"Quando
l'amore vuol
parlare,
la
ragione deve tacere"
(Jean-François
Regnard)
Libero di amare.
Violenza
Dolore.
Sangue.
Umiliazioni.
Erano
ormai la normalità per Marco considerato "diverso".
Considerato
un mostro, un abominio di fronte al Grande Creatore.
“Sei
un mostro.”
-Mostro…
io sono un mostro. E voi cosa siete?- Pensava mentre incassava i colpi
senza
mai abbassare la testa né versare una lacrima.
Non
voleva dare nessuna soddisfazione ai suoi aguzzini.
Non
avrebbe versato una sola lacrima per loro.
Mai.
“Sei
contro-natura, frocio di merda!”
Contro
Natura.
Si,
giusto, lui era un essere imperfetto.
Un essere
mal riuscito.
Lui non
era perfetto agli occhi di Dio, perché contrario al suo
disegno.
Ma quale
disegno?
Quale?
Lui
conosceva solo un disegno: l’amore.
Amore.
Perché
lui lo provava
come tutti gli esseri umani.
Un amore
così forte che gli impediva di respirare.
Un amore
così profondo che gli sembrava di annegare.
Un amore
più potente dei pugni che riceveva.
Un amore
più potente delle umiliazioni e torture psicologiche che
subiva costantemente,
ininterrottamente, senza sosta.
Un amore che gli
impediva
di spezzarsi in mille piccoli pezzi e di abbassare la testa a quella
violenza
gratuita.
L’amore
era la sua forza.
Non
esiste arma più spaventosamente forte dell’amore.
E lui la
possedeva.
Perché
esisteva tutto quell’odio?
“Sei
sbagliato. Sei un invertito!”
Cosa
c’era di sbagliato in lui?
Cosa
c’era di sbagliato in ciò che provava?
Lui amava
una persona del suo stesso sesso.
Amava un
ragazzo.
Il suo
ragazzo.
Il primo
ragazzo ad averlo accettato per quello che era.
Il primo ad averlo
amato.
Perché
doveva pagare per provare un sentimento così bello?
“Dovreste
morire tutti, voi finocchi. Siete solo malati! Fortunatamente
c’è l’AIDS che vi
punisce.”
Perché
doveva sopportare quelle maledette umiliazioni sempre più
violente e atroci?
Cosa poteva
fare per far capire agli altri che lui, come loro, era un essere umano
con dei
sentimenti, con un cuore, con un anima?
Nessuno
capiva.
Troppo
concentrati a chiudersi a guscio.
Troppo
ignoranti per spalancare gli occhi e comprendere.
Non solo
i compagni di scuola lo perseguitavano con calci, pugni, sputi,
insulti, ma
anche i suoi genitori lo guardavano con disprezzo.
Aveva
visto i loro volti spegnersi, i loro occhi incupirsi quando aveva detto
quella
frase: “Io sono gay e sono innamorato di
Roberto.” Erano
bastate quelle tre parole per far crollare il loro mondo.
Sperava
che almeno loro capissero, che lo aiutassero, che gli stessero vicino.
Che lo
accettassero.
Invece,
erano probabilmente quelli che lo facevano soffrire maggiormente
ignorandolo
come se non esistesse, come se quella frase non fosse mai uscita dalle
sue
labbra. Evitando addirittura il contatto fisico come se possedesse una
“malattia” contagiosa.
L’unico
dialogo che avevano avuto da quando aveva confessato la sua
omosessualità era
stato per obbligarlo ad andare a parlare con il parroco della chiesa.
Lui,
secondo loro, l’avrebbe aiutato a guarire e tornare sui suoi
passi. Gli avrebbe
fatto capire che quello che provava non era reale amore, ma solo una
devianza
dovuta alla confusione sessuale adolescenziale.
Ma Marco
sapeva che non si trattava di una devianza, né di confusione.
Lui era
così punto.
Perché
esiste tutta questa paura per la
“diversità”?
Il mondo
è bello proprio perché è vario.
Perché
allora non accettare i suoi colori e le sue sfumature?
Perché
non provare a dipingere assieme un futuro migliore?
Un futuro
in cui la diversità non è vista come abominio, ma
come libertà.
Libertà
di pensare.
Libertà
di esprimersi.
Libertà
di vivere.
Libertà
di amare.
Chiunque.
Uomo o
donna.
Alla fine
siamo esseri umani.
Etero,
Gay, Bisessuali, Lesbiche.
La
diversità sta nelle nostre scelte di vita e chi scegliamo di
amare, quindi dove si trova tutta questa
“diversità”?
Marco si
accasciò al suolo in attesa di un altro colpo, ma i suoi
aguzzini scapparono.
Alzò
lo
sguardo e sorrise.
Un sorriso
debole, ma pur sempre bellissimo.
Roberto
era lì e gli tendeva la mano e dietro di lui
c’erano gli amici che li avevano
sempre sostenuti.
Marco si
fece forza e l’afferrò, stringendola forte,
sollevandosi.
Mentre le
mani calde di Raffaele gli sfioravano il volto ferito, notò
la preoccupazione
nei suoi occhi, sapeva a cosa stava pensando.
“Sto
bene” sussurrò Marco
abbracciando il suo ragazzo.
Lo voleva
sentire vicino, in quel momento.
Voleva stringerlo.
Voleva
rimanere con lui per sempre.
NESSUNO
avrebbe fermato il loro amore.
Né
gli omofobi
che lo picchiavano, né i suoi genitori, né le
difficoltà della vita... né Dio.
Nessuno
ci poteva riuscire, perchè lui era libero.
Libero di
amare.
A questa
storia tengo molto poichè l'ho scritta in un brutto momento
della mia vita, quindi mi farebbe piacere sapere che impressione vi ha
fatto, se vi è piaciuta o vi ha coinvolto.
Un bacione.
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