Scritta per il The Vampire Geometry Fest con il prompt:
child!Damon/child!Stefan “Storie di
vampiri”
Note:
1856 - Damon ha 13 anni, Stefan 9.
Fiabe
per adolescenti inquieti: ovvero storie di vampiri.
La porta della biblioteca si aprì con un leggero stridere di
cardini e subito dopo si richiuse con un tonfo sordo.
Damon, disteso sul divano, sollevò lo sguardo dal libro che
stava leggendo e scrutò il volto del fratello appena entrato nella stanza.
-Cosa diamine ti è successo?- gli chiese stupito, osservando
i suoi occhi lucidi, la guancia rossa e il labbro sanguinante.
-Niente.- rispose quello risoluto e si accoccolò sulla
poltrona vicino a lui, le braccia intorno alle gambe e il mento sulle
ginocchia.
Damon immaginò che quel “niente” avesse a che fare con la
mano pesante di suo padre, della quale lui stesso aveva beneficiato più
volte, ma preferì aspettare che fosse lui a parlarne.
… Perché l’avrebbe fatto, ne era certo. Da un momento
all’altro.
-Volevo solo andare a cavallo…- iniziò infatti, dopo
pochi minuti di silenzio.
Il maggiore sospirò, immaginando l’argomento del litigio.
-È quasi il crepuscolo, Stef.- tentò conciliante.
Ma Stefan sciolse la posa raccolta nella quale si era
rifugiato fino a quel momento e sedendosi composto sul bordo della poltrona, lo
fissò con sguardo adulto.
-Ci sarà almeno un’altra ora di luce.- spiegò pacato,
posandosi le mani sulle ginocchia. –E tu cavalchi anche di notte.-
Damon s’incupì e
lanciò una breve occhiata alla propria gamba destra, ancora fasciata con bende
e stecche, e adagiata sui cuscini del divano.
-Sai che il vero motivo del suo rifiuto è un altro, Stefan.-
asserì dopo un istante, con aria stanca.
E quello annuì, suo malgrado.
Giuseppe Salvatore era diventato molto restio nel concedere
al minore dei suoi figli il permesso di cavalcare, da quando l’ultima prodezza
del maggiore –che oltretutto gli aveva disubbidito, come suo solito-, si era
conclusa con una caduta rovinosa, una gamba rotta e un mese di degenza
nell’ospedale di Atlanta.
Damon aveva scansato una sonora ripassata della cinghia di
suo padre, solo perché stava troppo male per poterla sopportare.
Stefan si alzò in piedi, rassegnato a trascorrere una noiosa
serata in casa, e dopo essersi guardato attorno con aria assorta, gettò
un’occhiata curiosa alla scrivania del padre.
Sbirciò un paio di fogli lasciati in disordine e alla fine
afferrò un piccolo libretto ingiallito.
-Non troverai niente di sensato tra quelle carte,
fratellino.- commentò Damon distrattamente, riprendendo a leggere il suo libro.
Ma Stefan lo ignorò, e dopo aver sfogliato un paio di pagine
per capirne l’argomento, sprofondò nella lettura.
Riemergendo un’ora dopo dalle disavventure di David
Copperfield, nelle quali peraltro trovava grandemente conforto, Damon lanciò
uno sguardo curioso a suo fratello.
-Cos’ hai trovato di tanto interessante?- gli domandò con
tono ironico.
Stefan sollevò brevemente gli occhi dal libro, poi tornò
indietro di qualche pagina e iniziò a leggere a voce alta.
-… Non comprendendo io ancora cosa fossero questi vampiri,
il suddetto cardinale, tutto in se stesso turbato, mesto e spaventato mi disse
che i vampiri altro non erano che uomini morti da alcuni giorni, i quali già
sepolti e sotterrati, comparivano di nuovo nella stessa forma e negli stessi
abiti e portamenti di quando erano vivi, e si facevano vedere dai loro parenti
o amici, di notte, portandosi nelle loro case, conversando e mangiando con essi
stessi, fino a che i suddetti vampiri, succhiando tutto il loro sangue, atteso
ch’erano molto ingordi e avidi di sangue umano, riducevano i poveri sventurati
esangui, squallidi ed emaciati, tanto che brevemente, senza soccorso di veruno
rimedio, essi ne morivano miseramente.-
Stefan smise di leggere e gettò uno sguardo acceso di
euforia al fratello.
-Inquietante, non trovi?-
-Sono tutte sciocchezze, Stefan.- commentò quello, scettico.
–Il genere di cose che interessano solo a nostro padre e a quel pazzo di
Jonathan Gilbert.-
L’altro tornò a leggere in silenzio, deluso dalla mancanza
d’interesse del fratello.
Damon se ne accorse e sospirando rassegnato, posò
definitivamente il suo libro.
-Cos’altro dice di questi vampiri?- gli chiese poi.
-Il metodo per ucciderli.- lo liquidò in fretta quello,
senza neanche alzare lo sguardo.
Damon sbuffò, ricordando quanto fosse permaloso suo
fratello.
-Dai, vieni qui.- gli disse benevolo. –E leggimi quello che
dice.-
Stefan alzò gli occhi dal libro per sbirciarlo incerto e
Damon sollevò le sopracciglia, facendogli un cenno col capo.
Un istante dopo, seduto sul tappeto ai piedi del divano, il
minore dei due riprese la lettura.
-… L’unico rimedio, mi suggeriva il suddetto cardinale,
per farsi argine a un sì pernicioso torrente, sia che l’uomo impavido,
portandosi al luogo ove si trova il vampiro, apra il sepolcro e con una
sciabola o larga spada, recida al vampiro il capo e dopo, con una lancia gli
apra il petto e trapassi col ferro da parte a parte il cuore, strappandoglielo
dal seno. In tal maniera, mi disse il porporato, cessava di comparire il
vampiro, ma quantunque molti altri che non erano stati ancora giustiziati, non
cessavano di comparire e di produrre calamitosi effetti, come i primi.-
-Sono sicuro che non c’è niente di vero in tutto ciò.-
commentò Damon con tono per la prima volta interessato. –Insomma, nessuno ha
mai visto uno di questi vampiri.-
-Nella seconda parte del libro ci sono i racconti di chi li
ha visti.- chiarì Stefan.
-Scrittori visionari.- non riuscì a trattenersi il maggiore,
ma davanti allo sguardo deluso del fratellino cedette di nuovo, con un sospiro.
-E va bene. Sentiamo.-
-Uno racconta di un padre che tre giorni dopo essere
seppellito, apparve la notte davanti a suo figlio.- iniziò.
-Questo è davvero inquietante.- lo interruppe Damon,
che non brillava certo in affetto genitoriale ed era pienamente ricambiato.
Stefan gli mollò un colpetto sulla spalla, come ad ammonirlo
di non dire stupidaggini, e riprese a riassumere il testo.
-Il giorno dopo, il figlio raccontò l’accaduto ai vicini e
quella stessa sera essi lo trovarono morto dissanguato.-
Damon finse un’espressione molto impressionata e Stefan rise
suo malgrado.
-Quest’altro invece.- riprese poi. – Parla di una giovane
che riuscì a sfuggire al vampiro più potente del mondo. Lui non riuscì mai a
prenderla, ma per vendetta massacrò tutta la sua famiglia.-
-E come fece a sfuggirgli?- chiese il maggiore, mentre
l’altro sfogliava le pagine.
-Non lo dice.-
-L’unica cosa che poteva essere interessante…- rimuginò,
guardando il soffitto con aria pensierosa.
La porta della biblioteca che si aprì all’improvviso li fece
sussultare entrambi, mentre la figura del padre compariva sulla soglia.
-Siete qui, ragazzi.- constatò compiaciuto.
Stefan cacciò prontamente il libretto sotto il cuscino che
faceva da sostegno alla gamba ferita del fratello e Damon ingoiò
silenziosamente un’imprecazione di dolore. Poi scoccandogli un’occhiata truce,
osservò basito il fratellino sollevare impercettibilmente le spalle, quasi
volesse dire:
“Cos’altro avrei potuto fare?”
Sollevò gli occhi al cielo esasperato.
-Mi fa piacere vedere che vi state dedicando ad attività
meno… turbolente.- commentò Giuseppe Salvatore, prima di uscire dalla
stanza soddisfatto.
Stefan lasciò andare un sospiro di sollievo e recuperò il
libro dal suo nascondiglio, questa volta con maggiore delicatezza.
Ma appena fu alla sua portata, Damon glielo sfilò di mano.
-Adesso basta leggere queste storie, Stefan.- decretò con il
tono autoritario da fratello maggiore. –O stanotte t’infilerai piagnucolante
nel mio letto, e si comincia a stare stretti.-
-Non lo farò.- promise Stefan risoluto.
-No.- ribatté l’altro irremovibile. –Finirai col farlo, già
lo so. E in tal caso ti prenderò a pedate, ricordalo.-
Quello fissò la sua gamba martoriata e sollevò le
sopracciglia.
-Userò l’altra.- chiarì Damon, anche se con meno impeto di
prima.
-Leggiamo qualcosa di meno inquietante.- decise,
sfoderando un piacevole libro di avventura.
Stefan si accoccolò imbronciato sulla poltrona,
rassegnandosi ad ascoltare qualche storia, sicuramente meno emozionante
di quelle sui vampiri.
E quando Damon, dopo il primo capitolo, sollevò gli occhi
sul fratellino, lo trovò pacificamente addormentato.
Chiuse il libro, prendendo in considerazione l’idea di
chiamare uno dei servitori che lo aiutasse a salire nella propria stanza e
portasse a letto anche Stefan, quando lo sguardo gli cadde sul libretto che
avevano letto fino a poco prima.
Pensieroso, sfogliò le pagine fino a raggiungere la parte
dei racconti e prima di rendersene conto, sprofondò nella lettura di quello che
parlava della ragazza sfuggita al vampiro più potente del mondo.
Lo divorò in un lampo e quando l’ebbe finito, tornò
indietro, cercando tra i tanti autori citati colui che aveva scritto quella
storia.
-Certo che ne hai di fantasia, caro il mio Lord Niklaus.-
commentò infine, chiudendo con noncuranza il libro.
FINE.
Angolino
dell’autrice: ^_^
I
brani letti da Stefan sono tratti quasi testualmente da “Dissertazione sopra i
Vampiri” di Giuseppe Davanzati; libro scritto intorno al 1700 e ristampato nel
1998, che per qualche assurdo motivo si
trova nella mia biblioteca.
La
sottoscritta ha avuto persino il coraggio di leggerlo per intero, sghignazzando
da una pagina all’altra, in modo
peraltro molto ignorante, per utilizzo dell’italiano antico. -_-
Il
racconto del padre morto che compare di fronte al figlio è anch’esso contenuto
nel libro, mentre quello della ragazza sfuggita al vampiro, ovviamente no.
Se
qualcuno se lo fosse domandato -e spero vivamente che non sia così-, posso
assicurarvi che nessuno dei raccanti contenuti in questo libro sono
stati attribuiti a tale Lord Niklaus, per nostra fortuna. ^_^
Joy
s’inchina e saluta.