roar XXIIX
*Autore: Rota/margherota
*Titolo: Roar
*Capitolo: XXIIX
*Fandom: Axis Powers Hetalia
*Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo Personaggio (OC!Brescia)
*Genere: Introspettivo, Storico, Drammatico
*Avvertimenti: One shot, Missing Moment
*Rating: Giallo
*Note: Di nuovo, ecco il mio Carmine Lucio Vargas.
Oggi non è una giornata commemorativa tanto allegra, per la mia
povera città. Il 28 Maggio 1974 – nel pieno degli anni di
piombo, per chi può comprendere il periodo storico –
Brescia fu vittima di un attacco terroristico che vide lo scoppio di
una bomba di Piazza Loggia durante una manifestazione sindacale. Ci
furono diverse vittime, dacché il luogo era assai affollato.
Come per le dieci giornate, volevo semplicemente ricordare al mondo
questo fatto. Spero mi perdoniate per la drammaticità intrinseca
del momento che descrivo, ma per me è davvero importante.
La mia, infine, vorrebbe essere una semplice condanna all'indifferenza.
Buona lettura a tutti voi (L)
Vennero in tanti, quel giorno.
Vennero talmente tanti che la Piazza(1) ne era davvero colma. Gli
striscioni – rossi(2), molti di questi erano rossi –
sventolarono nell'aria fresca del giorno, animati da una nuova forza
che non avrebbe mai ammesso la violenza come ultima parola. Lì,
proprio lì, in una tomba senza lapide.
E parlarono Castrezzati,
Terraroli e Panella(3), parlarono alla gente muta e in attesa,
parlarono alle coscienze dei presenti. Carmine, anche, era un passo
dietro Franco, mentre assisteva in silenzio come se quella fosse non
altro che l'omelia di una Messa all'aperto. Con questo animo era
arrivato lì, quella mattina.
Non avrebbe mai potuto
comprendere, Lucio, la profondità dell'odio che spinse un uomo a
fare di un cestino(4) l'arma per un'ecatombe fraterna. Aveva sempre
desiderato Roma più di qualsiasi altra cosa – lui, che dal
suo primissimo dominatore era stato strappato con brutalità per
secoli e secoli senza che si degnassero di chiedergli il parere –
aveva sempre agognato il momento in cui, finalmente, avrebbe potuto
riabbracciare entrambi in fratelli in un unico gesto. Dopo
Salò(5), però, Lovino aveva cominciato a guardarlo con lo
stesso sospetto che si riserva ai traditori e agli infami. Lui,
proprio, lui non avrebbe mai dovuto voltargli le spalle così.
Tremò il terreno, a quel
punto. Tremarono le mattonelle che ricoprivano la piazza, tremarono le
persone assieme al tutto. E fu un attimo. Poi il botto – le
grida, il sangue, la gente che c'era e non c'era già più,
ormai.
Orrore, per un attimo, si
dipinse sul volto impassibile di Carmine. Che di stragi ne aveva
già viste, di morti non ne calcolava ormai più, di guerre
ne aveva piena la memoria. Ma c'era qualcosa di diverso, così
diverso, in tutto quello, che si voltò verso il fratello
Feliciano lì presente tanto sgomento quanto lui. Il giovane
Vargas, però, non sapeva cosa dire e cosa fare, restando
immobile a vedere tutta quella gente che vorticava come impazzita
attorno a un solo punto. Così, senza aspettare di
più, Carmine scese dal palco e si immerse nella folla, andando
avanti.
Talenti, Pinto, Natali, Milani,
Bazoli, Zambarda e due Trebeschi(6): questi nomi li avrebbe imparati
solo dopo, a furia di ripeterli fino a quasi l'ossessione. Nella mente
di Feliciano non ci sarebbero stati, accalcati ai mille anni che solo
in quel periodo si stavano accumulando sulla lista dei martiri –
in quella di Lucio c'era ancora spazio, nonostante tutto.
Troppa la gente, troppa la
calca. Qualcuno gridava aiuto, un'ambulanza si accendeva lontano pronta
ad arrivare in fretta, mentre già qualcuno cercava tra le
macerie un dito o un piede che non aveva più attaccato al
proprio corpo. Anche gli occhi di Carmine cominciarono a sanguinare,
lentamente, mescolandosi a lacrime silenziose.
Ore dopo, quando finalmente
anche Feliciano ebbe trovato il coraggio di muoversi a sua volta in
tutta quella calca, avrebbe trovato Carmine immobile a fissare un volto
pieno di sangue, senza dire nulla. E al minimo tocco sulla spalla,
quella di un fratello che vuole soltanto rassicurare, timidamente e con
tutto il timore del mondo, Carmine avrebbe riso. Riso e pianto, riso e
gridato, prendendosi i capelli tra le mani e assomigliando nel volto
proprio a Euplo, a Luigi, a Bartolomeo e Alberto.
Magari avesse capito, Brescia,
il motivo che spinse qualcuno a spazzare via con idranti ogni oggetto
sul posto, preso da una mania di pulizia che non aveva mai insegnato ai
propri cittadini. Magari avesse capito, Brescia, il motivo che spinse
qualcuno a derubare cadaveri e non di spoglie e oggetti, come il
profano che alza il cofano di una bara e infierisce su un corpo verso
cui si suol provare solamente pietà.(7) Magari avesse
semplicemente capito, Brescia, il perché di tante domande e di
nessuna risposta – Lovino e Feliciano lo odiavano così
tanto, dentro i loro cuori?
Aprile fu segnata da un'altra
morte, dove una parte di verità fu sepolta e racchiusa nella
gola di Ermanno(8). Non altro che un'altra tacca bianca laddove era
tutto, tutto nero.
Giudizio senza alcun colpevole:
lo dissero poi, più avanti, quando Lucio sembrò pensare,
in un lampo d'orrore, di aver mosso egli stesso la mano per stringere
quella bomba.(9)
Giorno dopo giorno, eppure
– ogni volta che fu di nuovo il 28 Maggio – Carmine non
faceva altro che camminare su quella stessa Piazza, salire su un palco
immaginario e guardare avanti. In attesa di qualcosa, in attesa forse
che gli striscioni ritornassero a sventolare come un tempo. O che,
magari, non fosse una lapide la semplice traccia del ricordo ma
qualcosa che andasse oltre una cicatrice sulla sua mano sinistra.
Il tempo passa, nonostante
qualcuno tendi a dimenticarlo. Feliciano si ritrova ancora con una
corona d'alloro al collo, mentre trombe squillano e uomini parlano.
Lucio è poco distante da lui e non fiata, risparmiando parole.
Ci sono poche persone, realmente, a guardare quel marmo scuro e la
croce che non ha smesso mai di brillare.
Gli si fa vicino, prendendogli la mano tra le proprie dita; stringe piano, per non far rumore.
Oh, ma Carmine sorride,
portandoselo via piano, mentre ancora qualcuno parla di morti e volge
lo sguardo, indicando con sgarbo un'indifferenza che non dovrebbe avere
proprio luogo.
Ma non indifferenza quanto strazio si nasconde dietro quello sguardo
servile che mai Carmine ha abbandonato, sulla maschera della farsa di
quei giorni – riempiti di parole la bocca, gli uomini hanno
svuotato il cuore di sentimento.
-Non ti ho mai fatto vedere la mia città, Feliciano caro...-
Che di altre tombe e di altro tempo si sopporterà, per sempre, in silenzio.
Note.
(1)Piazza della Loggia, davanti alla Sede Comunale (la Loggia, appunto) di Brescia.
(2)Prima dello scoppio della bomba, si stava svolgendo una
Manifestazione contro le stragi del terrorismo di derivazione fascista.
(3)Rispettivamente, sindacalista del CISL, onorevole del PCI e segretario di camera del lavoro di Brescia, al tempo.
(4)La bomba fu nascosta in un cestino, per onor di cronaca.
(5)Immagino che tutti sappiano cosa sia successo a Salò, durante
la Seconda Guerra Mondiale. Salò è in provincia di
Brescia, se qualcuno se lo fosse mai chiesto (L)
(6)Questi i cognomi delle vittime della Strage.
(7)Cose veramente accadute, subito dopo la strage. Non fatti di mia invenzione.
(8)La prima istruttoria della magistratura portò alla condanna
nel 1979 di alcuni esponenti dell'estrema
destra bresciana. Uno di essi, Ermanno Buzzi, in carcere in
attesa d'appello, fu strangolato il 13
aprile1981 da Pierluigi Concutelli e Mario Tuti.
(9)La Strage non ha ancora un suo colpevole, in quanto l'ultimo processo svolto ha assolto tutti gli imputati.
Per ogni altro approfondimento: http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Piazza_della_Loggia
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