CAPITOLO
1. Il reggiseno
Bianco
o nero? Nero o bianco? Questo è il dilemma..
Sbuffando,
mi guardai dubbiosa allo specchio, rimettendomi l'accappatoio e
arrovellandomi su quella questione di vitale importanza.
Avevo
sempre pensato che se una cosa la vuoi davvero, lo sai a prescindere da
tutto: da tutte le altre scelte che hai, da tutte le idee che gli altri
cercano di metterti in testa e persino da tutte le stronzate che cerchi
di metterti in testa da sola.
Ma
quel ragazzo evidentemente stava sconvolgendo i miei equilibri
(ormonali e mentali).
DRIIIIN!
La
campana della salvezza!
Mi
precipitai alla porta di casa, dove vivevo da sola già da
qualche mese, e mi ritrovai davanti niente di meno che l'Arcangelo
Gabriele; solo che si chiamava Mirko, e io non ero Maria ma
semplicemente Ludovica.
-Ma
quanto ci hai messo?! -lo accolsi con estrema gentilezza.
-Le
persone importanti devono sempre farsi aspettare, lo sai -mi rispose
lui a tono, chiudendosi la porta alle spalle mentre mi seguiva in
camera -E poi sono venuto appena hai chiamato
-Mi
serve il tuo aiuto -esordii
-Scommetto
che c'entra Riccardo -si sedette sul letto, con aria maliziosa ma non
annoiata.
Era
proprio questo che mi piaceva di lui: con Mirko potevo stare a parlare
per ore senza che lui si annoiasse mai, persino quando lo stressavo con
Riccardo o peggio ancora con i miei “film mentali”,
ovvero tutte le mie fantasie demenziali. Anch'io lo ascoltavo sempre
quando voleva parlarmi ma, inevitabilmente, se apriva una discussione
sui motori di qualche automobile dalla marca impronunciabile, partivano
gli sbadigli.
-Ovvio
che c'entra Riccardo, ma stavolta è diverso -un brivido mi
scosse mentre mi ascoltavo pronunciare quelle parole -mi ha chiesto di
uscire. Fra.. -lanciai un'occhiata alla sveglia sul comodino -mezz'ora.
-Ah,
così si è svegliato finalmente!
Riccardo
aveva un anno più di me, lo avevo conosciuto
all'università. Alto, biondo, fisico di chi fa pallanuoto a
livello agonistico. Quella sera era il nostro primo appuntamento: come
avreste potuto biasimare la mia ansia?
-Su
cosa ti devo consigliare? -mi chiese Mirko divertito della mia
espressione tesa; lo avrei volentieri preso a pugni, ma mi serviva
vivo, almeno nei prossimi dieci minuti.
-Questo
-risposi per poi aprire di scatto l'accappatoio.
Ebbi
la mia vendetta sul suo divertimento: lo vidi sgranare gli occhi, lo
sguardo perso sulle curve del mio corpo decisamente poco coperte da
quel completino di pizzo nero.
-Hai..
intenzioni serie -constatò deglutendo e riportando con
fatica lo sguardo ai miei occhi -Mi piace come ragioni!
-Certo
-risposi. Come avrebbe potuto non essere così? -ma sono
indecisa fra questo completino e quest'altro bianco -e gli mostrai un
altro reggiseno, più semplice e meno provocante ma dotato di
un eccellente push-up.
-E
mi hai chiamato per questo?
-Di'
che ti dispiace -lo stuzzicai rimettendomi davanti a lui e senza
preoccuparmi di chiudere l'accappatoio.
L'amicizia
che c'era fra noi era semplice e spontanea, senza troppe regole o
eccessivi confini. Ci eravamo conosciuti tra i banchi di scuola, alle
medie e penso che se non fosse stato per lui, avrei odiato ogni singolo
giorno di quegli otto anni.
-Non
è mai un dispiacere -rispose lui -meglio bianco.. se vuoi
farlo sudare sette camicie per fargli venire un'erezione.
La
scimmia e la sua finezza, parte prima.
Ma
agli uomini bisognava sempre spiegare tutto, persino l'ABC?
-Lo
so che è meglio quello nero a vedersi.. ma io mi riferivo al tocco.
Mirko
aggrottò le sopracciglia -Vuoi che ti tocchi le tette?
Mi
fece ridere il suo palese stupore -Sei un uomo, hai il cromosoma Y.. le
mie due X non riescono a darmi consigli su questo.
-Hai
qualcosa di molto più eloquente delle X -rispose fissandomi
il seno
-Mi
vuoi aiutare, sì o no? -incalzai. Il tempo stringeva e io
volevo essere al meglio.
-Farò
questo enorme sacrificio -rispose lui alzandosi tutto contento, lungi
dall'espressione di chi sta andando al patibolo.
Si
avvicinò, e io rimasi dov'ero, le mani sui fianchi, ad
aspettare il verdetto. Appoggiò cautamente le mani
guardandole attentamente (le tette, non le mani), poi
sollevò lo sguardo verso il soffitto rimanendo a pensare.
-Allora?
-Aspetta,
mi sto concentrando.
-E
devi proprio farlo lasciando le mani lì?
Non
mi stava dando fastidio, il suo tocco non era né invadente
né esagerato ma mancava sempre meno all'appuntamento.
-Shhht,
lasciami fare mentre mi approfitto di te -rispose
Gli
diedi una pacca sulla spalla, allontanandolo.
-Hey,
me lo hai chiesto tu! -protestò
-Sì,
ma ora tocca al bianco -e gli diedi le spalle cambiando velocemente
reggiseno.
-Toccare
e non guardare? Mi sembrava fosse il contrario..
-Prova
a sbirciare e ti ammazzo -lo minacciai per poi voltarmi di nuovo, con
indosso l'altro reggiseno
-Complimenti
allo stilista -commentò ammirando i miracoli del push-up.
-Allora
è questo il tuo giudizio?
-No,
no, devo fare le cose serie -rispose prontamente, e io non mi opposi
quando le sue mani, lentamente, si posarono di nuovo su di me
Adesso
però non vorrei che intendeste male: sì, insomma,
ero lì a farmi “testare” o meglio tastare da
Mirko con in mente un bel programmino per la serata con Riccardo.
Ma
non ero una così.
Era
da tanto che mi piaceva Riccardo, ed era per questo che non volevo
aspettare oltre e cogliere al volo l'occasione; Mirko invece era il mio
migliore amico, che pur andando a letto tutte le notti con una ragazza
diversa, riusciva ad avere per chissà quale motivo un
rapporto normale con me.
Oddio,
normale forse era un parolone vista la situazione...
-Le
tue tette stanno bene ovunque, Nina
Ecco,
appunto. Mentre mi chiamava con quel solito buffo soprannome di sua
invenzione (che non avevo mai capito cosa c'entrasse effettivamente con
il mio nome), tirò giù le mani.
-Tutto
qui il tuo aiuto? -chiesi, sentendomi punto e accapo.
-Ma -disse
allora -sono per il pizzo nero: il push-up te le farà pure
straboccare, ma alla fine è la sostanza che conta.. e il
pizzo attizza parecchio
-Ok
-risposi sollevata -Non mi resta che..
DRIIIIIN!
Merda.
-Oh
no! -esclamai -Perché l'unico uomo sulla terra che arriva in
anticipo me lo becco io?
-Potresti
uscire mezza nuda così almeno capisce subito dove vuoi
arrivare
Gli
tirai un cuscino, seguito subito dall'accappatoio che mi ero tolta al
volo
-Dov'è
il vestito? -mi chiesi guardandomi intorno; sì, il vestito,
perché Riccardo aveva detto che mi avrebbe portata in un
posto elegante
-Mi
è sempre piaciuto il tuo tatuaggio -fu la risposta di Mirko
mentre fissava il piccolo delfino che mi ero fatta tatuare a sedici
anni sulla spalla sinistra a insaputa dei miei (poi quando d'estate al
mare mi avevano beccata, ne avevo viste delle belle).
-Dà
un senso di spensieratezza -aggiunse
-Che
c'entra il mio tatuaggio, adesso? -chiesi trovano il vestito e
infilandolo al volo-Passami quelle scarpe -e gliene indicai un paio con
uno scomodissimo quanto fantastico tacco.
-Sono
trampoli o scarpe? -mi chiese osservandole dubbioso
-Spiritoso
-risposi strappandogliele dalle mani
DRIIIIN!
-Un
po' impaziente.. e ancora non ti ha toccato le tette!
Almeno
i capelli erano a posto.. presi al volo la borsa e guardai Mirko
-Magari non uscire adesso, potrebbe capire male.
Lui
annuì, ma aveva l'aria assorta mentre mi osservava
-Che
c'è? -chiesi preoccupata guardandomi allo specchio per la
milionesima volta
-Niente..
-rispose -è solo che sei bellissima -sorrise.
Mi
resi conto dopo qualche istante di starlo ancora fissando
-Grazie
-risposi, stranita.
Mirko
era un rapper. Uno di quelli conosciuto da tutti i ragazzi nella nostra
cittadina, ma sconosciuto appena mettevi un piede altrove. Quando
l'avevo conosciuto a 11 anni con le guance ancora lisce, si stava solo
affacciando su quel mondo musicale, ma adesso era diventato veramente
bravo, e nel gruppo c'era anche suo fratello minore, Nick.
Tutto
questo per dire che ero abituata a sentirlo parlare di sesso, birra e
donne in rima quasi in tutte le sue canzoni, oltre che a voce. Ma un
complimento così casto, puro e semplice capitava di rado.
-Però
non è da te -aggiunse smontando tutto mentre guardava
dubbioso i miei tacchi e la mia scollatura.
DRIIIIN!
-Devo
scappare! -mi scossi dai miei pensieri -Hai le chiavi, no?
-Sì,
tranquilla: darò 4 giri
-Bravo
Vivevo
da sola in quell'appartamento perché era vicino
all'università, mentre casa dei miei si trovava fuori
città. Mirko era l'unico oltre me ad avere le chiavi, nel
caso io avessi perso il mio mazzo (cosa possibilissima data la mia
testa vuota).
Lo
salutai di corsa, poi aprii il portone trovandomi davanti Riccardo,
bello da togliere il fiato come al solito. Mi sorrise, 32 denti bianchi
e perfetti.
-Ciao
-esordì -sei splendida
Due
complimenti in meno di due minuti, wow!
-Grazie
-risposi -anche tu
Sono
un'idiota.
Stavo
già pensando ai modi più crudeli e orribili per
torturarmi dopo quell'uscita decisamente infelice e impacciata, quando
lui mi sorrise e mi porse la mano; forse non ero stata così
pessima dopotutto..
Mano
nella mano, ci dirigemmo verso la sua auto, parcheggiata quasi di
fronte al portone, e lui mi aprì persino lo sportello.
Mentre
guidava con tranquillità, mi chiese
dell'università, dei miei programmi e quel che mi fece
più piacere è che sembrava realmente interessato,
non erano solo una domande per fare conversazione.
La
serata prometteva bene..
°°°
Mirko
tese l'orecchio, mentre si acquattava zitto, zitto contro il muro.
-Ciao.
Sei splendida
Banale
e prevedibile pensò
dentro di sé alzando gli occhi al cielo. Non lo aveva detto
a Ludovica, ma quel tizio non gli ispirava molta simpatia.
-Grazie..
anche tu.
Piccola
e dolce bambina pensò
scuotendo la testa con un sorriso. C'era sempre stato quel lato ingenuo
nel carattere della ragazza che andava contro il suo vestito attillato,
la sua terza di pizzo nero e i suoi trampoli, mettendone in risalto la
vera essenza. Lei la odiava.. lui invece non perdeva occasione di
prenderla in giro e scherzarci su.
Sentì
la porta chiudersi, ma aspettò un po' prima di andarsene.
Certo,
di lì a poco quella casa avrebbe visto scintille partire dal
letto e lui non voleva certo essere presente, ma non voleva nemmeno
rovinare la serata a Ludovica facendosi vedere dal biondone che
l'accompagnava.
Si
accomodò sul divano, rassegnandosi ad aspettare almeno
cinque minuti ma non tollerando oltre.
D'un
tratto, gli squillò il telefono.
-Pronto?
-Ciao,
tesoro -rispose una voce suadente e nota dall'altra parte
-Giada!
Che combini?
-Niente
-rispose con voce sin troppo innocente -mi stavo annoiando.. non
è che ti andrebbe di venire a trovarmi?
Mirko
si alzò, pregustando già l'interessante nottata
-Dove sei?
°°°
Quasi
non ci credevo.
Avevo
la schiena contro la parete gelata del muro, ma dentro era tutta un
fuoco, con i baci di Riccardo che annegavano il mio collo.
Non
so bene come ci fossimo arrivati. Dopo cena mi aveva riaccompagnato a
casa, io lo avevo invitato a entrare per “bere
qualcosa”, ed ora eccoci lì.
Mi
sfilò velocemente il vestito e solo a quel punto ricordai
con un certo rammarico di non essermi cambiata reggiseno e di aver
tenuto quello bianco senza pizzo.
Poco
importava, tanto Riccardo nemmeno lo vide, gli importò solo
di sganciarmelo per poi chinarsi sui miei seni nudi. Reclinai il capo
all'indietro, andando quasi a sbattere contro il muro, ma cosa me ne
poteva importare del dolore fisico quando avevo le mani sui suoi
fantastici pettorali nudi?
Mi
sollevò tenendomi ancora appoggiata contro la parete e con
le mani sotto le mie cosce; potevo sentire la sua eccitazione premere
contro le mie mutandine e mi si mozzò il fiato.
Mi
piaceva la foga con cui mi baciava, anche se forse era un tantino
esagerata.
A
un tratto non sentii più il muro contro la mia schiena e
capii che mi stava portando sul letto; mi adagiò sulle
coperte, poi si slacciò velocemente i jeans, sfilandosi
anche i boxer; avrei fatto lo stesso con le mie mutandine se non vi
fosse arrivato prima lui.
Adesso
eravamo nudi, e continuava a baciarmi e accarezzarmi, mentre i nostri
gemiti riempivano la stanza. Provai a spingerlo di lato, per poi
potermi mettere a cavalcioni su di lui, ma Riccardo si
avventò nuovamente sui miei seni e rinunciai.
Lo
sentii muovere il bacino sempre più verso il mio, e chiusi
gli occhi in attesa di quel contatto magico che bramavo da tempo.
Entrò
dentro di me, senza troppa delicatezza, ma la mia eccitazione
riuscì a fare da cuscino alla sua impazienza.
Si
muoveva svelto e devo dire che il fatto che non lasciasse fare niente a
me mi irritava non poco.
-Riccardo..
-Dimmi,
principessa
Principessa? Mi
ripetei perplessa
-Oddio,
mi fai impazzire -aggiunse con voce roca, quasi strozzata.
Cosa?
Possibile che già..? Proprio così: ancora pochi
istanti, il suo volto pieno di piacere, e poi tornò a
sdraiarsi accanto a me, con il respiro affannoso e un'espressione
soddisfatta.
Un
momento.. significava che la nostra notte d'amore era già
finita? Era già finita e io non avevo nemmeno..?
Ero
rimasta immobile dall'istante stesso in cui aveva abbandonato il mio
corpo, le gambe non molto elegantemente aperte e lo sguardo dubbioso
verso il soffitto.
-Sei
stata magnifica -mi sussurrò prendendomi fra le sue braccia.
Sì,
era già finita e io non sapevo se essere arrabbiata con lui
o con me stessa.
Be',
può capitare mi
dissi. Si sa che i ragazzi vengono prima, e lui magari non si era
accorto che io ancora non..
Insomma
era Riccardo, il mio sogno numero uno da mesi ormai, e quella era stata
solo la prima delle tante notti che avremmo passato insieme..
perché tenergli il broncio?
Mi
lasciai cullare mentre mi baciava la spalla.
-Dormi
qui stanotte? -gli chiesi sperando ardentemente che la risposta fosse
sì. Mi sarei sentita troppo sola senza lui accanto a me,
soprattutto dopo essere rimasta così.
-Mi
dispiace tantissimo, Ludy, ma proprio non posso. Devo tornare a casa
stanotte -rispose con un sussurrò che s'infiltrò
fra i miei capelli e che mi gelò il sangue.
E
poi.. Ludy?
Più che un diminutivo mi sembrava la versione storpiata di
“Lucy”.
-Oh..
capisco -decisi di sciogliere l'abbraccio e mi misi a sedere
-Sei
arrabbiata? -chiese imitandomi
-No
-risposi e non sapevo nemmeno io se fossi sincera o meno; è
che avevo aspettative del tutto diverse per quella serata
-Bene.
Allora ci vediamo domani all'università?
-Certo
-mi sforzai di sorridere mentre lui si alzava e si rivestiva
-Buonanotte
bellissima -mi baciò teneramente -Non alzarti, vado da solo
-Ok..
-Sogni
d'oro
Ascoltai
i suoi passi percorrere il piccolo corridoio, poi il rumore del protone
che si chiudeva.
Avevo
fatto l'amore con Riccardo. Ok, non ero venuta ma lui era stato
comunque carino con me.. perché mi sentivo uno schifo?
Mi
girai su un fianco avvolgendo le morbide e calde coperte attorno al mio
corpo nudo e insoddisfatto, sperando che il sonno arrivasse presto.
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