Seconda Guerra Mondiale.
Hitler diede inizio alla
"Soluzione finale" per sterminare gli ebrei.
Consisteva nel
rinchiuderli nei campi di concentramento e costrigerli ai lavori
forzati.
Genitori e figli
all'entrata venivano separati, e molto spesso i bambini venivano uccisi.
Solo pochi di loro
venivano risparmiati e costretti ai lavori forzati.
Lì le
condizioni erano orribili.
Erano malnutriti,
picchiati...
Non potevano fuggire in
alcun modo: i campi di concentramento erano circondati da filo
spinato...
Per Paul il tempo si era fermato.
Viveva in quel mondo orribile, senza amici, separato da suo fratello.
Si reclutava molto fortunato essere sopravvissuto alla selezione
all'inizio, ma la sua vita era orrenda.
Lavorava tutto il giorno, stava zitto, rinchiuso lì, senza
poter scappare via.
A volte si sedeva a guardare al di fuori del filo spinato.
Fuori c'era il prato, c'erano le montagne, le case... Fuori c'era il
mondo, c'era la libertà.
Un giorno, però, notò qualcosa di strano: un
comandante
delle SS passeggiava da quelle parti tenendo per mano una ragazzina.
Era abbastanza alta, con i capelli castani e mossi e un vestito lungo
bianco.
Doveva essere sua figlia, dato che si somigliavano parecchio.
Camminava sorridendo al comandante, mentre il vento le muoveva i
capelli.
Era davvero bella.
Ad un certo punto si girò nella sua direzione, mostrando gli
occhi azzurri, facendolo arrossire.
"Un
giorno, in qualche posto, uno dei prigionieri si innamorò di
una ragazza al di fuori del recinto"
Paul scosse la testa: come poteva innamorarsi della figlia del
comandante delle SS?
Lui era un povero ragazzo che viveva in un campo di concentramento, non
aveva niente da offrirle...
Mentre lei era bella, ricca, e forse era anche nazista come il padre e
favorevole allo sterminio degli ebrei.
"Tra
me e te c'è solo sporcizia"
Eppure avrebbe voluto conoscerla, sapere qualcosa in
più su di lei, parlarle...
Come avrebbe potuto fare?
Iniziò a pensare e gli venne un'idea: perchè non
scriverle una lettera?
Quella sera, nel cuore della notte, scrisse una lettera e la
piegò a forma di aereoplanino.
Se fosse stato in grado di lanciarla bene, sarebbe volata al di fuori
della recinsione.
"Ti
ho scritto una lettera e l'ho piegata in un aereo, potrà
abbattere il muro tra di noi"
Il giorno dopo, verso mezzogiorno, si recò di nascosto ai
bordi del campo.
Lei era di nuovo lì, seduta, senza il padre.
"Ehy tu!" urlò Paul alla ragazza. "Ce la fai a prenderla al
volo?" le chiese, mostrandole l'aereoplano.
"Ci posso provare!" rispose lei, sorridendo.
Lui la lanciò in alto, facendole oltrepassare il filo
spinato.
"Presa! Hai visto che ci sono riuscita?" esclamò lei,
prendendola.
La ragazza controllò l'orologio, per poi gridare: "E'
tardissimo, devo scappare! Ci vediamo presto!" e sparì
correndo
all'orizzonte.
"Se
resti al
mio fianco, posso anche mentire a me stesso, posso credere che tutto
questo sia vero. Per favore, vieni qui e parlami!"
Il giorno dopo, Paul si presentò lì
con un altra lettera.
Dopo un po' arrivò anche quella ragazza.
Anche lei aveva un'areoplanino tra le mani.
"Ho letto la lettera e ho voluto risponderti" disse, lanciandogliela.
"E io te ne ho scritta un'altra!" affermò lui, afferrando la
lettera della ragazza e lanciando la sua.
"La leggerò molto volentieri! Ma ora devo andare, devo
tornare
prima che papà ritorni!" esclamò sparendo
all'orizzonte.
I due ragazzi andarono avanti così per mesi.
Quelle lettere erano il loro modo per comunicare.
"Da
allora, quegli aerei sono diventati la mia... Gioia!"
I giorni passarono felici per Paul. Quelle lettere erano
diventate tutto per lui.
Era proprio grazie alle parole di quella misteriosa ragazza che trovava
la forza per andare avanti.
Però, un giorno, vide quella ragazza con una strana
espressione sul volto.
Gli occhi erano rossi, segno che aveva pianto.
Il suo sorriso sembrava forzato, quasi come se non volesse far notare
al ragazzo la sua tristezza.
Gli lanciò la sua lettera, sorrise e andò via.
Appena Paul aprì la lettera e la lesse, iniziò a
piangere: c'era scritto che lei sarebbe partita e che non sarebbe
più tornata.
"Improvvisamente
mi dicesti che dovevi andare via. Se restassi al mio fianco, anche con
tutta questa malasorte, credo che riuscirei anche a sorridere. Ti ho
incontrata e non conosco nemmeno il tuo nome, ma sentivo di poter
guardare al futuro. Non posso chiamarti! Non posso seguirti! Non posso
uscire!"
Paul stette molto
male per la
partenza della sua amata.
Però aveva ancora le sue lettere.
Le leggeva e le rileggeva, e non si stancava mai.
Erano la sua vita, erano tutto ciò che gli restava di lei.
Un giorno, mentre stava leggendo le lettere, entrò un gruppo
di soldati tedeschi.
"Facci vedere immediatamente cosa stai leggendo ragazzino!"
urlò uno di loro.
Paul gli tese timidamente una lettera, che l'uomo gli
strappò dalla mano con violenza.
"Bene bene bene... Allora sei tu il ragazzo che inviava le lettere alla
figlia del comandante?"
Il ragazzo annuì.
Il soldato allora prese tutte le lettere, gli diede un'occhiata e le
stracciò, davanti ai suoi occhi.
"No! La prego! Si fermi! Quelle lettere sono tutto per me, vivo per
quelle lettere, la prego no!" urlò Paul, piangendo.
L'altro gli rispose dandogli un pungno in faccia.
"Portatelo alle camere a gas, subito!" urlò, mentre gli
altri due lo afferrarono per le braccia.
"No! La prego! Erano solo delle lettere!"
Il soldato rimase impassibile a quelle parole, e lo lasciò
trascinare via.
Si sentì riecheggiare il passo dei soldati lungo tutta la
strada.
Si sentì il pianto disperato di Paul che piangeva.
Si sentì l'urlo di un amore represso.
Il ragazzo venne chiuso in una strana stanza, insieme a tanti altri
ebrei.
Intorno a loro iniziò ad apparire uno strano fumo...
Un fumo che non faceva riuscire a respirare.
Un fumo che uccideva.
L'ultimo suo pensiero andò a quella ragazza.
Quella ragazza che lo aveva fatto sorridere.
Quella ragazza le cui lettere erano diventate il suo motivo di vita.
"I
giorni con te mi hanno regalato tanti dolci ricordi che mi passano
davanti agli occhi.
Me
li hai regalati a uno a uno, ora sono cibo per la mia mente e la mia
vita.
Chiuso
in una piccola camera buia, sento il mio pianto risuonare triste.
Il
mio cuore e il mio respiro, sono nel dolore!
Almeno
avrei voluto sapere quale fosse il suo nome!"
Spazio
Autrice :3333
Salve a tutti! Eccovi
con la mia nuovissima
long-fic
strappalacrime!
Vi dico che, nonostante sembri finita, manca ancora un capitolo.
Avrete notato che la ff si rifà alla saga "Prisoner" di Len
e Rin Kagamine (si, sono una stalker di quei due gemellini x°)
Questo capitolo narra la storia dal punto di vista di Len (Paul) e il
prossimo dal punto di vista di Rin (Celeste) e spiega perchè
lei è partita, come hanno fatto i soldati a scoprirli e cosa
fece lei una volta scoperta la morte di lui.
Questa (anche se parla di Seconda Guerra mondiale e Campi di
Concentramento) è dedicata a tutti coloro che hanno fatto
l'esame.
Un consiglio per chi l'avrà l'anno prossimo: NON ABBiATE
PAURA SONO FACiLiSSiMi! i PROF Vi AiUTERANNO TANTiSSiMO! E ALMENO DA
NOi NON HANNO FATTO DOMANDE SU TUTTO iL PROGRAMMA (i prof si divertono
a dire che lo faranno, quando invece ti faranno dire metà
tesina, credetemi.
Un bacione, al prossimo capitolo**
CèH <3