Saaaalve,
eeehmmmm, suvvia mettete da parte lance e forconi, come promesso ho
postato prima che passassero altri 5 mesi… ne sono passati solo tre,
stavolta! È un gran passo avanti… più o meno… il fatto è che la scuola
non lascia tregua e il capitolo l’ho riletto 5 volte per poterlo
rendere al meglio -.- ok basta parlare, vi lascio alla lettura. Ci
vediamo a fine capitolo e ringrazio in particolar modo chi continua a
seguirmi nonostante i miei mostruosissimi ritardi! Non so come farei
senza di voi ^^
Capitolo
6 (Seconda parte)
-
Se ne stavano lì,
senza dire niente da una decina di minuti, rilassandosi, liberandosi
della tensione accumulata nello scontro e godendosi la quiete del
bosco. Sora non era ancora tornato nella sua forma umana. Anche se
restare trasformato richiedeva un maggiore utilizzo di energie e
l’impiego di forme di comunicazione mentale, pensava che i sensi più
sviluppati di un unicorno lo avrebbero aiutato a percepire meglio
eventuali pericoli.
E così se ne
stavano uno accanto all’altra: Sora steso sull’erba, appoggiato in
parte al tronco della quercia e Kairi con la testa appoggiata alla sua
groppa. Ad interrompere per primo quegli attimi di silenzio fu Sora.
-Prima
hai detto che volevi chiedermi qualcos’altro. Di che si tratta?-
-Uhm… ecco,
prima, mentre combattevi con Riku, hai detto una cosa… hai detto ‘So
che è del mio sangue che hai bisogno!’ e sono a conoscenza delle
leggende secondo cui il vostro sangue è uno dei più potenti all’interno
del mondo magico ma, non capisco, perché proprio te.-
-Vedi non è così semplice da
spiegare. Il 40% del sangue degli unicorni è formato da energia pura.
Nelle altre creature, invece, la stima è solo del 10%. Inoltre, se
bevuto, il nostro sangue è in grado di incrementare il livello di
energia di chi lo assume favorendo un aumento del potenziale magico e
una migliore rigenerazione delle cellule che porta, quindi, ad un
allungamento della vita. Questa peculiarità ci ha reso una delle specie
più a rischio; quando stregoni e vampiri si sono resi conto che
potevano usufruire di esso come alimentatore dei propri poteri la mia
specie iniziò ad essere decimata. Per arginare questo problema fu
creato un gruppo di Cacciatori di taglie il cui compito era quello di
trovare e fermare chi trasgrediva alle leggi della natura stessa,
proteggendo non solo gli unicorni, ma preservando la sicurezza
dell‘intero mondo magico. Stregoni e vampiri, che fino a quel momento
avevano seminato il panico tra la nostra specie, furono catturati e
rinchiusi in apposite celle, create per contrastare e resistere alla
forza spropositata dei prigionieri.
Non
so poi cosa accadde di preciso, è probabile che tra i Guardian si fosse
introdotta una spia, ciò che è certo è che una notte vennero aperte
tutte le celle dei vampiri. L’allarme venne dato dopo pochi secondi e
le sentinelle di turno tentarono di ostacolare la fuga dei prigionieri
combattendo al massimo delle proprie potenzialità ma, essendo i vampiri
in maggioranza numerica, furono debellati in breve tempo. Quando la
notizia si diffuse, i Guardian decisero di eliminare il problema alla
radice e vennero organizzati gruppi d’assalto che alimentarono gli
scontri fino a sfociare in una vera e propria guerra. Fu una strage e
le perdite furono consistenti per entrambe le fazioni ma i Guardian,
meglio organizzati, riuscirono ad ottenere la vittoria sui nemici.
Tuttavia quella volta non offrirono loro una seconda
possibilità e, anche a costo di sconvolgere il naturale equilibrio su
cui si basa ogni mondo, ne sterminarono la specie.
Erano
davvero convinti di aver risolto il problema ma il tempo ha dimostrato
loro quanto si sbagliassero. I vampiri non sono creature stupide.
Mentre i Guardian si organizzavano al meglio per lo scontro imminente,
il nemico si assicurava di avere qualcuno, in caso di sconfitta, pronto
a far risorgere la loro specie. L’intera comunità vampirica si riunì e,
probabilmente con la magia, trasmisero ad uno dei loro figli le
conoscenze più importanti di tutti loro, nonché le abilità speciali
migliori. Il bambino venne nascosto accuratamente poco prima dello
scoppio della guerra e riuscì incredibilmente a sfuggire alla strage.
Crebbe nel cuore del bosco,
nascosto nell’ombra, ma le vittime dei suoi “pasti” non passarono
inosservate ai Guardian che, seppur sorpresi, cominciarono a dargli la
caccia. Non riuscirono mai a trovarlo o catturarlo. Per qualche tempo
ne persero addirittura le tracce e si vociferava che avesse deciso di
andarsene… ma non era vero.- Sora interruppe bruscamente
la narrazione e tutto ciò che Kairi poté percepire attraverso i suoi
pensieri fu un dolore straziante che colpì anche lei come un fiume in
piena. Spaventata si mise a sedere e si voltò verso quello splendido
unicorno che aveva iniziato a tremare lievemente, schermando i propri
pensieri. La ragazza cercò di incontrare il suo sguardo ma non vi
riuscì poiché la criniera copriva quegli splendidi occhi. Non sapeva
più cosa fare. Sussurrò il suo nome sperando che si riprendesse e
protese un braccio nella sua direzione. Ma, non appena le sue dita
sfiorarono i morbidi ciuffi d’argento affondandovi in una carezza
rassicurante, la sua mente fu invasa da flash ed immagini in grado di
farle mancare il respiro.
*Flashback*
Una donna
con lunghi e mossi capelli castani e grandi occhi verdi si aggirava
indaffarata per la cucina preparando tutto ciò che sarebbe potuto
servire per il pic-nic che avevano programmato mentre un bambino di
otto anni con i capelli spettinati e grandi occhioni azzurri tentava,
con scarsi risultati, di aiutarla. Ultimati i preparativi si diressero
in giardino dove li attendeva un bellissimo stallone nero dalla
criniera e dalla coda d’argento che rifulgevano come raggi di luna.
La donna gli salì
in groppa mentre il bambino si trasformava in un puledro bianco come la
neve, dal crine d’argento e un corno appena accentato sulla fronte.
Iniziarono ad
addentrarsi nel bosco, diretti in un posto scoperto qualche tempo prima
dove era possibile godere di una vista meravigliosa. Gli alberi
sfrecciavano loro accanto senza mai sfiorarli nonostante l’alta
velocità; ormai quel posto così ricco di verde e inframmezzato da
luminosi raggi di sole era una sorta di seconda casa per loro e
conoscevano ogni suo nascondiglio, anfratto, roccia o pianta.
Non appena gli
alberi si diradarono del tutto gli unicorni arrestarono la loro corsa
lasciando vagare lo sguardo su un immenso spiazzo erboso.
Semi-circondato dagli alberi era proteso su un profondo precipizio che
offriva una splendida vista del paesaggio all’orizzonte.
La donna scese
dall’unicorno con un movimento fluido e veloce mentre il cesto da
pic-nic era stretto saldamente tra le braccia. Anche il puledro tornò
ad assumere le sue sembianze umane, seguito dall’unicorno nero che
sparì in un lampo bianco per mostrare un uomo sulla trentina con corti
e spettinati capelli neri e limpidi e profondi occhi azzurri.
Si avvicinò alla
moglie dandole un lieve bacio a fior di labbra e aiutò il figlio a
sistemare il necessario per il pranzo.
*Fine flashback*
Kairi non
riusciva a crederci. Aveva appena visto un frammento della vita di
Sora!
Quando realizzò
questo si sentì un po’ a disagio. Aveva davvero il diritto, dopo solo
due giorni, di intromettersi nella sua vita e nei suoi ricordi?
I suoi pensieri
vennero bruscamente interrotti da una nuova ondata di ricordi,
impedendole così di trovare una risposta.
*Flashback*
Era
pomeriggio ormai. Il pranzo era stato consumato tra battute, scherzi e
risate e ora la donna aveva tirato fuori dal cesto una torta tentando
di tenerla lontana dal figlio, ridendo e minacciandolo scherzosamente
di non dargli la sua fetta di dolce mentre l’uomo davanti a loro
cercava di trattenere le risate.
D’un tratto,
però, l’aria sembrò vibrare pericolosamente e sul bosco calò un
immediato silenzio. I corpi dei due genitori si tesero in allarme e la
donna strinse a se il bambino tentando di acquietare almeno un po’ il
panico che vi leggeva nei grandi occhi azzurri. L’aveva sentita anche
lui. Anche lui aveva percepito a pelle la sensazione di qualcosa di
indefinibile ma senza dubbio malvagio e pericoloso, estremamente vicino.
Una nuova ondata
li colpì, più potente e spaventosa della prima; scattarono in piedi
percependo una gigantesca aura negativa avvicinarsi ad altissima
velocità.
Bastò un attimo.
L’uomo si trasformò nell’unicorno nero di qualche ora prima, parandosi
davanti alla moglie e al figlio facendo loro da scudo e scalpitando
nervosamente.
Un fruscio più
vicino, un cespuglio che si muove in assenza di vento e i muscoli dello
stallone che si tendono, pronti a qualsiasi cosa.
*Fine
flashback*
I ricordi
si interruppero nuovamente ma questa volta alla ragazza fu dato solo il
tempo di riprendere fiato prima di essere travolta da un nuovo ricordo,
talmente permeato da sensazioni di disperazione e dolore da farle
stringere ulteriormente la presa sul crine dell’amico mentre l’aria
faticava a raggiungere i polmoni e il cuore le batteva furiosamente
nelle orecchie.
*Flashback*
Silenzio.
Innaturale silenzio è quello che avvolge il bosco illuminato dagli
ultimi deboli raggi di sole.
Silenzio. Quel
silenzio che fa venir mal di testa perché sembra urlarti nelle orecchie
per quanto carico di tensione e nervosismo. Silenzio. Nemmeno le tre
figure che sfrecciano tra gli alberi rompono quest’angosciante calma
apparente. Si muovono rapide, sfiorando appena le foglie del sottobosco
con la speranza di riuscire a seminare l’ombra che li insegue. Ma non
servirà a nulla. Non è grazie all’udito che quella creatura riesce e
stargli dietro e loro lo sanno.
Un ruggito, un
urlo di rabbia squarcia la quiete del bosco facendo aumentare la
velocità degli unicorni. Sfilano tra gli alberi come fulmini mentre il
bosco osserva con preoccupazione la fuga disperata di quelle splendide
creature.
Un fruscio. Un
fruscio quasi inudibile ma che in quel silenzio rimbomba come tuono. Un
fruscio è l’unico avvertimento emanato da una sfera di fuoco nero che
esplode poco dopo contro un albero, spaventosamente vicino al punto in
cui un minuto prima c’era il piccolo puledro bianco che, spaventato,
aumenta la sua corsa superando, anche se di poco, i genitori mentre lo
stallone nero rallenta appena in modo da far da scudo col proprio corpo
alla sua famiglia.
Un nuovo fruscio
e un colpo che si avvicina rapido e preciso; una nuova sfera, questa
volta grigia dalle fumose sfumature bianche, guadagna velocemente
terreno per poi esplodere a pochissima distanza dai tre unicorni. Mille
lame di vento si liberano dall’esplosione colpendo tutto ciò che si
trova sulla loro traiettoria.
Le agili creature
riescono ad evitarle quasi tutte e quando gli attacchi terminano solo
graffi superficiali spiccano sui manti luminosi. Poi, l’inizio della
fine. Un’ultima lama di vento arriva silenziosa diretta al collo
dell’unicorno nero che, accortosene troppo tardi, non ha il tempo di
evitare l’attacco.
Uno spintone. Un
colpo che va a segno. Un nitrito di dolore appena soffocato ma in grado
di squarciare il silenzio che permea l’aria. Un ghigno che si allarga
sulle labbra del predatore che veloce si avvicina.
La corsa
ricomincia ma questa volta la situazione è diversa. Una di quelle
splendide creature è ferita e la sua corsa è più difficoltosa mentre
l’odore del sangue fa aumentare la velocità del vampiro.
La forza inizia a
mancare e la corsa rallenta ad ogni battito di cuore. Due occhi verdi
color acquamarina ma più freddi del ghiaccio sono l’ultima cosa
visibile e poi il buio.
*Fine
flashback*
Il
ricordo si interruppe bruscamente ma Kairi se ne accorse appena. Era
sconvolta, non poteva… era… era assurdo! Non sapeva come fosse finita
la vicenda eppure lo aveva intuito benissimo. Ma qualcosa non tornava…
Quando riuscì a
riprendersi si accorse di star tremando; se per paura, tensione o
incredulità non lo sapeva nemmeno lei.
Spostò lo sguardo
sul giovane unicorno che aveva risollevato il capo. Aveva smesso di
tremare e con le poche lacrime versate sembrava aver mandato via anche
tutto il male che quei ricordi gli avevano causato ma, osservando con
attenzione quei limpidi frammenti di cielo, si potevano notare in fondo
ad essi sprazzi di dolore mai superato.
Sobbalzò appena
quando la voce del ragazzo si fece dolcemente largo tra i suoi
pensieri, rompendo quello strano silenzio.
-Mi dispiace. Non avresti dovuto
vedere. Diciamo che non sono il massimo come ricordi…-
La ragazza, non
sapendo cosa dire, agì quasi d’istinto, buttandogli le braccia al collo
e stringendolo a sé.
-Mi dispiace-
sussurrò con un filo di voce.
-E per cosa? Non è mica colpa tua-
-…Ti va di
raccontarmi cos’è successo dopo?- gli chiese iniziando ad accarezzargli
il collo niveo e la criniera.
Un cenno
d’assenso fu tutto ciò che ricevette prima che Sora proseguisse il
racconto.
-Quando mia madre ha spinto via
papà per salvargli la vita, l’attacco l’ha colpita ad un fianco
causandole un taglio abbastanza profondo. Ci aveva detto che stava bene
perciò papà la aiutò ad alzarsi e ricominciammo a correre ma lei era
rallentata dalla ferita e non ci volle molto prima che il vampiro la
raggiungesse. Attaccò. A quella scena io e mio padre restammo
impietriti… la cosa più straziante era vedercela portare via e sapere
che qualsiasi cosa avremmo fatto non sarebbe servita a nulla.
Però,
quando il vampiro la morse, papà sembrò riprendersi e iniziò a
corrergli contro. L’ultima cosa che mi disse fu di scappare e correre
più veloce del vento. Non volevo andarmene. Avrei preferito restare e
provare ad aiutarli che fuggire ma, quando per la seconda volta mi urlò
di scappare, percepì tanta apprensione da convincermi ad andarmene.
Fu l’ultima volta che li vidi.
Penso di essere riuscito a sopravvivere solo perché quell’essere non ha
continuato la caccia.-
-Dove sei andato
poi? Sembravi piuttosto piccolo nei ricordi che ho visto.- chiese lei
mentre tentava di fare il quadro della situazione.
-Continuai a correre, senza
fermarmi. Non so quanto tempo passò ma, ad un certo punto, iniziò a
girarmi la testa, inciampai e caddi. Ero troppo stanco per rialzarmi;
ci provai ma i muscoli bruciavano per la corsa e non rispondevano più
hai miei comandi. Non so nemmeno se svenni o mi addormentai, so solo
che due giorni dopo mi risvegliai in una camera che non avevo mai
visto. Mi accorsi in seguito di aver ripreso le mie sembianze umane e
alla fine riuscì a scoprire anche che mi trovavo in uno dei rifugi dei
Guardian. Restai con loro per 7 anni, allenandomi per diventare più
forte e migliorare i miei poteri; poi partì. Volevo viaggiare, scoprire
se c’erano altri unicorni oltre me. È così che sono arrivato qui.-
-Capisco…-
sussurrò la ragazza venendo poi colta da un leggero sbadiglio.
-Hai sonno?- chiese
Sora ricevendo in risposta un cenno affermativo.
Quando notò che
gli occhi di Kairi iniziavano a chiudersi da soli aggiunse.
-Forse dovremmo tornare a casa,
non penso che dormire sull’erba assicuri il massimo comfort-
-Mmmh…- un
mugugno confuso fu l’unica risposta che ricevette prima che il suo
respiro si facesse lento e profondo.
Vedendo la
ragazza addormentata, accoccolata tra il collo e la schiena e con le
dita immerse nella sua criniera a stringerne delicatamente i ciuffi,
non poté fare a meno di pensare che fosse veramente carina: le palpebre
erano abbassate e sembravano voler custodire quegli splendidi occhi
azzurro mare mentre il respiro usciva leggero dalle labbra socchiuse.
Avrebbe dovuto
chiederle un appuntamento, pensò. Non appena fosse giunta dai Guardian
la notizia della sconfitta del vampiro, magari.
Mentre pensava a
come chiederle di uscire finì per addormentarsi, sopraffatto dalla
stanchezza, e una forte luce bianca lo avvolse facendolo tornare umano.
Restarono così,
una tra le braccia dell’altro in una piccola radura che profumava di
magia mentre Morfeo li accoglieva nel suo onirico regno, lontano da
ogni sorta di preoccupazione e pericolo.
Note dell’autrice:
Allora, che ne pensate?
Fatemi sapere le
vostre impressioni e soprattutto fatemi sapere se c’è ancora qualcuno
che segue ‘stà storia. Scusate ancora per il ritardo e ci rivediamo,
spero presto, con il prossimo e ultimo capitolo!
Un bacio
Ayumu-chan
^^
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