Mimi
Tachikawa e Taichi Yagami passeggiavano tranquillamente per le strade
di Odaiba. Il sole era splendente in cielo, il calore estivo si sentiva
nell’aria. Era tutto così perfetto,
pensò Mimi, tutto. Lei, il suo
Tai, la giornata, le persone... Sospirò e si
avvicinò per scoccare un bacio a sorpresa sulle labbra del
suo fidanzato. Quello la guardò dapprima con stupore, poi
ricambiò felice. Mimi non era tipo da smancerie in pubblico,
o almeno dipendeva dai giorni. Se era nervosa nemmeno si avvicinava, se
era spensierata, come in quel momento, poteva saltargli addosso senza
alcun ritegno. E Tai fece un ghigno beffardo immaginando alcune
situazioni non proprio caste. Mimi lo riscosse dai suoi pensieri,
indicandogli un bar con dei tavolini al fresco. Si sedettero un
po’ esausti.
«Che
caldo!» commentò la castana facendosi aria con le
mani «Sono tutta sudaticcia, che schifo!»
«Non
dirlo a me» Il ragazzo cercò di sistemare in
qualche modo la sua enorme chioma castana con scarsi risultati.
«Hai un elastico?»
Mimi lo
guardò alzando un sopraciglio scettica.
«Amore,
quante volte ti ho detto di tagliare quei capelli impossibili? Cielo,
ho caldo solo a guardarli!»
«Eddai
Mims, ancora con questa storia! Lo sai che non li taglio!»
Mimi scosse
la testa contrariata, cercando un elastico nella sua borsa. Ne
trovò uno fucsia abbastanza grande. Lo esaminò un
attimo, poi lo passò al ragazzo.
«Tò,
lega quel cespuglio»
Tai fece
una coda bassa, sorridendo.
«Amore,
non ti piaccio così?»
Mimi
s’imbronciò incrociando le braccia.
«Sembri
uno spaventapasseri»
«Stronza!»
La castana
scosse nuovamente la testa, indispettita. Odiava quando Tai non le dava
ascolto. Insomma, erano mesi che tentava di convincerlo ad andare dal
parrucchiere, ma niente, lui non ne voleva sapere. Eppure adesso stava
morendo di caldo. Ben gli stava.
La
cameriera arrivò quasi subito. Era una bella ragazza bionda
con una coda di cavallo e un sorriso smagliante. Rivolse lo sguardo
verso Tai.
«Ordinate?»
Mimi la
guardò di sottecchi, poi tossicchiò per
richiamare l’attenzione del suo fidanzato che la guardava
anch’egli con un sorrisino da ebete. Tai si
ridestò immediatamente.
«Oh,
certo... Cosa vuoi, amore?»
La ragazza
scosse la testa mostrando un pugno. Poi si rivolse alla cameriera con
un sorrisino tirato.
«Due
aranciate, grazie»
Tai non fu
d’accordo.
«Ma
ehi, io voglio una birra!»
«Due
aranciate, grazie, non lo badi»
La
ragazza con la coda segnò e se ne andò
ancheggiante. Mimi le rivolse un ultimo sguardo scettico prima di
concentrarsi sul suo fidanzato.
«Perché
non hai lasciato ordinare me?» chiese quello a braccia
conserte «Che me ne frega della tua aranciata?»
Mimi
cercò di mantenere la calma «Te ne frega invece
perché dovrai pagarla tu» lo zittì
prontamente con un gesto della mano «e
inoltre fa bene alla salute. Anche agli ormoni se è per
questo»
Tai la
guardò perplessa, poi scoppiò a ridere. Certo che
la sua fidanzata era una continua sorpresa. Non credeva fosse gelosa di
una semplice cameriera. Okay, una cameriera davvero figa, ma dai...
Mimi Tachikawa non faceva scenate di gelosia. O almeno dai tempi in cui
aveva scoperto che non aveva ancora mollato Jun Motomyia.
«Se
non ti conoscessi penserei che sei gelosa, scema»
Mimi
alzò la testa con superiorità «Io non
sono gelosa. Lo sai benissimo»
«A
me è sembrato tutto il contrario!» rise ancora
«Gelosona! Mimi Tachikawa è gelosa!»
«Taichi
Yagami è un completo idiota»
Le
aranciate furono servite da un cameriere. Mimi rivolse uno sguardo
soddisfatto a Tai, che controllava ogni singola mossa del ragazzo.
Quando questo se ne andò facendo un cenno cortese di saluto
a Mimi, fece per alzarsi dalla sedia. Lei lo fermò da un
braccio ridendo.
«Ehi,
dove credi di andare?»
«A
suonargliele!»
«Ma
dai?!» Mimi sogghignava vincente «Chi era il
più geloso?»
Tai si
risedette accigliato, afferrando la sua aranciata e mandando
giù un sorso.
«Ci
stava provando...»
Mimi
alzò gli occhi al cielo, poi piegò la testa
d’un lato sorridente. Tai rimase incantato a pensare
quant’era bella.
«Si
da il caso che abbia salutato con gentilezza. Cosa che a te
manca» sottolineò bevendo «E poi amore,
credi davvero che mi piaccia uno così? Era goffo»
Tai
incrociò le braccia borbottando.
«Non
si sa mai...»
Mimi
sorrise, poi si avvicinò sporgendosi un po’ dalla
sua sedia. Gli mise una mano sulla guancia attirandolo a sé.
«Mi
prometti che non farai lo sciocco geloso?» Tai
grugnì in risposta «Eh? Me lo prometti, testina
cespugliosa?»
Quello
annuì poco convinto, lasciandosi baciare. Non avrebbe
comunque mantenuto la promessa, non era da lui.
Poco
distante da loro, un ragazzo con una bici verde, dei capelli a
caschetto castani e degli occhialoni rossi li osservava.
Altrove,
Sora Takenouchi baciava con trasporto Yamato Ishida sopra di lui. Era
da tempo che i due ragazzi non passavano un pomeriggio da soli, o
meglio, era da tempo che non facevano l’amore. Ne avevano
molto bisogno entrambi, sentivano di volersi più
dell’aria e quel pomeriggio era perfetto. Soli, in spiaggia,
bella giornata e passione.
Sora
continuava a baciarlo, mentre lui le accarezzava la schiena da sotto la
maglietta. Gliela tolse del tutto, baciandole il seno che lui amava
tanto. La ragazza sospirò e sbottonò la camicia
del biondo lasciandolo a petto nudo. I suoi pettorali scolpiti erano
merito delle giornate in palestra passate con Tai. Li baciò
e scese più giù, lì in fondo. Fece un
ghigno malizioso. A volte non credeva di essere davvero così
provocante e pervertita, eppure si riscopriva davvero in quel modo in
certe situazioni.
Matt rise
perché adorava quando prendeva lei l’iniziativa,
spiazzandolo, e fece cenno verso i suoi pantaloni. Sora glieli
sbottonò, puntando lo sguardo verso i suoi boxer. Forse
immaginando cosa ci fosse dentro i
suoi boxer.
«Guarda
che non sei obbligata a farlo» se ne uscì Matt
ridacchiando sotto i baffi. Tanto sapeva che Sora gli avrebbe fatto
tutto.
«Ma
sta' zitto che sai che mi piace un sacco!» Un po’
si vergognò di quella frase, ma rise senza pensarci. Poi
accarezzò le mutande gonfie del ragazzo, e tirò
fuori il suo membro eccitato. Andò su e giù con
una mano, dapprima piano, dopo aumentando il ritmo, senza mai staccare
gli occhi di dosso dal biondo. Matt si morse un labbro tentando di
contenersi. Era diventata molto brava da quando l’aveva fatto
la prima volta, lo faceva eccitare subito.
Sora, dal
suo canto, sapeva che Matt lo voleva con tutto il cuore, per questo si
abbassò all’altezza del suo membro e lo prese in
bocca, sta volta fecendolo gemere. Succhiava, leccava, andava su e
giù ormai esperta. Matt, eccitato, le mise una mano sopra la
testa come per manovrarla ma lei andava come voleva. Lei seguiva il
ritmo che preferiva.
Fece in
tempo a spostarsi e Matt venne, liberandosi con un sospiro. Poi
guardò Sora con un sorriso. Lei piegò la testa da
un lato come per chiedergli com’era andata.
«Sei
stata bravissima amore, davvero»
Lei si
posizionò di nuovo sopra di lui, baciandolo.
Matt
l’amava davvero quella ragazza. Matt moriva dal desiderio di
farlo con lei. Matt la voleva ora e subito. Cominciò a
toccarla dappertutto, voleva prenderla in quel momento. Quella spiaggia
deserta era perfetta. Un cellulare squillò tutto
d’un tratto, facendo sobbalzare entrambi. Sora
sbuffò piano, afferrò la sua borsa e prese il suo
telefonino.
«E’
un messaggio» Aprì il testo leggendo velocemente.
«Chi
è?» chiese Matt sporgendosi per vedere. Da qualche
tempo era diventato terribilmente geloso e possessivo, aveva constato
Sora.
«Ehm,
è Narciso, Matt» disse
quasi in colpa.
Il biondo
aggrottò le sopracciglia. Odiava quel fanatico rampollo,
l’ex fidanzato di Sora, quello che non si faceva mai i cazzi
suoi, che rovinava tutti i momenti più belli.
«E
che cazzo vuole, si può sapere?»
domandò brusco, cacciando Sora da sopra di lui.
«E’
colpa mia, amore, avrei dovuto portargli il libro. Mi sono
dimenticata»
«Di
che libro parli?»
Sora
sospirò. Matt non poteva soffrire quel povero ragazzo, che
al dire il vero di povero non aveva proprio niente. Era pieno di
sé e anche arrogante, però con lei si era sempre
comportato bene. Aveva dimenticato di portargli il libro di storia a
causa della sua sbadataggine, alla fine non aveva fatto niente di male.
«Un
libro di scuola, amore, dovevo prestarglielo. Ci sono le interrogazioni
finali»
Matt odiava
la calma della sua ragazza. Odiava la calma con cui stava proferendo
quelle parole. Perché lui non era affatto calmo. Lui stava
esplodendo dentro. Voleva spaccare qualcosa. Non poteva contenersi ad
una cosa del genere, Sora sapeva che tra lui e Narciso Shigetaka non
correva buon sangue da sempre. E sì, era geloso.
«Che
cazzo l’ha chiesto a fare a te?!» quasi
urlò «E poi tu per quale cazzo di motivo glielo
presti?!»
Sora rimase
basita dal comportamento del suo fidanzato.
«Amore, mi ha chiesto un favore, non avrei mai potuto dire di
no»
«E
invece sì Sora, sei sempre la solita!»
esclamò «Te lo difendi sempre il tuo
amato Cisso, a lui dai tutto, a lui
obbedisci sempre!»
«Ma
è solo un libro, amore!»
Matt
sentiva la rabbia percorrergli le viscere. Nemmeno
gliel’aveva detto, quella sbadata! Come poteva pretendere che
adesso lui non si incazzasse?
«Dammi
qua!» le strappò il cellulare dalla mani, leggendo
il messaggio. Fece una smorfia infastidita.
“
Smemorata, quando mi dai il libro di storia? Sono al
Victory, se passi portamelo. Baci”
Non sapeva
se era più incazzato o se si sentiva morire.
Entrambi. Baci... Baci? Quali
baci?! Strinse i pugni.
«Matt,
dai, non fare così…»
«...baci?»
disse ridendo falsamente. Tornò subito serio
«Baci?! Glieli ficco in cu...»
«MATT!»
Il biondo
scosse la testa. Si passò una mano sulla fronte, nervoso.
Quella dannata gelosia nei confronti di Sora lo devastava. Ma Sora era
solo sua. Lui lo sapeva. Eppure, pur avendo la certezza che era
così, odiava chi osava avvicinarsi a lei, anche solo con un
messaggio, anche solo un saluto. Perfino se Joe le dava il solito
bacino del cazzo sulla guancia.
Si
alzò, sistemandosi la camicia e i pantaloni. Sapeva che per
uno stupido libro stava rovinando quel momento così magico,
ma non ce la faceva a continuare. Troppi pensieri gli si affollavano in
testa e voleva andare via. Ebbe l’istinto di andarsene senza
aspettarla, ma si fermò dandole il tempo di alzarsi e di
prendere la sua borsa.
«Io
non ti capisco» disse Sora, con gli occhi umidi
«Non capisco cosa ci sia di male!»
Matt si
fermò, voltandosi di scatto. Poteva leggergli tutta la
rabbia, tutta la gelosia in faccia.
«Sai
che c’è Sora? Che quello mi sta sui coglioni e tu
non fai altro che peggiorare la situazione!»
Alle urla
del fidanzato, la ramata si fermò facendosi piccina. Poi si
asciugò una lacrima prepotente e sorpassò il
ragazzo. Non avrebbe mai creduto una reazione del genere.
E nemmeno
Matt ci poteva credere. Si sentiva un perfetto idiota ma nello stesso
tempo l’orgoglio gli impediva di cercarle scusa.
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