Note:
Ciao a tutti! E' la prima volta che metto piede in questo fandom come
autrice e ne sono felice. Ho appena terminato la visione del cartone
e, tra i personaggi che mi hanno colpita maggiormente, c'è Azula.
L'adoro. E' cattiva, sadica, folle, ma c'è tanto dentro di lei che
vale la pena di analizzare. Ovviamente non è che l'adori perché sia
cattiva, ma per tutto quello che non vuole mostrare. E' profonda, ben
caratterizzata e credo sia uno dei personaggi meglio riusciti.
Per
questo ho voluto dedicarle il mio primo lavoro in questo fandom. Non
è niente di che, ma spero che voi apprezzerete e che mi facciate
sapere cosa ne pensate, se ne avete voglia.
Buona
lettura,
Alexiel.
P.S.:
un ringraziamento speciale a Kuruccha... perché sì :D
Un colpo di pettine
Azula posò il pettine
di madreperla sul cuscino, dopo essersi spazzolata i capelli nel buio
quasi totale della stanza, le tende del baldacchino tirate. C'era
solo una fioca fonte di luce azzurra che galleggiava come una stella
sul palmo aperto della principessa.
Strani giochi di luce
prendevano vita sulla pelle della ragazza, creavano ombre e sentieri
sul suo volto, mettendo in evidenza la sua espressione dura e poi
celandola.
Qualche volta, nel
cuore della notte, Azula si svegliava. Non ricordava mai se fosse per
colpa di un incubo, per aver sentito un rumore – cosa impossibile,
visto che aveva ordinato di non farne alcuno, o se ne sarebbe
occupata personalmente – o per altri motivi simili. La principessa
apriva gli occhi e c'era il buio intorno a lei. Non tollerava la luce
della luna, perciò chiudeva sempre le tende del baldacchino oltre a
quelle della finestra. Neanche il più flebile spiraglio doveva
entrare in quella stanza. Se avesse avuto bisogno di luce, avrebbe
potuto crearla lei stessa, come aveva appena fatto. Le bastava
ricordare perché quelle tende erano tirate, quello che c'era fuori,
i suoi compiti, e il fuoco nasceva spontaneo dalle sue mani. E poi,
con la mano libera, prendeva il pettine lasciato sotto il cuscino e
cominciava a pettinarsi i capelli. Non era sempre una buona idea,
perché non era pratica in quel genere di compiti. Non era lei a
svolgerli, aveva servi su servi pronti a riverirla e servirla in
tutto.
Ma di notte Azula si
svegliava senza sapere perché. E allora anche il resto delle sue
azioni perdeva il suo senso.
Il fuoco si
incrementava appena quando i denti del pettine incontravano dei nodi,
facendole male, e lei continuava a spingerlo verso il basso,
spezzando quei capelli bellissimi. Fino a che non giungeva alla fine,
fino a quando il braccio ricadeva sul cuscino.
Qualche nodo non
avrebbe potuto fermare quell'azione, che già non aveva senso, e un
po' di dolore poteva sopportarlo. Fintantoché era lei a crearlo,
fintantoché rimaneva un segreto racchiuso tra le tende del letto,
custodito solo dal fuoco.
Quando riponeva il
pettine sul cuscino, il fuoco ancora vivo sulla sua mano, Azula si
mordeva le labbra e cominciava a ricordare qualcosa: solo vaghe
memorie, magari irreali, forse create solo dal sonno e dall'atmosfera
ingannevole della notte. Le avrebbe dimenticate al mattino, al
sorgere del sole.
Non era concepibile,
per un dominatore del Fuoco, credere a quello che succedeva di notte.
Il cielo oscuro era un nemico, nascondeva il sole, si fregiava della
Luna bianca e mutevole, donando il potere all'Acqua. Perciò Azula,
quando quei ricordi bugiardi tornavano a spingere contro le sue
tempie come un fuoco represso, un fuoco nero da tenere a bada,
spegneva le fiamme azzurre con un colpo rapido della mano. In quel
momento il buio diventava più intenso che mai e le sembrava di
sentire un odore dolce, intenso. Familiare.
Zio Iroh ti ha
portato questo pettine d'ebano, Azula. Vuoi che pettini i tuoi
capelli?
Perché non fai una
treccia come quella di Ty Lee?
Saresti così bella,
Azula...
L'odiava
quel sorriso bugiardo. Ma lei leggeva tra le bugie. Soffriva
nell'indifferenza. E non le importava del dolore.
Invece sei un
mostro.
Nei tuoi capelli,
nodi di bugie mai sciolti. Nei tuoi capelli, trecce invisibili si
uniscono ai fili del male.
Nella tua bellezza,
solo lo sguardo di un mostro da temere.
Sei nata fortunata,
Azula.
Hai il potere.
L'orgoglio.
Non avrebbe ascoltato
altro, neanche le voci mute che risuonavano nel sorriso bugiardo di
lei e nello sguardo confuso – sciocco – di suo fratello
Sei nata grazie a
me.
Hai il mio potere.
Il tuo orgoglio mi
renderà grande. Ma si estinguerà, come un fuoco troppo debole.
Qualche volta, nel
cuore della notte, Azula apriva gli occhi e pettinava via i ricordi
che aveva rifiutato di creare e, con il fuoco azzurro del suo potere,
lasciava che il suo cuore bruciasse nell'odio e nell'inganno. Il
prezzo era solo il dolore di un nodo spezzato: sopportabile. Ma
quanti nodi avrebbe potuto spezzare, nascondere sotto il cuscino
quando spegneva la luce, prima di rimanere lei, spezzata, sotto il
loro peso?
Ti voglio bene,
Azula.
Occhi aperti, mano
sotto il cuscino come colui che teme l'arrivo di un pericolo.
Un colpo di pettine,
una scintilla di blu.
Sei un mostro.
E poi il buio.
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