Flauto traverso

di Asfe
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So che questa... COSA, non ha alcun senso. Nemmeno uno piccino picciò. E' solo tanto introspettiva e personale, non tutta, però abbastanza (nemmeno questa frase possiede un minimo di logica).
No, non suono il flauto.
No, per favore, non buttatemi flauti dietro, potrebbero farmi male.
Buona (?) lettura.


Flauto traverso



La ragazza soffiò e il flauto traverso suonò dolce e lento come lei si era aspettata facesse.
Riprese fiato e riprovò, qualche nota sbagliata, un altro esercizio.
Rifletteva mentre girava con mani sudate lo spartito, mentre il Sole di Giugno le illuminava appena il viso rosso di sforzo, mentre cercava di non pensare a ciò su cui rifletteva.
Però lo faceva comunque, inevitabilmente.
Era da un po' di tempo che non riusciva a controllare cose di questo tipo, da quando il suo primo strumento - quello regalatole dalla nonna, quello a cui teneva più di ogni altra cosa - si era rotto (o semplicemente perso?) cadendo giù in acqua da un ponte dopo averlo visto, dopo averli visti entrambi.
Erano seduti sulla panchina e non si amavano come poteva insinuare il suo pessimismo. Si volevano bene, erano importanti l'uno per l'altra, erano la coppia di spicco e lei era di sfondo - un passante in un cielo color pastello.
Tutto quello di cui ho bisogno è che lui abbia bisogno di me, le sfuggì.
Ma le sfuggì anche lo sguardo di lui nella furia di scappare, correre, gridare, soffrire, suonare il flauto. Lo sguardo che fissava quei tenui color pastello.




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