1-UNA VOCE NELLA NOTTE
I saw you standing alone
Ti ho visto startene sola
With a sad look on your face
Con il volto triste sul viso
You call him on the phone
Lo chiami al telefono
Looks like you left you
Sembra che ti abbia lasciata
Without a trace
Senza lasciare traccia
Tears falling out of your eyes
Ti scendono le lacrime dagli occhi
He’s living in a disguise
Lui sta vivendo nell’inganno
You’ve been feeling bad for so
long
Sei stata male fino all’ultimo
You wonder if it’s write or
wrong
Ti chiedi se sia giusto o sbagliato
Now many days have gone by
Adesso sono passati molti giorni
And you still just sit there
and cry
E tu sei ancora seduta lì a piangere
You’re feeling bad for yourself
Stai male per te stessa
His memory is always dwell
Il suo ricordo rimarrà per sempre
You’re so obsessed with his
love
Sei così ossessionata dal suo amore
That’s why push came to shove
Ecco perché ci vuole un chiarimento
You’ve been feeling bad for so
long
Sei stata male fino all’ultimo
You wonder if it’s write or
wrong
Ti chiedi se sia giusto o sbagliato
La porta si aprì con lentezza e subito Kaname entrò
in casa. La ragazza si diresse verso la cucina e con un gesto fiacco,
depositò pesantemente sul tavolo, le borse della spesa. Poi
senza neanche preoccuparsi di disfarle, si diresse immediatamente
verso la sua camera da letto. Aprì la porta della piccola
stanza richiudendola subito alle sue spalle e, appoggiando la schiena
ad essa, scivolò lentamente verso il basso, fino a ritrovarsi
seduta sul pavimento freddo, immersa nella silenziosa oscurità
della stanza.
-Ecco…- sussurrò Kaname in un sospiro. Finalmente
era riuscita ad afferrare un attimo quiete, finalmente era lontano da
tutto e da tutti…finalmente era sola.
Ormai il cielo era buio,
ma quando quella mattina si era svegliata il sole splendeva con
fervore sopra i tetti di Tokyo. Il cielo era azzurro, senza una
nuvola, completamente scoperto, senza nulla che potesse nascondere i
suoi segreti…ed era esattamente così che si sentiva
lei... solo.. decisamente meno luminosa. Si sentiva scoperta,
indifesa, fragile, aveva la sensazione che chiunque si fosse voltato
a guardarla, avrebbe potuto leggere dentro di lei qualsiasi cosa.
Erano giorni che andava avanti in quello stato, confusa,
stanca…dilatata all’inverosimile, sentiva che sarebbe
potuta andare in mille pezzi da un momento all’altro.
-Stupida…- si
disse con rabbia.
Perché doveva
soffrire a quel modo per uno come lui?!…Maledizione!-, ogni
volta che gli tornava in mente il suo viso il cuore si metteva a
battere all’impazzata e riusciva a stento a trattenere le
lacrime. Quanto tempo era passato? Due settimane? Un mese forse…ma
che importanza aveva? Ormai non lo avrebbe più rivisto.
Sousuke…
Sollevò una mano
per asciugare le lacrime che ormai uscivano copiose dai suoi grandi
occhi castani. –Stupida- ripeté in un sussurro. Era
felice che nessuno la vedesse in quelle condizioni, non era proprio
degno di Kaname Chidori.
Non era più in
pericolo. Ecco cos'era successo.
Non c'èra più
bisogno che Sousuke Sagara, uno dei migliori, se non addirittura il
migliore, pilota di AS della Mithril, perdesse tempo dietro a una una
semplice ragazzina come lei. Gli avevano ordinato di tornare e lui lo
aveva fatto. L'aveva lasciata così, senza preavviso, da un
giorno all'altro era scomparso dalla sua vita come se non fosse mai
esistito.
Non si era nemmeno
degnato di venire da lei un ultima volta per dirle addio.
Una mattina non si era
presentato a scuola e il pomeriggio la Mithril l'aveva chiamata. Dopo
un gran rigiro di parole le aveva infine comunicato che il sergente
Sousuke Sagara era stato sollevato dall'incarico di proteggerla. Il
pericolo era passato, nessun gruppo terroristico o simili l'avrebbe
presa più di mira e avevano ritenuto pertanto inutile
continuare a tenerla sotto controllo. In una parola era libera...
Libera... quante volte
aveva sognato di poter ritornare a vivere la tranquilla vita di tutti
i giorni? Tante... forse troppe. E ora il suo desiderio si era
avverato.
Ma aveva voglia di
urlare.
Era quello che desiderava
no? E allora perché si sentiva così male?!
Si chiuse a riccio, piegando le gambe e circondandole con le
braccia, in modo da accostarle maggiormente al petto; poi, appoggiò
il capo chino sulle ginocchia e chiuse gli occhi.
Non voleva pensare, non voleva ricordare, non voleva fare
nient’altro che non fosse il semplice respirare.
DRIIIIIIIIIIN!!!
Il telefono squillò improvvisamente. Kaname alzò la
testa di scattò e subito corrugò le sopracciglia, non
aveva nessuna voglia di rispondere.
Rimase seduta sul pavimento pregando che quel maledetto
apparecchio la smettesse di squillare.
Ma così non fu.
Al decimo squillo Kaname ne aveva abbastanza. Si alzò in
piedi, e uscita dalla sua camera, si diresse infuriata verso il
soggiorno dove si trovava il telefono. Sicuramente si trattava di
Kyoko o di qualche altra sua compagna di classe che, come al solito,
si era dimenticata di segnarsi i vari turni del doposcuola. -Mai una
volta che facessero le cose per bene!- sbottò irritata mentre
raggiungeva a passi svelti il telefono. Si avventò sul
ricevitore con ferocia e una volta sollevatolo urlò -Ma si può
sapere perché dovete scocciare sempre me?! Ora non ho nessuna
voglia di mettermi a rileggere la disposizione dei turni o di
mettermi a spiegare qualche stupidissimo compito a chicchessia! Io
non intendo…-
-Non ci siamo, non ci siamo- la interruppe una voce sensuale
dall’altra parte del ricevitore –Non è così
che si salutano i vecchi amici…tesoro-.
Kaname rimase di sasso, era una voce maschile ma sicuramente non
apparteneva a nessuno dei suoi compagni di scuola.
–Co…?- balbettò sorpresa.
-Che c’è? Non mi riconosci forse?-
-Chi sei?!- domandò la ragazza disorientata.
-E’ così importante?-
-Certo che lo è!- sbottò lei nervosa.
-Mmh…bé sono un uomo, ti basta come risposta
tesoro?-
-Vai al diavolo! Non ho tempo per scherzi idioti! O mi dici subito
chi sei, o ti sbatto la cornetta in faccia, Sono stata chiara?!-
L’uomo rise –Chiarissima tesoro!…ma non credo
lo farai…- aggiunse tornando serio.
-E perché mai non dovrei?! E smettila di chiamarmi
tesoro!!-
Lo sconosciuto rise nuovamente –Adoro quando ti arrabbi!
Comunque sia… vuoi sapere perché sono certo che non
riattaccherai?…bene, non lo farai perché io, tesoro,
sono la risposta a tutti i tuoi problemi!-
-Ma che stai dicendo?!- esclamò lei sempre più
agitata.
Kaname sentiva una sgradevole sensazione di freddo alla bocca
dello stomaco…avrebbe voluto buttare giù il ricevitore
e mettere fine alla quella sgradevole e inconcludente
conversazione…ma qualcosa di più forte di lei le
impediva di farlo.
-Purtroppo non posso dirti di più, dobbiamo avanzare
lentamente, passo dopo passo…ma non preoccuparti quando verrà
il momento saprai tutto!-
-Smettila!! Stai dicendo un mucchio di idiozie! Voglio sapere chi
sei!!-
-Mi dispiace tesoro, ma dovrai aspettare-
-Aspettare che cosa?! Che cosa diavolo vuoi da me?!!-
-Ti dirò, questo non centra niente con i progetti che ho in
mente per te, ma…in questo momento mi piacerebbe da morire
buttarti su un letto e scoparti!-
BRANG.
Kaname riattaccò il telefono con violenza e crollò
in ginocchio. Maledizione, si disse, ma chi diavolo era quel pazzo?!
Per quale motivo l’aveva presa di mira?! Ma soprattutto, che
cosa voleva da lei?!
La ragazza si portò una mano alla bocca, si sentiva sempre
peggio e aveva una nausea terribile, così si alzò in
fretta e corse in bagno. Naturalmente, visto che era da colazione che
non mangiava niente, non riuscì a fare nient’altro che
sputare a fatica un po’ di saliva.
Ripresasi si sciacquò il viso e barcollando leggermente si
diresse verso la cucina per disfare le borse della spesa che aveva
precedentemente abbandonato sul tavolo. Almeno, si disse, così
facendo avrebbe evitato di pensare all’orribile esperienza di
poco prima.
Fece per aprire la prima borsa, quando il telefono squillò
nuovamente paralizzandola. –Oh no…- sussurrò
terrorizzata –Non può essere..perché?!-. Poteva
trattarsi di chiunque certo, ma…se era di nuovo lui? Se si
trattava di nuovo di quell’uomo? Che cosa diavolo avrebbe fatto
lei? Che cosa…? No, non voleva rispondere! Non voleva più
sentire quella voce! Non avrebbe risposto, non lo avrebbe fatto per
nessun motivo al mondo! Non voleva, non voleva…lasciò
cadere la scatola di sascimi e si diresse verso il telefono. Non
voleva, ma avrebbe risposto.
-Pronto?- esordì con voce tremante.
-Kaname!-
-Eh? Ma... Mao sei tu?!-
-Se non io qualcuno che ha la voce identica alla mia!- scherzò
allegramente la donna.
Kaname sentì salirle un groppo alla gola e improvvisamente
scoppiò a piangere.
-Mao! Oh Mao, come sono contenta di sentirti!!-
-Ehi, ehi, ehi!
Che ti succede piccola? C’è qualcosa che non va?-
disse l’amica preoccupata.
-No- rispose la ragazza cercando di riprendere il controllo –E’
solo che…oh Mao ti prego scusami, sono proprio una stupida!-
-Non dire così! Sono sicura che se sei ridotta in questo
stato ci deve essere un motivo serio!-
-…-
-Non ti va di parlarne?-
-No, cioè sì! No, bé si ma…insomma…-
-Stop! Non dire altro ho capito. Che ne dici di vederci da qualche
parte?-
-Adesso?-
-Perché che c’è che non va?-
-Ma…è solo che…bé è così
tardi, è quasi mezzanotte…-
-Lo so, ma so anche che se i problemi te li porti dentro troppo a
lungo, finiscono per ingigantirsi e diventare ancora più
dolorosi di quanto non fossero all’inizio!-
-Melissa…-
-Se hai paura ad uscire da sola non preoccuparti, vengo a
prenderti io sotto casa!-
-Co…? Sotto casa? Ma…-
-Allora siamo d’accordo, sono da te tra un quarto d’ora!-
-Un quarto d’ora? No, Mao aspetta! Come fai…-
-A tra poco, preparati mi raccomando!-
-Melissa!- cercò di richiamarla Kaname, ma la donna aveva
già riattaccato.
Kaname
si chiuse la porta di casa alle spalle con un colpo leggero, si
infilò le chiavi in tasca e si diresse rapida
verso l'ascensore. Spinse il bottone e si mise in attesa.
La ragazza abbassò
automaticamente lo sguardo sulle scarpe, un paio Madigan bianche da
ginnastica, dove le aveva comprate? Ma le aveva comprate, oppure
gliele avevano regalate? No le aveva sicuramente comprate lei, da
qualche parte. Si, da qualche parte... ma dove di preciso? Certamente
in uno dei tanti negozi di Tokyo, per esempio... si sforzò di
recuperare un preciso nome nella memoria, ma non le riuscì.
Proprio non ricordava nulla di più preciso sull'acquisto di
quelle scarpe. Sospirò, tanto che importanza poteva avere?
Nessuna, si rispose mentre chiudeva gli occhi e appoggiava la testa
al muro.
L'aria del pianerottolo
era fresca e aveva un odore leggermente ferroso, Kaname sorrise, era
da molto ormai che trovava quell'odore famigliare.
Si era trasferita in
quella palazzina da circa due anni, in pratica fin da quando aveva
lasciato New York per ritrasferirsi qui in Giappone. A ripensarci era
stata davvero dura far fronte ad un così repentino cambiamento
di vita, ma infondo non c'erano stati particolari problemi... già
nessun tipo di problema, nessuno, a parte... a parte...
La porta dell'ascensore
si aprì riportando la ragazza al presente. Kaname entrò
nel piccolo vano dell'ascensore e subito si ritrovo davanti la sua
immagine riflessa allo specchio: la sua espressione non era delle
migliori, pallida e tesa teneva le labbra serrate. Indossava un paio
di jeans chiari e sotto ad una leggera giacchetta di jeans più
scuro, si poteva vedere una maglietta rosa, smanicata e piuttosto
aderente.
Le porte dell'ascensore
si riaprirono, la ragazza si precipitò immediatamente fuori
dal piccolo ascensore e dopo aver aperto il portone uscì
all'aria aperta... chissà quanto ci avrebbe messo Melissa ad
arrivare?
L'aria era piuttosto
fresca e diverse nuvole nel cielo scuro impedivano alle stelle di
fare capolino nella volta celeste. Non c'era anima viva e il silenzio
le premeva sui timpani, tuttavia... non avrebbe sopportato di
rimanere ancora chiusa in casa dopo quello che era successo...
-Hei!-
Per poco Kaname non si
lasciò sfuggire un urlo.
-Ti ho spaventato?-
La ragazza si voltò
ritrovandosi davanti una donna alta dai corti capelli neri, gli occhi
viola e il fisico ben modellato.
-Melissa!-
La donna sorrise -Ho
fatto presto vero?-
Kaname la fissò
incredula e incapace di spiccicare parola.
-Che ne dici se entriamo
e parliamo con calma?- chiese Melissa continuando a sorridere.
La ragazza si riscosse
con un guizzo -Ah! Ma certo! Scusami è solo... bé non
ha importanza, seguimi!- E con questo guidò la donna dentro al
palazzo.
-Prego accomodati!- disse
Kaname indicando a melissa il divano nel soggiorno.
-Wow! Proprio un
bell'appartamento eh?- esclamò la donna guardandosi intorno.
La ragazza rise -Ma dai!
Niente di speciale... Ah! Vado subito a preparare il tè!-
aggiunse cominciando a dirigersi verso la cucina.
-Aspetta! Non ce né
bisogno.-
Kaname si voltò
sorpresa.
-Il fatto è che...
purtroppo non ho molto tempo...- si scusò piano Melissa.
La ragazza sorrise suo
malgrado.-La Mithril chiama?-
-Già. Ultimamente
non c'è un attimo di respiro!-
Kaname tornò in
soggiorno e si sedette accanto all'amica. -Bé non
preoccuparti, in fondo è davvero molto tardi.-
Era ovvio, pensò
la ragazza, dopotutto non poteva mica pretendere che Melissa le
facesse da balia tutta la notte. Certo doveva ammettere che le
sarebbe piaciuto che restasse a farle compagnia fino al mattino, fino
a quando la luce non fosse tornata... ma in fondo andava bene anche
così. Anche se non sarebbe restata molto, forse la presenza di
una persona cara l'avrebbe comunque aiutata a sentirsi meno
spaventata... meno... sola?
Kaname si rimproverò
mentalmente. E' inutile continuare a fare certi pensieri deprimenti!
Hai un ospite! Su con la vita!
-A-allora! Come vanno le
cose?- chiese tornando a guardare Melissa e cercando di sorridere il
più naturalmente possibile.
La donna la fissò
in silenzio per qualche secondo -Perché non me lo chiedi?-
-Come?- domandò
confusa la ragazza -Chiedere che cosa?-
Melissa sospirò e
si lasciò ricadere sullo schienale del divano -Mi dispiace...
credo sia anche colpa mia, in fondo non ho fatto nulla per cambiare
le cose.-
-Melissa cosa...?-
-Sousuke.- disse
semplicemente la donna.
Kaname provò la
sensazione di essere stata appena colpita allo stomaco da un forte
pugno. Lo sapeva, lo sapeva che il momento sarebbe arrivato. Da
quando aveva sentito Mao al telefono sapeva di doverselo aspettare.
Era ovvio che parlando con lei prima o poi quel nome sarebbe saltato
fuori... non era una stupida, certo, lo aveva previsto, sì lo
aveva previsto... ciò nonostante...
-S-Sousuke? Co-cosa
centra ora? Perché me ne parli?-
Melissa socchiuse gli
occhi con dolcezza -Non vuoi parlarne?-
-Parlarne? E di cosa? Non
capisco... non c'è... non c'è nulla di cui parlare!-
scattò lei nervosa.
La donna la osservò
-D'accordo, forse ho sbagliato a dirtelo così... se per adesso
non te la senti di parlarne va bene. In ogni caso...-
Kaname si alzò in
piedi con uno scatto e si voltò dandole la schiena -Senti non
so cosa tu ti sia messa in testa, in ogni caso mi dispiace deluderti,
ma non c'è nulla che io abbia bisogno di dire o di ascoltare
riguardo Sousuke.- Tornò a fronteggiare Melissa. -Lui è
stato incaricato dalla Mithril di proteggermi per un certo periodo
giusto? Ok. Lo ha fatto! E dopo tutto neanche tanto bene! Sono stata
rapita, dei terroristi mi hanno frugato nel cervello e sono stata
presa in ostaggio rimettendoci quasi la pelle! E poi come se non
bastasse non faceva altro che cacciarsi nei guai e crearmi fastidi
anche quando non ero in pericolo! Ma ora è finita! Quel
periodo è terminato! Lui ha adempiuto ai suoi doveri da bravo
soldato e se ne è tornato nel suo mondo da maniaco della
guerra! In tutta onestà non posso che esserne felice!!-
Non ce l'aveva fatta.
Tutta la rabbia, tutto il dolore... erano venuti fuori con la forza
di un fiume in piena. E... oh quante bugie! Quante maledette bugie!
Ma non le importava. In quel momento erano la sua unica ed ultima
difesa...
Durante tutto lo sfogo la
ragazza aveva continuato ad alzare sempre più la voce e
inconsapevolmente, lacrime calde avevano cominciato a scenderle lungo
le guance.
-Oh bambina mia...-
Melissa si era alzata a sua volta e aveva abbracciato la ragazza con
delicatezza.
-Lasciami... non ho
bisogno di essere consolata! Sto bene!-
-Davvero?- chiese piano
l'amica senza lasciarla andare.
-Sì!- urlò
Kaname liberandosi dall'abbraccio e accorgendosi per la prima volta
delle sue lacrime. Si asciugò il viso con la manica del
giacchetto che non si era ancora tolta. Si ricompose.
-Kaname ...-
-Sto benissimo Melissa.
Benissimo, non sono mai stata meglio! Finalmente non dovrò più
preoccuparmi di quell'idiota. Finalmente potrò tornare alla
mia vita di tutti i giorni! Una vita senza stress, senza pistole,
senza bombe negli armadietti, senza preoccupazioni assurde, senza...-
sentì un'improvvisa fitta al petto -Senza di lui...-
In quel momento lo
realizzò come non aveva mai fatto prima. Fu come un fulmine a
ciel sereno.
Lui non ci sarebbe più
stato.
Non l'avrebbe più
aspettata per accompagnarla a scuola. Non l'avrebbe più
assillata con i suoi discorsi assurdi su tutti i percoli che si
correvano anche semplicemente camminando per strada. Non sarebbe più
spuntato all'improvviso da chissà dove per combinare qualche
pasticcio. Non l'avrebbe più messa nei guai con i suoi piani
inverosimili. Non l'avrebbe più pedinata ogni sacrosanto
minuto della giornata. Non l'avrebbe più protetta. Non le
avrebbe più parlato. Non le avrebbe più detto: ”Nessun
problema!”
-Senza Sousuke ...-
sussurrò la ragazza, poi le gambe le cedettero e crollò
in ginocchio scossa dai singhiozzi.
Melissa le fu subito
accanto e l'abbracciò con forza. -Shhhhh... è tutto a
posto. Andrà tutto bene. Risolveremo ogni cosa.-
-Non... non mi ha nemmeno
salutata!-
-Sono certa che avrà
avuto un ottimo motivo per non farlo...-
-Sicuro! Infatti io per
lui ero soltanto un peso!- urlò Kaname piangendo con più
forza.
-Non dire sciocchezze!-
la rimproverò gentilmente la donna -E' vero che è uno
stupido, ma ti assicuro che una cosa del genere non la penserebbe
mai!-
-Come fai a dirlo?!
Lui...-
Melissa bloccò la
sua frase a metà scostandola leggermente da se -Ascolta
Kaname. Lo so che forse ora ti sembrerà difficile da credere,
ma ti posso giurare su quello che vuoi che tu per lui non eri affatto
un peso.- le spostò una ciocca di capelli blu dalla guancia
umida. -Sousuke ti vuole bene. E per quanto faccia fatica ad
ammetterlo persino con se stesso, una volta tanto è qualcosa
contro cui non può combattere!-
Kaname abbozzò un
sorriso -Forse...-
Melissa annuì
ridendo -Bene. Così va meglio! Allora... dicevi che ci sarebbe
del tè?-
La ragazza che stava
facendo del suo meglio per ricomporsi, la guardò stupita -Ma
non avevi detto...-
-Ah bé, in fondo
non ho tutta questa fretta!- disse allegra la donna agitando una mano
di fronte alla faccia -E poi... mi vergogno un po' ad ammetterlo, ma
devo confessarti che la mia visita non è proprio una semplice
visita... c'è qualcosa di cui dovrei parlarti...- ora sembrava
leggermente imbarazzata.
Kaname rimase in silenzio
per qualche secondo poi disse piano -Lo immaginavo... voglio dire,
venire fin qui a tarda notte e poi... sei venuta con un AS non è
così? In nessun altro modo saresti arrivata così in
fretta.- la sua voce aveva mantenuto un tono calmo, ma conteneva
un'aspra punta di sarcasmo decisamente malcelata.
Melissa se ne accorse e
senza troppi sforzi ne intuiva il perché -Ehm già...
senti ti assicuro che non è davvero niente...- cercò di
prevenire la donna, inutilmente.
-Che cosa vogliono
ancora?-
-Bé...- temporeggiò il giovane sergente maggiore
-Perché prima non ci prendiamo un tè?-
-Il tè può aspettare- disse la ragazza scattando in
piedi -Voglio sapere tutto e subito. Sono stufa di essere presa in
giro!-
Melissa lasciò andare un sospiro -D'accordo, forse è
meglio così... ma almeno... sediamoci sul divano- alzò
lo sguardo verso l'amica -Ti va?-
Kaname non rispose, ma entrambe si diressero verso il piccolo
divano e presero posto una di fianco all'altra, un po' staccate, in
modo da potersi guardare in faccia durante la spiegazione.
-Dunque...- esordì Melissa.
In alto, nel cielo buio
al di fuori della finestra, così lontano che chiunque avesse
guardato in quella direzione avrebbe visto solamente un puntino,
c’era qualcuno, o meglio qualcosa, che aveva osservato tutta la
scena.
Quando le due donne si
sedettero sul divano, decise che i dati raccolti potevano essere
sufficienti per quel giorno. La creatura, se così si può
chiamare, alzò lo sguardo verso la luna, ma la luce di
quest’ultima non poteva riflettersi, nelle vuote cavità
metalliche, che la fissavano al posto degli occhi. Quando quella
Creatura era stata creata le avevano detto che erano sensori, e in
effetti attraverso di essi poteva analizzare la composizione di ogni
cosa che incontrava sul suo cammino. Più dati raccoglieva più
i sui padroni erano contenti e più alto era il rispetto e i
privilegi a lei concessi…ma era pur sempre prigioniera. Però
questo alla Creatura non importava, non le era stato insegnato il
significato delle parole prigionia e libertà, quindi dato che
non c’è motivo di desiderare quello che non si conosce,
lei non se ne preoccupava. Il suo unico scopo era quello di portare
più informazioni possibili e di ogni genere ai padroni. Quella
volta però, le avevano chiesto di trovare qualcosa in
particolare…una ragazza. Non conosceva i progetti dei padroni,
ma sapeva di doverla studiare attentamente in ogni suo aspetto.
L’aveva cercata per ben tre giorni e finalmente oggi l’aveva
trovata, proprio di fronte a quel palazzo. Sì, i padroni
sarebbero stati contenti e per la Creatura non esisteva
gratificazione più grande, finalmente aveva trovato l’oggetto
delle sue ricerche. Una ragazza, una giovane donna di 17 anni, fisico
atletico e in salute, lunghi capelli blu, grandi occhi castani.
Qual'era il suo nome? Ah sì, certo, la Creatura aprì la
bocca (sì ne aveva una, proprio sotto ai due sensori esterni)
in un, se così si può chiamare, sorriso tirato. Lei non
dimenticava mai niente, lei no falliva mai. Emise un suono acuto,
metallico, quasi indecifrabile, ma se qualcuno si fosse trovato solo
a pochi centimetri dalla Creatura, avrebbe potuto distinguere
chiaramente due distinte parole. Un nome, il mantenimento di una
promessa sbagliata, il compiersi di una profezia, l’inizio di
una storia, il preludio di un gioco rischioso, la scelta di un
destino, un nome…-Kaname Chidori-, ripeté soddisfatta
la Creatura.
Wow,
il primo capitolo è terminato! Roba da non crederci eh? In
effetti conoscendomi non ci credo nemmeno io!XD A
parte gli scherzi spero che, siccome siete riusciti ad arrivare fin
qui, riusciate a trovare il coraggio di leggere anche i futuri
capitoli, di cui, per mio personale diletto (che svela tutta la mia
sadica personalità) per ora non vi svelerò
assolutamente nulla! ;) Bè se vi va di lasciare anche
solo un piccolo commento (suggerimenti e critiche comprese
ovviamente!) mi fareste davvero molto mooooolto felice!!!
P.S.
Questa volta il pezzo di testo musicale (ripeto preso non a scopo di
lucro) che vedete all’inizio appartiene a quegli unici, mitici,
fantastici, inimitabili e strafighi dei Green
Day!! La canzone in questione è “Why
do you want him?
(“Perché vuoi lui?”) tratta dal loro primo CD
“1,039 smoothed out slappy hours”!!!
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