Terzo
livello della scalata verso il Wolfstar di Wolfstar_ita. Sono sicura
che ci fossero delle cose da dire, ma credo che le rimanderò
alle note! Il prompt è sesso (uh-oh!).
La canzone del titolo è questa.
Che dire? Spero vi piaccia. Vi direi che spero anche in un commento o
due (o tre o quattro), ma sarebbe una richiesta troppo esplicita e non
mi verrebbe MAI in mente di farvela. Ehm- ehm.
I personaggi sono di Jo, io li porto solo fuori a giocare (cit.).
I put a spell on you
1978
Tornarono a casa che avevano la pancia piena dell’arrosto di
James e la testa leggera, e risate che si confondevano turbinando alla
polvere verde del camino.
Settembre pioveva a catinelle verso la sua fine; le previsioni dicevano
che quell’inverno sarebbe stato lungo e cupo, e del resto non
c’era bisogno di essere un metereologo per dirlo. La guerra
incombeva con la sua ombra adunca sul mondo magico; in Inghilterra, per
così dire, c’era del marcio. Non c’era molto da
stare allegri, questo lo sapevano anche i due ragazzi che ridevano, ma
ridevano lo stesso perché erano molto giovani, e ancora erano
più bravi a ridere che a preoccuparsi; del resto ridere era la
cosa più naturale da fare col vino che ti frullava nella testa e
la persona che amavi al tuo fianco, quando c’era la guerra e
fuori era notte.
Remus si stiracchiò nel suo minuscolo salotto, e scrollandosi la
metropolvere dalle spalle con un’ultima risata si diresse
barcollando verso la stanza da letto.
Sirius si trovò a seguirlo come sempre, agganciato per gli occhi
ai suoi fianchi sottili; stava per fare una battuta
sull’abilità di James con i polli, poco prima, ma
improvvisamente non gli sembrava troppo importante.
Nella stanza da letto Lunastorta smise di ridere. Gettò su una
sedia la sua negletta giacca di tweed e si lasciò cadere sul
letto per togliersi le scarpe con uno sbuffo esagerato; il sorriso
enorme di poco prima aveva lasciato il posto a un viso tirato; aveva
l’aria esausta, e la penombra magnificava un colorito vagamente
cinereo; Sirius sentì che nella schiena gli serpeggiava una cosa
come la paura, e scacciò dalla mente il pensiero che la luna
piena fose troppo lontana per giustificare quella stanchezza. Per farsi
coraggio si ricordò che erano giovani, che quella guerra non
sarebbe durata per sempre e che per quanto lo riguardava avevano il
preciso dovere di fare qualcosa. Qualunque
cosa i giovani facessero, aggiunse alla sua nota mentale, e investito
di questa sacra missione si passò una mano fra i capelli e prese
a scrutare la collezione di vinili di Remus con la lingua fuori dalle
labbra per la concentrazione, in ginocchio davanti agli scaffali di
legno chiaro. Non era esattamente un piano, ma del resto Sirius non era
bravo con i piani, e comunque tanto valeva mettere su un po’ di
musica mentre ci pensava, per tirare su Lunastorta e lavargli dagli
occhi quella stanchezza come di vecchio.
<< Merlino, non vorrai svegliare tutto il vicinato.>> Col
suo bravo sospiro esasperato Remus esplose la bolla di ispirazione di
Sirius. Si lasciò cadere a peso morto sul materasso con una
certa soddisfazione, i piedi che gli penzolavano dal bordo alto del suo
antiquato baldacchino a due piazze.
Visto che aveva deciso di non collaborare, un buon Muffliato
era la sola replica degna di una tale assurdità. Sirius fece un
gesto secco con la bacchetta e poi la posò in cima a una pila di
libri, armeggiando contemporaneamente con la zip della sua giacca di
pelle. Dal letto venne un gorgoglìo di cupa disapprovazione, ma
non si lasciò scoraggiare; piuttosto cominciò a
controllare la G di quella collezione filologica scartando Aretha
Franklin e Marvin Gaye con un’ingiustizia formidabile, salvo poi
storcere il naso su un disco della Gaynor e buttarsi nella H con un
entusiasmo canino e un po’ artefatto, come se meditando sulla
storia della musica potesse distrarsi da un brutto pensiero.
Gli era sempre piaciuta la collezione di dischi di Remus. La trovava
bella da guardare e da toccare, con i dischi variopinti e i loro dorsi
stretti in un fila precisa e un po’ marziale, lisci come le
elitre di quelche insetto. Amava sconfinatamente la musica babbana che
Remus ascoltava, e lo scoppiettare piacevole del vecchio grammofono del
suo compagno; quelli magici non lo facevano mai, e secondo lui era un
vero peccato, perché gli mancava quel fascino un po’
selvatico dei dischi che di tanto in tanto saltavano o si
imbizzarrivano ostinandosi su una nota sola, costringendoti ad alzarti
dal letto e sollevare la testina, cose insomma da far sentire un uomo
un eroe, soprattutto nelle fredde notti d’inverno. Avrebbe fatto
questo e altro, però, per Are you Experienced? o per John Lennon/Plastic Ono band, e certamente si sarebbe prestato a ogni bassezza per il disco che aveva scelto.
<< Ah-Ah!>> Urlò appunto trionfante, e si alzò con un disco blu sottobraccio.
Screamin’ Jay Hawkins guardava Remus col suo ringhio migliore
facendo capolino dalle amorevoli braccia del suo compagno, e Remus lo
guardava di rimando con l’espressione rassegnata e d’intesa
della mamma di un bambino un po’ tonto. Sirius ebbe comunque il
tatto di non farglielo notare- o semplicemente non ci fece caso, tutto
preso a posizionare il minaccioso disco nero sul piatto del giradischi,
la giacca abbandonata sul comò e uno sguardo sognante
apparentemente rivolto a una colonia di Billywig* che ronzavano
intontiti nel loro grosso barattolo. Finì per scuotersi
ridacchiando fra sé e sé, e il suo riso basso come un
abbaiare chioccio si unì gradualmente alla musica che cominciava
a crepitare dal grammofono. Lo fece sorridere ancora di più,
largo e sbilenco, e si voltò con le spalle che si sollevavano e
si abbassavano ritmicamente, seguendo il sax e il pianoforte
dell’intro di I put a spell on you.
<< Perdiana, Sirius!>> Lo rimproverò Remus saltando
su a sedere, ma stava ridendo di nuovo e non prendeva in giro nessuno.
Alla luce soffusa dell’unico abat jour che poteva permettersi
aveva gli occhi come oro liquido e la testa castana rovesciata
all’indietro, con le vene sottili in altorilievo sul collo.
Distrasse Sirius che smise di ballare, ma poi Screamin’ Jay
Hawkins si mise a cantare e cantò anche lui con la sua voce
stonata e divertita, e riprese a scuotere la testa muovendosi verso
Remus a passi ridicolmente cadenzati.
<< Non se ne parla nemmeno.>> La sua vittima gli
sollevò un indice particolarmente insidioso sul naso: ovviamente
sapeva benissimo dove sarebbe andato a parare, perché Lunastorta
si premurava di essere sempre avanti a lui di almeno un paio di passi.
<< Ma non capisci, I put a spell on you!>>
Si giustificò Sirius tendendogli la mano, ben conscio di suonare
come il personaggio di uno di quei film babbani con le canzoni- tipo
quello che avevano visto al cinema, con il tizio buffo che cantava in
falsetto e quel tale con i capelli lunghi.**
<< Stop the things you do…>>
La voce di Remus si insinuò fra i suoi pensieri di roca e un
po’ stonata; non sembrava troppo convinto, ma beh, era comunque
un trionfo. << …I’m lying.>>
Rettificò però subito dopo contro ogni previsione, e
sacrificò il testo della canzone ai suoi scopi; cercò di
tirarsi Sirius addosso sul letto, ma non ebbe molto successo. Era
beninteso una cosa piuttosto lusinghiera, ma faceva di lui un illuso se
credeva che Monsieur Tartufo si lasciasse abbindolare così
facilmente. Infatti Sirius fece un bel sorriso incoraggiante e sapeva che Remus non poteva resistere, e poi lo sollevò a forza dalle coltri.
<< Balla con me, Lunastorta.>> Gli sussurrò
nell’orecchio per placarlo, ma era più la parodia del tono
sexy che sperava di ottenere, e tutto quello che ebbe fu un pizzicotto
sul sedere. Però adesso Remus caracollava incertamente fra le
sue braccia, per inciso pestandogli i piedi, e questo era comunque un
progresso. Gli mise le mani sui fianchi, in un tentativo, e poi, quando
vide che non opponeva resistenza, lo fece piroettare per abbracciargli
le spalle.
<< Sirius, questo non è
ballare.>> Lo informò il suo compagno, ma lui non se ne
curò e continuò ad ondeggiare così, goffamente,
piegandoglisi contro e schioccandogli un bacio sulla guancia prima di
allontanarlo da sé e prendergli il polso per farlo girare.
<< I can’t stand no put me down!>> Gli fece presente quando lo ebbe di nuovo a portata d’occhio.
<< Buffone.>> Fu la piccata risposta, indegna di un
malandrino. Ad ogni modo Sirius fece finta di non sentire, e decise
piuttosto queste cose, che Remus era bellissimo quando si soffiava i
capelli via dagli occhi, e malgrado tutto quello che gli diceva non
avrebbe mai voluto per tutto l’oro del mondo che se li tagliasse,
e che amava il sorriso un po’ incerto che aveva mentre gli
passava la mano fra i capelli, quelli sì tagliati di fresco, un
taglio corto che aveva copiato a John Lennon da giovane*** per farlo
ridere e scuotere la testa di disapprovazione. Che era il caso di dire
qualcosa, rimandando la contemplazione estatica a quando fosse stato
certo di non essere beccato.
<< Non farmene una colpa; devo avere abbastanza senso dell’umorismo per entrambi, io!>>
<< Sono sempre stato il Malandrino più divertente, solo vi
rifiutate di darmene credito. Mi sento molto George Harrison adesso,
grazie tante.>>
<< Non dire stupidaggini. George Harrison ce li ha, i baffi.>>
Le orecchie di Remus diventarono rosse come in quei cartoni animati che
vedevano insieme; piccato, si palpò il punto in cui aveva
tentato invano, per mesi, di farsi crescere un virile manubrio.
<< John Lennon invece ha smesso di tagliarsi i capelli come un
idiota.>>
<< Touché.>>
Un crepitio del giradischi. Orange colored sky
attaccò il suo inizio stonato; Sirius rise piano sul petto di
Remus, ed erano così vicini che lo sentì sorridere anche
se non lo guardava, dalla vibrazione gentile delle sue spalle troppo
magre. Gli mise le mani sulle spalle e lo baciò- in punta di
piedi, perché da un paio d’anni Remus era più alto
di lui di venti centimetri buoni, e Sirius non si era mai capacitato di
quella crescita improvvisa e tutto sommato ingiusta. Andò a
mettere indietro il disco, e l’altro ne approfittò per
fuggire a stravaccarsi sul letto, apparentemente esausto dalle sue
fatiche artistiche.
<< Pietà!>> Invocò, con le braccia
pateticamente tese al soffitto, in una muta preghiera che Sirius non
dovette recepire. Mentre arrancava per togliersi gli stivali
fiammeggiandogli occhiate allusive, l’idea era che Remus avrebbe
avuto parecchie cose da lui, ma di certo non la sua pietà.
Si inerpicò sul baldacchino dimesso con un cipiglio invidiabile,
e poi si inerpicò su Remus finchè non potè
affondargli il naso nel collo, sgrufolando con soddisfazione sulla
pelle morbida che lo congiungeva alla spalla; dal momento che Sirius
Black era un uomo favolosamente romantico badò bene di
infilargli una mano sotto la camicia, nel caso le sue intenzioni non
fossero abbastanza chiare.
<< Non ti senti un po’ deprecabile?>> Rise Remus
abbracciandogli le spalle, e gli fece sollevare la testa per cercargli
gli occhi, in quel modo speciale che faceva sentire Sirius come se al
posto del suo stomaco ci fosse un immenso budino tremolante.
<< Lunastorta, sono incapace
di sentirmi deprecabile!>> Si giustificò, ostentando
quella che considerava essere un’aria molto offesa. Poi prese ad
armeggiargli con la cinghia della cintura.
<< Dovresti farti dare una pozione per questo problema->>
Remus si interruppe un momento per sollevare il bacino e sfilarsela da
sè; la fece scivolare sul pavimento con un clangore piacevole.
<< …perché sei considerevolmente deprecabile.>>
Era un bel modo di metterla, anche se non si capiva bene se ce
l’avesse in mente dall’inizio o gli fosse venuta solo dopo,
quando Sirius gli aveva sbottonato i pantaloni ed era scivolato
giù e gli aveva morso il fianco, facendolo sussultare.
<< Parlando di deprecabile..!>> Fece Sirius, ma non ebbe il
tempo di finire la frase, perché Remus gli insinuò il
ginocchio fra le gambe e lo prese per le spalle, e lui si
ritrovò con la schiena sul copriletto e un sorriso largo sulle
labbra. << Questo mi sembra l’epitome del deprecabile. Nessun giovane uomo decente…>>
Si fermò di nuovo perché Remus gli stava togliendo la
maglietta, ed era suo preciso dovere morale alzare le braccia e fargli
un altro sorriso e aspettare che gliela sfilasse con
un’impazienza per certi versi del tutto inopportuna,
perché ormai erano mesi che facevano sesso, e
quell’atteggiamento da verginella gli rovinava l’aplomb che
avrebbe voluto mostrare, e…
<< Non mi ci abituerò mai, suppongo.>>
<< E’ interessante che tu lo dica, perché stavo appunto pensando la stessa…>>
<< Tatuaggi****, voglio dire, come ti è venuto in mente? Cos’è, tipo una runa?>>
Poco ci mancò che Sirius non si mettesse a piangere; era troppo,
il danno e la beffa, e smise di sbottonare la camicia di Remus per
guardarsi teneramente la superficie dei due enormi, incongrui tatuaggi
che aveva voluto in una posizione piuttosto incongrua al centro del
petto.
<< Sono la cosa più bella che ho.>> Rimbeccò
allora impettendosi orgoglioso, ma non ne era più troppo sicuro,
perché Remus aveva fatto quella faccia un po’ arcigna, e
gli era venuta di nuovo voglia di baciarlo e di spogliarlo, e in
effetti aveva appunto ripreso a fare entrambe le cose. Contritamente,
però.
<< Francamente, Felpato, li trovo disgustosi.>>
Piagnucolò Remus, ma non poteva niente contro il potere di
seduzione del suo Sirius, e infatti si lasciò sfilare la camicia
dalle spalle ed era cedevole sotto le dita e bellissimo e non
somigliava per niente alla vecchia zitella che lo possedeva quando
diceva cose come “li trovo disgustosi”.
<< Nel caso non l’avessi notato, tu hai un sacco di
cicatrici francamente disgustose.>> Mormorò come assorto,
con le labbra sul contorno smussato di una delle suddette cicatrici.
Non che lo pensasse davvero, ma al solito era una di quelle cose che
andavano dette, giusto per riequilibrare le- le cose, l’universo,
i loro battibecchi. Non gli erano mai sembrate disgustose; gli
piacevano perché era come se raccontassero delle storie, e a
volte le raccontavano davvero, con la voce morbida di Remus che sotto
le coperte gli parlava di certe storie da brivido, e allora si illudeva
di dividere la sofferenza di quel ragazzo alto e secco e pieno
d’angoli che amava, come se potesse strappargliela via
lasciandogli solo quelle cicatrici amabili che si potevano tracciare
partendo dal suo cuore fino all’incavo tiepido del braccio.
<< Sono profondamente virili, vorrai dire!>>
Sirius fece un grugnito col naso per prendere tempo mentre cercava una replica caustica, ma cominciò Hong Kong e
Remus lo baciò forte sulle labbra, e questo non l’avrebbe
mai ammesso, ma gli fece venir voglia di dargli ragione sulla
virilità delle sue cicatrici e anche di tutto il resto.
Sentì che il materasso cigolava e gemeva, e anche Remus fece un
gemito sottile e irresistibile mentre si abbassava per sfilargli i
pantaloni, uno di quei gesti involontari e rivelatori di cui Sirius si
stupiva sempre, perchè era esilarante e commovente vedere
Lunastorta senza tutto quel- beh, senza tutto quel Remus attorno. Si
spogliava dei vestiti e della persona un po’ distante che aveva
sempre dato l’impressione di essere, e lo faceva solo per lui, e
Sirius si gonfiava di orgoglio e pensava di essere speciale. Sentiva le
dita lunghe del compagno sul collo e sulle braccia, e quando si
strinsero attorno alla sua erezione fece un suono come un sibilo che
gli cancellò il sorriso beffardo di poco prima, e Lunastorta si
leccò le labbra e venne il suo turno di ghignare.
Il sesso con Remus era una cosa così; la prima volta aveva
pensato che sarebbe stato molto strano, ma in fin dei conti era stato
divertente- divertente, sì, e sconvolgente e forse un po’
agghiacciante, ma non strano, e così anche le volte successive,
e se qualcuno gliel’avesse detto prima non ci avrebbe mai
creduto, che fare sesso col suo migliore amico potesse essere una cosa
così facile.
Remus era sorprendentemente pronto ad assecondarlo, generalmente con lo
stesso ghigno malandrino che aveva adesso, col suo uccello fra le mani,
e Sirius a volte si sentiva un po’ colpevole e a volte, il
più delle volte, si sentiva bene.
Pensava spesso che con qualcun altro avrebbe dovuto usare delle
cautele; avrebbe dovuto adattarsi ai suoi tempi e alla sensazione
innaturale di un corpo sconosciuto sotto il suo. Ma la pelle di Remus
era la sua pelle, e conosceva il suo corpo a memoria perché ne
aveva tracciato e ritracciato gli angoli e i confini con la precisione
del cartografo, in tutti i loro anni di amicizia. Sapeva qual era il
punto del suo stomaco che era perfetto per appoggiarci la testa, e che
accarezzargli i capelli portava inesorabilmente a un addormentamento
sul posto, e sapeva della cicatrice sul fianco, enorme e traslucida,
che l’aveva trasformato in un lupo mannaro. Sapeva che Remus era
abbastanza resistente da sopportare tutte le gomitate che gli avrebbe
dato di notte, dormendo insieme, e sapeva di essere abbastanza
resistente da sopportare i suoi attentati mattutini- Remus non aveva
nessun controllo del suo corpo, appena sveglio, se non aveva bevuto
almeno un the forte.
Però, ed era questo il bello, c’erano tante cose di Remus
che non aveva mai saputo e che adesso sapeva, ed era felice di pensare
che con un po’ di buona volontà sarebbe riuscito, un
giorno, a scoprire tutto quello che c’era sotto, come una
città antica che sta lì solo per essere scoperta da chi
avesse abbastanza coraggio.
Adesso sapeva, per esempio, che c’era un punto, sotto il collo di
Remus, che bastava sfiorare piano per sentirlo contrarsi e poi
rilassarsi, come un’onda tiepida e dorata; sapeva che cantava
sotto la doccia e che dopo la luna piena gli piaceva essere massaggiato
ma non aveva mai avuto il coraggio di chiederlo a nessuno. Conosceva
gli occhi liquidi e un po’ stanchi con cui Remus lo guardava dopo
aver fatto l’amore, e quelli assurdi, famelici, di quando lo
scopava. Lo sguardo di Remus in quel momento, mentre si sfilava i
pantaloni e i boxer, relegandoli con un brusco movimento della gamba a
un angolo del letto, e lo artigliava per i fianchi e non somigliava a
niente che Sirius avesse visto prima.
Here is my heart, take it and say- we'll never part I'm just a slave, ruggiva Screamin’ Jay Hawkins con l’aria di chi la sapesse lunga, ma nessuno dei due ragazzi lo ascoltava.
<< Non capisco come facciano a bersela, che Screamin’ Jay Hawkins è un babbano.>>
Fu la prima cosa che disse Sirius. Per essere la persona che era, si
sentiva sorprendentemente pimpante dopo il sesso, abbastanza almeno per
alzarsi dal letto e mettere sul piatto il lato B, nudo come un verme,
costringendosi a non fare nessunissima battuta sul proprio, di lato B.
<< Screamin’ Jay Hawkins è
un babbano.>> Borbottò Remus dandosi una manata pigra
sulla fronte. << Ti dispiacerebbe tornare a letto, adesso? Temo
per te, sono convinto che ti si sia assiderato qualcosa.>>
<< …I put a spell on you! >> Il materasso decrepito
si piegò inverosimilmente sotto il peso di Sirius, che rotolava
sulla pancia verso Remus. << E poi andiamo, credi che un babbano
si vestirebbe così?>>
<< Se avesse dei buoni motivi per farlo.>> Replicò
l’altro con la sua aria pragmatica, e approfittando della sua
genuina distrazione musicale procedette a ficcargli i piedi gelati in
mezzo alle gambe.
<< ...Molto sleale da parte tua.>> Commentò Sirius,
prima che un bacio sul petto lo facesse tacere, una buona volta.
Non avrebbero detto più niente per tutta la notte. Remus avrebbe ululato un po’ su Old man River
e poi gli avrebbe posato la testa sulla spalla. Si sarebbe addormentato
subito dopo, perché anche se secondo Sirius non aveva alcun
motivo per esserlo era stanco e il giorno dopo lo aspettava una
giornata molto lunga.
Sirius sorrise; gli sistemò un braccio attorno al torace e lo
coprì per bene col suo piumone spennacchiato, premurandosi di
strofinare i piedi contro i suoi. Si addormentò solo un paio di
canzoni dopo, cullato dall’inizio di You made me love you,
con Screamin’ Jay Hawkins che dopo tutto, stregone o non
stregone, era un Morfeo abbastanza inquietante e sorprendentemente
carezzevole.
You know you got the brand of kisses that I'd die for- You know you made me love you.
* Billywig:
sono animali magici, sapete? *entusiasmo mode: on* Vista la
quantità di creature magiche che Remus teneva nel suo studio a
Hogwarts, ho sempre pensato che la sua passione per gli animali magici
fosse di vecchia data.
** il film in questione è Jesus Christ Superstar. Non so, mi sembrava palusibile che l'avessero visto!
*** nel quinto libro, guardando una foto di Sirius ai tempi della prima
guerra, si dice che ha i capelli corti, no? Il taglio à la
Lennon è una mia perversione personale, perdonatemi. Nel caso ve
lo steste chiedendo, è questo!
**** tatuaggi, dunque. Ero indecisa se menzionarliperché
è più una cosa del film, ma poi ho pensato di inserirli
lo stesso perché l'idea di Cuaròn di un Sirius tatuato mi
è sempre piaciuta. Ho controllato: malgrado moltissimi fan
pensino chei tatuaggi Sirius se li sia fatti/li abbia ricevuti ad
Azkaban, non c'è una versione ufficiale dei fatti. A me piace
pensare che alcuni li avesse già da prima, ma è un'altra
perversione personale.
Eccovi servite le mie note-giustificazioni. Ci vediamo alla prossima!
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