasma, tenendo la testa bassa e fissa sulla strada che aveva di
fronte a sé.
Non voleva incontrare nessuno, né caotici bambini
né boriosi pirati o peggio
giovani reclute impazienti di dimostrare il loro valore. Solo quando si
fece
buio il ragazzo ricordò di dover tornare al porto dove
Nojiko probabilmente lo stava
aspettando da un sacco di tempo. Non ci mise molto a scorgerla, seduta
su una
panchina malmessa. Era decisamente irritata, sul punto di andare su
tutte le
furie. Sorrise appena, senza quasi darlo a vedere. Era davvero identica
a Nami.
- Alla
buon ora. Non sai proprio cosa
sia la puntualità, tu.
Sbottò
la ragazza, mascherando con
toni offesi la sua preoccupazione.
Ogni minuto che passava si faceva sempre più
largo la paura che Ahanu avesse potuto fare un’altra delle
sue pazzie, venendo
meno alla parola data.
- Che?
Chiese
Ace, alzando la testa
sorpreso.
Nojiko lo fissò, attenta. Sembrava si fosse appena riscosso
da un
sogno ma era quasi impossibile dire se si trattava o meno di un incubo.
Nonostante
lo sguardo perso, sembrava stare bene. Doveva avere vagato senza meta
per tutto
il tempo, perdendosi a ricordare il suo passato. A lei non aveva
raccontato
nulla, ma era evidente che ci pensava sempre. Una persona che
è arrivata a
tentare di togliersi la vita non smette di pensare da un giorno
all’altro a ciò
che lo fa stare male.
-
Lascia perdere, allora?
Continuò
la ragazza, insofferente.
Il
suo sguardo era ancora fisso sul pirata, più confuso che
mai. Ace sentiva di
essersi perso qualcosa, ma non riusciva a capire con esattezza di che
cosa si
trattava.
- Non
capisco..
Disse
il compagno, guardandosi
intorno.
Non c’era nessun tipo sospetto nei paraggi, eppure Nojiko non
faceva
che voltarsi da una parte all’altra quasi si aspettasse
qualcosa di improvviso
e di spiacevole. Il pirata guardò con attenzione, eppure non
scorse nessuna
bandiera pirata né tanto meno gruppi di marine pronti a
catturarli. Qualsiasi
cosa preoccupasse la ragazza, doveva essere di altra natura.
- Il
viaggio, il log pose e la nave.
Ti sei dimenticato di tutto quanto?
Chiese
la ragazza, scuotendo la
testa.
Più passava il tempo, più si convinceva che Ahanu
era la persona più
distratta sulla faccia della terra. Persino Rufy, il buffo capitano
della
sorella, non era arrivato a raggiungere quei livelli. Nojiko ci
pensò su,
scettica, poi scosse la testa. Effettivamente forse il ragazzo di gomma
era
ancora più distratto, tuttavia il suo compagno di avventura
veniva subito dopo
in quella strana ed assurda lista di sbadati.
-
Scusa, avevo la testa altrove.
Mormorò
Ace, sospirando.
Avrebbe
voluto condividere i pensieri con la ragazza, ma sarebbe servito
solamente a
preoccuparla di più. La sua storia lo avrebbe intristito e
avrebbe solamente
peggiorato l’umore di Nojiko ed i suoi nervi, già
abbastanza compromessi dalla
misteriosa sparizione della sorella. Nami, come il resto
dell’equipaggio di
Rufy, infatti, risultava scomparso. Secondo il giornale e le
riflessioni del
vecchio oste doveva essere successo qualcosa a Sabaody, prima che il
ragazzo di
gomma prendesse la decisione di raggiungere il fratello maggiore ad
Impel Down per
cercare di salvarlo. Per Ace quella versione aveva senso, in
particolare perché
non aveva visto nessuno dei compagni del fratello a Marineford. Questo
dettaglio lo aveva preoccupato da subito: quei ragazzi erano troppo
affezionati
al loro capitano per avergli voltato le spalle, persino davanti ad
un’impresa
tanto folle. Senza contare le strane alleanze che Rufy aveva stretto ad
Impel
Down che lo avevano portato a lottare al fianco di Crodile, un uomo che
lui
stesso aveva contribuito a sbattere al fresco. Se i compagni del
fratello
fossero stati presenti non avrebbe mai avuto bisogno di fare una cosa
tanto
assurda e pericolosa.
- Il
log pose l’ho trovato, la nave
ancora no.
Continuò
il ragazzo, concentrandosi
sui dettagli tecnici del loro viaggio e lasciando perdere le sue
riflessioni.
Camminare
gli aveva schiarito le idee: non avrebbero certo trovato Rufy
né tanto meno
Nami se non si fossero mossi da lì.
-
Questo è un bel problema.
Sbuffò
Nojiko, preoccupata. Il suo
volto si fece più scuro e preoccupato.
-
Possiamo dare un’occhiata domani.
Suggerì
Ace, stranito da
quell’improvviso cambio di espressione. Lei scosse
energicamente la testa e
strinse forte i pugni.
-
È in arrivo una grossa tempesta. Se
non partiamo stasera stessa dovremo aspettare delle settimane.
Spiegò
la ragazza, senza nascondere
la sua agitazione.
Era stata Nami ad insegnarle come fare previsioni
attendibili. A Nojiko non era mai piaciuto molto, né si era
mai dimostrata
particolarmente portata, ma aveva sempre fatto di tutto per
accontentare la
sorella. Non sapeva molto, solo qualche trucco per stupire i suoi
concittadini
e per badare al suo frutteto. In quel caso, tuttavia, quelle lezioni le
erano
tornate piuttosto utili. Doveva ricordarsi di ringraziare Nami, non
appena
l’avesse incontrata.
-
Dannazione.
Imprecò
Ace tra i denti, una tempesta
in quel momento era davvero una grande seccatura. Li avrebbe rallentati
e
avrebbe reso tutto dannatamente complicato.
- Che
si fa?
Chiese
la ragazza, sulle spine.
L’altro ci pensò un po’ su, considerando
tutte quante le possibilità a loro
disposizione. Alla fine concluse che non avevano molta scelta, dovevano
lasciare quel porto il più presto possibile oppure aspettare
che la tempesta
fosse passata anche se poteva volerci molto tempo.
-
Partiamo adesso e speriamo che la
nave regga
Disse
alla fine, di colpo di pallido.
Prendere il mare con una bagnarola in quelle condizioni poteva essere
pericoloso, ma loro era altrettanto restare sull’isola con
una tempesta in
atto. La marina avrebbe potuto riconoscerlo, ma loro non sarebbe potuti
scappare. Meglio mettersi al sicuro prima, preoccupandosi
dell’imbarcazione in
un secondo momento. Avrebbero trovato un carpentiere nella Rotta del
Grande Blu
e lui avrebbe sistemato tutto quanto al meglio. Nojiko
annuì, saltando
agilmente a bordo della nave. Il ragazzo la seguì, rapito,
stupito del fatto
che ogni cosa fosse già pronta per la partenza.
-
Credevi che fossi rimasta ad
aspettarti facendo la calzetta?
Chiese
la ragazza, divertita.
Ace la
guardò, pieno di ammirazione. Decisamente Nojiko era una
ragazza che sapeva
quello che voleva, proprio come Nami. Aveva passato poco tempo con la
navigatrice, ma gli era bastato per imparare ad apprezzare fino in
fondo le sue
qualità. Rufy era davvero fortunato.
La nave
si staccò dal porto
lentamente, per poi iniziare a prendere velocità. Alle
spalle i due ragazzi si
lasciavano un cielo scuro che prometteva pioggia, tutte le loro
certezze ed
un’isola su cui erano rimasti troppo poco. Di fronte a loro
il mistero, i sogni
ed i loro fratelli. Nessuno dei due aprì bocca, troppo preso
a fare progetti
per il futuro. Una volta giunti sulla cima della montagna Ace e Nojiko
scoprirono
che in fondo la nave non era messa poi così male. Certo, i
cavalloni erano
forti ma lei sembrava reggere abbastanza bene. Le grosse onde la
facevano
ballare, vibrare e la scuotevano forte, ma non dava segni di cedimento.
Pareva
quasi che volesse farsi beffe del pirata, inizialmente scettico a
portare
avanti quel viaggio senza cambiare nave. Imboccata la discesa che li
avrebbe
condotti dritti nella Rotta del Grande Blu, Nojiko era ormai convinta
che nulla
sarebbe potuto andare storto. C’è
l’avevano fatta. La nave avevano retto e loro
avevano finalmente imboccato la rotta del Grande Blu. Le sue speranze,
tuttavia, si infransero contro una grossa montagna che sbarrava loro la
strada.
La nave, già provata dall’esperienza della
corrente e della montagna, andò in
mille pezzi trascinando con sé Ace e Nojiko. I due
sprofondarono sott’acqua,
attratti verso il fondo da una forza sovraumana.
La
ragazza riemerse subito, il compagno
invece stava affondando tra i flutti.
Subito
lei si buttò per recuperarlo,
intuendo che doveva avere mangiato un frutto del mare, mentre una
balena la
fissava dispettosa. Quasi fiera del suo scherzo che era costato una
nave e che
aveva messo in pericolo le loro vite.
-
Brutto pesce troppo cresciuto,
dovrebbero farti arrosto così impareresti a non distruggere
le navi degli
altri.
Imprecò
Nojiko, trascinandosi insieme
al suo compagno verso un promontorio a pochi metri dal luogo
dell’impatto.
Richiamato dalle urla, comparve uno strano vecchietto. Si
guardò velocemente
intorno, preoccupato, poi scoppiò a ridere.
- Che
diamine vuoi, mocciosa?
Chiese
l’uomo, palesemente scocciato
per l’invasione e le urla ed allo stesso tempo
incredibilmente divertito per
quella scena che gli si parava sotto gli occhi.
-
È tuo questo merluzzo gigante?
Sbraitò
Nojiko, furiosa.
Non solo un
mostro sbucato dal nulla aveva fatto a pezzi la loro nave, ora ci si
metteva
anche un vecchio ad infastidirla. Era meglio se quella specie di nonno
con i
bermuda stesse lontano da lei. Quello scherzo stava mettendo in
pericolo la
possibilità di trovare Nami.
- Si
tratta di una balena.
Precisò
il vecchio, scandendo con
cura le parole quasi stesse parlando con qualcuno che non riusciva a
capire la
sua lingua.
Nojiko voltò gli occhi al cielo, scocciata.
-
È lo stesso, guarda cosa ha fatto.
La nave è distrutta ed il mio amico è quasi
annegato.
Esclamò
la ragazza, indicando i resti
della nave che galleggiavano a pelo dell’acqua ed il corpo
del compagno ancora
privo di sensi.
-
Problemi vostri.
Mormorò
il vecchio, alzando le
spalle.
La ragazza aprì la bocca per protestare ancora, ma lo
sguardo le cadde
sulla balena. Quello dipinto sulla sua testa sembrava la bandiera dei
Pirati di
Cappello di Paglia. Doveva sbagliarsi, era semplicemente assurdo.
-
Accidenti, che volo.
Protestò
Ace, aprendo con calma un
occhio. Le parole del compagno fecero dimenticare alla ragazza della
bandiera
dipinta sulla testa del cetaceo.
- Stai
bene?
Chiese
Nojiko, ansiosa. Il ragazzo
sorrise, ed annuì. Sembrava tranquillo, quasi quella brutta
avventura non fosse
successa a lui.
- Si,
non ti preoccupare. Maledizione,
la nave è distrutta.
Esclamò
Ace, non appena lo sguardo
gli cadde sul relitto galleggiante.
- Tutta
colpa di questo vecchio e del
suo tonno!
Sbuffò
la ragazza, stizzita,
indicando i due.
-
Continua ad essere una balena..
Precisò
ancora il vecchio.
Ace si
voltò piano, quasi sicuro di avere riconosciuto quella voce.
Sorrise appena,
senza muoversi. Nessun altro sarebbe potuto vivere in quel posto
sperduto,
facendo da balia ad una balena da quasi cinquanta anni.
- La
vecchia Lovoon è ancora qua,
allora.
Disse,
voltandosi piano verso il
vecchio.
A Crocus bastò uno sguardo per capire che quello di fronte a
lui non
era un semplice mozzo ma uno dei più pericolosi pirati in
circolazione. Lo
stesso che la marina aveva dato per morto, sbagliandosi clamorosamente.
Gli
gettò una seconda occhiata, poi sorrise. Non sarebbe stato
certo lui ad andare
a dire alla marina che aveva preso un clamoroso granchio. In fondo
quello
strano tipo gli era sempre stato simpatico, esattamente come il
fratello e la
sua ciurma.
- Tu?
Chiese
il vecchio Crocus, sorpreso.
Nojiko guardò con aria interrogativa prima l’uomo,
poi il suo compagno.
Decisamente non si aspettava che i due si conoscessero e si fossero
già
incontrati prima. Pensò di fare una domanda, poi si
ricordò che Ahanu le aveva
raccontato che prima di finire nel suo frutteto faceva il pirata.
Probabilmente
dovevano essersi incontrati così.
-
Proprio così.
Annuì
Ace, sperando che al vecchio
non venisse in mente di chiamarlo per nome.
A Nojiko sarebbe venuto un colpo,
poi sarebbe stata presa da una crisi isterica ed alla fine avrebbe
preso a
picchiarlo con violenza. Quella ragazza sapeva essere incredibilmente
aggressiva quando voleva.
- Sei
vivo allora..
Continuò
Crocus, inclinando leggermente
la testa. Era curioso, ma anche abbastanza discreto per non fare
domande non
necessarie.
- Beh
si, sono solo caduto in acqua.
Il vero problema è la nave.
Rispose
Ace, alzando la testa.
Nojiko
intuì che il vecchio forse si era riferito ad altro, ma
ancora una volta decise
di non fare domande. A lei importava solo di trovare sua sorella, il
passato di
Ahanu era affar suo. Aveva promesso di non fare domande e non voleva
tradire i
patti.
- Forse
posso fare qualcosa per voi,
prendete questa. È piccola ma per due persone va
più che bene.
Disse
il vecchio, indicando una
piccola imbarcazione ormeggiata vicino al faro.
- Avevi
detto che non te ne importava
nulla..
Protestò
Nojiko, mettendo il broncio.
Quel vecchio era assurdo, non aiutava una ragazza ma dava il suo
più totale
appoggio ad un pirata. Altro che gentiluomo.
- Solo
gli stolti non cambiano mai
idea, ragazzina. Prendi questo, non si sai mai.
Aggiunse
Crocus, lanciando qualcosa
alla coppia di ragazzi.
-
Grazie mille..
Mormorò
Ace, sorridente.
- Cosa
ci ha dato?
Chiese
Nojiko, curiosa.
Non aveva mai
visto un aggeggio simile: era del tutto identico ad un log pose, ma
tuttavia
sembrava avere una funzione diversa. Per prima cosa non si poteva
mettere al
polso, inoltre aveva una scritta sopra. Probabilmente il nome di
un’isola.
- Un
eternal pose. Se rimarremo
bloccati in qualche isola potremo andarcene.
Spiegò
Ace, mettendo l’oggetto nel
suo zaino. Avere con sé un eternal pose era una vera e
propria manna quando si
viaggiava per mare, specie in una rotta come quella del Grande Blu.
Chissà,
forse sarebbe potuto tornare utile in futuro.
- Fammi
capire, questo coso punta
solo su di un isola?
Chiese
Nojiko, dubbiosa. Ancora non
capiva a che cosa poteva servire dato che avevano già un log
pose.
-
Proprio così.
Annuì
Ace, salendo sulla loro nuova
nave. La ragazza lo seguì, guardandosi intorno curiosa. Non
era particolarmente
nuova, eppure era carina.
-Ehi,
mocciosi..
Chiamò
Crocus, mentre la nave si
staccava dall’ormeggio e prendeva lentamente il largo,
cullata dalle onde del
mare.
-
Dicci, vecchio.
Mormorò
Ace, senza più guardarlo.
-
Scegliete bene..
Disse
il dottore, tornando ai suoi
affari.
- Che
voleva dire?
Chiese
Nojiko, mentre la piccola nave
prendeva velocità ed i promontori gemelli diventavano poco
più grandi di
puntini in lontananza.
- Una
volta scelta una rotta, non si
può cambiare fino all’isola degli uomini pesce.
Spiegò
Ace, alzando le spalle. Per
lui non era certo una novità, ma sapeva che
quell’informazione avrebbe turbato
la sua compagna di viaggio.
- Ma
allora noi come facciamo a
sapere quale ha preso mia sorella?
Chiese
la ragazza, improvvisamente
più pallida.
Di fronte a loro si snodavano diverse rotte, ognuna identica
all’altra. Si voltò verso il compagno, stupendosi
di trovarlo calmo. Ace sorrise
appena, senza dire nulla. Lui sapeva con certezza quale rotta avrebbero
dovuto
prendere, ma non poteva certo dirlo a lei.
- Beh,
per prima cosa sappiamo che
l’ultimo posto dove è stata avvistata è
l’arcipelago Sabaody.
Disse
Ace, dopo aver pensato un po’
sopra a cosa poteva dire e cosa era meglio che taceva, almeno per il
momento.
-
È positivo?
Chiese
Nojiko, inclinando appena la
testa. Il ragazzo annuì.
- Tutte
le rotte conducono lì.
Mormorò
Ace, sorridendo.
A quelle
parole la ragazza sembrò tranquillizzarsi almeno un pochino.
Dopo tutto almeno
uno dei due sapeva quello che stavano facendo e dove dovevano andare.
- Prima
sono passati per Water Seven,
lì le hanno dato una taglia.
Aggiunse
lei, ricordando
improvvisamente le proteste dei suoi concittadini alla vista della
taglia della
Gatta Ladra. Ace sorrise, riflettendo un attimo.
-
Allora dobbiamo prendere questa
rotta.
Dichiarò
Ace, sicuro, sorridendo
appena.
- Sai
già che isole incontreremo?
Chiese
ancora Nojiko, cercando di
nascondere la sua ansia. Non vedeva l’ora di raggiungere la
sorella ma allo
stesso tempo aveva paura dei pericoli che si sarebbero parati sulla
loro
strada.
- A
grandi linee..
Rispose
Ace, vago, prima di chiudersi
in un strano mutismo.
L’ultima volta che aveva preso quella rotta era stato
quando era sulle tracce di Barbanera. A distanza di mesi ricordava
ancora quei
luoghi, la voglia di vendetta e la lunga caccia.
Il
pirata passò gran parte del tempo
da solo, seduto a fissare il mare. Persino se chiudeva gli occhi gli
incubi
iniziavano a tormentarlo. Alla fine era tornato nel Grande Blu, il
luogo dove
tutti i suoi problemi avevano avuto inizio. Solo il pensiero che con
lui c’era
Nojiko riuscì a risollevargli appena il morale.
Dopo
qualche giorno di viaggio
avvistarono un’isola, ma decisero di non fermarsi. Avevano
lasciato Logue Town
da poco e non volevano perdere tempo a meno che non fosse strettamente
necessario. Quel posto, inoltre, sembrava abbandonato, quasi fosse
caduto in
rovina. Qualche giorno dopo ne avvistarono un’altra,
decisamente più selvaggia
della prima. Una volta arrivati nei pressi il log pose si
bloccò e loro
dovettero per forza di cose scendere a terra per attendere le
indicazioni che
li avrebbero condotti all’isola successiva.
- Che
posto è?
Chiese
Nojiko, curiosa.
Dava l’idea
di essere un’isola deserta, una sorta di perfetto paradiso in
cui riposarsi se
non fosse stato per l’aura misteriosa che la circondava.
- Non
ricordo il nome..
Rispose
Ace, distratto, guardandosi
intorno.
Non c’era nulla che facesse pensare ad un posto abitato. Non
un
villaggio, una casa o delle persone. Decisamente, sembrava solo
un’isola
deserta.
- Dici
che siamo in pericolo?
Chiese
ancora la ragazza, facendosi
seria.
Era pronta a combattere ed a difendersi nel caso ce ne fosse stato
bisogno, eppure non impazziva dalla voglia di farlo.
- Non
saprei, facciamo un giro.
Propose
Ace, saltando giù dalla nave.
La ragazzo lo imitò, tranquillizzata dalla sua flemma e dal
suo volto
rilassato. Camminarono per un po’, in silenzio, poi Nojiko
cacciò un urlo.
-
Ahanu, quelli sono giganti.
Urlò
spaventata, indicando dei tizi
enormi che si scorgevano in lontananza.
Erano decisamente più alti degli alberi
ed anche incredibilmente più robusti. Avrebbero
tranquillamente potuto
stritolare loro e la nave con una mano sola.
-
Accidenti, sono enormi.
Esclamò
Ace, sorpreso.
Quel posto non
gli sembrava nuovo, eppure non riusciva a ricordarne le
particolarità. Doveva
esserci qualcosa sotto, doveva solo sforzarsi un po’ di
ricordarlo.
-
Stanno combattendo?
Chiese
Nojiko, stupita. A quelle
parole il ragazzo si fece più pallido: aveva capito.
-
Poveri noi, ho capito dove siamo
finiti.
Disse
Ace, sedendosi sulla sabbia.
-
Sarebbe?
Chiese
Nojiko, sorpresa da quella
strana reazione.
-
Un’isola preistorica dove due
giganti combattono tra loro cento e passa anni.
Sospirò
lui, preparandosi alla
reazione della compagna.
- Dimmi
che ci vuole poco a
registrare il magnetismo..
Pregò
la ragazza, sperando con tutte
le sue forze in una risposta positiva.
Non voleva stare a lungo in un posto
dove due giganteschi uomini se le davano di santa ragione. Nemmeno se
non era
sola.
-
Almeno un anno, se non ricordo
male.. forse anche di più..
Sbuffò
lui, atterrito. Erano appena
partiti eppure il loro viaggio aveva già iniziato a subire
dei grossi ritardi.
-
Maledizione!
Imprecò
Nojiko, pallida. Non poteva
certo stare per un anno in un posto del genere mentre Nami poteva avere
bisogno
di lei.
- Bella
seccatura, credo che ci
toccherà prendere il sole.
Sospirò
Ace, rassegnato all’idea di
aspettare qualche tempo.
-
Neanche per sogno, usiamo l’eternal
pose.
Esclamò
la ragazza, ricordandosi del
dono del vecchio.
-
Brillante! Finalmente una buona
idea.
Concordò
lui, frugando nello zaino
alla ricerca dell’oggetto.
Un
anno dopo gli eventi di Marineford
Da
quando avevano ripreso il viaggio,
dopo l’incontro con l’oste, Sabo e Kaja non si
erano ancora rivolti la parola. Non
per più di qualche secondo, almeno. Lei era risentita per i
troppi segreti del
rivoluzionario, lui era ancora scosso dalle parole del vecchio oste: in
pochi
istanti tutto quello che aveva creduto vero era crollato come un
castello di
carte. Ace e Rufy erano vivi, da qualche parte nel mondo. La marina non
lo
sapeva e aveva smesso di cercarli. Per lui questo apriva un ampio
ventaglio di
possibilità. Aveva ancora una possibilità per
riscattare tutti i suoi errori
prima che fosse tardi. Forse anche Dragon lo sapeva, per questo lo
aveva
cacciato dalla nave. Il vecchio rivoluzionario voleva che lui trovasse
i
fratelli e prendesse a navigare con loro, ma come al solito non aveva
voluto
dirgli nulla. Da quando lo conosceva poteva dire di averlo sentito
parlare
appena qualche volta, non di più.
Quando
la via che conduceva in cima
alla montagna cominciò ad apparire di fronte a loro in tutta
la sua terribile
magnificenza, Kaja tirò Sabo per un braccio. Era pallida e
cercava a fatica di
trattenere le lacrime ma non voleva darla vinta al compagno di
avventure dichiarando
apertamente le sue paure. Lui sorrise, le appoggiò un
braccio intorno alla vita
per rassicurarla poi le sussurrò di chiudersi nella sua
cabina. Lei annuì e
corse via, lasciando al rivoluzionario il governo della nave. Rimase
per un po’
seduta sul letto, fissando i grossi volumi di anatomia e farmacia che
aveva
portato con sé. Improvvisamente scattò in piedi e
volò fuori. Non capitava
tutti i giorni di entrare nella rotta del Grande Blu e lei voleva
esserci,
anche se era pericoloso. Voleva avere qualcosa da raccontare ai suoi
figli.
Quando
la vide ricomparire, Sabo
sorrise. Quella mocciosa era bravissima a cacciarsi nei guai. Una vera
maestra,
niente da dire in proposito.
Una
volta attraversata la montagna,
evitata per un soffio la grossa balena e superato il promontorio, Kaja
cominciò
a protestare ad alta voce.
- Quel
vecchio..
Mormorò
la ragazza, guardando di
sfuggita il vecchio Crocus che prendeva il sole.
Non aveva fatto una piega
quando li aveva visti comparire. Li aveva osservati, quasi ad
accertarsi che
non conoscesse qualcuno dei due, poi li aveva lasciati andare.
C’era qualcosa
di familiare nel biondino, ma non abbastanza per poterlo ricollegare ad
un nome
o ad una faccia come aveva fatto con Ace Pugno di Fuoco qualche tempo
prima.
- Che
c’è?
Chiese
Sabo, sorpreso, voltandosi
appena verso il vecchio.
Era ancora disteso sulla sdraio, nella stessa
posizione di poco prima. Era distratto, eppure sorrideva. Lo aveva
visto
qualche volta quando era passato di lì con i suoi, ma non si
era mai fermato a
parlare. La prima regola dei Rivoluzionari era muoversi
nell’ombra e non dare
mai confidenza a nessuno.
- Hai
visto bene come ci fissava?
Chiese
Kaja, sbuffando stizzita. Sabo
scoppiò a ridere, divertito dalla buffa espressione della
ragazza.
- Vive
solo nel bel mezzo del nulla,
è normale che osservi le navi di passaggio.
Sospirò
il rivoluzionario,
sorridendo.
La ragazza sembrò pensarci un po’ su, poi
alzò le spalle. Il
broncio, le discussioni e i lunghi silenzi parvero essere stati
spazzati via in
un secondo.
- Forse
hai ragione.
Ammise
lei, pensierosa, scivolando
seduta con la schiena appoggiata alla balaustra della nave.
Era stanca, non
dormiva da quando avevano lasciato Logue Town. Da allora si era
tormentata a
lungo, inseguendo domande a cui solo Sabo poteva rispondere.
-
Ripresa dallo spavento?
Chiese
Sabo, sorridendo teso.
Kaja lo
scrutò a lungo, prima di rispondere. Per un po’
cadde di nuovo il silenzio, ma
non era pesante e fastidioso come prima. Sembrava più un
momento di riflessione
prima di una discussione importante. La ragazza sapeva bene che dalla
risposta
che avrebbe dato sarebbero dipese tante cose, forse anche le sorti del
loro
viaggio insieme.
- Ti
riferisci alla montagna o al
fatto che sei il fratello di Rufy?
Chiese
a sua volta la ragazza.
Era
evidente che nella sua voce ci fosse ironia e rimprovero. La furia
cieca e
l’odio che aveva percepito nel suo sguardo non appena avevano
lasciato la
locanda erano scomparsi. Il rivoluzionario sapeva di avere torto, tanto
che
abbassò la testa. Il momento della verità sarebbe
arrivato comunque, tanto vale
parlarne subito e sistemare le cose. Nelle settimane che avevano
passato
insieme aveva iniziato a provare una sincera amicizia per quella
ragazzina
tanto dolce ed ingenua. Una sorellina piccola da proteggere. Litigare
con lei,
o peggio non parlarci, era insostenibile.
- Come
potevo immaginare che lo avevi
incontrato e che lo conoscevi?
Sbuffò
lui, sulla difensiva.
Ogni
volta che la ragazza parlava del suo incontro con i Pirati parlava di
un gruppo
di ragazzini inesperti con un capitano particolare, senza precisare in
quale
senso. Se al posto di particolare avesse detto di gomma, fuori di testa
e
precipitoso forse lui avrebbe capito al volo che di trattava di suo
fratello
Rufy e avrebbero risolto prima quel mistero.
- Ti ho
parlato un sacco di volte di
Usop!
Esclamò
Kaja, infastidita,
lanciandogli un’occhiata di fuoco che tradiva tutta la sua
insofferenza.
A
quello sguardo il rivoluzionario impallidì appena. Mai fare
infuriare una donna
dandole l’impressione di non prestarle attenzione.
- Mai
sentito nominare.
Ammise
Sabo, grattandosi la testa
perplesso.
Non aveva mai sentito di questo ragazzo di cui lei parlava sempre,
né
aveva visto la sua foto tra gli avvisi di taglia della ciurma di
Cappello di
Paglia. C’era Zoro, il temibile spadaccino, Robin, la ragazza
tanto cara alla
rivoluzione e poi altri che non aveva mai sentito nominare tra cui un
tipo
davvero assurdo che si faceva chiamare Sogeking. Ricordava anche un
tipo dai
capelli blu, Franky, ed un tenero animaletto, ma nessun altro che
corrispondeva
alla descrizione che Kaja faceva di quel suo amico cecchino.
-
È impossibile, tuo fratello viaggia
con lui.
Protestò
la ragazza, fissando
intensamente il compagno di viaggio sperando che questi ricordasse e
gli
potesse dare notizie di Usop.
I giornali non parlavano più di loro da molti
mesi, tanti da spingere una ragazza fifona e timida come lei a partire.
Non lo
avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era in pena per il suo amico al
punto di
volersi accertare personalmente che stesse bene. La voglia di avventura
e di
migliorare come medico in fondo era una scusa. O meglio, erano due
buone
ragioni, ma non le principali.
- Non
vedo Rufy da molti anni, credo
che pensi che io sia morto.
Spiegò
Sabo alla fine, fissando le
assi della nave.
Sapeva che quella rivelazione avrebbe fatto quasi certamente
infuriare ancora di più la ragazza, ma tanto valeva essere
sincero. Se mai
avessero incontrato Rufy sarebbe stato lui stesso a dirle come stavano
le cose.
La regola numero due era chiara nella mente del rivoluzionario: mai
mentire ad
una donna.
- Sei
un mostro, allora! Come hai
potuto dimenticare di dire a tuo fratello che sei vivo?
Esclamò
lei, inorridita da
quell’ultima rivelazione.
A suo parere, la peggiore. Sabo sbuffò, preparandosi
ad una discussione che non sarebbe finita tanto presto.
- Anche
io credevo che lui fosse
morto, siamo pari!
Ribatté
lui, deciso a non dare l’ultima
parola alla ragazzina.
Lei non sapeva nulla della loro infanzia, di come erano
cresciuti e di cosa voleva dire combattere contro tutti. Lei era
cresciuta in
una bella casa, con una famiglia perfetta, fino a quando un pazzo era
comparso
e aveva cercato di farle male. Tuttavia, anche quella volta era stata
fortunata
ed aveva incontrato ragazzi con la testa sulle spalle pronti ad
aiutarla senza
pretendere nulla in cambio.
- Sei
assurdo, vedi di lasciarmi
stare.
Protestò
lei, voltando le spalle al
rivoluzionario. Lui sospirò, ma la lasciò fare.
Per
qualche ore ognuno pensò ai
propri affari, cercando di ignorare l’altro. Alla fine,
ancora una volta, fu
Sabo a cedere.
-
Davvero sei ancora arrabbiata con
me?
Chiese
con una vocina da cane
bastonato.
Ignorare qualcuno su una barca di pochi metri era un’impresa
che
andava oltre le sue possibilità. In generale, Sabo aveva dei
grossi problemi ad
ignorare la gente a cui voleva bene.
-
Secondo te?
Chiese
la ragazza, esasperata.
Il
rivoluzionario sorrise, vittorioso. Riusciva sempre a spuntarla e a
fare la
pace, anche da piccolo con i suoi fratelli era così.
Potevano litigare,
arrivare alle mani, non vedersi per ore ma alla fine lo sguardo da cane
bastonato
rimetteva sempre le cose a posto. Rufy non era mai stato il tipo che si
arrabbia davvero, non con un fratello almeno, mentre Ace non era
così duro come
amava dare a vedere.
- Era
sempre la solita testa matta,
vero? Non è cambiato?
Chiese
lui, sorridendo in modo
malinconico senza guardare negli occhi la ragazza.
Non voleva che lei vedesse i
suoi occhi lucidi e quella lacrime di nostalgia trattenute appena.
- Stai
parlando di Rufy?
Sorrise
Kaja, inclinando appena la
testa. Sabo annuì, piano.
-
Quando era piccolo si metteva
sempre nei guai. Io ed Ace eravamo sempre in pena per lui.
Iniziò
a raccontare lui, fissando il
mare.
Il suo tono era malinconico, quasi nostalgico. Lasciava trasparire il
bene immenso che doveva volere al fratellino. Gli mancava molto, era
evidente.
Saperlo vivo lo aveva fatto stare meglio, ma saperlo da solo magari in
qualche
guaio non gli dava tregua. Prima lo avrebbe raggiunto, meglio sarebbe
stato.
Ace non gli avrebbe perdonato un altro fallimento, tanto meno Dadan,
Garp e tutti
gli altri.
- Ace?
Non ti riferisci a Pugno di
Fuoco, vero?
Chiese
Kaja, improvvisamente più
pallida.
Non conosceva bene la triste storia di quel pirata, ma il suo nome le
metteva lo stesso paura. Per causa sua la marina aveva scatenato una
guerra
tremenda, che era costata la vita a molte persone.
- Anche
lui è mio fratello.
Spiegò
il rivoluzionario,
pazientemente.
La ragazza ascoltava, attenta. Improvvisamente tutto il discorso
del vecchio oste aveva senso ed allo stesso tempo il triste passato di
Sabo
prendeva forma. Ora poteva capire cosa lo aveva condotto ad
intrufolarsi in
casa sua, cercando solo di dimenticare il suo dolore. Doveva essere
tremendo
perdere i propri fratelli e ritrovarsi soli al mondo.
- Fammi
capire, Rufy ed Ace sono i
tuoi fratelli e la marina li crede morti. Per questo sei impazzito ed
hai
lasciato i rivoluzionari?
Ricapitolò
velocemente la ragazza, mettendo
insieme tutte le informazioni appena ricevute.
Sabo annuì, pensieroso,
riflettendo su quegli ultimi mesi. Era possibile che il suo dolore gli
avesse
impedito di vedere tutto in modo razionale, facendo si che non
riuscisse ad arrivare
da solo a quello che il vecchio oste aveva capito semplicemente
guardando il
giornale? Tutta quella storia aveva dei tratti assurdi, un
po’ come tutto il
resto della sua vita.
-
Credevo alla versione della marina,
ma a quanto pare si sbaglia. Ace è vivo ed allora deve
esserlo anche Rufy.
Mormorò
lui, sorridendo.
Saperli vivi
non era certo una certezza che si sarebbero incontrati ancora, ma
tuttavia lasciava
qualche speranza. In fondo il mondo è grande, ma non
abbastanza da tenere
separati tre fratelli.
- La
tua famiglia è assurda.
Concluse
la ragazza, pratica.
Sabo
aveva sorriso, pensando a quante
altre persone avevano detto la stessa frase, poi le aveva raccontato
tutta
quanta la sua storia. Lei aveva ascoltato, assorta. Sembrava una di
quelle
storie improbabili che raccontava Usop solo che questa volta era tutto
vero.
Dopo
qualche ora i due avevano
raggiunto il fatidico bivio: di fronte a loro c’erano molte
strade da prendere,
intorno il mare.
- Sabo?
Chiese
Kaja, preoccupata, scuotendo l’amico
per un braccio.
-
Dimmi..
Mormorò
Sabo, distratto, alzando
appena lo sguardo verso la ragazza. Era evidente che stava ancora
pensando ad
Ace e Rufy e a come fare per rintracciarli.
- Come
facciamo a decidere?
Chiese
la ragazza, confusa, indicando
le molteplici vie che si snodavano di fronte a loro.
Ognuno conduceva in isole
diverse, ma solo adesso potevano scegliere quale sarebbe stato il loro
percorso. Sabo sbuffò, tirandosi su. Si era dimenticato quel
particolare del
viaggio. La strada che avrebbero preso avrebbe certamente influenzato
le
possibilità di incontrare ancora i suoi fratelli.
- Non
lo so. Ace è passato di qui sei
mesi fa, credo che dovremmo cercare di seguire lui.
Rispose
il rivoluzionario.
Prendendo
la stessa strada di Ace avevano qualche possibilità di
incontrarlo. Molte di
più rispetto a quante ne avevano di incontrare Rufy e la sua
ciurma. Loro erano
passati di lì molto tempo prima e dovevano essere da qualche
parte nei pressi
dell’isola Sabaody. Lì la marina li aveva
avvistati l’ultima volta, nei pressi
della casa d’asta. Subito dopo doveva essere successo
qualcosa che li aveva
divisi, e Rufy era corso al quartiere generale della marina. Il resto
era un
mistero.
-
Potrebbe avere preso qualsiasi
strada.
Sospirò
Kaja, esasperata, guardandosi
intorno. Non avevano nessuna certezza, potevano solo basarsi sul
calcolo delle
probabilità.
- Lo
so, dannazione.
Sbuffò
Sabo, alzando gli occhi al
cielo imprecando silenziosamente. La situazione sembrava bloccata.
- Rufy,
invece?
Chiese
la ragazza, cercando di
ragionare con calma. Il compagno ci pensò un po’
su, meditando in silenzio.
-
È stato avvistato a Sabaody prima
di sparire. Tutte le rotte convergono in quel punto prima di passare
nel Nuovo
Mondo.
Disse
lui alla fine, sospirando.
Quella situazione era decisamente intricata. Sembrava non ci fosse modo
di
uscirne se non prendendo una strada a caso. Sicuramente i suoi fratelli
dovevano avere fatto così.
-
Dobbiamo pensare come se fossimo
Ace. Avanti, devi provare.
Concluse
Kaja, scuotendo la testa.
Sabo
sbuffò, poco convinto, ma decise di provarci. Ace doveva
essere passato di lì
pochi mesi prima ed aveva appena scoperto che Rufy era vivo.
Probabilmente anche
lui doveva essersi fermato a lungo in quel punto, valutando bene dove
andare.
- Ace
avrà sicuramente cercato di
prendere la stessa strada di Rufy.
Esclamò
Sabo, sicuro.
Conosceva Ace:
non si sarebbe dato per vinto e avrebbe continuato a cercare il
fratellino in
capo al mondo. Doveva fare lo stesso, seguendo le tracce di Rufy
avrebbe
trovato anche Ace.
-
Facciamo lo stesso, allora.
Disse
la ragazza, sicura.
Trovare
Rufy era il primo passo per trovare anche gli altri, in particolare
Usop. Sapeva
che era ancora insieme a loro, anche se adesso si faceva chiamare
Sogeking.
- Come?
Noi non sappiamo che strada
aveva preso Rufy insieme alla sua ciurma.
Protestò
il compagno, esasperato. La situazione
alla fine si era sbloccata, ma avevano lo stesso pochi elementi per
capire
quale direzione prendere.
- Il
giornale spesso parlava di loro.
Se solo mi ricordassi i nomi delle isole..
Sussurrò
Kaja, stizzita. Possibile
che di tutti quei nomi che l’avevano a lungo perseguitata non
ne ricordasse
neppure uno?
- Devi
riuscirci. Ti prego, Kaja..
Implorò
Sabo, con gli occhi sgranati.
La possibilità di rivedere i suoi fratelli era completamente
nelle mani di
quella ragazza e nella sua memoria.
- Seven
qualcosa, credo. E anche il
regno di Ala-qualcosa.. è possibile?
Chiese
Kaja, insicura. Sabo annuì,
sorridendo. Era fatta.
-
Certo, Water Seven ed il Regno di
Alabasta. È quella, ne sono sicuro.
Esclamò
il rivoluzionario,
entusiasta. Finalmente avevano una pista da seguire.
-
Allora forza, avanti tutta.
Urlò
l’apprendista medico, al settimo
cielo. Il suo amico Usop era sempre più vicino.
Due
anni dopo gli eventi di Marineford.
Una
volta conclusi i discorsi
strappalacrime e finita la colazione, la ciurma decise che era arrivato
il
momento di muoversi. Erano scesi a terra per esplorare la grotta e non
potevano
certo restarsene con le mani in mano. Tra una cosa e l’altra
avevano perso già
abbastanza tempo in chiacchiere.
- Che
si fa?
Chiese
Brook, guardandosi intorno con
circospezione.
Il luogo in cui si trovavano era certamente spettacolare. Un
susseguirsi continuo di tunnel, strade d’acqua ed ampie volte
che conduceva
sempre più in profondità.
-
Esploriamo questo posto, avanti.
Esclamò
Rufy, sicuro, iniziando a
farsi strada verso l’interno.
Sicuramente
quella grotta doveva
essere il rifugio di qualcuno. Riusciva ad avvertire chiaramente la
presenza di
un bel po’ di persone, quasi sicuramente innocue. I compagni
lo guardarono
allontanarsi, sorridendo. Alla fine il capitano era tornato ad essere
lo stesso
ragazzo incosciente e spensierato di sempre. Anche se poteva sembrare
paradossale, era una bella notizia. Meglio un compagno che ti mette
sempre nei
guai piuttosto che uno prudente e noioso. In fondo loro erano partiti
in cerca
di avventura, non per fare una crociera per pensionati.
- Il
solito imprudente.
Sbuffò
Franky, mentre insieme ai
compagni era stato costretto a iniziare a correre per seguire il
capitano.
Il
gruppo procedette velocemente per
qualche centinaia di metri, fino a che il cunicolo in cui stavano
camminando si
aprì improvvisamente, diventando un ampio spiazzo di terra
brulla illuminato da
una solitaria fessura sulla parete più alta, sopra le loro
teste. Rufy si fermò
improvvisamente, scrutando i dintorni. Non riusciva a vedere nulla, ma
sentiva
che di fronte a loro c’era qualcosa o forse qualcuno.
-
Guardate.
Mormorò
Usop, fermandosi
all’improvviso ed indicando un punto
nell’oscurità.
- Cosa,
cosa, cosa?
Chiese
Rufy, frenetico.
Non riusciva
quasi a stare fermo. Era agitato e preoccupato per i compagni, ma anche
parecchio curioso.
-
Laggiù sembra ci sia un villaggio.
Continuò
il cecchino, cercando di
mettere meglio a fuoco l’immagine.
Si vedeva l’ombra di una casa, dalla quale
usciva persino del fumo. Intorno di vedevano altre ombre,
più lontane.
- Nelle
profondità di una grotta?
Chiese
Zoro, perplesso, guardandosi
intorno.
Solo qualcuno che aveva la necessità di nascondersi e
passare
inosservato avrebbe scelto un posto del genere dove vivere. Forse dei
banditi,
dei pirati pericolosi o forse dei rivoluzionari. Di chiunque si
trattasse, ad
ogni modo, era meglio stare all’erta. Sfiorò
appena il fodero della spada, poi
decise di non sguainarla.
- In
effetti è strano..
Concordò
Sanji, inclinando appena la
testa.
Si accese una sigaretta, pensieroso. Qualcosa non gli tornava, ma non
riusciva a capire con esattezza di cosa si trattasse.
-
Stiamo in guardia.
Borbottò
Chopper, prudente, dando
voce al pensiero di tutti.
Persino Rufy annuì, distratto. Va bene cercare
l’avventura,
ma non avrebbe permesso che venisse fatto del male ai suoi compagni.
-
Sapete che mi sono mancate davvero
tanto queste parole?
Chiese
Nami, sorridendo.
Le parole
della ragazza ebbero il potere di sdrammatizzare quella situazione. Sul
viso di
Rufy si allargò un sorriso altrettanto grande, ma il
capitano non disse nulla.
Finalmente si sentiva di nuovo a casa.
La
ciurma fece qualche passo, questa
volta procedendo con prudenza. Zoro teneva la mano destra sul fodero di
una
delle sue tre spade, pronto a sfoderarla all’occorrenza.
Sanji fumava
tranquillo, con le mani in tasca, ma era altrettanto pronto al
combattimento.
Rufy procedeva senza dire nulla, concentrato. Le case davanti a loro
dovevano
essere tutte disabitate, tranne una. Riusciva a percepire la forza
vitale di
una sola persona. Non sembrava pericolosa, ma voleva lo stesso vedere
di chi si
trattava. Nessuno sano di mente si sarebbe mai ritirato a vivere in un
posto
come quello.
- Una
casa?
Esclamò
Franky, perplesso, voltandosi
verso i compagni.
I ragazzi alzarono le spalle, senza commentare. Solo Chopper
sembrava sull’attenti.
-
Sentite anche voi?
Chiese
la piccola renna, sforzandosi
di sentire meglio il debole rumore che si avvertiva in lontananza.
- A
dire il vero no..
Mormorò
Brook, confuso.
Subito il
gruppo si mise in ascolto, rapido. Nessuno riusciva a percepire nulla,
se non
una leggera brezza ed il rumore dell’acqua che entrava nella
grotta.
-
C’è qualcuno che sta male.
Annuì
Robin, facendo comparire
qualche orecchia in più per riuscire a sentire
meglio.
Rufy ascoltò meglio, e
percepì qualcosa. I due amici avevano ragione. Zoro
annuì appena, scettico. Era
evidente che lo spadaccino ritenesse quella situazione assurda una
trappola.
-
Esatto, qualcuno tossisce. Potrebbe
avere bisogno di un medico.
Disse
Chopper, sicuro, dirigendosi
verso la piccola casa.
-
Aspetta, potrebbe essere
pericoloso.
Urlò
Usop, preoccupato, fermando
l’amico e trattenendolo per lo zaino.
Chopper si voltò, fissando il volto del
cecchino. Non era spaventato come al solito, eppure teneva tra le mani
la sua
fionda, pronto al combattimento. Quei due anni di allenamento lo
avevano
davvero fatto diventare una persona diversa. Alla fine era cresciuto
anche lui.
-
Già, forse è una trappola.
Concordò
Nami, annuendo decisa.
Li
attiravano nella casa con la scusa di un malato, poi saltavano loro
addosso e
li catturavano. Si trattava di un copione vecchio, già visto
molte volte in
diverse situazioni. Il medico ignorò i commenti dei due
ragazzi ed entrò lo
stesso, seguito dagli altri. Trappola o meno, doveva fare il suo dovere
di
medico. Se all’interno avessero trovato dei nemici avrebbero
fatto come tutte
le altre volte. Li avrebbero fermati con le cattive.
- Una
vecchia signora?
Esclamò
Robin, entrando nella stanza.
Era piuttosto piccola e cupa per via della mancanza di luce naturale,
ma la
cura con cui era arredata faceva dimenticare che era una casa costruita
in una
grotta.
- Ecco
la vostra trappola..
Mormorò
Zoro, quasi divertito.
Chopper ignorò i commenti dello spadaccino e si
precipitò al capezzale
dell’anziana signora. Sembrava ridotta piuttosto male, tanto
che non si era
nemmeno accorta dei nuovi arrivati.
-
Signora, non si sente bene?
Chiese
la piccola renna, prendendo le
sue mani.
Finalmente lei aprì gli occhi, studiando intensamente
Chopper. Robin
la scrutò con attenzione, confusa. In quello sguardo provato
dalla malattia
brillava una luce strana, forse pericolosa.
- Vi
manda mio figlio?
Chiese
a sua volta la donna,
speranzosa e guardinga.
Anche lei sembrava preparata ad un attacco, o forse ad
una trappola.
- A
dire il vero no..
Borbottò
Usop, perplesso, scuotendo
la testa.
Il sorriso della donna si spense, lasciando al suo posto
un’espressione pensierosa.
-
Possiamo fare qualcosa per lei?
Chiese
Nami, guardandosi meglio
intorno per capire dove erano finiti.
Nulla faceva pensare alla casa di
pericolosi criminali. C’erano solamente tante foto ed
un’infinità di
soprammobili di varie dimensioni e fattura. Insomma, tutto
ciò che normalmente
si trova nella casa di una vecchia signora di una certa età.
Nulla di più.
-
Chopper è un dottore.
Spiegò
Rufy, sorridendo, indicando
l’amico.
Anche lui aveva percepito qualcosa di strano, ma aveva deciso di non
farci caso. Una donna rinchiusa in un letto non poteva certo fare loro
del
male. Se fosse arrivato qualcun altro, avrebbero pensato al da farsi.
Il piano
restava lo stesso: aiutavano la vecchia signora, se qualcuno poi li
avesse
attaccati allora si sarebbero difesi.
- Come
siete cari, dei veri angeli.
Questa tosse non mi da tregua. È tutta colpa di quei mostri
con le pinne.
Rispose
la vecchia signora, cercando di
mettersi a sedere per riuscire a guardare i suoi ospiti negli
occhi.
Era evidente
che voleva capire chi erano prima di fidarsi davvero di loro. In fondo
non si
poteva darle torto.
- Gli
uomini pesce?
Chiese
Robin, perplessa. Lei annuì,
mentre i suoi occhi prendevano a brillare di rabbia.
-
Dannati, avvelenano la nostra acqua
ed il nostro cibo per ucciderci.
Continuò
lei, agitando le braccia.
Un
colpo di tosse più forte degli altri la costrinse a
sdraiarsi di nuovo, mentre
Chopper si affrettava a fare qualcosa per lei. Improvvisamente lo
sguardo della
renna cadde sul comodino.
-
Guarda Rufy, quelle sono medicine.
Qualcuno deve averla visitata..
Esclamò
la piccola renna, perplessa,
indicando una fila ordinata di boccette e di pillole.
Il capitano si voltò,
perplesso. Non sembrava esserci nessun altro nei pressi, certamente non
un
medico, doveva per forza essere passato un altro straniero o qualcosa
del
genere.
- Si
ragazzo, sono stati gli angeli.
Sussurrò
la donna, con un’espressione
sognante.
- Prego?
Chiese
Sanji, perplesso. La signora
annuì, decisa.
- Gli
angeli mi hanno salvato la
vita. L’ho detto anche a mio figlio.
Continuò
la donna, sicura di quel che
diceva.
Usop stava per ribattere, ma il rumore della porta che si apriva con
violenza lo fece sobbalzare.
- Chi
diamine siete?
Esclamò
un uomo, visibilmente fuori
di sé.
Rufy scattò sull’attenti, senza intervenire. Zoro
e Sanji fecero lo
stesso, mentre i compagni misero mano alle loro armi senza dare
nell’occhio.
- Sono
amici degli angeli, lo so io.
Disse
la donna, decisa.
L’uomo la
guardò appena, poi tornò a fissare con astio i
nuovi arrivati. Robin dedusse
che doveva essere il figlio della donna.
-
Abbiamo sentito tossire, pensavano
che la signora avesse bisogno.
Spiegò
Rufy, tranquillo.
Non era un
tipo pericoloso, era solo spaventato. Non valeva la pena colpirlo con
l’Haky
dato che non costituiva una minaccia per i suoi compagni.
- Io
sono un dottore.
Aggiunse
Chopper, portandosi al
fianco del suo capitano.
L’uomo fissò i due ragazzi e poi anche i loro
compagni
e si lasciò cadere su una sedia, con una mano a coprirgli il
volto.
-
Scusatemi, qui non ci fidiamo di
nessuno. Siamo abituati a difenderci da tutti.
Borbottò
a mezza voce, imbarazzato e
stupito che un gruppo di stranieri di fosse interessato alle sorti
della sua
anziana madre.
- Sta
male, dovrebbe portarla in
ospedale.
Esclamò
Chopper, indicando la vecchia
signora che aveva preso a parlare da sola.
- Non
posso portarla sulla terra
ferma.
Sospirò
il ragazzo, tormentato,
scuotendo appena la testa.
-
Possiamo darvi un passaggio noi.
Propose
Franky, voltandosi verso il
capitano.
Rufy annuì, sicuro. Tornare a Sabaody avrebbe voluto dire
affrontare
ancora la marina, ma valeva la pena farlo per aiutare la donna.
- La
marina ed il governo ci cercano,
non ci danno scampo. Ci sbatterebbero tutti al fresco, magari ad Impel
Down.
Sussurrò
l’uomo, con un filo di voce.
Nelle sue parole era racchiusa tutta la silenziosa disperazione di un
figlio
che vede la propria madre peggiorare senza poter fare nulla di concreto
per
aiutarla.
- Non
credo..
Borbottò
Rufy a mezza voce,
abbassando la testa. Solo Nami, la più vicina al capitano,
sentì quelle parole
ma non fece commenti.
- Siete
qui per scappare dal governo,
allora.
Concluse
Robin, cercando di capire
perché quelle persone si nascondevano sul fondo del
mare.
Sicuramente doveva
esserci sotto qualcosa, solo che non riuscivano a capire di cosa si
trattava.
Dovevano stare attenti oppure si sarebbero fatti trascinare in una
storia più
grande di loro come al solito.
- Si,
è così. Abbiamo creato questa
colonia ma gli uomini pesce non hanno gradito.
Cominciò
a raccontare lui, scuotendo
la testa.
-
È terribile, vi attaccano da tutti
i fronti.
Esclamò
Sanji, incredulo.
- Che
ci dici di questi angeli?
Chiese
Nami, incuriosita dal discorso
della donna.
Fin da quando la donna li aveva nominati aveva avuto la sensazione
che si trattasse di un dettaglio importante. Il ragazzo alzò
appena la testa e
sorrise.
- Si
tratta di due stranieri, due
biondini. Sono passati qualche settimana fa. La ragazza era un dottore
e ci ha
aiutati. Dopo hanno proseguito il loro viaggio. Non erano di tante
parole ma
credo cercassero qualcuno.
Raccontò,
ricordando i due strani
tizi che lo avevano aiutato con sua madre.
Se non fosse stato per loro forse
non avrebbe passato nemmeno la prima notte.
- Con
quelle medicine guarirà presto.
Esclamò
Chopper, sicuro. Chiunque
fosse stato a prescriverle, doveva essere un bravo medico. Sapeva
quello che
faceva.
-
È la migliore notizia che ho da
giorni, ma ditemi di voi..
Mormorò
l’uomo, inclinando appena la
testa. Il suo viso era meno pallido, e lui sorrideva. Sembrava quasi
divertito.
-
Perché?
Chiese
Zoro, intuendo che il discorso
stava per finire in un tema pericoloso.
-
Dovreste essere morti, tutti
quanti.
Rispose
l’uomo, sorridendo appena.
Non sembrava spaventato, solo incredibilmente divertito.
Indicò un giornale,
poco lontano, che parlava della fine della ciurma di cappello di
paglia. Doveva
essere di qualche tempo prima, ma era sorprendente che fosse arrivato
fino
nelle profondità del mare.
- Sai
parecchie cose per essere
bloccato in una grotta..
Commentò
Rufy, fissando prima il
giornale e poi lui.
Per un po’ cadde il silenzio, poi l’uomo
parlò ancora,
ignorando l’occhiata attenta del ragazzo di gomma.
- Se voi siete vivi, allora
vuole dire che la
marina ha mentito su tante cose nel corso della passata guerra..
Mormorò,
senza nascondere il suo divertimento.
- Che
vuoi dire?
Chiese
Nami, incredula e quasi
spaventata.
Quell’uomo sapeva molte cose, troppe per essere davvero
innocuo. Per
prima cosa li aveva riconosciuti, e questo era certamente un male. La
sua
espressione, poi, era tutto tranne che ingenua.
-
Lascia perdere. Piuttosto,
conoscete i pirati che sono arrivati qualche giorno fa?
Chiese
l’uomo, facendosi più scuro in
volto. Rufy non disse nulla, era perplesso.
- Non
saprei, noi siamo tutti qua.. Non ci sono altri..
Disse
Usop, preoccupato. Se c’erano
altri pirati su quell’isola potevano essere nemici. In quel
caso alla fine
avrebbero dovuto combattere, come sempre.
-
C’è un sottomarino ancorato da
qualche parte, con una bandiera pirata. lo hanno visto in parecchi
ormai.
Spiegò
il ragazzo, giocherellando con
una tenda.
- Chi
mai andrebbe in giro con un
sottomarino? Voglio dire.. è folle!
Esclamò
Sanji, scuotendo la testa
perplesso. Nessuno pirata sano di mente avrebbe mai fatto una scelta
del
genere. Era semplicemente assurdo.
-
Trafalgar Law. Voglio incontrarlo!
Urlò
Rufy, lasciando la stanza come
una furia.
ANGOLO
DELL'AUTRICE
per prima cosa, grazie della pazienza. negli ultimi tempi ho avuto
qualche problema e non trovavo mai abbastanza tempo per aggiornare!
grazie per continuare a leggere la mia storia nonostante questo.
TRE 88: grazie mille!!! beh, due anni non possono cambiare fino in
fondo una persona. al massimo possono smussare qualche lato del
carattere. che la grotta sia misteriosa è certo, aspetta di
vedere chi la abita!
NIKI96: grazie mille!!! la depressione di Rufy è passata, il
problema è che adesso si è rassegnato all'idea di
avere perso i suoi fratelli. come la potrebbe prendere se mai
scoprirà che sono vivi?
KURUCCHA: grazie mille!!! il discorso tra uomini ci stava, dai. adesso
che è tornata la pace la ciurma è pronta a
cacciarsi di nuovo nei guai. robin non conosce veramente sabo, ne ha
sentito parlare e lo ha intravisto appena.
GOL D ANN: grazie mille!!! per l'incontro dovrai portare pazienza, in
fondo quello è il finale.. no?
HINA_SMACK: grazie mille!!! che Sabo sia davvero vivo è una
bella notizia, su Ace però ho dei dubbi anche se la speranza
resta l'ultima a morire. ad ogni modo, grazie per il commento. mi ha
fatto moltissimo piacere!
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