Crazy for this girl
Spoilers: Episodio 4x07 Labirinti della
memoria
Disclaimer: I personaggi (tranne quelli introdotti da me) non mi
appartengono, sono di Jeff Davis. Criminal minds appartiene alla CBS. Così come
non mi appartiene la canzone, che appartiene ad Evan and Jaron e alla loro casa
discografica. Questa storia non è a scopo di lucro.
Note: Si piazza temporalmente più o meno poco dopo 'My life has just begun',
quindi diciamo che tra Spencer e Nicole non c'è ancora stato nessuno sviluppo
oltre quelli narrati nella longfic a cui si fa qualche riferimento.
Crazy for this girl
She rolls the window down
And she talks over the sound
Of the cars that pass us by
And I don't know why
But she's changed my mind
Il suo
divagare tra i pensieri fu interrotto da un rumore fragoroso e improvviso che
riempì la stanza in cui si trovava. Fu un momento e si riscosse sulla sedia,
spostando gli occhi verso la fonte di quel suono. Incrociò quindi lo sguardo di
una imbarazzata Nicole. «Mi è scappata dalle mani...» si scusò indicando la cordicella
della serranda della finestra accanto a lei che aveva tirato giù in maniera
piuttosto violenta.
Lui alzò una
mano, come a dirle che fosse tutto a posto, quindi si schiarì la voce mentre
lei avanzava verso il tavolo, riprendendo posto sulla sedia e stringendo le
dita attorno alla tazza fumante che aveva davanti, «Puoi tornare a casa...sto
bene...» mormorò lui, distraendosi poi per il violento suono di un clacson
proveniente dall’esterno.
Lei sollevò
una mano, indicando verso la finestra con cui armeggiava poco prima, «Sembra
che tutta la gente abbia deciso di uscire stasera.» protestò con pacatezza,
raccogliendo il recipiente e portandolo alle labbra, bevendo un sorso di caffè
e apparentemente ignorando completamente le parole che le aveva rivolto poco
prima. Riponendo la tazza sul ripiano, si lanciò invece a raccontare quello che
era successo a Quantico mentre lui era impegnato a Las Vegas con Derek e Dave,
sovrastando il rumore proveniente dall’esterno con la sua voce squillante, ma
Reid la guardava senza realmente sentire le sue parole.
Si distraeva
spesso, anche sul lavoro, perdendosi ad osservarla con il suo genuino modo di
fare, con la sua intraprendenza nell’apprendere e nel sentirsi utile, nel poter
in qualche modo contribuire alla risoluzione del caso. E ancora con quelle sue
espressioni di stanchezza per ritmi che ancora non aveva fatto propri, che
cercava di nascondere davanti all’inarrestabilità di chi aveva ormai fin troppi
anni di lavoro sulle spalle.
Cominciava a
memorizzare tutti i suoi piccoli gesti con le mani, quel giocherellare con la
penna nei momenti in cui doveva concentrarsi e riflettere su qualcosa. Quello
spostare i capelli dietro l’orecchio ogni volta si sentisse poco a suo agio o
imbarazzata, insieme a quella paura che qualcuno potesse notarlo.
Non era un
comportamento da Spencer Reid. Lui era sempre concentrato nel lavoro o in
qualsiasi altra situazione, con tutti i suoi neuroni che vorticavano con un
unico obiettivo: mantenere il controllo, quello che ultimamente non riusciva
più a gestire. Ma doveva ammettere che in fondo quel cambiamento non gli
dispiaceva.
Would you look at her? She looks at me
She's got me thinkin' about her constantly
But she don't know how I feel
And as she carries on without a doubt
I wonder if she's figure it out
I'm crazy for this girl
Yeah, I'm crazy for this girl
D’improvviso
gli occhi della ragazza saettarono verso il suo viso, così che il genietto
distolse lo sguardo, chiedendosi perché avesse sempre quel costante bisogno di fissarla,
facendosi cogliere sul fatto come un bambino intento a rubare la marmellata. Con
quel suo tipico gesto, si portò i capelli dietro l’orecchio concentrandosi su
qualche dettaglio della tazza che reggeva anche lui tra le mani, spingendosi a
bere per coprire il rossore che lo stava assalendo. Ma nella foga del
movimento, un po’ di caffè gli andò di traverso costringendolo a tossire.
La ragazza si
alzò di scatto, «Attenzione...» disse con timidezza, allungandosi ad afferrare
un tovagliolo con un pizzico di imbarazzo nel muoversi in un ambiente che non
era il suo, e fece qualche passo in avanti raggiungendolo. Gli porse la carta
prendendo dalle sue mani la tazza per liberargliele, dispensandogli un tenero
sorriso, mentre introduceva le dita tra i capelli per portarli dietro un
orecchio. E in quel gesto Reid fu investito dal suo profumo. Ormai ne aveva
assimilato ogni minima sfumatura, ma ogni volta che lo percepiva perdeva il
controllo per qualche secondo.
Il copione
era ormai collaudato: non appena si distraeva, mentre era lei l’argomento
privilegiato dei suoi pensieri, la collega si accorgeva che qualcosa non
andava, ma in realtà lui si augurava che non capisse del tutto ciò che stava accadendo
nella sua testa.
«Va meglio?»
domandò lei riportando entrambe le mani a reggere la ceramica e ad un suo cenno
del capo gli restituì la bevanda, tornando a sedersi al suo posto e riprendendo
il discorso presumibilmente esattamente dal punto in cui si era interrotta per
soccorrerlo. Si fermò solo un attimo, regalando al magro agente un altro sorriso
delicato per la sua espressione ancora smarrita. Fu solo un secondo e poi tutto
in lei tornò alla normalità. Ma quel piccolo gesto spontaneo, apparentemente
insignificante, fece sorgere nuovi dubbi nella mente del federale. Che stesse cominciando a capire qualcosa?
She was the one to hold me
The night the sky fell down
And what was I thinkin' when
The world didn't end
Why didn't I know, what I know now?
E ancora una
volta, la sua mente non era più in quella stanza. No, era andata indietro all’origine
di tutta quella strana situazione che li vedeva insieme nella sua cucina.
Tornato dal
caso che lo aveva scombussolato ai limiti di ciò che avrebbe mai potuto
immaginare, aveva cercato di ricacciare indietro i pensieri mentre si dirigeva
con Dave e Derek all’ospedale dove JJ aveva appena partorito e lì aveva ritrovato
i suoi colleghi. Tutti.
Aveva
cercato di spegnere il cervello per qualche ora, pensando solo alla gioia che
si poteva respirare in quella stanza e al momento di tornare a casa aveva
accettato un passaggio dalla giovane collega che si era offerta, ma proprio in
quel momento era successo quello che non avrebbe mai voluto.
Mentre
Nicole guidava, lui aveva cominciato ad avvertire l’agitazione ripresentarsi.
Brividi, sudore freddo, tensione, ansie e paure. Era stato trasportato di nuovo
in quella stanza al cospetto di suo padre e sua madre, ad apprendere quella
terribile verità.
Poi si era
sentito chiamare d’improvviso riscuotendosi e ritrovandosi dentro l’abitacolo
di quella macchina ferma sul ciglio della strada a fissare quegli occhi
spauriti che lo guardavano in cerca di capire cosa gli stesse succedendo. Aveva
deglutito, spostando gli occhi verso le dita che gli sfioravano con
preoccupazione il braccio, cercando di riprendere il controllo, ma le sue mani
tremavano mentre portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Era certo
stesse per avere un qualche crollo di cui non riusciva a prevedere l’intensità.
Aveva vissuto troppe emozioni, forse più di quelle che era capace di sopportare,
ma non poteva tirarvi dentro anche lei, quindi istintivamente aveva portato la
mano allo sportello, aprendolo e scendendo di scatto dal veicolo, riuscendo a
compiere solamente qualche passo prima che la testa ricominciasse a vorticare.
Quando aveva riaperto gli occhi, appannati non sapeva ben dire se per le
lacrime che accorrevano, si era ritrovato dinnanzi ancora una volta lei e dopo
pochi secondi era tra le sue braccia, sentiva il calore della donna che lo
stringeva con sicurezza, come a restituirgli un favore che lui per primo le
aveva rivolto in occasione della loro prima collaborazione. Si era lasciato
andare, mettendo da parte per una volta vergogna e imbarazzo, ma rendendosi
invece conto che era ciò di cui aveva bisogno.
Non appena
aveva cominciato a sentirsi meglio, si era allontanato da quel corpo, fissando
i suoi occhi ancora una volta e attendendo un suo cenno, accompagnato da un
tenero sorriso, per salire di nuovo in macchina e completare il tragitto fino a
casa.
Una volta a
destinazione, non era bastato che le ripetesse il suo sentirsi meglio per dissuaderla
dall’idea di rimanere a dormire lì da lui. Aveva continuato a leggere una seria
preoccupazione nei suoi occhi, e alla fine aveva ceduto, facendola accomodare
dentro.
E adesso che
si trovavano insieme a sorseggiare del caffè, dovette ammettere che il crollo
che aveva sentito avvicinarsi in realtà si era ritirato, mostrandogli come la
semplice presenza e il sostegno della donna lo avessero, almeno per il momento,
rassicurato. E adesso capiva anche quella sensazione di calore e benessere che
provava stretto tra le sue braccia, e che fino ad allora gli era parso
completamente indecifrabile.
Would you look at her? She looks at me
She's got me thinkin' about her constantly
But she don't know how I feel
And as she carries on without a doubt
I wonder if she's figure it out
I'm crazy for this girl
Yeah, I'm crazy for this girl
«Terra
chiama Spencer, c’è nessuno?» quella voce lo riscosse, rendendosi conto che
ancora una volta si era estraniato fissandola intensamente. Subito si gettò
ancora una volta sulla tazza, facendo però attenzione che non facesse la stessa
figura di prima. Abbassò gli occhi verso il liquido che raggiungeva le sue
labbra, lottando con quella parte di sé che invece avrebbe voluto lasciarli
sulla persona di Nicole, che finì per sbirciare un paio di volte. Era
appoggiata al tavolo con un gomito e con la mano si reggeva un viso sorridente
che lo osservava con intensità. Sicuramente si stava chiedendo cosa lo tenesse
così distratto e assorto nel suo mondo, ma fu contento che non ne conoscesse la
ragione.
«Dicevo che
se hai finito, possiamo anche andare a dormire.» ripeté lei e Reid si sentì
sollevato nel vederla abbandonare l’idea di scrutargli nel profondo in cerca di
spiegazioni. Poi metabolizzò meglio quelle parole.
«Sto...sto
meglio...» balbettò adagiando la ceramica vuota sul tavolo con un lieve suono.
La donna
inclinò il capo guardandolo, «Non mi costa nulla, e staremo entrambi più
tranquilli.» stabilì alzandosi e prendendo le tazze, che ripose nel lavello,
voltandosi poi a spostare i capelli dal viso con una mano, «Spero non ti
dispiaccia se mi sono permessa.» disse sollevando una spalla.
«No...no...assolutamente.»
si premurò a precisare lui, mettendosi in piedi a sua volta. «Ma almeno dormi tu
nel letto.» disse poi schiarendosi la voce con sempre maggiore difficoltà.
Lei sorrise,
abbassando gli occhi e poi rialzandoli verso di lui. «Grazie, ma non posso
accettare. Io ti ho fatto dormire sul divano, è giusto che tu mi restituisca il
favore.» ridacchiò.
Spencer sapeva
che in fondo a quelle parole non vi era tutta la verità, per come poi le cose
erano andate a finire e per questo ebbe un sussulto che lo fece ritrovare in
quel letto a stringerla, sentendo il contatto delle sue labbra sulle sue,
percependo di nuovo anche quel sapore salmastro dato dalle lacrime che le
avevano rigato il viso fino a pochi secondi prima di collidere con il suo.
Si riscosse
sentendo il tocco di una mano sul suo braccio e abbassò lo sguardo a vedere le
sue dita muoversi contro la sua camicia in una carezza confortante che subito
lei interruppe superandolo verso il salotto.
La seguì con
gli occhi, voltandosi solo un momento a guardare il nulla davanti a sé, ma
concedendosi un sereno sorriso, che non riuscì in alcun modo a controllare e
trattenere, poi portò le mani alle tasche, oscillando sulle ginocchia e
incamminandosi anche lui nell’altra stanza.
Per quanto
tempo sarebbe riuscito a non farsi scoprire? Temeva che i suoi pensieri
potessero in qualche modo essere svelati, aprendo così una serie catastrofica
di eventi che avrebbe invece fatto di tutto per evitare. Ma nello stesso tempo
si chiedeva quanto avesse già colto lei, come nella tacita speranza che sapesse
anche se non l’avesse mai espresso ad alta voce.
Right now
Face to face
All my fears
Pushed aside
And right now
I'm ready to spend the rest of my life
With you
Avevano
sistemato tutto: Reid le aveva portato qualche coperta da poter usare e Nicole
aveva utilizzato il bagno prima di essere pronta per la notte. Si erano
augurati la buonanotte, indugiando qualche istante sui loro posti senza sapere
bene come comportarsi nel farlo, poi Spencer si era indirizzato verso la camera
da letto, ma dopo pochi minuti, prima ancora che riuscisse anche solo a
poggiarsi sul materasso, tornò nel salotto, cercando di fare il meno rumore
possibile.
Vide la
donna stringersi nella coperta, trovando una posizione comoda in quel poco
spazio. La osservò in ogni suo movimento, rimanendo nascosto oltre lo stipite
del corridoio. Percorreva il suo corpo con gli occhi, soffermandosi sui profilo
del viso, che gli provocò un battito d’ali nello stomaco. In quel momento il
turbinio di emozioni provate più volte da quando Liardi era entrata a far parte
della squadra si stavano ripresentando in massa, amplificate.
Sentì un
sospiro provenire da quella fragile figuretta, che, avrebbe scommesso, era già
piombata nel mondo dei sogni, nonostante ogni tanto modificasse la sua
posizione con qualche piccolo e composto movimento. Non riusciva a staccarle
gli occhi di dosso e ad allontanare le emozioni che si accavallavano selvagge
dentro di lui.
Averla
vicina durante quell’esperienza, ritrovarsi così, genuinamente e timidamente
sotto lo stesso tetto, seppure per una sola notte, gli aveva fatto prendere
coscienza di sé, delle sue paure, che per il momento aveva deciso di mettere da
parte, delle sue emozioni, che aveva cominciato a definire, maturando dentro di
sé la consapevolezza che quella volta avrebbe voluto rischiare, se solo non ci
fosse stato così tanto da poter perdere per entrambi. Motivo per cui
probabilmente sarebbe comunque rimasto nell’ombra. Avrebbe voluto mettersi in
gioco, far entrare quella ragazza nella sua vita, nel suo mondo. Provare a
costruire qualcosa che si era sempre precluso e che mai avrebbe mai pensato
potesse desiderare.
Sorrise,
poggiando una mano contro la parete, inclinando il capo per non perdersi
nemmeno un millimetro di Nicole. E il suo cervello formulò la frase che mai si
sarebbe aspettato di sentire: lui era semplicemente pazzo di quella ragazza.
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