Frammenti d'anima
NOTA
D’AUTRICE:
Con questo capitolo la mia fanfiction giunge a conclusione. Volevo, innanzi
tutto, ringraziare tutti coloro che l’hanno letta ed in particolare: Jenny76,
Vale3 e Irene per averla recensita. Spero che quest’epilogo non deluda le
vostre aspettative. Riguardo all’osservazione fattami da Irene, relativamente
allo “stile” adottato in alcuni passaggi della storia ci tengo a precisare che
è stata una scelta… voluta. Vader è di per sé un personaggio complesso, non a
“tutto tondo” e pertanto ho preferito adottare uno stile volutamente più
articolato e complesso. Riguardo alla presenza anche dei pensieri di Luke,
forse avrei potuto lasciare tutto incentrato su Vader ma la simbiosi
padre-figlio mi piaceva intesa anche dall’altra parte della barricata, anche se
per pochi e brevi passaggi. Infine, riguardo alla non perfetta ripresa delle
battute del film, io stessa ho specificato in fondo ad ogni capitolo che si
trattava di una ripresa non necessariamente… letterale. Ringrazio comunque
Irene per le acute osservazioni in specie perché dimostrano un’attenta lettura
e di conseguenza il gradimento della storia nel suo insieme. Posso dire che le
terrò presenti per il futuro. Ora non vi rubo altro spazio e tempo e vi lascio
alla lettura.
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Star Wars, Anakin Skywalker, Obi-wan Kenobi, Yoda,
Padmé Amidala, Luke Skywalker, Leia Organa Skywalker, Han Solo e tutti gli
altri personaggi sono © di George Lucas, LucasFilms Ltd e Twentieth Century Fox.
Questa fanfiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun fine di lucro.
Nessuna violazione al copyright si ritiene, pertanto, intesa.
_ :*: FRAMMENTI D’ANIMA :*: __
__ :*: Parte VII – Epilogo:*: __
By Aresian.
PREMESSA: Questa fanfiction si presenta come una sorta di
sequenza d’episodi, tutti collegati ai sei film di Star Wars, in un modo o
nell’altro, i cui riferimenti troverete debitamente citati in calce.
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Esausto, privo di forze, il respiratore irrimediabilmente
danneggiato che rendeva ogni respiro una lenta agonia, Anakin si accasciò al suolo.
Quasi non si accorse della presenza di Luke al proprio fianco. Lo sentì
sollevarlo delicatamente e sostenerlo. “Padre. Andrà tutto bene. Vedrai, ti porterò in salvo” gli
stava dicendo. Parole che egli aveva già sentito in passato, che le sue stesse
labbra avevano pronuciato innanzi ad un altro corpo martoriato ed ora come
allora sapeva che erano perfettamente inutili. Non poteva, Luke, salvarlo dalla
morte. Nessuno aveva quel potere, ora lo sapeva. Avrebbe voluto dirgli di
abbandonarlo lì, in quel luogo, ma sentiva che Luke non lo avrebbe accettato.
Doveva lasciarlo libero, ancora una volta, di tentare di condurlo in salvo.
Sentiva, Anakin, che di quel contatto fugace, breve e intenso, Luke aveva
bisogno e per questo lasciò che lo sollevasse di peso e che lo trascinasse tra
i meandri della nave. Mentre il figlio lo sosteneva, all’interno del turbo
ascensore, si sentì svenire. No, non poteva. Doveva bearsi egli stesso di quel
contatto così intimo con il figlio, un contatto così carico di calore e affetto,
dopo anni di tenebre, al quale abbeverarsi come un assetato nel deserto.
“Coraggio, padre. Resisti. Tra poco raggiungeremo
l’hangar. Ti porterò su Endor e conoscerai mia sorella…”.
Anakin non rispose, avrebbe sprecato le residue energie
inutilmente. Respirare stava diventando un’atroce sofferenza, ma valeva la pena
pagare quel prezzo pur di percepire ancora l’affetto di Luke, i suoi progetti,
la sua vivida “Forza”. Suo figlio sarebbe stato un grande Jedi, quello che lui
non aveva saputo essere. Ora che Palpatine era morto, lui avrebbe potuto ridare
un senso alla Galassia, lui e sua sorella avrebbero dato un nuovo ordine e
pace, il sogno di Padmé sarebbe divenuto, alfine, realtà. Sì, loro, i loro
figli potevano riuscire ove lui, e lui solo, aveva fallito.
Appena usciti dal turbo ascensore, si rirovarono sommersi
dal caos più assoluto. Soldati che fuggivano ogni dove, pesanti travi di ferro
che si staccavano, divelte sotto i colpi degli attacchi dei ribelli, assurdo
ora considerarli con tale nome, se ne rendeva conto, sentiva Anakin che lo
scudo aveva ceduto. La fiducia di Luke nei propri amici era stata ben riposta.
Con amarezza constatò che altrettanto lui non aveva saputo fare con Obi-Wan, se
solo lo avesse ascoltato… Quando giunsero all’hangar, ormai era sfinito. Sapeva che
non gli restava molto, doveva parlare con Luke, adesso.
“Luke, ti prego, aiutami. Toglimi la maschera”.
Vide i suoi occhi azzurri dilatarsi per la sorpresa. “Ma morirai…”
“Niente può impedirlo, ormai. Per una volta sola lascia
che ti veda con i miei veri occhi”. ^Ti prego, Luke. Non voglio che il tuo ultimo ricordo di
me sia questa tetra maschera. Voglio che tu possa vedere il mio volto
devastato, sì, ma i miei occhi per capire quanto ti sono grato, figlio mio^.
Come se avesse percepito quell’appello accorato, Luke
esaudì questo suo desiderio e, quando finalmente i loro occhi si incrociarono,
Anakin potè sorridere al suo ragazzo, a quel figlio della cui nascita era stato
così orgoglioso e fiero. Qualcosa, in fondo, del suo grande amore per Padmé,
era rimasto… Percepì la sua emozione, che sanò molte delle lacere
ferite della sua anima. Lui l’aveva perdonato… “Ora va, figlio mio. Lasciami”.
Sentiva Anakin che non c’era più tempo. “No, non posso lasciarti, devo portarti con me. Devo
salvarti” l’accorata risposta di Luke, anch’egli consapevole che
era giunto il momento dell’addio, ma ancora incapace d’accettarlo.
“Lo hai già fatto, Luke. Di a tua sorella che avevi
ragione su di me. Dille che avevi ragione…”. Quell’ultima frase, come a voler cancellare ogni dubbio
dall’animo di quel ragazzo, ormai uomo, che tanto aveva fatto per lui, che gli
aveva restituito la sua anima perduta… poi, l’ombra della morte calò sul suo
volto, strappandolo all’affetto del figlio, solo ora, ritrovato. Non potè percepire,
Anakin, il dolore del figlio, non potè vedere le lacrime bagnare il suo volto,
giacchè un nuovo viaggio il suo spirito aveva di già intrappreso…
Si sentiva strano, leggero e pesante al contempo. Si rese
conto di essere in posizione verticale rispetto al terreno, ma di fatto non
avvertiva un reale contatto con esso. All’apparenza si trovava nel bel mezzo di
una foresta di conifere e, se l’istinto non lo ingannava, doveva essere su
Endor, giacchè, gli parve di riconoscerne la volta stellata. Confuso, sollevò
istintivamente la mano destra per portarsela alla fronte, com’era sua
abitudine, ma rimase di sasso nel constatare che questa era trasparente ma…
umana, non meccanica. Ma cosa…? “Ben ritrovato, mio giovane padawan” disse ad un tratto
una voce alle sue spalle. Confuso, e subito sulla difensiva, si voltò, incrociando
lo sguardo di… Obi-Wan, esattamente come lo aveva visto, circa tre anni prima,
a bordo della Morte Nera. “Tu?” chiese frastornato, incapace di celare la propria
confusione. Un lieve sorriso increspò le labbra del vecchio maestro.
“Io, Anakin. Immagino la tua sorpresa nel ritrovarti qui.
Io a tutto questo ero, in un certo senso, preparato. Per te è invece una novità
assoluta” iniziò a dire l’uomo avvicinandosi di qualche passo. “Potresti spiegarti meglio?” chiese Anakin, sempre
disorientato e confuso. Obi-Wan era morto, e questo era un dato di fatto, come
altrettanto era vero che anche lui era deceduto, tra le braccia di Luke. Quel
ricordo, per un attimo, lo distrasse, recandogli un sordo rimpianto che non
sfuggì al suo interlocutore. “Luke è un ragazzo in gamba, forte e generoso. Vedrai
supererà tutto questo”. Anakin sussultò lievemente, prima di allontanarsi di
qualche passo e dare le spalle a quell’apparizione che lo confondeva, come
tutto il resto. Non era preparato a questo. Era convinto che tutto sarebbe
finito in un oblio eterno, immemore, non certo di dialogare con un fantasma.
Che diamine ci faceva lì Obi-Wan? La sua presenza lo metteva a … disagio.
“Perché mi trovo in questo posto, e le braccia e le gambe
non sono artificiali?” chiese dopo un attimo, recuperando un tono freddo e
distaccato. Obi-Wan sorrise mestamente. Rimembrava come fosse stato
lui a completare la distruzione fisica del ragazzo, su Mustafar, un rimpianto
con il quale aveva convissuto per moltissimo tempo. Era felice di rivederlo, di
riavere accanto il “suo” Anakin e non il fantoccio iroso e indemoniato contro
il quale aveva combattuto in passato, si rendeva però conto che quella
transumanza del vecchio padawan non era sufficiente a cancellare, con un colpo
di spugna il passato, per entrambi. Sarebbe occorso loro del tempo e
chiarimenti ma, in fondo, avevano ora innanzi a loro l’eternità nella Forza.
Consapevole che il giovane uomo stava ancora attendendo una risposta si decise
a dire. “Non solo, Anakin. Se tu potessi vedere la tua immagine,
riflessa in uno specchio, noteresti che hai l’aspetto di un ventiduenne,
atletico e forte” soggiunse l’anziano Jedi, sorridendo debolmente
all’espressione allibita che si era delineata sul volto di Anakin, voltatosi
repentinamente a quelle parole. Con sgomento, il giovane uomo si portò le mani al viso per
sincerarsi della veridicità di quell’affermazione.
“Ma come?..” iniziò a dire, sempre più frastornato. “Morto da Jedi tu sei. E la “Forza” tale ora conservato ti
ha, esattamente come nel tuo intimo desiderato tu hai” disse all’improvviso una
voce che aveva quasi obliato. “Maestro Yoda!?” esclamò turbato.
Un sorriso compiaciuto e lieto si delineò sulle labbra
dell’anziano e saggio Jedi. “Di ritrovare te, Anakin Skywalker, io molto lieto sono.
Al fine, degno della profezia mostrato ti sei”. A quelle parole, un sorriso amaro si dipinse sulle labbra
del giovane uomo. “Non direi. Il merito è solo di Luke. Io ho solo portato
dolore”. Lo stesso che si percepiva profondo e malinconico nel tono
mesto della sua voce. Yoda e Obi-Wan si scambiarono uno sguardo rapido e
fuggevole. “Forse hai solo seguito il corso del tuo destino, Anakin”
mormorò Obi-Wan incrociando lo sguardo azzurro profondo ed adombrato del
giovane. “Obi-Wan ragione ha” sentenziò deciso Yoda, innanzi
all’espressione perplessa apparsa sul volto di Anakin. “L’Equilibrio nella
Forza destinato eri tu a portare, ma cosa questo significasse nessuno certo
era. Osserva intorno a te, mio giovane Jedi. La “Forza” tutto permea e chi in
armonia vive con essa ora qui è. Chi la massima compassione e amore conosciuto
ha con la Forza in eterno a permenare destinato è. Sconfitto Palpatine come
Jedi tu hai, perché ad esso compassione e amore spinto ti hanno, per questo con
la Forza riunito il tuo spirito si è. Ecco perché tu qui ora sei”.
Spiegò il saggio maestro, ma era chiaro che per Anakin era
troppo presto per comprendere la portata del significato di quelle parole.
Troppo legato alla vita terrena, agli affetti che aveva perduto, a quelli
appena ritrovati e poi dolorosamente da lui strappati, a quelli che mai aveva
neanche intrappreso, al ricordo di ciò che era stato e di quello che egli
stesso, con le sue mani, aveva creato e poi distrutto. Prima in pace con se
stesso doveva divenire il suo spirito, liberarsi da ogni ombra di dolore e
oscurità e poi il suo permeare con la Forza egli avrebbe pienamente compreso.
Un lungo silenzio seguì quelle parole, mentre Anakin sostava rigido e confuso,
voltando le spalle ai due Maestri. Mascherava, con l’esperienza, una dolorosa
confusione. Obi-Wan decise di tendergli, spiritualmente, una mano per
consentirgli di aggrapparsi a qualcosa di concreto e sicuramente importante per
lui. “Vuoi vedere i tuoi figli?” chiese, infatti, tranquillo.
Sapendo bene che in realtà quella era l’unica cosa che avrebbe potuto rendere
felice, in quel momento, l’ex allievo. “Come?”
Anakin si era avvicinato di slancio, ansioso di scoprire
se quella prospettiva era una mera illusione o la realtà. Non aveva compreso
molto del discorso di Yoda, forse perché intimamente non si riteneva degno di
tale onore, ovvero permeare in eterno nella Forza e non declinare in un oblio
privo di sogni, immemore. In fondo era stato un Sith, perché concedergli una
vita eterna nella Forza? Ma tutto questo cadeva in secondo piano innanzi alla
prospettiva di rivedere, anche se solo per un ultima volta, i propri figli…
Un sorriso solare e aperto illuminò il viso di Obi-Wan.
“Non porti troppe domande, ora, Anakin. Col tempo tutto ti
sarà noto e chiaro. Qualcosa di più immediato e importante devi comprendere
adesso. Ascolta, ora noi tre viviamo come un tutt’uno con la “Forza”. Né io né
Yoda abbiamo mai lasciato solo tuo figlio, giacchè attraverso la Forza egli ha
sempre potuto non solo percepirci ma anche vederci e presto anche Leia sarà in
grado di farlo. Non hai perso i tuoi figli, Anakin. Li hai appena ritrovati”.
Un lampo di stupito piacere balenò nelle iridi azzurre del
giovane uomo. Gli era concesso restare in contatto con Luke? Non era
un’illusione? Non fece in tempo a porsi altre domande giacchè, senza neanche
rendersene conto, si ritrovò a “svanire” per poi ricomparire in un altro luogo.
Confuso si volse a guardare al suo fianco, percependo la presenza dei due maestri,
per poi voltarsi a guardare verso un allegro villaggio in festa e notare il
volto felice di Luke, osservarlo sorridente, quasi che lo stesse aspettando.
Non ci fu bisogno di parole, che del resto non gli sarebbe neanche riuscito di
pronunciare, giacchè l’emozione era troppo forte, per poterle dare un nome. Si
scambiarono, semplicemente, un lunghissimo sguardo, nuovamente quel senso di
“completezza” li pervase entrambi, sino a quando una giovane donna, che Anakin
riconobbe come la Principessa Leia Organa, non raggiunse Luke per riportarlo
dagli altri. “Lei è tua figlia” disse a quel punto Obi-Wan, posandogli
una mano sulla spalla. Anakin sussultò a quella realtà, a quella nuova
consapevolezza. Con gli occhi lucidi per l’emozione, rimase ancora qualche
istante, insieme ai suoi silenti compagni, ad osservare i due giovani, immersi
nei festeggiamenti. Leia e Luke, i suoi due figli, ciò che rimaneva del suo
sconfinato amore per la sua adorata Padmé. Chissà se un giorno la “Forza” gli
avrebbe concesso di rivedere anche lei. Un sogno, proibito, come lo era sempre
stato in passato. Con tutta probabilità avrebbe dovuto accontentarsi di
ritrovarla nel volto di lei, della loro figlia. Con orrore gli sovvenne il
ricordo delle torture che egli stesso le aveva inflitto, facendolo sentire più
vile di quanto mai avrebbe potuto immaginare, quasi quanto al rimembrare
l’ultimo suo incontro con la donna che aveva amato più della sua stessa vita e
che aveva, così disennatamente, attaccato. Avvertì la stretta confortante di Obi-Wan
sul braccio, ma si scostò. Non voleva essere consolato, non voleva che il senso
di colpa si mitigasse, eppure guardando quel volto radioso, così simile a
quello di Lei, si rese conto che provava gioia anche nel dolore. Leia era una
donna energica e determinata, dotata di un grande coraggio, tanto da opporglisi
senza timore alcuno con fiera indipendenza e lealtà assoluta alla causa che
aveva abbracciato. Sì, ora poteva riconoscere in lei i tratti della madre e,
con un certo sgomento, il proprio fiero carattere. Anakin ancora non poteva
rendersene conto, ma quelle considerazioni, quella sua nuova esistenza nella
“Forza” stavano già allontanando, per sempre, dal suo animo il ricordo di
Vader, di quell’IO nefasto che, grazie all’amore di un figlio, aveva
definitivamente estirpato.
FINE
NOTA D’AUTRICE: Basato sugli
avvenimenti dell’Episodio VI – Il ritorno dello Jedi. Le frasi in corsivo sono
estrapolate direttamente dal film, anche se non necessariamente parola per
parola, e pertanto non sono frutto della mia fantasia ma del genio dello
sceneggiatore.
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