Come sempre Hiei e Kurama (e neanche gli altri, se è per
questo) non sono miei. Purtroppo non li ho comprati nel mentre ...
Hiruseki è il nome che hanno le lacrime dei Koorime (i
demoni di ghiaccio) che, una volta piante, si trasformano in preziosissime perle
^_^
Per ultimo (piccola nota, per gli interessati), sono
piuttosto avanti con la stesura di questa fiction. La posto poco alla volta per
riuscire ad essere regolare nella pubblicazione.
Per ultimissimo ( ò_O ah, come blatero), buona lettura ^_^
-Hiruseki-
Capitolo Secondo
Rimanere Makai era stata
l’unica soluzione possibile di fronte al vuoto della mia vita, l’unico appiglio
per non esserne risucchiato è stato rimanere a casa. E’ quasi ironico come, dopo
tutti questi anni in cui ho covato odio e vissuto nel rancore per il mio luogo
d’origine, quello che abbia fra le mani ora sia una casa, e quello che abbia nel
mio cuore ora sia una sorella.
E per ora sono salvo.
L’artefice di tutto questo,
la persona che ha istillato in me la speranza prima e felicità dopo ha un nome
che non pronuncerò qui, nei miei pensieri. Perché è un nome che ho bandito e che
non voglio più sentire, perché è un nome che non m’appartiene, né ora né mai.
E’ un nome che voglio fare
scomparire, anche se per ora, non ci riesco.
Forse la sorte, a cui ancora
non ho pagato il debito di tutte le vite che ho preso, ha pianificato così la
sua vendetta: ostracizzato con disprezzo, schiacciato, isolato, cancellato e
rifiutato, questo nome ritorna in ogni cosa che faccio, che vedo o che vivo. E’
ovunque, intorno e dentro di me.
“Le notti di luna nuova ti
rendono malinconico, Hiei?”
Senza girarsi, il demone di
fuoco alzò impercettibilmente le spalle.
“Pensi che l’ordine che s’è
stabilito durerà?”
“se non ti conoscessi meglio,
fraintenderei le tue parole per apprensione”
“Ma mi conosci” sorrise Mukuro
“e sai che non m’interessa la politica…”
“…e sai anche che le cose
continueranno così”
“Perché c’è chi protegge il
confine, non lo trovi divertente?”
Hiei sorrise impercettibilmente
“Che sia io a farlo, o che le cose continuino così?”
Rimasero in silenzio per un
po’, tutt’e due immobili, se non per il leggero vento che scuoteva i loro
indumenti.
Fu Mukuro la prima a cedere e
sospirò “la tua ricerca non è finita e non hai ancora trovato pace”.
Hiei si girò di scatto, ma
Mukuro se n’era già andata.
La pace per me non esiste…
A Hiei non restò altro che
seguirla.
La foresta era immersa nel
buio, ma non sembrava ostile: gli alberi e gli animali non si sentivano
minacciati dalle presenze demoniache nel loro territorio.
“Ricordi quando combattemmo il
Torneo nel Mondo dei Demoni?”
La donna annuì ripensando al
giorno in cui, davvero, Hiei aveva buttato il suo passato alle spalle dando il
coraggio anche a lei di farlo.
“Mi dicesti che il mio drago si
nutre delle mie intenzioni…”
”Intenzioni a cui ora non sai dare direzione”
“La sto ancora cercando”
Sapere che Hiei fosse alla
ricerca di qualcosa non stupì più di tanto il demone, perché significava, se non
altro, che il Koorime vedesse qualcosa di concreto di fronte a sé. Quando
l’aveva conosciuto, Hiei non aveva futuro: tutto gravava sulle sue spalle, nulla
gli era davanti.
A volte si era persino chiesta
se sperasse di essere lei il futuro di Hiei, ma lei stessa era confusa. Era
combattuta: riteneva di provare sentimenti fraterni, ma poichè nati in un breve
arco di tempo, spesso non li distingueva da dei sentimenti passionali.
Non posso, né tanto meno
voglio tornare nel Ningenkai. Per cosa tornare?
Troppe ragioni che
s’accavallano, senza che ne veda una precisa.
Mi manca Yuukina, quel suo
sguardo dolce e le sue maniere fin troppo delicate, se penso alla sue origine di
ghiaccio; mi manca Yuusuke e la sua follia… Quasi mi manca anche la cieca
stupidità dello scemo, in fondo sebbene non lo sopporti, lo trovo quasi
divertente… E avrei voluto rivedere il tempio di Genkai (e la vecchia
s’intende), avrei voluto rivivere per qualche giorno quell’atmosfera di gruppo
che s’era venuta a creare durante il torneo delle Arti Nere. Sarebbe stato bello
rivedere i miei amici – che nessuno ripeta mai queste mie parole alle loro
orecchie- ma poi sarei tornato qui e tutto sarebbe rimasto come prima,
parzialmente irrisolto.
C’è qualcosa nei miei
pensieri e nella mia vita che non riesco ad afferrare, me lo sussurrano le
piante e lo bisbigliano le foreste, ma io non riesco a capire.
E ancora una volta, sento la
mia mente intrappolata ed ho l’istinto di liberarla fra le braccia di Mukuro.
Che follia.
Una donna di un fascino che
raramente m’è capitato d’incontrare, così terribilmente potente e fragile al
contempo, così vicina a me per vissuto ed esperienza: entrambi abbiamo cercato
di purgare la nostra anima nel sangue. Tuttavia troppo simile a me. Sin da
subito siamo entrati in sintonia, ma lei è così carente in tutti quegl’aspetti
di cui ora ho bisogno... E che ama.
Chi dice che le due
estremità s’attraggono, è un pazzo. A mio vedere, questo significherebbe una
persona estroversa magari, ma priva di nervo e priva di lealtà.
Ma anche chi sostiene che
solo due persone uguali si amalgamino, è altrettanto folle.
Mukuro sarebbe probabilmente
stata la donna ideale ai miei occhi se fossi stato più ingenuo. Avrei scambiato
le sua comprensione e la sua empatia per un miracolo. Ora il mio cuore sa bene
che Mukuro è forse una sorella di vita, ma come me, non ha ciò che più voglio.
E ancora mi viene in mente
lui, nonostante non voglia e cerchi di eluderlo. Con i suoi passi felpati e il
suo profumo m’ha sedotto senza che me ne accorgessi. Estirparlo dalla mia anima
sembra impossibile.
“Prendi quello stupido umano”
Gridò Hiei all’orco che insieme a lui, quella mattina, era di guardia al
confine.
“Hey Hiei, guarda come corre!
Il poveretto non sa dove si trova…”
Hiei sorrise, ma preferì essere
cauto piuttosto che, com’era già successo, cancellare grossolanamente la memoria
del malcapitato di turno e ritrovarsi poi sulle pagine dei giornali.
“Meglio fare un lavoro veloce,
ma ben fatto”
afferrato l’uomo, Hiei lo riaccompagnò al confine esterno del Ningenkai.
L’orco che era con Hiei lo
guardò con ammirazione “Forse anch’io dovrei farmi impiantare uno Jagan”
Hiei roteò gli occhi e non
rispose. Se non per l’incredibile somiglianza con George, avrebbe già
abbandonato questa matricola fra i boschi profondi del Makai condannandolo per
la sua idiozia e per quell’eccessivo entusiasmo, sprecato su un lavoro che
spesso rischiava di diventare monotono.
“Dimmi, è vero che hai
incontrato Raizen e Yomi?” chiese l’orco a Hiei, il quale neanche si disturbò a
correggere l’informazione parzialmente sbagliata “e sono davvero forti come la
nostra signora?”
Di nuovi Hiei roteò gli occhi e
si chiese se l’essere blu al suo fianco non fosse davvero George, mandato lì per
dargli fastidio “se non avessi un’aura demoniaca, ti caccerei a prenderti cura
del moccioso col ciuccio”
Questa volta fu l’orco a non rispondere, perché non aveva capito cosa gli fosse
stato detto, e più volte gli era stato consigliato di non contraddire il
protetto della sua regina.
Ma si sa, la gioventù, spesso,
è sorda ai saggi consigli, per cui non demorse nel suo tentativo di fare
conversazione.
“Se ne parla dappertutto, ed è
per questo che voglio diventare più forte”
”Per partecipare al torneo?”
“Si vede, signor Hiei, che lei
proprio non ascolta quello che si dice in giro! Però sono certo che abbia
sentito parlare dello Youko che ha partecipato proprio a quel torneo, metà
demone e metà umano”
Questo catturò subito
l’attenzione di Hiei “e…?”
“Vorrei partecipare anch’io al
torneo, la prossima volta, vorrei vedere lo Youko…le pellicce d’argento sono di
valore inestimabile ormai, ne vorrei …”
Non concluse neanche la frase che la Katana di Hiei gli aveva già provocato una
ferita superficiale sul collo.
“Una sola parola in più su
quest’argomento, ora o in futuro, e non sarò così generoso”.
continua...
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