Note
Questa
breve one-shot – mio unico esperimento di Harry/Luna, già
pubblicata su Acciofanfiction,
ma
che pubblico qui in versione riveduta e corretta –
è stata partorita nella lontana estate del 2006, subito dopo la
lettura del Principe
Mezzosangue.
Sembra passato un secolo.
Già
allora sapevo bene come sarebbe andata a finire e non m'illudevo che
zia Row avrebbe cambiato registro... oltretutto devo dire che
condivido le sue scelte finali. Ma so anche che, in fondo, non
smetterò mai di essere una Harry/Luna shipper... ed una recente
rilettura del Principe Mezzosangue mi ha ricordato il perché.
Buona
lettura! :)
Faceva
fresco nel giardino della Tana, era già la fine di Maggio ma si
stava ancora bene – unico aspetto positivo di quella giornata.
Harry
riuscì a schivare l'ennesimo placcaggio ansiogeno di Hermione, tutta
tesa a carpire le sue emozioni e consolare eventuali traumi. Si
rifugiò in un angolo poco affollato, dunque, con la ferma intenzione
di passare il resto della giornata sorseggiando in pace la sua
Burrobirra e guardandosi attorno con aria torva.
Davanti
a sé si stava svolgendo un scena surreale: sotto il pergolato, un
Ron dal colorito verdastro – come di chi sta per rigettare –
stringeva la mano ad un indifferente Draco Malfoy.
Non
invidiava Ron. Anzi, ringraziava il cielo di non essere imparentato
con i Weasley, altrimenti avrebbe dovuto congratularsi anche lui con
gli sposi. E in quel caso non sapeva se sarebbe riuscito a
controllarsi dal prendere a calci Draco.
Era
pur vero che la colpa non era tutta sua. Era stata Ginny – la
piccola, dolce, cara, fedifraga Ginny – a dargli il ben
servito. E quel demente di Malfoy aveva colto la palla al balzo.
Lo
sapeva che non avrebbe dovuto nutrire quei pensieri ostili: ne era
appena uscito e già ci ricascava. Troppo tempo sprecato a
compiangersi, a chiedersi “dove ho sbagliato?”, ad odiarla – e
a sentirsi in colpa per questo. Troppo, troppo tempo…
Eppure
non poteva farne a meno.
E
come poteva? Già faceva fatica a non essere incazzato con Ron, che
l’aveva pregato, supplicato di venire al matrimonio per sostenerlo
in quel nefasto momento. Ce l'aveva con lui, ma non riusciva – non
poteva – essere troppo duro: da quel momento Malfoy sarebbe stato
suo cognato. Insomma, con una sciagura del genere, non poteva
mettersi anche lui a complicare le cose.
Tuttavia,
la faccenda aveva dei lati divertenti. Un esempio? Be', c'erano le
neo-consuocere che cercavano di intavolare un discorso senza
guardarsi in faccia. Oppure Remus che scoteva la testa sconsolato
mentre Tonks, con l’ausilio di un albero genealogico disegnato su
un tovagliolo di carta, cercava di convincerlo che ora lui era
imparentato con i Weasley. Senza contare Arthur, che non perdeva
occasione per esprimere ad alta voce il suo rammarico del fatto che
Lucius non potesse essere presente – Harry non si stancava mai di
sentirglielo ripetere.
Insomma,
non era una giornata gradevole, ma non si stava certo annoiando.
«
È insolito, non trovi? »
Harry
si voltò. Due grandi, bulbosi occhi grigi lo fissavano.
«
Che cosa? Il fatto che un Malfoy sposi una Weasley o che una Weasley
ami un Malfoy? » fece sarcastico.
Si
sarebbe aspettato di tutto, ma non che Luna Lovegood venisse a dirgli
una frase tanto scontata.
«
No, intendevo l’abito. – disse lei sposando lo sguardo su Ginny –
È di un colore che stona tremendamente con i suoi capelli. »
Harry
si appuntò mentalmente di non dare nulla per scontato con Luna. Chi
l’avrebbe detto che prima o poi si sarebbe tagliata i capelli, per
esempio? E lui – proprio lui a cui piacevano tanto le donne con i
capelli lunghi – notò come Luna, nonostante quell’aria da
pulcino appena uscito dall’uovo, avesse acquisito una certa grazia.
Si
voltò verso Ginny e pensò che, inevitabilmente, Luna aveva ragione.
«
Sì, in effetti è un pugno in un occhio. » commentò, non senza una
punta di soddisfazione.
«
Quindi pensi che Ginny non lo ami. » aggiunse lei, ed era proprio
un’affermazione.
Harry
la guardò incuriosito.
«
È incinta. – disse semplicemente – Neanche un Malfoy lascerebbe
un bastardo in giro sapendo che è suo figlio. »
«
Non è un commento carino nei confronti di Ginny. » notò Luna.
«
Non sono io che ho combinato il guaio. » ribatté lui con un sorriso
aspro.
Luna
lo scrutò un attimo: « Ma avresti voluto. »
Harry
per poco non si strozzò con la Burrobirra. Lei prese a dargli sonore
manate sulla schiena, come aveva fatto tanti anni prima, a
quell'assurda festa di Slughorn.
«
Ma che stai dicendo?! » biascicò tra un colpo di tosse e l'altro.
«
Non è mica una cosa di cui vergognarsi. – fece lei – Anch’io
volevo fare un figlio con Neville, ma quando mi ha lasciata ho capito
che una famiglia non era nei suoi progetti. »
La
guardò allibito: « Tu… volevi un figlio da Neville? »
Aveva
saputo che si erano lasciati. E adesso che sapeva il motivo, era un
po' stupito: non sapeva spiegarsi perché, ma l'immagine di un
quadretto famigliare che comprendeva Luna, Neville e un paio di
marmocchi, non lo convinceva per niente.
«
Ho ventotto anni, Harry. Non voglio diventare madre quando sarò
troppo stanca per farlo. » spiegò lei semplicemente.
Harry
si rese improvvisamente conto di non aver usato molto tatto. Ma
qualcosa gli diceva che a Luna non importava granché.
«
E adesso? – le chiese d’impulso – Sei felice? »
«
Che cos’è la felicità? » fece lei di rimando.
«
Se vuoi ti leggo la definizione dell’Enciclopedia Treggufi.
» fece Harry ironico.
Luna
lo fissò interrogativa.
«
Ok, – sospirò lui – vogliamo fare un discorso serio? Non lo so
cosa sia la felicità. Qualche volta mi è capitato di provarla,
credo… ma non è una cosa alla quale ti metti a pensare. Cioè, non
è che quando sei felice ti dici “sono felice”. Perché quando lo
dici non è vero, stai mentendo a te stesso. Oppure… oppure è già
troppo tardi, e ancora non te ne sei reso conto. »
Harry
si interruppe di colpo. Aveva parlato a ruota libera, senza rendersi
conto che stava dischiudendo i suoi pensieri più intimi ad una
persona con la quale non aveva poi tutta quella confidenza. Sì,
conosceva Luna da molti anni, avevano vissuto insieme esperienze
incredibili eccetera, ma non si poteva dire che fossero amici intimi.
E allora com'è che lei lo stava guardando come se lo capisse
perfettamente?
«
C'è un unico errore innato, ed è quello di credere che noi
esistiamo per essere felici. » la sentì dire in tono ispirato.
Harry
sorrise, vagamente stupito: « Schopenhauer. Ma... filosofia? Non
avevo capito che stessimo facendo un discorso così serio. »
«
Ogni tanto la filosofia aiuta ad orientarsi. – replicò lei –
Come una bussola. »
«
Quindi pensi che non dovremmo perseguire la felicità? » le chiese,
scettico.
«
Non credo che siamo in vita per questo. Sarebbe troppo riduttivo, non
trovi? » commentò scrollando le spalle.
«
Allora cosa ci si deve fare di questa benedetta vita? – obbiettò
Harry allargando le braccia – E non dirmi che bisogna cercare di
fare grandi cose per l’umanità, perché quella parte l’ho già
realizzata. »
Luna
annuì: « Allora è giunto il momento che tu viva. Per te stesso,
intendo. »
«
Quindi dovrei semplicemente… vivere? – rise amaramente – Allora
tanto varrebbe essere in coma: anche quello è “vivere”. »
«
Oh, sì! – saltò su lei, estasiata – Ed è un’esperienza
insostituibile... abbandonare il proprio corpo, lasciare che l’anima
vaghi per i mondi senza catene. È qualcosa che desidererei provare.
»
Harry
sgranò gli occhi e la guardò sinceramente preoccupato: « Essere in
coma? »
«
Essere libera. » lo corresse.
«
Ma noi siamo liberi, Luna. – ribatté lui – Oppure
consideri il corpo come una prigione? »
Lei
si fece pensierosa.
«
No, ma a volte ho la sensazione che starei meglio senza. – spiegò
– Sai, mi sta stretto. »
Harry
scoppiò a ridere.
«
Perché ridi? » gli chiese con aria curiosa.
«
Scusa, non rido di te. – si affrettò a dire – Ma… è così
buffo! A te sta stretto il corpo, a me sta stretta l’anima. Alle
volte vorrei essere un animale: vivere alla giornata, senza
coscienza, senza capacità di pensieri profondi. »
«
Gli animali hanno la coscienza. » obbiettò Luna.
Aveva
l'aria profondamente sicura di chi sta dichiarando una verità
assoluta. Harry s'era dimenticato che lei era una studiosa di
Creature Magiche.
Scosse
la testa, un po' affranto e un po' divertito: « Insomma, non ho
proprio vie di scampo. »
Luna
annuì: « Mhm… no, credo che dovrai vivere la tua vita, dopotutto.
»
I
due si guardarono per un momento, in silenzio. Un silenzio che però
non aveva niente d'imbarazzante. Ed era bizzarro, perché spesso gli
occhi di Luna e il loro scrutare senza malizia gli avevano messo un
certo disagio.
«
Lo sai? – fece perplesso – Mi hai fatto dimenticare che sono al
matrimonio della donna che amavo. »
«
Ed è un bene? » gli chiese inclinando appena la testa.
Harry
fece spallucce: « Non lo so… ma dovremmo vederci più spesso. »
«
Lo penso anch’io. – disse Luna battendo le palpebre – Mi sei
sempre piaciuto. »
Harry
si sentì come sotto l'effetto di un Petrificus Totalus.
«
Come? » riuscì a dire con un filo di voce.
«
Mi sei sempre piaciuto. – ripeté lei con convinzione – Ma ho
pensato subito che tra noi non avrebbe funzionato. »
Harry
fissò un punto nel vuoto e non parlò. Era troppo colpito dalla
rivelazione. O dal fatto oche in un certo senso l'aveva sempre
saputo? Forse entrambe le cose.
«
Ti ho messo in imbarazzo. » fece lei dopo un po’.
Alzò
lo sguardo su di lei e la vide per la prima volta dispiaciuta. I
grandi occhi grigi avevano assunto una sfumatura opalescente.
«
No, è solo che... – si schiarì la voce – lo pensavo anch’io,
sai? »
«
Veramente? »
Era
tutta illuminata. Harry si trovò a pensare che non gli era mai
sembrata così carina. E si chiese perché: lei carina lo era sempre
stata.
«
Sì, – disse con un gran sorriso – ma forse ci sbagliavamo
entrambi, no? »
«
Forse. » gli fece eco, trasognata.
Seguì
un lungo silenzio. Entrambi non riuscivano a trovare niente di
sensato da dire, e così ebbero la buona idea di non parlare.
Harry
finì la sua Burrobira e si trovò come impacciato. Cosa doveva fare?
Conosceva abbastanza bene Luna da sapere che con lei non ci si poteva
comportare come con una ragazza qualsiasi. Perché lei era speciale,
anche se non nel modo che aveva sempre pensato – o non solo il quel
modo, per lo meno.
«
Credi che… » cominciò.
«
Vuoi baciarmi? » lo interruppe lei.
Harry
arrossì. E si diede dello scemo: neanche avesse avuto quindici anni.
«
Puoi baciarmi se vuoi. – aggiunse, con quello che Harry aveva
l'impressione che fosse una tono adorabilmente imbarazzato – Non ho
molta esperienza in queste cose, ma non mi dispiace se mi baci. »
Harry
non se lo fece ripetere due volte.
«
Baci meglio di Neville. » commentò Luna dopo un lungo, delizioso
momento.
«
Non è un commento carino nei confronti di Neville. » ribatté lui,
facendo il verso a ciò che lei gli aveva detto poco prima.
«
Hai ragione. – fece lei divertita – Riproviamo, magari mi
sbaglio. »
|